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Autore: Henya    04/01/2018    5 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi arrivata. Conto mentalmente fino al tre per poi premere il dito sul pulsante del campanello di casa Ivanov. Seguono alcuni secondi, durante i quali prego mentalmente che qualcuno sia in casa, o meglio, che Hilary sia in casa, o ancora meglio, che Hilary sia in casa e decida di farmi entrare in modo da poter finalmente chiarire con lei.
“ Chi è?”. La voce di Yuri proveniente dall’altoparlante mi riporta alla realtà.
“ Sono Anya” rispondo avvicinandomi al citofono “ Hilary è in ca…”. Ma non ho il tempo di concludere la frase, poiché il cancelletto di ferro si apre istantaneamente.
“ Ok…” sussurro tra me e me, prendendo un profondo respiro.
Arrivata alla porta principale, ad accogliermi vi è un Yuri in tenuta da casa. “ Ciao Anya, accomodati!” con i suoi modi di fare sempre composti e gentili.
“ Scusami se non ho avvisato…” spiego varcando la porta di casa “…ma passavo di qui ed ho pensato di passare!” concludo, ovviamente mentendo.
“ Se cerchi Hilary, non è in casa!” spiega, arrivando al nocciolo della situazione.
Beh, è ovvio che Yuri ci sarebbe arrivato. Ed è ovvio che io abbia capito il messaggio implicito.
“ Non vuole vedermi vero?” domando perplessa.
“ Ti assicuro che non è in casa” ripete atono.
Ok, forse è vero, sarà uscita.
Sospiro tristemente, pensando di avere fatto un buco nell’acqua.
“ Vuoi un caffè?” chiede, invitandomi con un cenno a seguirlo in cucina, dove prontamente spegne un fornello.
 “ No, grazie! Ne faccio centinaia al giorno, ne ho le tasche piene di caffè!” spiego ironica, strappandogli un sorriso.
“ Hai ragione, non mi sembra il caso!” afferma con mezzo sorriso.
“ Mi odia vero?” domando, osservando con aria assorta il fumo fuoriuscire dalla tazzina che ha appena riempito di caffè.
Si ferma per osservarmi di traverso.
“ No, non ti odia…è solo arrabbiata” aggiunge poi, sorseggiando dalla tazzina. “ Ma non preoccuparti…le passerà! In questo periodo è arrabbiata col mondo intero, forse per via degli ormoni, sai come sono le donne incinte!” afferma, rivolgendo uno sguardo d’intesa con la sottoscritta.
“ Sì, lo so!” confermo pienamente consapevole.
“ Pensa che l’altro giorno si è arrabbiata perché mi ha telefonato una paziente che aveva bisogno di un consiglio!” confessa con tono allibito.
“ Beh, per una donna incinta il fatto che il proprio marito riceva delle attenzioni da un'altra donna…”.
“ Ha ottant’anni!” dichiara Yuri serio e impassibile , distruggendo la mia teoria all’istante.
“ Ah… ok, allora saranno gli ormoni!” concludo sorpresa.
“ Ma non le ho dato peso, capisco che è ansiosa per la nascita dei gemelli!”.
“ A proposito, quando nasceranno?” chiedo entusiasta.
“ Presto. Manca poco ormai… veramente poco!” risponde accennando un sorriso.
“ Non vedo l’ora!” esclamo entusiasta.
“ A chi lo dici!”.
“ Spero che…quando arriverà il momento, avremo già risolto la nostra piccola incomprensione” dico mimando delle virgolette.
“Si è sentita tagliata fuori dalla tua vita” sottolinea con tono ammonitore.
“ Sì è vero, ma io in quel momento non mi fidavo di nessuno, ero confusa e…”.
“ L’hai detto a Boris!” mi ricorda. 
“ Lo so, è strano che io l’abbia detto a uno come lui, ma in quel momento, in quella situazione… mi sembrava l’unico essere umano di cui potermi fidare!”.


***



So che non toccherebbe a me fare il terzo grado ad Anya, ma voglio cercare di capire cosa le sia successo, sia come psicologo che come amico.
“ Andiamo…proprio Boris??” chiedo sconcertato.
L’ha veramente detto? Non posso crederci. È forse l’unica donna al mondo ad avere affermato con convinzione una cosa del genere.
Boris, l’unico essere umano di cui poteva fidarsi?
“ Sì, lo so è strano ma…”.
“Boris è una persona immatura e irresponsabile, l’ultima persona di cui potersi fidare, credimi!”.
Lo conosco da molti anni, siamo cresciuti praticamente insieme e lo considero come un fratello. Ma se lo avessi conosciuto in altre circostanze, lo avrei sicuramente mandato a quel paese.
“ Lo so, ma credimi, si è dimostrata una persona disponibile e, a suo modo, gentile! Può sembrare strano ma…è stato un vero amico!” spiega accennando un sorriso.
Un vero amico.
Ora capisco. Quando quel giorno si è presentato nel mio studio, Boris stava parlando di lei. Ha cercato indirettamente di chiedermi aiuto ed io non ci sono riuscito. Beh, forse,  in fondo so che Boris non è una brutta persona: ha solo dei modi strani di dimostrarlo. È solo che, trovo strano che lui si sia dimostrato gentile e premuroso con un esemplare femminile, senza portarselo a letto. Forse, perché era ben cosciente delle conseguenze nefaste che ne sarebbero derivate.

***




Fantastico. Non sono riuscita a risolvere la situazione con Hilary e adesso, come se non bastasse,  sta iniziando pure a piovere. Sono costretta ad accelerare il passo, per arrivare velocemente al portone del mio condominio.
Mannaggia!
Tolgo la giacca, oramai inzuppata d’acqua e, volgendo lo sguardo verso la casella della posta, noto diverse buste al suo interno.
Wow, bollette, bollette, sfogliando quelle buste tra le mani, mentre salgo le scale… e ancora bollette. La rata mensile dell’asilo, il bollettino buono pasto dell’asilo, e… un momento! Questa cos’è? Una lettera dell’avvocato di Kai. Che cosa vorrà mai?
Curiosa e allo stesso tempo preoccupata, mi avvio in casa, gettando con noncuranza sul tavolo tutto quello che avevo in mano e apro la busta, strappandola nei peggiore dei modi.
Mi tremano le mani. Che cosa vorrà mai?
Ecco, apro la lettera e i miei occhi leggono attentamente ogni riga: è un appuntamento per domani pomeriggio nel suo studio.
Mi chiedo il perché. Kai non è in città; è in luna di miele con Eva e tornerà…beh non ho capito quando! Che sia ancora la storia dell’affidamento?
Credevo fosse finita lì, con quella stronzata dei turni!
Getto via quel foglio sul tavolo e mi sdraio esausta sul divano, osservando pensierosa il soffitto.
L’avvocato, l’appuntamento… cos’ha ancora in mente? Vuole togliermi la bambina?
Non avrebbe più senso ormai, dal momento che non partirò più per la Cina…






Hilary non mi ha richiamata, né ha risposto al mio messaggio. Pensavo che una volta che Yuri le avesse detto della mia visita, ieri, mi avrebbe contattata. E invece no.
Stringo il telefono tra le mani, osservandomi con aria affranta nello specchio dell’ascensore. Le mie enormi occhiaie sono un segno delle notti insonni passate. E non appena le porte si aprono, ricordo il motivo per cui sono qui.
Percorro velocemente il lungo corridoio, girando a destra e poi ancora a destra: eccola, è l’ultima porta in fondo. Deve essere proprio quella. Arrivo di fronte a quella porta di legno e, dopo avere preso un bel respiro, busso con decisione.
“ Avanti!” risponde una voce dall’interno della stanza.
Abbasso la maniglia ed entro. “Signora Sarizawa, prego, si accomodi!” mi invita cordialmente.
“ Avvocato Kuromi!” esordisco, cercando di far tremare il meno possibile la voce. “ Qual è il motivo di questo incontro?” domando, infine, arrivando subito al dunque.
“ Presumo che il Signor Hiwatari non le abbia detto niente” afferma,  sospirando stancamente.
“ No”. Figuriamoci.
La cosa inizia a preoccuparmi. Cosa avrebbe dovuto dirmi?
L’avvocato mette da parte dei fogli e, assumendo un’aria professionale, prende un respiro e inizia a parlare. “Vede, il Signor Hiwatari mi ha spiegato la situazione che si è venuta a creare e… ha preso la sua decisione riguardo all’affidamento della figlia!”.
Ecco, lo sapevo!
“ Ancora con questa storia dell’affidamento? Lui non può togliermi la bambina, non ne ha diritto!” affermo stringendo i pugni sulle gambe.
“ Ha annullato la pratica!”.
Stavo per continuare il mio discorso quando le sue parole mi ammutoliscono all’istante. Sbarro gli occhi e il respiro si interrompe per un istante.
Cosa?
Ha…annullato…la…pratica?
 “ Sì, ha capito bene! Il Signor Hiwatari ha deciso di annullare i documenti per l’affidamento, poiché ha spiegato che le cose hanno avuto uno sviluppo inatteso, ovvero, lei non si sposa e non partirà più per la Cina!”. Conclude, marcando, con una certa discrezione nel tono, le ultime parole.
“ Sì, è vero…” affermo atona, perdendomi nei miei pensieri.
Ieri, alla vista di quella lettera, ho temuto il peggio. Ero così ansiosa da non riuscire a dormire. Avevo paura che Hiwatari volesse nuovamente togliermi la bambina e, invece, non l’ha fatto. Tuttavia, è riuscito a vincere: se ha deciso di annullare tutto è solo perché ormai non si pone più il rischio della mia partenza per la Cina con Rai. È riuscito a rovinare tutto, come al solito.
 “ Tuttavia…”.
Tuttavia? Cos’altro ci sarebbe?
“ Il Signor Hiwatari chiede comunque il cambio di cognome della piccola!” spiega.
Dimenticavo la storia del cognome. Cavoli, mia figlia dovrebbe chiamarsi Hope Hiwatari?
Il solo pensiero mi fa raggelare il sangue. Non sono molto d’accordo e, poi, che senso avrebbe? Insomma, Hiwatari, Sarizawa, che differenza farebbe? Conoscendo la sua mente contorta, ho il vago presentimento  che ci sia qualcosa sotto.
“ Vorrei capire il motivo di questa richiesta!” domando con tono serrato. “Cosa implicherebbe?”. Sono sicura che anche questo cambio di cognome ha un preciso scopo e vorrei saperlo, prima di fare una sciocchezza.
“ Beh…” ecco che inspira per l’ennesima volta. E questo mi fa già intuire che i miei sospetti non sono infondati. “ Ovviamente non si tratta soltanto di un semplice cambio di cognome”. Immaginavo. “ Il Signor Hiwatari chiede il trasferimento della piccola Hope all’interno del suo nucleo familiare, in modo da provvedere a tutte le spese della figlia!”.
Sono sconvolta. Non ho parole.
“Il trasferimento nel suo nucleo familiare?? Cos’è ? Un modo alternativo di definire l’affidamento? Mi state prendendo in giro?” domando alterata.
“ No, si calmi!” tranquillizza con tono pacifico.
Si calmi un corno!
“ Sarà soltanto una formalità! La bambina rimarrà, difatti, sotto il suo tetto e continuerà a vedere il padre come ha sempre fatto.  La differenza sta nel fatto che lei non dovrà più preoccuparsi dell’ambito… economico: il Signor Hiwatari provvederà a tutte le spese della bambina”.
Cosa?? che cosa vuol dire?
 “ Io posso provvedere benissimo a tutte le esigenze di mia figlia!” ribatto duramente.
“ Beh, ne è proprio sicura?” domanda con aria di sospetto l’avvocato.
Certo che ne sono sicura. “ Non le è mai mancato nulla!”.
L’avvocato si limita ad uno sguardo perplesso e quasi diffidente. “ Le consiglio di parlare con Hiwatari prima di firmare i documenti!”.
Sì, parlerò sicuramente con Hiwatari, ma non cambierò idea.






“ Ti comunico ufficialmente che il tuo cellulare è morto!” afferma arrendevole Boris, dopo avere provato e riprovato a farlo funzionare. “ Si può sapere perché lo hai distrutto?”.
Beh… “ Ero in preda alla rabbia più totale!” mi limito a dire, sospirando stancamente.
“ E il motivo sarebbe?” domanda ulteriormente, incitandomi nel tono a proseguire.
“ Lasciamo perdere…”. Decido di chiudere il discorso, per poi prendere il mio cellulare, conservare la simcard e buttarlo nel cestino dei rifiuti, sotto lo sguardo allibito dei qui presenti Dana e Boris.
“ Ti ricordo che non puoi rimanere senza cellulare” interviene Dana.
“ Ti accompagno a comprarne uno!” propone Boris, beccandosi un’occhiataccia dalla mia collega.
“ Ma che persona disponibile!” mormora acidamente lei, mentre l’altro la incenerisce con il suo sguardo.
“ Va bene” affermo prontamente, prima che inizino a battibeccare come sono soliti fare.
Dana silenziosamente volta le spalle, sorridendo stizzita.
“ Ma che le prende?”
Boris si limita a fare spallucce, per poi finire d’un fiato il suo caffè.
E che telefono nuovo sia!





***


“ Mi raccomando, non distruggere anche questo!” le ricordo con tono ironico.
“ Non ci penso neanche. O per il prossimo dovrò aprire un mutuo!”.
Beh sì, oggi i cellulari costano un patrimonio, è vero.
“ E posso sapere adesso il motivo dell’ira funesta che ti ha fatto scagliare l’aggeggio? Spero tu non abbia ucciso qualcuno!” affermo divertito. Tuttavia, la cosa non sembra divertirla affatto.
“ Il motivo non è difficile da intuire!” spiega, camminandomi di fianco.
“ Hiwatari” affermo, tornando serio.
“ Già, le sue sorprese non finiscono mai, anche quando non è fisicamente presente!” afferma con tono triste, mentre arriviamo a piedi in officina.
A proposito di Hiwatari, non sarà affatto un piacere rivederlo quando tornerà dalla sua luna di miele, dopo tutte quelle cose che mi ha detto la mattina del matrimonio. Anya probabilmente non sa nulla di tutto questo, e credo sia meglio non lo sappia.
“ Beh, adesso è meglio che vada!” afferma controllando l’orologio al polso, mentre io sistemo alcuni oggetti sparsi sul tavolino. “ Grazie per avermi accompagnata!”.
“ Di nulla!” affermo, distrattamente, indossando la tuta da meccanico.
“ No, sul serio, grazie!” aggiunge poi, con una strana aria nel tono di voce, costringendomi a fermarmi e fissarla stranito. Non capisco.
“ Volevo ringraziarti per tutto, ecco!” spiega timidamente, accennando un sorriso.
Ok, credo di avere capito a cosa si riferisca.
“ Non ho fatto niente di che…”.
“ No, invece hai fatto molto” interviene prontamente, forse anche imbarazzata “ mi sei stato, a tuo modo, vicino e devo ammettere che non sei la persona rude e superficiale che vuoi far credere!” aggiunge divertita.
Rude e superficiale?
Gente, adesso sono io in imbarazzo. Perché mi sta dicendo tutte queste cose? Non so che dire. E non sembra avere finito con i ringraziamenti.
“ Beh… mi sono divertita e ho fatto pazzie che non credevo di poter fare e alcune magari, non me le ricordo neanche perché ubriaca!…sei stato un amico, grazie!”. Eccola che ringrazia per l’ennesima volta, lasciandomi interdetto.
Credo che nessuno mi abbia mai ringraziato così tante volte, anzi, credo proprio che nessuno mi abbia mai ringraziato… neanche una volta.
 “ Ok….ehmm… sono lusingato!” affermo beffardamente, grattandomi la nuca e cercando di mantenere un atteggiamento distaccato. “ non nascondo che è stato divertente vederti ubriaca mentre ballavi sui tavoli”.
“ Ballare sui tavoli?”. Dal suo tono, deduco che non si ricordi neanche questa parte.
“ Ehm… beh credo faccia parte dei tuoi non-ricordi!”.
“ Sono curiosa…c’è altro che dovrei ricordare?” chiede investigativa.
Beh, c’è la parte in cui mi sei saltata addosso e mi baciavi con una certa passione…ma forse è meglio non ricordare questa parte. Anche se ammetto che sarebbe divertente vedere la sua reazione.
“ No…non credo ci sia altro!” affermo con tono serio per tranquillizzarla.
“ Ok, meglio così!” afferma sollevata.
“ Quindi…niente più serate folli?”.
“ Credo proprio di no…” afferma, forse anche un po’ dispiaciuta “ Ho del tempo da recuperare con mia figlia. Sono una mamma, ricordi?” afferma scherzosamente.
“ E’ vero, quasi dimenticavo!” affermo ironico. “ Torni a fare la mamma a tempo pieno, dunque…” domando in maniera retorica.
“ Già, forse è la cosa che mi riesce meglio” risponde con sguardo pensieroso. “ Ci vediamo! Ciao!”. Saluta sorridendomi un’ultima volta e poi va via.
È strano, ma credo che… insomma, ho la vaga sensazione di esserci, sì, rimasto un po’ dispiaciuto. In fondo, non era male la sua compagnia.


***




È inutile telefonare ancora ad Hiwatari: mi risponderebbe sempre quella stupida segreteria telefonica. Ed è proprio questo il motivo per cui ho distrutto il mio povero vecchio cellulare. Se n’è andato metà del mio stipendio a causa di questo acquisto imprevisto.
Mannaggia a me e ai colpi d’ira!
Aspetterò il suo ritorno, sperando che il troppo sole delle Hawaii non abbia disintegrato il suo unico neurone.



*Qualche giorno dopo*



Sto pulendo un tavolo che i clienti hanno appena lasciato e improvvisamente, il cellulare all’interno del grembiule inizia insistentemente a vibrare, costringendomi ad appoggiare il vassoio sul tavolo e rispondere. Tuttavia, mi accorgo con sorpresa che non si tratta di una chiamata, ma di una serie ifnfinita di messaggi. Ma che co..? il gruppo di chat che Eva aveva creato per il suo famoso addio al nubilato viene invaso di messaggi e foto di lei e della sua luna di miele, cui seguono una serie di commenti scritti dalle altre galline. Perché sono ancora in questo stupido gruppo?
Ad ogni modo, decido di non perdere tempo dietro a questi messaggi e continuare il mio lavoro, quando ad attirare la mia attenzione è l’ultimo messaggio scritto proprio da sua biondezza Hernandez: “purtroppo è finita, stiamo per imbarcarci sull’aereo per Tokyo!”.
Perfetto, Hiwatari sta per tornare. Non vedo l’ora.
C’è un altro messaggio: Hilary mi ha finalmente risposto.
“ Scusami Anya, ho altro a cui pensare in questo periodo…”. Oh bene, la mora continua invece a fare l’offesa…





*L’indomani*

Sono sempre qui, a lavoro e il mio telefono viene continuamente invaso da stupidi messaggi. Devo uscire da quel gruppo! Non ho trovato neanche un commento di Hilary. Forse perché anche lei non è minimamente interessata nel partecipare a questa conversazione.
Ma ecco un messaggio di Hiwatari: “Prendo io Hope”. Secco e coinciso, mi sembra persino di sentire il tono apatico con cui pronuncerebbe queste semplici tre parole. Beh mio caro Hiwatari, dovrai usare più di tre parole per spiegarmi la storia dell’avvocato.






***




“ Domani posso vedere il cagnolino?” domanda timidamente la piccola che tengo in braccio.
“ Sì, certo…”.
Siamo giunti al quinto piano. Ho avvisato Anya che stavo per salire e spero abbia letto il messaggio. Poggio la piccola a terra e busso.
Pochi istanti e la porta si apre, lasciando spazio alla figura di Anya, che in tutta la sua serietà afferma “ La prossima volta aspettami giù, scenderò io!” per poi prendere lo zainetto di Hope.
Tecnicamente il cinese non è più presente e non c’è il rischio di incontrarlo. Dunque, di cosa hai paura, Sarizawa?
Decido di tenere per me questo dubbio.
“ Hiwatari… passata bene la luna di miele?” domanda ironica.
Beh, diciamo che il mare e il sole e il caldo non mi entusiasmano molto, tuttavia Eva sembra essersi divertita.
“sì…” mi limito a dire, con tono superficiale.
“ Visto che sei tornato, puoi finalmente spiegarmi tutto?”.
Non capisco. Tutto? La mia espressione gli comunica di essere più chiara.
 “ Sono stata dall’avvocato e mi ha detto tutto!” mi ricorda un tantino alterata nel tono.
Ah…quel tutto.
“ Beh se ti ha detto tutto, cosa vuoi sapere da me?”.
“ Non fare lo spiritoso Hiwatari! Credi forse che io non possa provvedere ai bisogni di mia figlia??” chiede con disappunto.
“Perché tu credi il contrario?!” affermo con aria di sfottimento.
“ Certo che sì!” ribatte duramente.
“ Oh io invece penso proprio di no!”.
“ Ma cosa ne sai tu?!”.
È davvero una stupida. Forse è meglio che la aiuti a rinfrescare un po’ la memoria.
“ Allora dimmi, chi ha pagato finora la tassa dell’asilo di Hope?”.
La mammina si è finalmente ammutolita.
“ Che cosa c’entra! Ultimamente l’ho pagata io e continuerò a farlo senza l’aiuto di nessuno!” asserisce categorica.
“ Sì, certo! E mi spieghi come pagherai l’affitto e le bollette e tutto il resto con un misero stipendio da cameriera?!”. Beh non sarei voluto arrivare a tanto, ma sono costretto, vista la sua ostinazione.
“ Non sono affari tuoi!” controbatte con rabbia.
“ Non sono affari miei? Quella è mia figlia e non voglio che vada a vivere sotto un ponte!”.


***




Ma come osa dire una cosa del genere? Crede che, solo perché io non sia ricca sfondata come lui, debba finire a vivere in mezzo ad una strada? Questo è davvero troppo. Questa è solo una pagliacciata per denigrare me e il mio lavoro, non gli importa nulla di sua figlia.
“ Oh si certo, adesso è tua figlia e pensi ai suoi bisogni!” gli ricordo acidamente.
“ Non cominciare con questa storia!” asserisce minaccioso.
“ Mi spieghi perché dovrebbe chiamarsi Hope Hiwatari se non sa neanche che sei suo padre!?!?”.  Oh, questa volta sono stata io a metterlo in difficoltà, per una buona volta!
Si limita a serrare occhi e labbra pensando probabilmente a una serie di insulti.
“ Tu firmerai quei documenti, o sarò costretto a prendere provvedimenti peggiori!” afferma minaccioso, per poi voltare i tacchi e andare via, lasciandomi qui, sul ciglio della porta a fissarlo contrariata.
Provvedimenti peggiori.
Non posso crederci: il peggio non ha mai fine!
Credevo che la storia dell’affidamento si fosse conclusa e invece si è trasformata in qualcosa di… di peggiore. Chiudo la porta, con viso affranto, per poi osservare quel mobiletto in corridoio pieno di bollette e altre cose da pagare.
Ultimamente le cose non vanno molto bene, lo ammetto. Fino a poco tempo fa era Rai a occuparsi di tutto questo, ma adesso, beh… mi sto rendendo conto che il mio misero stipendio non basta a mantenere tutte le spese. Vado a lavoro a piedi per non pagare i mezzi pubblici e non rinnovo il mio guardaroba da tempo immemore. Potrei chiedere un aumento, ma so già che non sarebbe possibile.
Espiro, chiudendo gli occhi e massaggiandomi le tempie.
Non posso chiedere soldi ai miei genitori: mi costringerebbero a vivere con loro, ed io non voglio! Ho la mia indipendenza oramai, la mia casa… la mia vita. Certo, ultimamente fa un po’ schifo, ma…
Mi accascio sul divano, ad osservare Hope davanti al tavolino a giocare con un puzzle.
Non può rinunciare all’asilo. È una tappa molto importante dell’infanzia che le consente di giocare con altri bambini, colorare e sviluppare la sua creatività.
E poi, dove dovrebbe stare mentre io sono a lavoro? No, è fuori discussione, Anya.
Potrei trovare un secondo lavoro, anche se equivarrebbe a non avere più tempo neanche per grattarmi la testa.

Il fatto è che non voglio firmare quei documenti, non voglio i suoi soldi e non voglio subire questa umiliazione.
Devo trovare una soluzione!








“Un secondo lavoro?”.
“ Sì, insomma… non hai altri annunci?” chiedo speranzosa.
“ No, solo questi da dog-sitter!” mi fa notare Boris.
Ma che lavori sono? Non ho tempo di portare dei cani a spasso!
“ Mi dici perché cerchi un secondo lavoro?” chiede stranito.
“ Per vivere??” gli ricordo ironica e seccata.
“ Oh, si certo… vivere…” ripete insospettito.
“ Sono nella merda!” confesso infine, disperata.
“ Benvenuta nel mio mondo!” afferma lui, spingendo il carrellino dove poggia la schiena per poi ritornare sotto la macchina, lasciandomi qui in piedi a maledire la mia vita mentalmente.





“Ma sei stupida?” mi fa notare Dana, con la sua solita delicatezza.
“Io non accetterò mai i suoi stupidi soldi!” rispondo offesa.
“ e invece dovresti!” dichiara autoritaria.
“ Ma sei stupida?” le faccio notare, stavolta, io.
“ E’ il minimo che lui possa fare dopo tutto quello che ha combinato!” spiega come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“ I suoi soldi non allevieranno le sue colpe!”.
“ Ma cosa te ne frega! Fossi in te, io accetterei quei soldi!”.
Questo suo atteggiamento mi stranisce.
“ Dov’è andato a finire il tuo odio femminista verso il sistema patriarcale?” chiedo perplessa.
“ Quando si parla di soldi tutto è lecito!” dichiara con convinzione, per poi uscire dalla cucina e ricordarmi infine “Non essere stupida Anya! Sai benissimo che guadagniamo una miseria!”.
E questi me li chiama consigli??
Bah! Qui ci vorrebbe Hilary, ma è troppo occupata a tenermi il broncio per aiutarmi!
Vorrei tanto sparire dalla faccia della terra.












*Qualche giorno dopo*

Messaggio*Hiwatari: “Domani dall’avvocato per firmare i documenti”.
Bene, dà per scontato che io verrò. Sì, ma per strappare quei fogli!





***




Sto perdendo la pazienza e credo la pensi allo stesso modo anche l’avvocato. Abbiamo provato in tutti i modi a convincere questa testa di marmo a firmare quei documenti, ma continua ad avanzare delle ipotesi che sa benissimo essere infondate.
E proprio quando sembra essersi convinta, ecco che poggia la penna sul tavolo affermando un sonoro e adirato “Io non ci riesco!”.
Ok, adesso la uccido.
Faccio cenno all’avvocato di uscire e lasciarci soli. Quindi, questi si alza, con volto stanco, e si chiude la porta alle spalle, lasciandoci nel silenzio più totale.
Mi fermo a fissarla minaccioso, mentre lei se ne sta a braccia conserte e osservare accigliata chissà dove.
“ Si può sapere qual è il tuo problema? Hai ammesso anche tu che non ce la fai economicamente!”.
Proprio così: dopo una serie di torture psicologiche lo ha finalmente ammesso, alleluia.
“ Proprio non capisci: io non voglio i tuoi soldi!” spiega per l’ennesima volta.
“ Non sono per te, sono per Hope! Non è difficile da capire!”. È proprio stupida.
“ Non ha importanza!”.
Ha proprio la testa dura.
“ Anya, o questo o l’affidamento!”. La metto di nuovo di fronte a questo bivio.
“ Ah, quindi passiamo alle minacce!” esclama contrariata.
“ Mi ci stai portando tu a farlo! Finora ho usato le buone maniere, ma adesso basta!” affermo categorico, facendola tacere intimorita.
“ Non puoi togliermi la bambina…” asserisce a denti stretti.
“ Io non voglio togliertela! Non hai capito un cazzo finora!”.
Ecco che sospira per l’ennesima volta.


***


Non lo sopporto. Vorrei uscire da questa stanza immediatamente, ma so che non me lo permetterebbe.
Ammetto che ha ragione, ma il mio orgoglio mi impedisce di firmare. Non è che non voglio, è solo che non riesco a fidarmi di lui. Mi sento come se, firmando questi documenti, gli consegnassi mia figlia. Ogni volta che prendo quella penna in mano, provo una terribile sensazione. Ad ogni modo, le sue ultime parole mi suggeriscono che forse è giunto il momento di prendere una decisione: Anya, metti il tuo odio da parte e pensa al futuro di tua figlia.
“ Mi assicuri che si tratta soltanto di una formalità?” chiedo, stavolta con tono serio e pacato.
Ecco che porta gli occhi al cielo “ E’ quello che ti sto dicendo da un’ora!”.
Vi starete chiedendo perché sono qui e cosa mi abbia fatto cambiare idea.
Beh, l’altro giorno sono andata a prendere Hope all’asilo e sulla strada del ritorno, camminando mano manina, ci siamo soffermate davanti alla vetrina di un paio di negozi. In uno in particolare, Hope era stata attratta da un giocattolo: era una di quelle cucine per bambine, super attrezzate e, ovviamente, super costosissime. Mi ha implorato più volte di entrare per comprarla, ma ho dovuto recitare la parte della madre cattiva.
Sono cose che non posso permettermi di comprare, viste tutte le spese che mi ritrovo ad affrontare ogni mese.
Ma non è questo giocattolo il punto.
Questo spiacevole evento mi ha fatto riflettere e sono arrivata alla conclusione che io… non posso farcela. Purtroppo è così. Non guadagno abbastanza e quel poco che ricevo svanisce in un battibaleno.
Non voglio far mancare nulla a mia figlia, quindi…
Prendo in mano la penna e senza indugiare ulteriormente, pongo la mia firma su quei fogli, sotto gli occhi, credo, quasi increduli di Kai.
Anya Sarizawa.
Fatto.
E adesso poggio la penna con forza sulla scrivania e senza perdere tempo, mi alzo e prendo la mia borsa.
“ Hai vinto… Hiwatari!” mi limito a dire, senza incrociare il suo sguardo.
Lui non risponde, rimane seduto lì a fissare la mia figura che si avvia alla porta e svanisce, lasciandolo lì da solo, avvolto dal profumo della sua vittoria.



***



“ Congratulazioni Signor Hiwatari, ce l’abbiamo fatta!” afferma allegramente l’avvocato porgendomi una mano.
Rimango qualche secondo immobile a fissare quella mano.
“ Non è felice?” domanda stranito del mio atteggiamento.
“ Sì…certo!” rispondo, scacciando via alcuni pensieri. Quindi ricambio la stretta di mano, per poi alzarmi e andarmene.
Salgo in macchina, apro il finestrino e accendo una sigaretta, poggiando stancamente la testa sul sedile.
E’ strano… dovrei essere contento e invece non lo sono, anzi, mi sento quasi, beh… in colpa? No, non è questo, è piuttosto insoddisfazione?
No, in realtà non saprei definire questa sensazione. Ad ogni modo, la cosa fondamentale è che abbia firmato quei documenti.





“Cosa hai fatto??”.
“ Senti, ne avevamo già parlato!”.
“ No, Kai, ti sbagli, non ne abbiamo parlato!”.
“ Sì invece…” le ricordo stancamente, togliendomi gli indumenti di dosso sotto il suo sguardo furioso.
“ Me lo ricorderei!” ribatte acidamente.
Sì, è vero. Non è una che dimentica le cose facilmente, quindi mi sa che non le ho mai detto niente, ma non ho intenzione di smentirmi.
“ Magari non te lo ricordi!” dico, fingendo.
Si limita a stringere un pugno… “ Ad ogni modo! Non mi sembra giusto quello che hai fatto! Hai intenzione di mantenere economicamente quella …”. Lo so, vorrebbe dirlo, ma si costringe a non farlo “ quella lì???”.
Perché nessuno mi capisce quando parlo?
Devo ripetere le cose dieci mila volte al giorno.
“ Non manterrò lei, ma mia figlia!” spiego, stavolta con un tono categorico.
“ Sì… e chi credi che gestirà i soldi? Pensi che la cara mammina userà i tuoi soldi per comprare cose alla figlia?? Si pagherà l’affitto, le bollette…” inizia a contare sulle dita “ poi magari un televisore più grande, dei vestiti, i trucchi, e perché no…anche un’auto!!” conclude iraconda.
Ora mi incazzo.
“ Senti, non mi interessa che cosa farà con quei soldi, ok?? Non è affar mio e soprattutto , non è affar tuo!” concludo stavolta io, lasciandola di sasso per qualche istante.
“ O certo, scusami se adesso sono tua moglie e non conto ugualmente come prima un cavolo per te! Continua pure a escludermi dalle tue decisioni, come hai sempre fatto! Buonanotte!”. Tira le coperte e si copre fin su la testa, dandomi le spalle e lasciandomi qui seduto a portare gli occhi al cielo e sospirare stancamente.
Iniziamo bene…






Salve a tutti 
Sono ritornata dopo un bel po’ di tempo, perdonatemi!
Ho deciso di pubblicare questo capitolo, che non mi convince molto, ma avevo bisogno di scrivere! È un capitolo di transizione dopo la strage avvenuta nel precedente capitolo.
Hilary è ancora adirata con Anya. Kai annulla la pratica per l’affidamento di Hope, Anya riesce infine a convincersi e firmare quei fogli! Avrà fatto bene?? Eva anche nel ruolo di moglie non conta nulla per il nostro neosposo!
Nel prossimo capitolo ci saranno nuove sorprese. Penso potrebbero nascere i gemellini Ivanov. Hilary e Anya faranno pace?
Perché Hiwatari si sente insoddisfatto?
Grazie a chi legge e chi commenta, un bacione a tutti

   
 
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