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Autore: Pegasis    03/01/2018    0 recensioni
E' passato molto tempo lo so, però alla fine lo scritto il quinto racconto, nel bene e nel male xd; per chi si cimenta per la prima volta nella lettura di questa "serie" di racconti; consiglio molto vivamente di iniziare dal primo ovvero Amore proibito per poi proseguire con Bosco, Rosso (opzionale, essendo un racconto rating rosso) e mare. E per avere il quadro della situazione del loro rapporto più chiara il possibile, essendo che non mi metto a reintrodurli a ogni racconto, segue quindi un filo logico. Non sono capitoli essendo che sono brevi e gli eventi temporalmente sono molto staccati tra loro. E' probabile che ci siano errori grammaticali, lo fatto già leggere a qualcuno, ma essendo che il mio stile di scrittura prende molto (a quanto pare [?]) non si riesce tanto a notare, e non so boh mi sento così capra quando devo rileggerlo (?) Accetto ben volentieri qualsiasi consiglio, o critica ben costruita ^^
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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NB: Essendo una raccolta di racconti, brevi, ma comunque con un filo logico temporale, seppur molto separati tra loro, vi consiglio caldamante di leggere Amore Proibito e in caso anche Bosco proibito (Rosso proibito opzionale) e Mare proibito, non mi metto ogni volta a introdurre i personaggi in ogni racconto, essendo che sono racconti che seguono comuque una linea temporale, anche se molto vaga. 



Daniele apre gli occhi con fatica, mentre la polvere cade silenziosa sul suolo, voci lontane confuse con l’abbaiare nervoso dei cani, il buio pesto che sovrasta il tutto.
Cerca di alzarsi sostenendosi con le braccia, ma qualcosa lo blocca, non molto pesante ma sufficiente da non permettergli di alzarsi in piedi.
Si butta a terra di peso, rimase in silenzio, il battito frenetico del suo cuore sovrasta ogni rumore, chiude gli occhi, ascoltando il suo respiro; irregolare.
“Non devi avere paura, io non ti lascerei per nessuna ragione al mondo”
-Non avevi fatto il conto che non siamo immortali…Matteo…
Lo disse così piano come se fosse un mormorio, fece un lungo sospiro.
Non doveva assolutamente perdere il senno, né la calma; doveva resistere, non doveva cedere alla paura di averlo perso per sempre, anche se non ne era certo, Matteo non era con lui quando la terra aveva deciso di svegliarsi, dal suo lungo torpore.
Sperava solo che era vivo, nient’altro.
Le voci dei soccorsi sovrastavano il silenzio, sono vicini, gridano a gran voce di aver trovato qualcuno, Daniele lascia che la tensione scivolasse su di lui, un enorme stanchezza lo investe, tale da crollare.
-Lo abbiamo trovato!
Le luci delle torce illuminano la lastra che era sopra a Daniele, mentre i cani agitati lo circondano.
 
 
Matteo contemplava con sguardo vuoto lo schermo nero del suo telefono, seduto con le gambe a penzoloni, sull’ambulanza, con la testa appoggiata di lato.
Era stato bombardato da non si sa quante telefonate, addirittura anche da studenti preoccupati; ma ancora non aveva ricevuto quella più importante.
“Non devi avere paura, io non ti lascerei per nessuna ragione al mondo”
-Se non eri troppo preso dal mio discorso, forse avresti detto che l’avevo sparato grossa…Daniele…
Disse sottovoce, senza farsi sentire dalle persone che andavano avanti e indietro; erano tutti occupati a prestare soccorso, mentre lui era stato abbandonato lì.
Sospira pesantemente chiudendo gli occhi, strinse la mano dove teneva il telefono.
Rimase così per svariati minuti, ascoltando per inerzia le voci e i rumori intorno a lui, muovendo lentamente le gambe, come se stesse riflettendo qualcosa, ma la sua mente era vuota, non c’era nessun pensiero.
Il bagliore bianco del cellulare lo fa destare da quel stato di riflessione, tale da spalancare gli occhi, guardando con ansia chi stava chiamando.
Rimase immobile; non doveva essere frettoloso, poteva non essere lui che stava chiamando, ma un soccorritore o qualsiasi altra persona che aveva trovato il suo cellulare.
-Pronto?
Disse con un tono titubante, le gambe rallentavano il ritmo.
-…Sei tu?
Fece un sospiro liberatorio.
-Sì, sono io
Dall’altra parte del capo si sentii un singhiozzo, Matteo alzò gli occhi in cielo, in un misto tra l’esasperazione e felicità.
-Non ricominciare, ma puoi passare tutta la vita a piangere per qualsiasi cosa che dic-
-Ti amo
Matteo non replicò, rimase invece turbato, dall’altra parte si sentiva Daniele che stava piangendo disperato, come per sfogare quella tensione e paura rimanente.
Matteo inspirò l’aria come se dovesse prendere la rincorsa.
-Lo so Daniele…
Nessuna risposta.
-Tutto bene? Sei ancora intero?
-Sì, qui c’è rimasto poco e nulla del dipartimento…
-Guarda il lato positivo della cosa, almeno abbiamo la scusa per farlo nuovo e scintillante.
Daniele rise sommessamente.
-Anche tu stai bene?
-Sì, qualche graffio niente di più. Poi ti racconto quando ci vediamo.
Silenzio.
-Non preoccuparti Daniele, tutto si sistemerà.
-Non sarà mai più come prima.
-Lo so, ma ci sono ancora io, e tu, questo conta veramente adesso.
-...Hai ragione…ti devo lasciare, vogliono visitarmi… a dopo…
-A dopo…
Chiuse la telefonata, poggia il telefono accanto a sé.
Alza lo sguardo verso il cielo terso, le stelle poco appariscenti dalla luce fredda della luna piena, un leggero e gelido vento lo investe, come se lo accarezzasse, mentre il leggero tremore di una scossa d’assestamento muove un attimo l’ambulanza.
“Ti amo anche io Daniele…anche se non ho mai il coraggio di dirlo ad alta voce, invece tu lo hai avuto…”
Passa la mano sul viso per asciugare una lacrima sfuggente.
“Che codardo che sono” 
  
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