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Autore: Ninfea Blu    26/06/2009    16 recensioni
Lo spunto per questa ff è la puntata de "L'incidente" dove Andrè rischia la pena capitale, ma si salva grazie all'intervento di Oscar... ma se da quel momento le cose tra i nostri eroi fossero andate diversamente e Oscar si fosse fatta qualche domanda in più sul suo amico, come sarebbe andata? E' una teoria e ho provato a svilupparla. Lievemente OOC
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Aggiornato 3° capitolo novembre 2012
Aggiornato 4° capitolo maggio 2013
aggiornato 5° capitolo novembre 2013
Ultimo capitolo LA SCOPERTA DI FERSEN sorta di one-shot, verrà in seguito, forse pubblicato a parte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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IL BIVIO

AL BIVIO

(La prima occasione)

 

 

 

Il destino è uno solo e immutabile?

Quando si arriva a un bivio della propria esistenza, saranno le nostre scelte sulla direzione da seguire a determinare il futuro. Che sia buono o cattivo, felice o triste dipende da cosa scegliamo.

 

 

****

 

 

Io ti amavo davvero Andrè, con tutto il cuore. Credo che avrei potuto amarti già da molti anni, ma ho scoperto in me questo sentimento troppo tardi. Se me ne fossi resa conto prima, avremmo potuto vivere dei momenti meravigliosi, di amore intenso e travolgente.

Ma io non mi sono mai resa conto dell’ amore che tu nutrivi per me…

Perdonami amore mio se non ti ho riconosciuto.

Non riconoscere l’amore è peggio che tradire.

 

****

 

 

Girodelle appena seppe la notizia, corse ad informare il capitano Oscar.

André, il suo attendente, era stato condotto davanti al sovrano, che lo riteneva responsabile dell’incidente occorso alla Delfina di Francia, caduta da cavallo.

“Il vostro attendente è stato arrestato. Sta per essere giudicato da Sua Maestà il Re; nella migliore delle ipotesi, André finirà in prigione, o peggio giustiziato”.

Oscar reagì malissimo alla notizia, quasi aggredì il tenente Girodelle mentre parlava.

“Che cosa avete detto? André agli arresti?”

“Mi dispiace capitano, ma è così…”

“Questa è una cosa davvero assurda! Che cosa c’entra André, non ha fatto nulla!”

Dopo questo sfogo di rabbia, Oscar non perse tempo e corse verso la sala dove André era stato condotto davanti al Re di Francia.

 

Non permetterò che ti uccidano André… non accadrà. Non possono fare una cosa del genere.

Non ti voglio perdere!

 

Oscar corse a perdifiato, senza curarsi della sua spalla ferita che perdeva sangue e intanto un’angoscia terribile la invadeva: era il pensiero orribile di ciò che sarebbe accaduto se non fosse riuscita a convincere il Re dell’innocenza del suo amico.

André rischiava davvero di perdere la vita.

Intanto, davanti al re si stava svolgendo il dramma del ragazzo e sembrava che non ci fosse alcuna possibilità di appello. Il sovrano era arrabbiatissimo per quanto era accaduto e sembrava deciso a fare in modo che qualcuno pagasse. Decise che l’attendente di madamigella Oscar era l’unico responsabile dell’incidente e quindi, come tale venne giudicato davanti ad una platea di cortigiani timorosi, che aspettavano solo di vedere scorrere sangue che non fosse il loro. Un servo poteva essere sacrificato come un capro espiatorio, per palesare la propria autorità e potenza indiscussa, dimostrando così di essere un sovrano severo e intransigente con chi sbagliava.

Senza poter ribattere in alcun modo, André ascoltò angosciato, ma con coraggio, la terribile sentenza che lo condannava senza alcuna possibilità di appello.

“Col tuo comportamento hai messo in serio pericolo la vita della principessa Maria Antonietta, non posso fare altro che comminarti la pena di morte!”

Dopo aver udito quelle parole terribili e definitive, la prospettiva della morte lo fece vacillare; per un attimo pensò ad Oscar.

 

Era finita.

 

Gli passavano davanti agli occhi quei 19 anni passati a coltivare un’amicizia che pensava sarebbe durata per sempre, un legame che iniziava a diventare altro nel suo cuore. I suoi sentimenti non avrebbero mai visto la luce, ma sarebbero caduti nell’oblio, morti con lui.

Inesistenti perché mai dichiarati.

Questa era la cosa che più gli faceva orrore.

Gli pareva un terribile spreco di tempo, come se fosse venuto al mondo del tutto inutilmente.

Fino a due giorni prima, non avrebbe mai creduto che sarebbe finita così. Perché?

Cosa era valsa la sua vita di servo fino a quel momento, costantemente al fianco di lei che non si curava più di lui?

Cosa valevano i suoi sentimenti? Nulla.

Non contava che avesse condiviso quasi tutto con lei, più di qualsiasi altra persona, e che l’amasse più della sua stessa vita non era abbastanza. Per lei sarebbe stato un ricordo vago, che non ha lasciato alcun segno di sé nel suo cuore. Gli sembrava assurdo esserle vissuto accanto fino a quell’istante, per morire a 19 anni senza averle mai detto che l’amava.

Dio, non era giusto!

 

Mentre André indugiava sull’inutilità della sua vita, le porte della sala si spalancarono all’improvviso; Oscar entrò trafelata e decisa e avanzò al centro dell’ambiente, con passo sicuro e marziale, tra la piccola folla dei cortigiani curiosi. Si portò davanti al re e si inginocchiò al suo cospetto, prima di iniziare a perorare la sua causa: la salvezza del suo amico più caro.

E mentre Oscar osava sfidare il Re, dopo averlo pregato, supplicato di perdonare André, arrivando a sacrificare sé stessa per salvare lui, egli rimaneva stupefatto e sconvolto di fronte al coraggio incosciente che gli stava dimostrando la sua amica.

“Se voi, Maestà, volete la morte di André, allora, io ho il dovere di difenderlo; è il mio attendente e la colpa di ciò che ha fatto ricade su di me. Salirò sul patibolo al posto suo!”

Quindi, aveva estratto la spada dal fodero per deporla ai piedi del sovrano in segno di sottomissione. Tutti i presenti avevano ascoltato increduli il giovane capitano delle Guardie e molti si chiedevano perché quella strana ragazza volesse mettere a repentaglio la sua vita soltanto per un servo.

Ma Oscar non si era posta domande, non aveva esitato un attimo.

Anche Luigi XV le aveva ascoltate e seppur con una lieve irritazione, adesso era decisamente combattuto; non voleva dimostrarsi debole, ma avrebbe voluto essere clemente.

 

 

Il giovane conte di Fersen, che aveva preso a frequentare Versailles da poco tempo, aveva assistito basito a tutta la scena, ed era rimasto impressionato dalle parole e dal coraggio dimostrato da Oscar; ne ammirava il forte temperamento, la lealtà orgogliosa di chi sa di essere nel giusto ed è pronto a sfidare le regole per questo.

Sentiva di avere delle affinità con quel giovane ufficiale che appariva a prima vista stranamente riservato e scostante; in realtà, avrebbe voluto poter avere il privilegio di una simile amicizia.

Sull’onda di tanta determinazione e nobiltà d’animo, decise di farsi avanti per cercare di salvare la vita a quel povero giovane sfortunato. Sperava così di riuscire ad ammorbidire l’ostilità che il giovane capitano gli aveva sempre dimostrato, fin dal loro primo incontro a Parigi, la sera fatale che aveva conosciuto Maria Antonietta.

Il suo gesto suscitò non poco clamore.

Si fece avanti e chiese di poter esporre la sua supplica al sovrano.

“Maestà vi sarei grato se voleste accogliere la mia richiesta. Se André deve morire, io sono pronto ad essere giustiziato insieme a lui.”

Andrè che già era rimasto esterrefatto dall’azione di Oscar, restò ancor più sorpreso dallo slancio del conte. E ancor più, Oscar restò colpita dalle sue parole, ma in cuor suo le accolse con speranza.

Due voci erano meglio di una, in un simile frangente.

Era un gesto nobile quello del conte, e lei lo aveva sempre giudicato male: null’altro che un signorotto arrogante in cerca di favori e lustro alla corte francese.

Gli era grata, ma le venne spontaneo chiedersi che cosa il conte dovesse dimostrare: per lui André non rappresenta nulla, ma per lei era diverso.

Era il suo migliore amico, o forse, era molto più di questo.

Se ne rendeva conto solo ora.

 

Se fosse morto…

Non sapeva pensare la sua vita senza di lui.

Non aveva mai pensato di poterlo perdere e invece, bastava il capriccio di un sovrano a portarglielo via.

 

Se il Re mi concederà questa grazia, giuro che imparerò ad ascoltare ciò che sento davvero.

 

Mentre la mente di Oscar vagava inquieta in questi pensieri, la principessa Maria Antonietta arrivò precipitosamente nella sala e si gettò ai piedi del sovrano, afferrando un lembo della sua veste. Chiese che André venisse risparmiato, appellandosi alla magnanimità del sovrano; nessuno doveva salire sul patibolo a causa del suo capriccio. Finalmente, davanti alle suppliche della principessa, Luigi XV cedette e concesse il suo perdono.

“D’accordo, se questo può far felice la principessa Maria Antonietta, nessuno sarà punito. – Poi il sovrano posò il suo sguardo sull’ attendente. – André, devi essere orgoglioso di avere un così buon padrone.”

“Certo, vi ringrazio, Maestà…” rispose il giovane, che non si curava di trattenere le lacrime di sollievo che scendevano bagnandogli il viso sconvolto. Sollievo che lo abbandonò subito dopo, quando vide Oscar crollare a terra esanime, mentre un fiotto abbondante di sangue macchiava la manica della sua divisa candida.

 

 

Oscar fu portata a casa dove il medico poté visitarla e curarle le ferite, ma disse anche che avendo perduto molto sangue, rischiava di non superare la notte. Fu in questo frangente che il conte di Fersen, con una gaffe clamorosa, pretendendo di restare nella camera di lei durante la medicazione, scoprì con sorpresa la vera identità di Oscar.

Ci pensò la governante scandalizzata, a cacciarlo in malo modo. Tentò di scusarsi e si giustificò di fronte ad André, che molto velocemente gli spiegò che Oscar aveva ricevuto fin dalla nascita un’educazione maschile.

“Sono davvero impressionato; io non sapevo, non avevo capito che Oscar fosse in realtà una donna…” disse sentendosi anche un po’ idiota e forse inadeguato; non si capacitava di come gli fosse sfuggita l’evidenza di una figura delicata e troppo sottile per appartenere ad un uomo.

Si interrogava meravigliato su quanto coraggio potesse avere quella fanciulla allevata come un soldato; quanto ne avesse di fatto più di lui.

Lo sorpresero ancora di più le parole di André.

“No conte di Fersen, adesso Oscar è un uomo… e resterà per sempre un uomo se vivrà!” urlò il ragazzo in preda all’angoscia, prima di scappare verso le scuderie.

 

La situazione era veramente drammatica e sembrava che non ci fossero speranze; il capitano aveva perduto troppo sangue e si era intervenuti con eccessivo ritardo.

Il generale Jarjayes rientrò velocemente da Versailles, per essere vicino a suo figlio che lottava tra la vita e la morte. Il padre era orgoglioso del coraggio dimostrato da Oscar, ma anche molto preoccupato.

“Il Signore ti salverà.”

Diceva trattenendo tra le sue la mano inerte della figlia, mentre gli occhi severi si riempivano di lacrime.

André suo malgrado, si sentiva in colpa e si vergognava per aver dubitato della sua amica che era stata pronta a dare la sua vita per lui.

Insieme alla nonna, che aveva recitato il santo rosario per gran parte della notte, finché non era stata vinta dal sonno, il nipote vegliò al capezzale della ragazza fino all’alba, pregando che lei si svegliasse, mentre il timore di perderla per sempre lo tormentava senza requie.

Lei era stata pronta a sacrificarsi per un servo.

Lei, una nobile, figlia di un generale, destinata ad una brillante carriera.

Il peso della differenze per lei non aveva mai avuto valore, adesso André lo sapeva con assoluta certezza.

E improvvisamente, guardando il suo viso pallido sul cuscino, capì che non era mai cambiata: lei era la stessa persona di quando giocavano insieme da bambini e non sarebbe mai stata diversa.

 

Resterai sempre la persona meravigliosa, coraggiosa e un po’ incosciente che sei, la ragazza che io amo.

Sì, Oscar… io ti amo. Se tu potessi sentirmi, adesso… 

Ma ti giuro, non farò nulla che possa turbare la nostra intesa perfetta.

Saremo sempre buoni amici e crederò che la nostra amicizia possa durare per sempre e mi basterà questo per andare avanti. Me lo farò bastare.

Ma ti prego svegliati, non abbandonarmi, non avrebbe senso per me sopravviverti.

 

 

Andrè, vinto dal sonno, si era addormentato al suo capezzale, piegando la testa contro il letto.

Era stata una notte di veglia angosciosa per tutti, poi finalmente, la mattina seguente Oscar si era svegliata e il primo sorriso che aveva incontrato era stato quello di André.

“Oscar sei salva! Hai corso un grosso rischio, ma ora il peggio è passato.”

Il sole del mattino entrava allegro dai vetri della finestra e illuminava la stanza.

“Lo sai, stavo sognando di noi due bambini e tu mi chiamavi con voce molto triste…”

“Davvero Oscar?” chiese, con la voce incrinata di commozione, mentre il dottore insieme ad altre persone della casa entravano per controllare le condizioni della paziente.

 

Sì Oscar, ero io che ti chiamavo; ti chiedevo di tornare da me e tu sei tornata. Forse lo hai fatto per me? Potrebbe il mio amore per te, essere tanto forte da strapparti alle braccia della morte?

 

Fersen era tornato presto quella mattina per avere notizie di madamigella Oscar. Saputo che la ragazza si era ripresa bene, si permise di unirsi a lei nel prendere in giro il povero André, che era troppo turbato dalla gioia di saperla fuori pericolo per ribattere alle loro parole di scherno.

“Anche tu André ti sei preoccupato per me? Tu puoi dire di essere stato davvero fortunato, hai evitato la morte pur avendo messo a repentaglio la vita della principessa!”

Sia Oscar che il conte ridevano allegramente, senza troppo curarsi del turbamento del giovane attendente, che si sforzava di dominare la profonda emozione che lo assaliva.

Ma quando Oscar fu nuovamente sola nella sua stanza, il pensiero correva veloce a quanto era accaduto e alla preoccupazione che, lei sapeva, aveva occupato l’animo del suo amico.

La governante le aveva detto quanto André fosse stato in pena per lei e si vergognava un po’ di averlo trattato con sufficienza e poco rispetto. Si pentì di averlo preso in giro proprio davanti al conte di Fersen, quasi un estraneo per loro.

 

In realtà, anche lei aveva avuto paura e non era abituata ad averne, né a mostrare agli altri le sue debolezze.

Eppure, nonostante tutto, non sapeva neppure dire quanto Andrè fosse importante per lei.

Era così abituata ad averlo al suo fianco, che lo vedeva come fosse un’estensione di sè che nessuno poteva toglierle. Invece, di colpo aveva scoperto che sarebbe bastato poco a ferirla in un modo tale, che la ferita che portava sul braccio in confronto non sarebbe stato nulla.

Fu vero sollievo, forse più forte di tutte le altre volte in cui era accaduto, risvegliarsi e trovarlo al suo fianco e sapere poi, che l’ aveva vegliata tutta la notte.

Per essere tranquilla le bastava averlo accanto. In fondo, era così che andava da sempre.

Ma qualcosa doveva essere cambiato e il suo sentirsi stranamente diversa, lo dimostrava.

 

Tu sarai sempre con me, vero Andrè?

Vieni qui e conferma quanto sto pensando…

 

André come se l’avesse sentita, entrò nella sua camera.

La nonna lo aveva incaricato di portare a Oscar del latte caldo.

La ragazza lo seguì con lo sguardo, mentre avanzava nella stanza e posava il vassoio sul mobile vicino al suo letto.

“Come ti senti Oscar?” le chiese con un sorriso aperto.

“Bene André, non preoccuparti. Sento che potrei già alzarmi dal letto.”

“Non avere troppa fretta Oscar. Ricordi cosa ha detto il dottore? Devi stare a riposo per un po’ o la ferita potrebbe riaprirsi e non guarire bene.”

“Sei peggio di tua nonna André…” protestò. Era tornata la solita Oscar.

“Sarò anche peggio, ma ti proibisco di scendere da quel letto. Se hai bisogno di qualcosa chiedila a me o agli altri domestici.”

Oscar restò vagamente sorpresa dal tono perentorio del ragazzo, ma sentiva la necessità di dover affrontare una questione di vitale importanza, senza ulteriori indugi.

“Se non hai altro da fare, vorrei che tu restassi qui con me, dobbiamo parlare André.”

“Certo Oscar, cosa devi dirmi?”

“In futuro, promettimi di stare più attento; quello che è successo ieri non dovrà accadere mai più.”

Il tono di Oscar era fermo e serio, non stava scherzando.

Si guardarono negli occhi per qualche istante, prima che André le rispondesse.

Si sedette sul letto accanto a lei voltandole le spalle.

“Non hai bisogno di dirlo Oscar; non sai quanto mi dispiace aver messo in pericolo la tua vita per una mia negligenza. Se fossi stato più attento al cavallo della principessa…”

Oscar lo fermò subito perché non era quella la piega che voleva far prendere alla discussione.

“No, no André, non devi sentirti in colpa per ciò che è accaduto. Forse eri un po’ distratto, ma non è stata solo colpa tua… - sospirò e poi proseguì. – André, cerca di capire: cosa sarebbe accaduto se il Re non avesse voluto ascoltarmi? Potevi essere ucciso per uno stupido incidente che poteva essere evitato…”

Oscar parlava con una leggera agitazione intuibile dal movimento un po’ convulso delle mani.

“Davvero io… Io non lo so cosa avrei fatto. Non devi più mettere a rischio la tua vita, promettimelo.”

André restò impressionato; non l’aveva mai vista così in ansia, un lato del suo carattere che raramente  manifestava. Ne fu in un certo qual modo lusingato e felice, ma altrettanto gli fu dolorosamente chiaro quanto si era sbagliato sul loro rapporto.

Si era sentito messo da parte, ma nulla era più lontano dalla verità.

Mestamente chinò il capo prima di risponderle.

“Te lo prometto, in futuro starò più attento, ma anch’io mi sono preoccupato per te. Ho temuto davvero per la tua vita, ero disperato.”

“Lo so; non fai altro che preoccuparti per tutto ciò che mi riguarda. Sei un caro amico André, davvero, ma sei troppo apprensivo nei miei confronti; dovresti rilassarti un po’ di più.”

“Come se fosse facile con te… E poi, questa volta avevo delle valide ragioni.”

Lei prese a sorseggiare la sua tazza di latte caldo, mentre parlava con ironia cercando di stemperare la leggera tensione tra loro.

“Come dice mio padre, io non sono una che muore facilmente… però, quando mi sono svegliata nel mio letto e ti ho visto, lì accanto a me… credo di essermi sentita felice, come se tornassi alla vita, per davvero.”

Disse le ultime parole quasi in un soffio come se avesse timore di farsi sentire, senza sospettare quanto fossero preziose per il cuore di André, che le accolse con gioia segreta ma evidente e profondo stupore. Oscar si accorse della sua ultima reazione e ne fu divertita.

“E tu non mi guardare così, con quell’aria sorpresa e incredula; pensavi davvero che mi fossi scordata di te? Allora non mi conosci.”

Lui incassò il colpo; non ebbe il coraggio di ribattere. Lei proseguì.

“Mi sei sembrato così triste negli ultimi giorni; non è da te, rivoglio il mio amico allegro e gioviale, che mi fa sentire bene.”

Era vero.

Con lui dimenticava di essere dura e inflessibile; se lo trattava male, in realtà lo faceva solo per mascherare l’ondata di tenerezza che assaliva il suo cuore.

E lui in fondo, lo sapeva benissimo che Oscar aveva imparato a soffocare i suoi sentimenti più intimi. Ora, quegli stessi sentimenti avevano trovato un varco e lentamente si stavano facendo strada attraverso le pieghe dell’anima, tornando alla superficie, benché lei tentasse di ignorare quello che le suggeriva il cuore: un bene profondo verso  l’unica persona che potesse ricambiarla col medesimo affetto.

 

Andrè aveva ascoltato le sue parole, ma lei nemmeno immaginava cosa rappresentassero per lui.

Si chiedeva se fosse davvero lei a parlare, e intanto, cercava di non alimentare le sue false speranze.

Non l’aveva mai sentita così vicina come ora; sentiva provenire da lei qualcosa di diverso.

Avvertiva come un’ incrinatura nella scorza dura, una breccia nel suo cuore da cui spirava un soffio di vento più leggero.

Quasi doveva costringersi a pensare di essere l’amico di sempre, e restare con i piedi ben ancorati al suolo, perché se si fosse lasciato trasportare dalle sue fantasie, la caduta dopo sarebbe stata assai dolorosa. La notte prima dell’incidente della Delfina aveva fatto un sogno che al risveglio lo aveva lasciato inquieto; adesso riusciva a interpretare quelle immagini oniriche, il suo schiaffo, le sue parole dure: si era insinuata nei suoi sogni per rimproverarlo di aver dubitato di lei.

 

Vorrei chiederti perdono…

Perdonami amore mio se non ho capito, se non ho compreso il tuo cuore. 

Adesso so la verità e la custodirò gelosamente dentro di me.

 

Per togliere entrambi dall’imbarazzo, André cercò di portare la conversazione su argomenti che fossero meno intimi dei loro sentimenti personali.

“Sai Oscar, la principessa Maria Antonietta ti ha mandato un biglietto dove ti saluta e spera di rivederti al più presto a corte.”

“Mi fa piacere. Sarò sempre grata alla principessa per aver preso le tue difese davanti al Re. Alla prima occasione dovrò ringraziare anche il conte di Fersen. Sai Andrè, lo avevo giudicato male; credevo che fosse un giovane arrivista come tanti che si incontrano a Versailles, invece ieri ha dimostrato di avere dei nobili sentimenti. In fondo, non era tenuto a fare quello che ha fatto.”

“Già, è vero. Chissà cosa lo ha spinto davvero a compiere quel gesto. Forse, viste le vostre precedenti incomprensioni, voleva guadagnarsi la tua fiducia, Oscar… o forse no, e la ragione è un’altra. Lo sai che con lui ci eri quasi riuscita?”

“A cosa alludi? Non capisco…”

“Forse Fersen era l’unico a corte ad aver creduto che tu fossi davvero un uomo; questo potrebbe spiegare in parte la sua condotta…”

“Quale condotta?” chiese Oscar lievemente sorpresa.

“Credendoti un uomo, potrebbe aver tentato di competere con te…”

Nella voce di André c’era la sua consueta nota ironica che ad Oscar era sempre piaciuta molto anche se non lo dava a vedere, e a volte fingeva di esserne infastidita, come quando lui ironizzava sulla sua pretesa di essere un uomo. Si aspettava una risposta seccata della ragazza, ma questa volta lei lo sorprese prendendola sul ridere.

“Davvero? Se fosse così, allora è meno sveglio di quanto pensassi, ma come ha fatto a…”

“Colpa di mia nonna. Ti ha definito la sua "bambina" davanti a lui.”

A questo punto i due giovani scoppiarono entrambi a ridere; andarono avanti così per diverso tempo, assaporando la gioia di stare insieme, di parlare come non facevano più da tanto, da quando gli impegni di Capitano delle Guardie Reali non le lasciavano il tempo di fare altro.

E mentre André parlava, Oscar lo ascoltava con un vago sorriso sulle labbra e intanto pensava a tutto ciò che lui rappresentava per lei.

E si rese conto con sorpresa, che per la prima volta la sua mente prendeva una direzione nuova e ignota, mentre nel suo cuore sentiva crescere una sorta di tenerezza sconosciuta, destinata a trasformarsi in ben altro. Non avrebbe avuto la malizia per intuire che un sentimento come l’amicizia tra un uomo e una donna, spesso è solo il preludio dell’amore.

Si accorgeva all’improvviso di quanto le fosse mancato il tempo spensierato delle loro risate, la complicità, lo stare insieme. Era certamente un amico meraviglioso. Ma non sapeva cosa fosse quella mancanza che avvertiva nel petto e le dava quasi una sorta di malessere irrazionale e inspiegabile. Lui era la sua gioia più bella e importante, ma non sapeva dire perché lo fosse.

Era un pensiero del tutto nuovo per lei.

Sapeva che non avrebbe dovuto averne di pensieri simili, ma improvvisamente erano diventati irrefrenabili; avrebbe dovuto soffocarli ma non ci riusciva.

Non era più sicura di volerlo, perché pensare ai momenti divisi con lui la faceva stare bene. 

Era sempre stata bene con lui, fin da bambina.

La felicità era entrata nella sua vita quando lo aveva conosciuto.

I pensieri turbinavano nella sua testa senza posa e confusamente; erano contraddittori e difficili da dipanare. Il suo stato d’animo oscillava tra alti e bassi che la sballottavano come una barchetta tra le onde; troppo spesso e senza un motivo apparente, alla serenità subentrava quasi una cupa tristezza se provava a immaginare una possibile, ma remota separazione fra loro.

E si spaventava fino quasi farla tremare d’impotenza, se per un momento pensava che una volontà superiore esterna alla sua, potesse liberamente dividerli.

 

Cosa mi succede? Non mi sono mai sentita così… mi sento così confusa… ho bisogno di capire…

 

“Comunque Oscar, volevo dirti che sei stata davvero molto coraggiosa a saltare da un cavallo in corsa per salvare la principessa; sono tutti molto orgogliosi di te. Soprattutto tuo padre”.

“Era mio dovere André, ma tu non sei stato da meno. Hai affrontato l’ira del sovrano con molto coraggio; tanti al tuo posto avrebbero tremato di paura”.

“Cosa potevo fare? Sono solo un servo Oscar…”

Nella voce di André, adesso c’era un velo di amarezza e Oscar ne restò turbata.

“No, no André…- si sporse verso di lui e lo prese per un braccio - tu per me non sei e non sarai mai solo un servo, hai capito? Non dimenticarlo mai. Sei l’amico più caro che ho…”

 

Ti voglio bene André… che sto pensando?

 

Disse le ultime parole con gli occhi bassi e con una foga quasi eccessiva, di cui si sorprese lei per prima. André l’ascoltava commosso; passò qualche minuto prima che le rispondesse.

“Lo so Oscar, l’ho capito. Voglio farti una promessa…”

“Cosa Andrè?”

Andrè si alzò in piedi e si allontanò dal letto dandole le spalle.

“Ti prometto che un giorno, se Dio lo vorrà, io darò la mia vita in cambio della tua, come tu hai fatto per me ieri; è un giuramento solenne Oscar”.

Non avrebbe potuto dire altro, senza farsi travolgere dall’emozione; Oscar gli fu grata per essersi voltato, perché anche per lei adesso il nodo in gola diventava sempre più stretto. Non si era aspettata quelle parole; non riusciva a coglierne il pieno significato, ma ancor meno si spiegava quell’emozione che il suo cuore non riusciva più ad arginare.

Sentiva le lacrime pungerle gli occhi e tentava disperatamente di ricacciarle indietro.

Per fortuna André uscì dalla stanza senza guardarla né aggiungere altro.

Solo quando fu sola si lasciò andare, travolta da una crescente commozione, piangendo silenziosamente, sentendosi inevitabilmente stupida.

 

Ma cosa dici Andrè?

Cosa stai pensando, che cosa ti fa parlare così? Cosa provi per me, Andrè?

Sento che le cose fra noi stanno cambiando. Ma perché adesso? E perché così improvvisamente?

Il mio cuore è in tumulto a causa tua; sono anni che ti conosco e non mi era mai successo prima.

Cosa ci sta succedendo, Andrè? Dimmelo, voglio saperlo.

 

 

 

Continua…

 

 

 

27/3/2012 - Ho deciso di apportare modifiche alla storia, che potranno essere parziali o investire interi capitoli, ancora non lo so. Forse qualcosa andrà perso e qualcosa aggiunto, si vedrà.

Nell’impostazione, questa è una storia un po’ diversa da quelle che scrivo di solito. Ma la tematica mi interessava e poi volevo sviluppare una teoria personale. Mi sono sforzata di evitare il mieloso, ma non so quanto ci sia riuscita. Grazie a chi leggerà e mi dirà che ne pensa.

   
 
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