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Autore: TheDarkiti    03/01/2018    2 recensioni
Ma, tra le centinaia di cose che ancora lo infastidivano, lui odiava quando non era al centro dell’attenzione. E come dargli torto, lui sì che se lo meritava di avere gli occhi di tutti puntati addosso, infondo era un dio, chi altri avrebbero dovuto guardare se non lui?
Ecco, il problema si poneva proprio a questo punto: se c’era una cosa ancora peggiore di non essere il protagonista di ogni cosa, era quando i sopracitati occhi da feccia mortale non lo notavano perché impegnati a spalmarsi come lurido burro sul corpo sinuoso di Tsubaki, e lì sì che si incazzava sul serio
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto, scusate immensamente il ritardo e l'abbandono che avevo momentaneamente dato a questo stupendo sito, sono davvero felice di ritornarci anche perchè devo recuperare ben tre serie che stavo leggendo!
Risponderò a tutte le recensioni (che sono tante, mamma mia grazie mille) il prima possibile.
Per ora però vi posso lasciare una breve TsuStar che spero vi piaccia come è piaciuta a me scriverla, un saluto
Darky

C’erano davvero tante cose che gli davano fastidio, nonostante si vantasse continuamente di una pazienza tanto vasta da superare i cieli e andare oltre il comprendonio umano. I libri per esempio. Lui non sopportava i libri, li trovava noiosi e complicati, era certo fosse infinitamente meglio viverle certe esperienze, piuttosto che leggere di avventure fatte da altri: che razza di divertimento c’era se il protagonista non eri tu?
O i broccoli, i broccoli assolutamente. Quelli facevano talmente schifo che anche uno come lui, alle volte, avrebbe fatto volentieri a meno di doverseli cacciare in bocca e reprimere il senso di nausea solo per non far la figura del debole.

Ma, tra le centinaia di cose che ancora lo infastidivano, lui odiava quando non era al centro dell’attenzione. E come dargli torto, lui sì che se lo meritava di avere gli occhi di tutti puntati addosso, infondo era un dio, chi altri avrebbero dovuto guardare se non lui?
Ecco, il problema si poneva proprio a questo punto: se c’era una cosa ancora peggiore di non essere il protagonista di ogni cosa, era quando i sopracitati occhi da feccia mortale non lo notavano perché impegnati a spalmarsi come lurido burro sul corpo sinuoso di Tsubaki, e lì sì che si incazzava sul serio.
Gli passeggiava al fianco, i capelli scuri raccolti in una coda alta che le faceva risaltare il bel viso roseo e il profilo del collo magro, una canottiera leggera di semplice cotone blu a fasciarle come un abbraccio svolazzante il ventre piatto e i seni prosperosi e due normalissimi jeans chiari che lasciavano scoperte le lunghe gambe sottili, aiutando anche gli uomini privi di fantasia ad immaginarsi senza sforzi il piccolo sedere sodo. E lei, nella sua ingenuità, non aveva sfiorato neanche col pensiero la possibilità di diventare una calamita ambulante per arrapati; era troppo concentrata a godersi il bel tempo di quel giorno di luglio con il proprio meister per accorgersi degli sguardi languidi e vogliosi che cercavano disperatamente di spogliarla col pensiero.

Black Star si fece scappare un ringhio nel vedere l’ulteriore ragazzo fermarsi in mezzo alla strada soleggiata per seguire le curve dei fianchi della compagna, il tutto senza la minima discrezione, cosa che, se possibile, lo fece arrabbiare ancora di più.
“Tsubaki...” iniziò il giovane, arrestando il passo e puntando il verde giada del suo sguardo verso la corvina che, non aspettandosi nulla, persa com’era nella contemplazione della giornata estiva, prese colore come una fiamma, arrossendo senza apparente motivo, come se ad un piccolo imbianchino fosse avanzato un po’ di colore e avesse deciso di ridipingerle le guance pallide con uno più sgargiante. Lei non amava quando quel piccolo omino veniva a farle visita, non amava quando l’Imbarazzo prendeva parte del controllo su di lei, ma la timidezza glielo imponeva e non aveva mai potuto farci niente a riguardo.

“Sai, al Grande Black Star non piace che i ragazzi ti guardino, nemmeno un po’”
“Cosa...-”
Ora, il ragazzo avrebbe potuto pensarci un secondo di più al proprio gesto successivo, avrebbe potuto arrivarci da solo che cacciare a sorpresa la lingua tra le labbra della propria buki non fosse poi una così grande idea e che forse la mora avrebbe preferito non trovarsi in una strada pubblica, ma lui era un dio, anzi, lui era un Bushin che aveva superato gli dei! Di certo non avrebbe perso tempo in certe piccolezze.

A Tsubaki, dal canto suo, non era passata neanche nell’anticamera del cervello di allontanarsi dalla stretta famelica del turchino, rispondendo al bacio con imbarazzo, sì, ma anche con desiderio, quello celato, quello tenuto al caldo per tanto tempo in attesa che Black Star se ne accorgesse, perché lei era ingenua, certo, ma non stupida. Probabilmente si era persino dimenticata di trovarsi ancora in strada, però.

Ad un tratto lui si staccò, continuando a tenerle una mano candida stretta nella sua e si aprì in un sorrisone talmente grande che Tsubaki credette di essere tornata indietro di due anni, quando il Kishin Ashura era ancora rinchiuso nei sotterranei della Shibusen e nessuno, all’infuori di lei, credeva che il meister avrebbe superato in forza e grandezza anche la creatura più celestiale di tutte; eran successe davvero tante cose da allora, Black Star era maturato tanto in tutto questo, ma Tsubaki era felicissima nel vedere che, infondo, si trattava sempre di lui nonostante la crescita.

“P-perchè mi hai…” balbettò con le guance bollenti e le labbra ancora dischiuse. Lui le sorrise ancora, rincominciando a camminare e venendo fedelmente seguito dalla ragazza al suo fianco, la quale boccheggiava ormai parole senza senso, le loro mani ancora unite “Marcavo il territorio” asserì quasi gioioso, guardando con occhi di fuoco il giovane di prima che, alla vista del suo gesto avventato, era rimasto paralizzato con le gambe piantate a terra per un motivo decisamente migliore, secondo il parere del meister, almeno. “Loro non sono degli di te”

E quando lui le prese la mano, stringendola con impacciata forza, e la portò al suo fianco sorridendole in quel modo così genuino, Tsubaki non pote’ fare a meno di aprire nuovamente la porta al Signor Imbarazzo e sorridere anche lei, ricambiando dolcemente la stretta.

   
 
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