Serie TV > Stranger Things
Ricorda la storia  |      
Autore: Itsamess    01/01/2018    2 recensioni
Se un anno fa qualcuno avesse detto a Steve Harrington che avrebbe passato il suo Capodanno 1986 con un gruppo di marmocchi e un gioco da tavolo, lui gli avrebbe riso in faccia e probabilmente avrebbe spinto contro l’armadietto suddetta persona.
Ma in mezzo ci sono stati, nell’ordine, Nancy Wheeler, un mostro con la faccia stile fiore tropicale, tre lettere di rifiuto da parte dei college e altri mostri, quindi Steve sa con certezza che gli sono successe cose più strane.
Questo comunque non significa che sia psicologicamente pronto ad un'altra notte da babysitter - non senza la sua mazza chiodata, almeno.
Ovvero, non il Capodanno che Steve Harrington voleva, ma quello che si merita.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Steve Harrington, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New Year’s Day



Dustin è in ritardo.
Aveva detto di passare a prenderlo da Mike alle undici, perché tanto è solo una campagna di prova per la nuova zoomer e non ci metteranno molto, e invece sono già le undici e un quarto e il vialetto dei Wheeler è deserto, ad eccezione di un brutto pupazzo di neve dalla forma solo vagamente umana. 
(Probabilmente deve averlo fatto Nancy: era un disastro al corso di ceramica - un vero disastro, tanto che quella era stata l’unica materia in cui non aveva preso A alla fine del semestre…. Quando lo aveva saputo Steve si era offerto ridendo di darle ripetizioni e canticchiando a bocca chiusa l'aveva abbracciata da dietro e aveva mimato una scena del film Ghost
Oh, come possono cambiare le cose nel giro di qualche mese.)

Steve alita sulle proprie mani e con un sospiro le avvicina nuovamente alla bocchetta dell’aria, cercando di scongiurare una morte per ipotermia. È una fortuna che l’auto di suo padre sia dotata di un sistema di riscaldamento, dal momento che Dustin non rispetta mai l’orario concordato e Hawkins a fine dicembre assomiglia in modo spiacevole ad un enorme reparto surgelati. 

A dire la verità, non è che Dustin gli abbia mai chiesto esplicitamente di venirlo a prendere, né dopo scuola, né dopo le sue serate con gli amici, né in quei pomeriggi in cui ha il suo amato laboratorio di audio-video. 
È stato Steve che si è offerto di farlo. 

La ragione ufficiale è che faccia troppo freddo perché qualcuno possa anche solo pensare di tornare a casa in bicicletta e che in generale girare a quell’ora della notte sia pericoloso, ma il vero motivo è che a Steve piace la compagnia di Dustin, gli piace davvero. Ok, forse parla un po’ troppo e il 70% delle volte di cose incomprensibili, ma è simpatico, e onesto. È cinico senza essere cattivo, a differenza di quegli stronzi di Tommy e Cathy. È coraggioso, anche se lui stesso è il primo a non rendersene conto, ed è incredibilmente intelligente, molto più di quanto Steve potrà mai diventare, tanto che a volte è lui a chiedergli aiuto in matematica e non il contrario.

Ma quello che Steve più apprezza di lui è il modo in cui Dustin lo fa sentire, quel particolare mix di ammirazione e amicizia che sembra brillare nei suoi occhi ogni volta che lo vede, come se le cose non fossero cambiate (lo sono), come se lui ne valesse ancora la pena (non è cosí). Per qualche oscuro motivo che Steve non si è mai azzardato a chiedergli, Dustin lo trova figo – figo anche se ha perso Nancy, figo anche se ha voti da schifo, figo anche se non ha uno straccio di idea su cosa fare della propria vita e non è neanche più Re del liceo da quando Billy Hargrove è arrivato in città a bordo della sua Camaro blu. Dustin lo trova ancora figo, e gli chiede consigli su come acconciarsi i capelli e piacere alle ragazze. 
È il tipo di cose che ti chiederebbe un fratello minore. 
Steve non ne ha mai avuto uno, ma immagina che sia questo che si prova.

Intanto l'orologio digitale dell’auto segna le undici e venti. 
Menomale che doveva essere una partita veloce. 
In circostanze diverse andrebbe a chiamare Dustin di persona per dirgli che se non si sbriga stavolta lo lascia a piedi sul serio, ma il rischio di bussare alla porta e vedersi aprire da Nancy è spiacevolmente alto e Steve non è ancora pronto a sostenere una conversazione normale con lei (e dire che negli ultimi tempi si è trovato di fronte a cose ben spaventose della sua ex. Tipo i Demogorgoni, per dirne una). 

Per fortuna la sua parentesi di autocommiserazione dura ancora poco, perché un minuto dopo si sente il brusio di alcune voci familiari e una porta che sbatte. La partita deve essere finalmente conclusa.
«Eccomi! » ansima Dustin mentre corre a perdifiato verso l’auto, con il berretto di lana calato di sbieco sugli occhi, lo zainetto mezzo aperto per la fretta, e un sorriso felice sulle labbra.

Steve vorrebbe dirgli di fare attenzione, perché il vialetto è scivoloso per la neve e se cade rischia di spaccarsi una gamba, ma poi si rende conto che è la classica cosa che gli raccomanderebbe sua madre e allora non dice nulla, ma semplicemente si sporge verso la portiera del passeggero e lo aiuta ad aprirla. 

Dustin salta letteralmente a bordo e chiude la portiera con un gemito soddisfatto, beandosi del calore dell’abitacolo. 
«Scusa il ritardo, amico… È da tanto che aspetti?» 

«No, dai, non così tanto» mente Steve, che non ha voglia di rimproverarlo per aver semplicemente passato una bella serata con i suoi amici. Se la meritano, dopo quello che è successo. Se la meriterebbero tutti loro. Con un’occhiata controlla che Dustin abbia messo la cintura di sicurezza e mette in moto l’auto.
«Allora, è andata bene la partita? Avete vinto?»

«Non è che uno possa vincere o perdere, non è una partita di basket…» gli spiega lui, divertito, anche se nella voce ha sempre una punta di ribrezzo quando pronuncia parole relative all'ambito sportivo «Siamo tutti nella stessa squadra, tipo gli X-Men, okay? Ma in versione fantasy. Ognuno di noi controlla un personaggio e Will controlla tutto il resto, quindi trama, PG e creature. Insomma per intenderci siamo noi contro i mostri, capisci?» 

«Oh, capisco fin troppo bene» mormora Steve con una smorfia, cercando di scacciare l’immagine del Demogorgone dalla propria testa «E quindi li avete sconfitti, ‘sti mostri?» 

«No… purtroppo siamo finiti prigionieri della setta degli assassini, ma ci hanno promesso una preziosa reliquia sacra se li aiuteremo a recuperare il sigillo dell'eletto. Poi è calata la sera e qualcuno ha giocato un incantesimo di svenimento. Io a quel punto avrei giocato un Tiro Salvezza, ma  Will ha deciso che gli effetti del sortilegio valessero per tutti indipendentemente dalla classe di appartenenza e lui è il Dungeon Master, quindi la sua parola è legge..» 

«Mmm mmm…»

«Non hai la minima idea di cosa stia parlando, vero?» sospira Dustin, soffocando uno sbadiglio «È per questo che dovresti giocare con noi, qualche volta… ti spiegheremmo le regole, e partiremmo con una campagna di base. Secondo me ti piacerebbe!» 

«Ne dubito» 

Dustin lo ignora.
«Abbiamo in programma  un’altra partita, dopodomani. Una partita vera, stavolta, tanto di tempo ce ne abbiamo… con la scusa di Capodanno abbiamo convinto i nostri genitori a lasciarci stare a casa di Will tutta la notte a giocare!» 

«Che emozione» commenta Steve con la voce che gronda sarcasmo, ma l’entusiasmo di Dustin non ne viene  minimamente scalfito.

«Veramente, non vedo l’ora! E tu, invece? Che fai a capodanno?» 

«Io? Oh, niente di speciale… credo che mi rilasserò un po’, sai? Una settimana fa i miei sono partiti per la settimana bianca, quindi ho la casa tutta  per me… In questo momento sono in un esclusivo resort europeo, in un posto che si chiama tipo… ci pensa su e abbozza: Cormayeah, può essere?» 

Ma Dustin ha smesso di ascoltarlo poco fa. La sua attenzione si è focalizzata su tre semplici parole. 
«Hai detto una settimana fa?» 

Merda

«Intendi dire che hai passato Natale da solo?!» esclama Dustin con un tono di voce visibilmente alterato.

«No!» prova a dirgli lui, prima  di ammettere «sì, ok? Ma non è stato così male! Ho dormito fino a tardi e guardato vecchi film e fatto quello che volevo… e poi ci sono abituato. Non è la prima volta che ho casa libera» 

 (Dove libera significa vuota)

«Avresti dovuto dircelo. Ti saremmo venuti a fare compagnia!» 

«Nah, il Natale si passa in famiglia.» risponde un po’ meccanicamente Steve, prima di aggiungere con un sorriso amaro «Io ovviamente sono l’eccezione che conferma la regola» 

Ma Dustin non lo sta neanche più ascoltando. Ha lo sguardo perso fuori dal finestrino e l’espressione corrucciata. Brutto segno. Steve riesce quasi a sentire gli ingranaggi della sua mente ticchettare e sa che è meglio troncare sul nascere qualsiasi idea balzana gli stia passando per la testa.

«No» butta lì, giusto per sicurezza.

Dustin strabuzza gli occhi.
«Ma se non ho nemmeno parlato!» 

«Non serve, so cosa hai in mente. Non passerò il mio capodanno nello scantinato dei Wheeler a giocare a Dungeons and Dragons! A differenza di quanto tu possa  pensare, non sono così disperato.» 

«Chi ha parlato dello scantinato di Mike? Io stavo pensando di spostare tutta la serata in casa tua» 

È un'idea ancora peggiore del previsto, che lascia Steve letteralmente senza parole, tanto che riesce solo a boccheggiare: «Non se ne parla.. no.» 

«Hai detto che hai casa libera no?» 

«Si ma-» 

«Steve Harrington, preparati al miglior capodanno della tua vita.» 
---

Se un anno fa qualcuno avesse detto a Steve Harrington che il suo Capodanno 1986 lo avrebbe passato con un gruppo di marmocchi e un gioco da tavolo, lui gli avrebbe riso in faccia e probabilmente avrebbe spinto contro l’armadietto suddetta persona.

Ma nel mezzo ci sono stati, nell’ordine, Nancy Wheeler, un mostro con la faccia stile fiore tropicale, tre lettere di rifiuto da parte dei college, e altri mostri, quindi Steve sa con certezza che gli sono successe cose più strane.

Questo comunque non significa che sia psicologicamente pronto ad un'altra notte da babysitter – non senza la sua mazza chiodata, almeno. Il fatto è che Steve si trova in quella particolare fase della vita, che più o meno va dai 17 ai 25 anni, in cui dai più piccoli si viene considerati adulti responsabili, ma in realtà non si ha la minima idea di cosa cazzo stia facendo. È un po’ come saltare il tutorial di un videogioco spara-spara pensando di non avere bisogno di nessuna spiegazione aggiuntiva, per poi ritrovarsi invece in uno scenario terrificante in cui la gente ce l'ha con te senza motivo e tu non ha nessun punto di riferimento, riflette Steve mentre si sistema i capelli con un’altra passata di lacca. 
 
La sua vita è già abbastanza un disastro così com’è, grazie. Non c’è bisogno di aggiungere una manciata di minorenni combina guai, una dei quali capace di spostare gli oggetti con la mente, come le bambine possedute negli horror… Per non parlare della tipa roscia, che a quanto pare è parente di un tizio che ha già spaccato la faccia a Steve e potrebbe benissimo fare il bis. No, no, non trascorrerà il suo Capodanno con quei ragazzini. Dopotutto è casa sua, ha il diritto di decidere chi entra e chi no, loro non possono mica autoinvitarsi lì e bussargli alla porta come se nulla fosse-

E invece, a quanto pare, possono. 
Steve si sta godendo in pace l’ennesima replica di Una Poltrona Per Due quando sente suonare con insistenza il campanello e capisce di essere - per un usare un francesismo di quelli che devono girare a Cormayeah - completamente fottuto.
Va ad aprire alla porta senza nemmeno controllare chi sia, perché quei sei nanetti sono troppo bassi per essere visti dallo spioncino e tanto Steve sa benissimo che si tratta di loro. 
E infatti non si sbaglia: ecco Dustin, Mike, la ragazza con i superpoteri, il tizio che scompare sempre (e che quindi ha una faccia meno familiare), Lucas e la tipa roscia a caso, tutti allineati e sorridenti come se dovessero farsi scegliere per formare le squadre durante l’ora di ginnastica. 
Sono maledettamente adorabili.

"Dai entrate, prima che vi prendiate un raffreddore!" sospira Steve, facendoli entrare alla spicciolata. Si rende conto di aver fatto ancora una volta una classica raccomandazione da nonnina premurosa ma è come se di fronte a quei ragazzini il suo cervello si settasse in modalità Mamma Orsa e gli facesse venire una sorta di istinto di protezione verso di loro. Il che sarebbe anche una bella cosa, se non gli rovinasse la reputazione. È per questo che Steve cerca di recuperare l'aria da duro borbottando con aria torva «Fa un freddo del cazzo» - commento che in realtà gli serve solo per ristabilire il suo status di maschio alfa attraverso un linguaggio colorito. 

Dopo averlo ringraziato con sorrisi e gridolini, i bambini si precipitano dentro. Steve li guarda abbandonare i loro zaini umidi di nevischio sul costosissimo parquet dell'ingresso che sua madre ama più di lui e improvvisamente capisce perché gli adulti siano tanto fissati con le regole.
«Sentitemi bene. In questa casa ci sono dei mobili che sono più antichi di tutti voi messi insieme, quindi non toccate nulla, ok? Non si mangia in soggiorno, non si sale sul tavolo, non si corre in giro. E niente cose telecinetiche» conclude rivolgendosi specificamente ad Eleven. «Mi fanno venire i brividi» 

«Soggiorno, tavolo, telecinesi.» riassume Mike, che a quanto pare è il più responsabile del gruppo «Capito. Dove possiamo giocare?»

È una domanda semplice e anche piuttosto prevedibile, ma Steve non sa comunque cosa rispondere perché la casa in cui è cresciuto non è fatta per giocare. È fatta per essere ammirata e immortalata su una rivista d’arredamento. È fatta per una coppia di architetti in carriera che hanno avuto la sfortuna di ritrovarsi con un figlio che non avevano cercato. È fatta per restare vuota, e forse è per questo che i genitori di Steve ci passano meno tempo possibile, partendo per gite e crociere e viaggi organizzati che a volte sembrano anche carini, ma sono sempre e solo per due. 

Steve scuote la testa: «Sapete cosa? Giocate dove volete… basta che non rompiate nulla. Anche sul mercato nero i vostri organi vitali non valgono quanto il lampadario della sala.»

I bambini annuiscono in un coretto di Okay, Steve che in effetti è piuttosto soddisfacente da sentire, e Steve ha per un istante la sensazione di avere tutto sotto controllo. 
Li aiuta a spostare i divani in modo tale da ricavare un po’ spazio al centro del soggiorno, si fa dare i cappotti da tutti e li va a riporre in camera. Quando torna di sotto, li vede tutti seduti sul tappeto, intenti a estrarre da una scatola tutta ammaccata tabellone e pedine e qualsiasi altra cosa serva nel loro stupido gioco di ruolo. Lucas fa una battuta su Mike e Eleven e su un loro tanto atteso bacio allo scoccare della mezzanotte, beccandosi della testa di rapa da entrambi, ma a parte quello sembra tutto a posto. Deve essere questo che prova Mary Poppins ogni volta che lascia una famiglia, immagina Steve con un sorriso soddisfatto: nessun Democane all’orizzonte, niente bambini posseduti. Il suo lavoro è finito: ha salvato quei ragazzini dal freddo e ha offerto loro un posto in cui stare. Fare l'adulto non è stato neanche così difficile. 
«Ok, ragazzi. Se avete bisogno di qualcosa io sono di sopra...» annuncia, con un piede già sulla scala. 

Se ne sta finalmente tornando in camera a guardare la televisione quando si sente strattonare la felpa. Si volta e vede la ragazzina inquietante che sottovoce gli chiede: «Tu non giochi?»

E detto così sembri una scena di un film horror, ma Steve si sente stranamente felice di sentirselo dire. Forse è perché ad Eleven sembra importare davvero della sua risposta, forse è perché lui non ha tutta questa voglia di passare Capodanno da solo, ma prima di poter cambiare idea risponde «Ci sto.»
Tanto, se a D&D ci sanno giocare dei bambini non potrà essere poi così complicato, no?

No.
Steve si rende conto fin da subito che il manuale di istruzioni ha più pagine del suo libro di algebra, ed è altrettanto incomprensibile. Ognuno ha la possibilità di scegliere il proprio personaggio fra decine di classi e specie, e i punteggi dei dadi decretano quale sia il tuo livello di forza, intelligenza ecc ecc. 
A Steve viene chiesto di fare il narratore – «Si chiama DUNGEON MASTER!» gli urlano in coro i bambini – quindi in pratica deve inventarsi una trama e farla seguire a tutti personaggi giocanti. Non è un compito semplice per uno alle prime armi come lui, perché ancora non conosce bene le regole, ma quantomeno è un ruolo sicuro, perché il narratore non può perdere.
(Al massimo Steve riceve di tanto in tanto una gomitata da Mike, che gli ricorda che non può far avvenire un'invasione aliena tanto per aggiungere del pepe alla storia, ma per il testo se la cava abbastanza bene)

Stanno giocando da poco più di un’ora quando si sente suonare il campanello.
«Vado io, voi continuate a giocare.» si offre Steve, che dopotutto è sempre il padrone di casa.

Dustin tossisce.

Con un sospiro, Mike si protende verso Steve e gli mormora all’orecchio: «Non possiamo giocare senza di te, sei il Dungeon Master, ricordi?»

«Ok, allora cala la notte!» esclama Steve, che del gioco ha capito giusto due frasi ad effetto. «Pausa di cinque minuti per tutti. Ci dovrebbero essere degli avanzi di pizza, in frigo…». Sono almeno le undici e mezza e della pizza riscaldata probabilmente non rientra nella dieta bilanciata che degli individui in crescita dovrebbero seguire, ma per il momento è il meglio che c’è. E poi è la notte di Capodanno! Si può sgarrare una volta tanto. 

Steve va ad aprire alla porta con il sorriso sulle labbra, ma giustamente le gioie per lui non possono mai durare troppo a lungo e non appena vede chi gli ha appena suonato al campanello la sua espressione allegra cambia in fretta in quella di cupa sorpresa. 
«N- Nance!»

Non sembra ferita, non sembra spaventata, insomma non sembra che sia successo niente di male che giustifichi la sua presenza lì, a quell'ora della notte. A meno che non sia lì per parlare con lui, ma Steve non vuole illudersi fino a questo punto.
«Che succede? Sei venuta fin qui a piedi?»

«No, no, mi ha accompagnata Jonathan...»

In effetti c’è l'auto dei Byers parcheggiata poco distante. Dall’interno dell’abitacolo, Jonathan gli fa un cenno e abbozza un sorriso, e Steve si sforza di fare lo stesso.  Dopotutto non è colpa sua se le cose fra lui e Nancy sono andate nel modo in cui sono andate. Non lo odia, o almeno cerca di non farlo.

«Scusaci per l’ora, ma siamo qui per i ragazzi…» spiega lei in fretta, arrossendo. «È vero che sono con te? Mike e Will, intendo»

Ma certo, Mike.
È per questo che Nancy è lì. Solo per questo. 
«Sì,  sono dentro… sono tutti dentro in realtà. Vuoi che te li chiami?»

«Oh, no! Volevamo solo sapere se era tutto a posto. Sai come è fatta mia madre… Dopo quello che è successo è diventata un po’ paranoica…»

«Certo» mormora lui, distogliendo lo sguardo. Non lo ammetterà mai, soprattutto di fronte a Nancy, ma da quando hanno affrontato il primo Demogorgone ha preso l'abitudine di dormire con la mazza chiodata sotto al letto, giusto per sicurezza. L’intera città non gli sembra più la stessa. Forse è anche per questo che non si fida a lasciar tornare a casa Dustin da solo e ha preso a scorrazzarlo in giro anche fuori dagli orari serali. 

Nancy spezza il silenzio fra di loro stringendosi nelle spalle e mormorando:
«Ok, allora grazie se li stai tenendo d’occhio tu. So quanto possa essere sfiancante stargli dietro…»

«Figurati, mi fa piacere.»

«Ora è meglio che vada… Buon capodanno, Steve. Spero che tutto ti stia andando bene, nella vita.» mormora Nancy, e dallo sguardo nei suoi occhi lui vede che è sincera e che non ha mai voluto fargli del male - anche se ha finito per fargliene comunque. 

Steve la guarda allontanarsi, nel cappottino rosso che le ha visto  indosso tante volte e che tante volte le ha visto togliersi. Sa che si pentirà di quello che sta per dire, ma non può fare a meno di gridarle dietro: «Nance, aspetta! Tu e Jonathan… volete restare?»

---

Ed è così che, a pochi secondi alla mezzanotte, Steve si ritrova a fare il conto alla rovescia più strano della sua vita – anche perché Eleven che ha insistito per iniziare a contare da undici.

«Undici!» urlano quindi tutti in coro, i volti illuminati dalla televisione e gli occhi accesi dall'emozione.

La serata nel complesso è andata bene: Jonathan si è rivelato un ottimo Dungeon Master e ha continuato a giocare con Mike, Dustin, Lucas e Max, mentre Nancy ha preparato dell'eggnog analcolico con l’aiuto di Will. In sottofondo avrebbero voluto mettere della musica, ma l'assortimento musicale di casa Harrington prevedeva solo dischi di musica classica e i bambini avevano già abbastanza sonno.

«Sette… sei… cinque!»

Manca pochissimo allo scoccare della mezzanotte quando Dustin improvvisamente esclama: «Allora questo giro della casa me lo fai fare o no?» e prima ancora che Steve abbia il tempo di replicare lo trascina via dal soggiorno.

Si ritrovano in cucina, tra ciotole ormai vuote di patatine e bottiglie di aranciata ancora da stappare. Dalla tasca dei pantaloni di Dustin, Steve vede spuntare una barretta di quel torrone che dava da mangiare al Democane e avrebbe voglia di fare una battuta a riguardo, ma l'espressione abbattuta del ragazzino gli fa cambiare idea. 
«Hey amico, tutto a posto?»

«C'era troppo casino, di là…» si giustifica semplicemente Dustin, facendo spallucce, e Steve sceglie di non insistere.

Sentono gli altri urlare in coro gli ultimi numeri e fischiare nelle trombette, mentre si scambiano gli auguri per un felice 1986.
Dustin non dice nulla. Il suo sguardo si sposta dal soggiorno al viso di Steve e di nuovo il soggiorno, con preoccupazione. Se Steve non lo conoscesse penserebbe che lo ha trascinato via dagli altri per risparmiargli lo spettacolo di vedere Jonathan e Nancy baciarsi allo scoccare della mezzanotte.
Se è davvero questo il motivo, è stato un pensiero gentile e Steve si ritrova a mormorare: «Grazie.» 

Dustin non dice nulla, ma annuisce e sorride.
Non c'è bisogno di specificare per che cosa valga quel ringraziamento, perché alla fine vale un po’ per tutto.

«Buon anno, Dustin» gli dice allora Steve scompigliandogli scherzosamente i capelli ricci e il ragazzino per una volta non si ritrae, ma ridacchia e basta.

«Buon anno anche a te, Steve.» 

Lasciano alle varie coppiette qualche minuto di intimità prima di tornare in soggiorno per un brindisi e Steve non può fare a meno di ridere all'idea di quanto lo sfotterebbero Tommy e Cathy a saperlo bere un succo di frutta  nel soggiorno di casa la sera di capodanno. Ma poi Dustin e i suoi amici gli sorridono dall’altro capo della stanza, anche la tipa random dai capelli rossi di cui lui non ha ancora imparato il nome, e capisce che gli va bene così.

Si addormentano un po’ dove capita, in giro per casa, sui divani e le chaise longue e il letto della camera dei signori Harrington. In realtà, Jonathan e Nancy si erano offerti di tornare a dormire a casa propria e passare a prendere Will e Mike il mattino seguente, ma Steve aveva insistito perché restassero, che tanto di spazio ce n’era fin troppo.
La casa degli Harrington era vuota 364 giorni all'anno, ma quella sera era fatta per essere riempita.

---

La mattina seguente, Steve si sveglia con delle urla, ma per la prima volta in settimane non si tratta di un altro dei suoi incubi, ma di gridolini di gioia.
A quanto pare quei ragazzini non hanno bisogno di otto ore di sonno come le persone normali dal momento che hanno organizzato una battaglia a palle di neve in giardino e non sono neanche le nove e mezza.
Steve scende le scale mezzo intontito, stropicciandosi gli occhi nel vano tentativo di recuperare la lucidità necessaria a gestire sei piccole pesti, ma prima ancora di fare in tempo ad arrivare di sotto scorge dalla finestra la jeep dello sceriffo e il suo cuore perde un battito.
«Ma cosa-»

In tutta risposta, la testa dello sceriffo Hopper fa capolino dalla cucina e Steve per poco non inizia il 1986 con un attacco di cuore.
«Ciao Steve… Jim Hopper, ci siamo visti da Joyce Byers qualche mese fa, ricordi? Sono passato a prendere mia figlia Jane» 

Steve sbatte le palpebre senza capire. 
Non ricorda nessuna Jane... Non è che forse è il nome della tipa con i capelli rossi che non serve a niente?

«El. I ragazzi la chiamano El.» specifica subito Hopper «Sono stati loro a farmi entrare. Non volevano svegliarti...» conclude poi con un sorriso amichevole che sembrerebbe uscito da uno spot televisivo di quelli pieni di famigliole felici, se soltanto questi spot parlassero anche di invasione di domicilio da parte di rappresentanti di forze dell’ordine. 
«Mi hanno detto che vi siete molto divertirti, ieri sera» 

«Sì, è stata davvero una bella serata» ammette Steve e per una volta nella sua vita non ha bisogno di mentire, perché si è divertito sul serio.

---

Non è che Steve abbia davvero accettato di giocare con loro a palle di neve – semplicemente si è ritrovato in mezzo agli eventi e non ha saputo tirarsene fuori, proprio come era successo nel caso della caccia al Demogorgone o della ricerca del Democane di Dustin. 
Sinceramente sperava che il suo 1986 iniziasse in modo un po’ meno traumatico di una palla di neve in pieno viso, ma così è andata non appena ha messo piede in giardino (e anche per i venti minuti successivi, in cui Steve è stato colpito una dozzina di volte, alla faccia della riconoscenza verso il padrone di casa).
Torna dentro con la giacca completamente fradicia e le scarpe imbottite di neve fresca, ma stupidamente, perfettamente felice. Era da molto tempo che non si sentiva così.

«Ti sei arreso prima della fine della battaglia» commenta una voce che Steve non riconosce subito. Alza lo sguardo e si vede porgere un asciugamano asciutto da Jonathan, che evidentemente ha notato la condizione pietosa dei capelli di Steve e si è fatto cogliere da pietà. «Scelta saggia.» 

«Già… quei ragazzini comunicano fra loro usando riferimenti a Dungeons and Dragons, quindi ero praticamente spacciato.» gli spiega lui, passandosi l'asciugamano sul viso.

Jonathan inarca un sopracciglio, dubbioso. «Steve Harrington che si fa battere da un gruppo di ragazzini?» 

«Sono ragazzini piuttosto in gamba» 

«Già, è vero.»  ammette lui con un sorriso sghembo e Steve gli sorride di rimando, con la complicità di chi condivide lo stesso segreto.
Quelli come loro sono troppo diversi per essere davvero amici nel senso stretto del termine, ma questo non significa che non possano combattere dalla stessa parte, si tratti di un Demogorgone o di una battaglia a palle di neve.

«Grazie… per aver dato una ripulita» mormora infine Steve, indicando con un cenno della testa i sacchetti pieni di cartacce e bottiglie vuote in mano a Jonathan. «È gentile da parte tua»

«Scherzi? Ci hai ospitati qui, è il minimo che possa fare…» risponde lui, stringendosi nelle spalle, e Steve capisce che è questo che fanno, i veri amici - trascorrono la mezzanotte con te, ma restano fino al mattino dopo per aiutarti a rimettere a posto.






Angolo dell'autrice
So che è solo una piccola storia senza alcuna pretesa, ma volevo davvero scrivere qualcosa sul mio secondo rapporto preferito di questa seconda stagione, per cui dopo Hopper e Eleven è toccato a Steve e Gente che lo ama (soprattutto Dustin).
Un paio di note, per chiarezza: Ghost è uscito quattro anni dopo il 1986, ma avevo troppa voglia di immaginare uno Steve Harrington che imita Patrick Swayze quindi prendetela come una licenza poetica. 
Le mie conoscenze sui giochi di ruolo provengono tutte da una serata in birreria in cui mi hanno coinvolta in una partita improvvisata a D&D, e in cui il mio personaggio di maga-umana non è servito a nulla, ma un velociraptor sì. 
Ultima cosa- il titolo, e in generale l'intera storia, è ispirata alla mia nuova canzone preferita, New Year's day di Taylor Swift. Ha un testo bellissimo, se vi va cercatela.
Basta, smetto di annoiarvi con cose mie. 
Auguro a tutti un buon anno, e amici che restino per aiutarvi a riordinare il casino, reale o metaforico che sia.
Un abbraccio

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Stranger Things / Vai alla pagina dell'autore: Itsamess