Salve
a tutti!
Questa è una ff un po’ particolare, ho stravolto
un po’ di cose all’interno del
mondo di Twilight, dove ovviamente traggo solo i personaggi e alcune
delle loro
caratteristiche. Ovviamente ricordo che i personaggi non sono miei, ma
della
scrittrice che ha saputo farmi innamorare di questa splendida saga! Non
vorrei
anticiparvi nulla, quindi non mi rimane altro che lasciarvi a questo
primo
capitolo della storia. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, i
vostri
commenti saranno fondamentali per la buona riuscita di questa storia!
Un saluto
a tutti!
Annoiata
Indifferenza
Seduto
sul divano della mia camera ascoltavo Debussy ,
con gli occhi chiusi. Nonostante la musica alta riuscivo a sentire
nitidamente
le voci concitate dei miei parenti, come se fossero lì
accanto a me.
Carlisle
ed Esme , i miei genitori adottivi, parlavano
fittamente tra loro circa il modo migliore di accogliere gli ospiti,
che presto
sarebbero arrivati. I miei fratelli invece erano parecchio agitati :
Alice
sfrecciava da una parte all’altra della casa, spostando
mobili, quadri e
quant’altro facesse parte dell’arredamento,
pensando freneticamente alle
disposizioni più eleganti; Rosalie era nella sua camera da
letto a provare un
numero illimitato di vestiti, pensando con malizia che le vampire che
sarebbero
arrivate sarebbero rimaste di stucco a guardarla ; Emmett pensava a
tutte le
battute che avrebbe potuto dire in loro presenza, scavando nel suo
ampio
repertorio; Jasper, invece , era l’unico che se ne stava
comodamente seduto sul
divano, guardando ciò che gli stava intorno con annoiata
indifferenza. Non si
alzava neppure quando Alice si avvicinava per spostare il divano.
Naturalmente
la forza fisica nella mia famiglia non
era un problema. La nostra natura , per fortuna, ci permetteva di fare
cose che
agli umani era impossibile. Essere Vampiri aveva certi vantaggi.
Tuttavia i
lati negativi c’erano, ed io li conoscevo bene. Nonostante mi
fossi abituato
ormai da quasi un secolo alla mia nuova vita, c’erano cose
che ancora non
riuscivo ad accettare. Non a caso ero l’unico della famiglia
ad essere poco
socievole nei confronti dei miei simili.
Non
avevo scelto io questa natura, ma mi sentivo
debitore nei confronti di Carlisle, il mio padre adottivo, che mi aveva
permesso di vivere ancora, nonostante una grave malattia che presto mi
avrebbe
portato alla morte in quel lontano 1918.
Sospirai.
Poter leggere la mente degli altri a volte
poteva essere frustrante. Non c’era mai nulla che non sapevo
e la mia vita era
una noia indescrivibile. Purtroppo non lo facevo appositamente. Quello
di
leggere la mente, era un dono extra che pochi vampiri possedevano.
Forse
nessuno. Non riuscivo a controllare questa cosa: sentivo e basta. Senza
possibilità di scelta.
Mi
alzai dal divano, nervosamente. I pensieri dei miei
fratelli mi stavano irritando. In particolar modo quelli di Alice e
Rosalie.
L’una drogata di moda e arredamento, l’altra per la
sua mania quasi folle di
curare la sua bellezza estetica, come se non fosse già
bellissima …
Un'altra
cosa che sopportavo a mala pena era proprio
questa: la nostra indicibile bellezza fisica. Certo, la cosa non mi
dispiaceva,
ma l’effetto che facevamo agli umani era insopportabile. Ci
osservavano come se
fossimo degli dei, senza nemmeno rendersi conto delle espressioni
ridicole che
assumevano. Devo dire però che anche questo lato aveva i
suoi vantaggi. Non ero
costretto ad essere convincente quando desideravo qualcosa da chiunque
di
quegli umani.
Tuttavia
non erano molte le cose che desideravo.
Quando la noia raggiungeva livelli incrollabili, bastava fare una
passeggiata
al centro e attirare qualche ragazza ammaliata dal mio sguardo.
Nonostante non
mi attirassero così tanto, le ragazze umane riuscivano in
qualche modo a
tenermi occupato per qualche ora.
Un
tempo così relativo in confronto
all’eternità a cui
ero destinato. Un destino senza fine.
Non
mi ero mai innamorato. Mai. Molte vampire avevano
espresso chiaramente il loro interesse verso di me, ma non avevo mai
scelto una
compagna. Fin ora non c’era mai stata nessuna che mi aveva
attirato più di
tanto. Non avevo mai pensato all’amore. Che cosa stupida
… a cosa mi serviva?
Non mi ci vedevo ad essere amorevole verso qualche vampira. Nessuna mi
aveva
mai ispirato questo sentimento. Tutte quelle che avevo conosciuto, ed
erano veramente
tante, erano prese dalla loro bellezza o dai loro poteri. Pensavano
solo a
sedurmi e questo non mi piaceva. Ovvio, ero pur sempre un uomo, ma di
solito mi
bastavano le ragazze umane. Erano molto passionali e parecchio
intraprendenti.
Non sentivo di soddisfare questo bisogno con qualche donna della mia
stessa
natura. Ero certo che dopo non mi avrebbe più lasciato in
pace.
Mi
bloccai nell’atto di spegnere lo stereo. Avvertì i
loro movimenti a un migliaio di chilometri nel bosco. Le Amazzoni
presto avrebbero
fatto il loro ingresso.
Uscì
dalla mia stanza e scesi le scale che portavano
al piano di sotto, con noia. Non avevo mai visto il Clan della
Amazzoni, ma ne
avevo sentito parlare molte volte da Carlisle. Vivevano nelle montagne
del
Caucaso, ma non avevano una meta precisa: vagavano tra quelle montagne
e tra
quelle foreste.
Le
donne guerriere … discendenti di Ares, Dio della
guerra …
Sorrisi
tra me … chissà che tipe che erano …
Entrai
nel salone e scossi la testa disperato.
Sembrava un'altra casa. Alice stavolta aveva veramente esagerato. Il
solito
ambiente moderno, ma semplice, era stato rimpiazzato da un arredamento
floreale
pieno di piante rampicanti ovunque, per sino sui divani. Mia sorella
pensava,
che accoglierle in un atmosfera simile al loro ambiente naturale, le
avrebbe
messe a loro agio.
Da
quanto avevo capito sapevano essere piuttosto
aggressive, se le si innervosivano. Chissà forse mi sarei
pure divertito, per
una volta …
Mi
ritrovai al centro della stanza, non sapendo bene
cosa fare. Sedermi nel divano sommerso tra tutte quelle foglie? No, non
era il
caso. Jasper ormai sembrava una creatura dei boschi tanto si era
mimetizzato
con quelle piante addosso.
Gettai
uno sguardo intorno per vedere come si
comportavano gli altri.
Carlisle
ed Esme, come da copione, erano davanti alla
porta aperta, aspettando le Amazzoni. Alice continuava imperterrita ad
aggiungere fogliame dappertutto. Emmett era accucciato vicino al
televisore,
cercando di sintonizzare qualche canale di sport. Inarcai un
sopracciglio. Da
quanto sapevo c’erano solo due Vampiri nel loro Clan. Uno di
loro era
considerato il loro mentore, un po’ come per noi era
Carlisle, mentre l’altro
non sapevo bene che ruolo avesse in quel covo di vampire. Eppure Emmett
era
convinto di distrarli con qualche partita di Baseball.
Spostando
lo sguardo, vidi Rosalie appoggiata al
camino, con un braccio disteso sopra la superficie, stile
“Donna Fatale“ . Ci
teneva molto alla sua presentazione. Poverina … si sentiva
molto in ansia per
quest’incontro. Se avesse potuto avrebbe cancellato tutte le
vampire sulla
faccia della terra, per non avere rivali verso la sua bellezza.
Sospirai
rassegnato, rimaneva un unica soluzione :
rimanere in piedi.
In
quello stesso istante voltai lo sguardo verso la
porta. Le Amazzoni erano appena arrivate. Prima entrarono due vampiri.
Il primo
sembrava molto anziano, probabilmente era stato trasformato molto tardi
in
vampiro. Aveva corti capelli grigi e occhi color oro, come tutti quelli
della
nostra razza del resto. Un fisico asciutto e abbastanza alto. Il suo
volto non
era rilassato, come di solito lo era quello di noi vampiri, ma era
tirato e
solcato da evidenti rughe. La sua età era evidente e non
volevo neanche pensare
a quanti secoli avesse la sua natura di vampiro. Sembrava molto saggio.
Notavo
il trasporto con cui parlava con Carlisle. Sapevo che erano grandi
amici, ma
mio padre non mi aveva mai raccontato nei dettagli della loro famiglia.
Probabilmente io non mi ero mai mostrato molto interessato.
Il
Vampiro accanto a lui aveva sembianze molto più
giovani. Aveva capelli neri come la pece e un fisico slanciato e
statuario.
L’espressione era molto vivace. Guardava con circospezione lo
spazio intorno a
lui e più di una volta i nostri sguardi si incrociarono.
Poteva avere più o
meno la mia età a livello umano, ma credo che ne avesse
molti di meno rispetto
a me, per quanto riguardava la sua natura vampira, eppure non sembrava
male. Di
solito non mi sbagliavo nelle mie previsioni.
Sentì
Esme, da fuori, che salutava le donne. Dopo
qualche minuto finalmente le vidi entrare.
Erano
quattro e tutte naturalmente bellissime. Notai
subito il loro abbigliamento: tutte portavano una gonna corta, una
maglietta
mono spalla e degli stivali di pelle, alti fino al ginocchio. Il tutto
dello
stesso colore nero. Gli uomini invece avevano pantaloni e giacche
piuttosto
normali, con la sola eccezione che indossavano lunghi mantelli neri
alle
spalle.
-
Edward, posso presentarti le nostre ospiti? –
Mi
voltai verso mia madre, seduta sul divano,
attorniata dalle Amazzoni.
-
Queste sono Amalia, Laida, Roxy e infine Antiope che
è la capogruppo del Clan –
Capogruppo?
Eppure pensavo che fosse quel Vampiro
anziano il vero capo del Clan.
Le
guardai attentamente. Erano di certo molto
maliziose, ma almeno in quel momento davano un aspetto piuttosto serio
alle
loro espressioni. Erano sensuali …
Amalia
era una Vampira con lunghi capelli ricci e neri
fino alla vita, un viso molto espressivo, e naturalmente gli occhi
color oro
come tutte le altre. Mi guardava con curiosità.
Laida
sembrava molto simpatica, un po’ come Alice. Era
più bassa rispetto alle altre e avevi corti capelli castani
a caschetto e due
occhi molto vispi.
Roxy
era molto altezzosa e piuttosto indifferente. Lei
somigliava più a Rosalie, infatti dopo avermi lanciato un
occhiata distratta
puntò i suoi occhi su mia sorella, che era ancora poggiata
al camino.
Naturalmente non smettevano di studiarsi a vicenda. In effetti era
molto bella
con quei capelli biondi e lisci fino alla vita.
Infine
Antiope aveva un aspetto molto aggressivo. La
sua muscolatura era parecchio sviluppata rispetto alle altre. Notai il
tatuaggio abbastanza evidente sul suo avambraccio. Sembrava un disegno
tribale.
Aveva di sicuro un significato ben preciso e la contrassegnava
probabilmente
come la Capogruppo, infatti era l’unica ad averlo.
Mi
guardò con una strana espressione che non riuscì
a
decifrare. Sembrava compiaciuta. Tuttavia non mi guardava con
desiderio, ma
solo con studiata curiosità. Assomigliava molto
all’espressione di Amalia.
-
E’ un piacere conoscervi. Il mio nome è Edward
Cullen. –
Non
appena sentirono la mia voce Amalia e Antiope si
scambiarono uno sguardo impercettibile, che probabilmente sarebbe
sfuggito alla
vista di un umano, ma non alla mia.
Feci
finta di niente e sorrisi come se non mi fossi
accorto di nulla.
-
E’ un piacere anche per noi conoscerti, Edward.
Purtroppo manca la nostra Xenia all’appello, ma
sarà qui a momenti. –
Annuii,
come se la cosa avrebbe dovuto interessarmi. A
quanto pare c’è ne era un'altra. Mi congedai e mi
avviai alla grande porta
finestra del salone, che dava direttamente sul retro della casa. Mi
appoggiai
lì, fissando il bosco al di là di essa.
-
Edward, vieni qui con noi! Non ti ho ancora
presentato i nostri due ospiti. –
La
voce di Carlisle mi riscosse e mi avviai verso i
tre Vampiri.
-
Piacere Edward, io mi chiamo Elisar. –
Allungai
la mano stupito. Quel vampiro anziano aveva
una voce profonda ed unica. Infondeva calma e incuteva un certo
rispetto.
-
Invece questo accanto a me è Jorel –
Spostai
lo sguardo su di lui e vidi rivalità nei suoi
occhi. Risi profondamente e tutti si voltarono a guardarmi. Diedi la
mano a
Jorel, il quale me la strinse con forza eccessiva. Tuttavia il sorriso
non
abbandonò il mio volto e strinsi la sua mano ancora di
più, tanto che la ritirò
di scatto. Con la coda dell’occhio vidi Elisar seguire con
attenzione la scena.
Non m’importò. Evidentemente quel novellino mi
considerava in qualche modo
pericoloso. Ma per cosa?
Interruppi
i miei pensieri quando un odore
sconvolgente mi fece quasi tremare. Mi concentrai sul mio olfatto e mi
sentì
quasi morire. Che stava succedendo? Sentì quasi girare la
testa al sentire quel
profumo delicato, ma deciso nello stesso tempo. Sembrava Miele
d’Acacia, ma era
sfumato da qualcos’altro che non riuscì a
definire. Sembrava essere
intervallato da un intenso profumo di Rose. Unico e particolare.
-
Xenia – sentì sussurrare da Jorel.
Mi
voltai a guardarlo e aveva un espressione deliziata
sul volto e gli occhi socchiusi. Quell’odore apparteneva
all’altra Amazzone?
Non ebbi il tempo di pensare che quest’ultima fece la sua
apparizione.
I
miei occhi non avevano mai visto nulla di più bello.
Una ragazza più o meno dalla mia età, molto alta
e slanciata fece il suo
ingresso.
I
suoi capelli erano di un colore particolare: castano
chiaro con sfumature color caramello, leggermente mossi e lunghi fino
alla
vita. Aveva un fisico splendido, tutto era proporzionato al suo fisico
snello e
slanciato. Rimasi affascinato dalle sue curve sinuose. Aveva un viso
all’apparenza delicato e dei lineamenti molto fini. Quando
incrociai i suoi
occhi rimasi senza fiato. Aveva degli splendidi occhi …
verdi.
Ma
come era possibile? Tutti i Vampiri avevo gli occhi
color oro. Che fosse umana? No, impossibile. Me ne sarei accorto subito.
Non
riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, mentre si
avvicinava alle sue compagne e veniva presentata ai miei fratelli.
Sentì
chiaramente i pensieri omicidi di Rosalie e quelli ammirati di Emmett,
e
perfino di Jasper che non si era mai pronunciato. Alice sembrava invece
molto
curiosa della sua presenza. Non volevo concentrarmi sugli altri,
così cercai di
isolare la mente. Non era un compito difficile, dato che non riuscivo a
pensare
nulla di coerente. Stavo impazzendo. Dovevo sapere.
Notai
che era un tipo piuttosto diffidente. Avevo uno
sguardo molto enigmatico. Sembrava che stesse in un altro mondo.
Sentì i
pensieri adoranti di Jorel. Vidi i loro sguardi incrociarsi. Jorel la
guardava
intensamente con un mezzo sorriso e lei rispose con un occhiata
spensierata, ma
senza ricambiare il suo sorriso. Subito dopo i suoi misteriosi occhi
verdi si
posarono su di me. Le sorrisi e mi avvicinai a lei.
Restammo
a fissarci per un po’, fino a quando non mi
presentati.
-
Edward Cullen –
Non
allungai la mano verso di lei, ero certo che non
avrebbe ricambiato. Non sapevo il perché, ma avevo una
strana sensazione nei
suoi confronti.
-
Xenia –
Un
brivido mi percorse la schiena. La sua voce era
decisa e sensuale. Non avevo mai sentito nulla del genere. Il suo odore
mi
colpì con forza. Ancora quello strano miscuglio che mi
stordiva. Era veramente
bellissima. Era la prima volta che mi sentivo attratto da una Vampira.
Sei
stupenda …
Vidi
i suoi occhi accendersi di una strana luce.
Inarcò un sopracciglio delicato guardandomi in un modo che
mi regalò mille
brividi. Mi passò accanto per superarmi e mi
sussurrò all’orecchio - Grazie – .
Mi
bloccai sul posto. Come? Impossibile che mi avesse
sentito. L’avevo solo pensato. La seguì con lo
sguardo, cercando di studiarla
attentamente. Possibile che non stesse pensando a nulla in quel
momento? Non
riuscivo a sentire nulla dei suoi pensieri. Silenzio.
Scossi
la testa impercettibilmente. Evidentemente ero
rimasto talmente colpito da aver sussurrato quelle parole
inconsciamente, e di
sicuro lei sapeva isolare bene i suoi pensieri. C’era ancora
la questione dei
suoi occhi. Non riuscivo a darmi pace, mentre seguivo la sua andatura
felina.
-
Edward, cosa c’è? –
Esme
insieme alle altre Amazzoni mi guardava in modo
strano. Accidenti! Ma cosa mi stava prendendo?
-
Probabilmente si starà chiedendo il motivo per il
quale la nostra Xenia ha gli occhi verdi. E’ un buon
osservatore. –
Era
stato Elisar a parlare. Non risposi, ma sperai che
mi dicesse la risposta. Tutto il Clan sapeva nascondere bene i propri
pensieri,
ma qualcosa riuscivo sempre a coglierla. Xenia invece era un mistero
che avrei
voluto risolvere al più presto.
-
E’ vero, anch’io l’ho notato. –
Carlisle,
con mio grande sollievo, si unì alla
discussione. Avevo più probabilità di conoscere
il mistero. Non volevo chiedere
personalmente, ma se ci fosse stata la necessità
l’avrei fatto. Di solito non era
mia abitudine interessarmi agli altri, ma di lei dovevo occuparmene.
Nonostante
stessimo parlando di lei, la vidi
appoggiata alla porta finestra da cui poco tempo prima mi ero scostato.
Completamente indifferente.
-
Il colore dei suoi occhi dipende dal suo potere. –
Mi
voltai interessato.
-
Il suo potere? – domandò Carlisle.
-
Si. In realtà ha diversi poteri e si distingue da
tutti gli altri Vampiri. E’ l’unica al mondo ad
avere un simile potenziale. E’
la nostra più grande forza. –
Non
aggiunse altro, ma io rimasi di stucco a quelle
parole. Le sue compagne invece di essere invidiose per quelle parole si
voltarono tutte verso di lei, con espressioni di fiducia.
Per
fortuna, per il loro soggiorno si sarebbero
stabiliti in una casa non molto lontana dalla nostra. L’avrei
conosciuta meglio
e non mi sarebbe sfuggita facilmente.
Dovevo
assolutamente sapere ciò che celava quella
splendida Vampira.