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Autore: apeirmon    05/01/2018    4 recensioni
I Digiprescelti chiamati a Digiworld da Ofanimon hanno appena trovato il Digispirit animale di Izumi e perso i loro D-Scanner. Prima di ritrovarli, faranno una visita imprevista... sul fondo dell'oceano.
[Storia partecipante al contest Leggende, Luoghi misteriosi e Miti indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autore: Guardando gli anime prevalentemente in giapponese, ho preferito usare i nomi originali e gli onorifici, come ho fatto con la storia a più capitoli su questa serie. Anche l’uso di parole italiane è l’abitudine originale di Izumi.

 

La grande cupola che conservava una lucente sala circolare in marmo bianco era decorata da gemme che mutavano l’immagine donata all’osservatore a seconda della posizione che occupava.

Dieci pilastri, sistemati a pari distanze e circolarmente tra due nicchie sulla parete ciascuno, emettevano una luce argentata che si intensificava e si attenuava regolarmente.

Al centro del pavimento era presente un baratro cilindrico che non poteva essere illuminato neanche dalla concentrata luce della stanza da quanto era lungo.

Eppure, d’improvviso fu invaso da un fascio blu elettrico che raggiunse la cupola e pochi istanti dopo ne fuoriuscì un essere umanoide alto e magro, la cui pelle rilasciava una luce bianca incomparabilmente più forte di quella rilasciata dai pilastri. Ciononostante, la sua figura risultava nitida, comprese le mani che aveva al termine delle gambe e gli occhi completamente celesti privi di cornee o pupille. I capelli aurei dell’essere ondeggiavano totalmente immuni alla gravità.

Questa tornò a esercitarsi sul resto del suo corpo non appena fu uscito dal fascio di luce.

“Oggi, la mia prigione cesserà finalmente di esistere e tornerò a riprendere il controllo del mio pianeta. È divertente che sarà proprio il tuo potere a permettermelo, AncientMermaimon.”

 

Il Settore delle Fosse Oceaniche nel mondo digitale era quasi completamente calmo quel giorno, permettendo a una zattera di avanzare senza pericolo per i suoi sette passeggeri.

Tra questi c’erano due Digimon bipedi di circa mezzo metro di statura, uno prevalentemente bianco con una panciera rosa in vita, che teneva un grosso uovo grigio con due ali dorate stilizzate ai lati di un cerchio e un triangolo, e l’altro giallo, con lunghe orecchie e larghi pantaloni rossi.

Insieme a loro navigavano quattro ragazzini e una ragazzina.

- Il vento sta calando di nuovo. - comunicò agli altri un undicenne castano con degli occhialoni da pilota su un berretto verde oliva, come i suoi pantaloncini. - Di questo passo non arriveremo mai.

- Non serve a niente lamentarsi. - gli fece notare un suo coetaneo con lunghi capelli mori raccolti in una coda e in una bandana blu come la sua giacca. - Finché non riprenderemo i nostri D-Scanner, possiamo solo aspettare.

- Ehi, Kouji, che problema hai se mi va di dirlo? Almeno non rimango muto come te.

- Andiamo, non mettetevi a litigare pure qui. - li esortò un bambino più piccolo di loro di due anni, anch’egli castano vestito con maglietta bianca, pantaloni e un basco scozzese gialli.

La ragazzina dai lunghi capelli biondi sospirò: - Ho capito: sarò io a spingere la barca.

- No, Izumi-chan! Non devi affaticarti! - le raccomandò un tarchiato dodicenne con disordinati, seppur corti, capelli castani vestito in una tuta celeste con tasche gialle.

- Junpei-han ha ragione. - ribadì il Digimon bianco. - Izumi-han è l’unica a poter digievolvere, nel caso ci attaccassero, e deve risparmiare le energie il più possibile.

- Ma se continuiamo di questo passo, moriremo di fame prima di arrivare. - lo contrariò l’altro Digimon. I sette abbassarono il capo rassegnati.

Il Settore delle Fosse Oceaniche nel mondo digitale era quasi completamente calmo quel giorno.

Fino ad allora.

Improvvisamente, le onde iniziarono a trascinare la zattera, sorprendendo il piccolo gruppo.

- Che succede? - chiese il ragazzo chiamato Junpei.

Il Digimon bianco si aggrappò al basso albero maestro con una mano, tenendo l’uovo con l’altra.

- Guardate! - gridò il più piccolo dei ragazzi indicando la distesa d’acqua.

Si stavano dirigendo verso un grosso mulinello che minacciava di farli annegare.

- Izumi! Porta via Bokomon e Neamon, sbrigati! - urlò il ragazzo con gli occhialoni.

- No, Takuya. Non posso abbandonarvi!

- Siamo troppo pesanti per te. Dovete andarvene! - insistette Kouji. Ma era troppo tardi.

La zattera si rovesciò, facendoli finire nelle spire più interne del vortice, che in tre secondi li immersero metri sotto il livello del mare.

 

Quando Takuya aprì di nuovo gli occhi, notò un soffitto rosato decorato da sfere brillanti d’argento. Mettendosi a sedere, poté appurare che anche le pareti erano ornate allo stesso modo.

- Si è svegliato! - gridò la voce del Digimon giallo nelle vicinanze.

Il ragazzo si voltò a sinistra e lo vide in un corridoio illuminato dalle strane sfere.

- Neamon… Dove siamo? - pronunciò mentre si alzava.

- Sembra una specie di corridoio.

Takuya alzò gli occhi al soffitto: - Questo lo avevo capito. Ma che corridoio?

- Da quella parte c’è un vicolo cieco con l’oceano al posto del soffitto. - descrisse Izumi comparendo, soliti cappello, gonna e giacchetta lavanda sopra la maglietta a righe bianche e blu, dietro Neamon e indicando davanti a sé.

- Izumi! Sei salva anche… Come “al posto del soffitto”?

- Non lo so. È come se un campo magnetico tenesse l’acqua in alto. Credo che siamo arrivati da lì.

- E gli altri? Dove sono?

- Non sono con noi. - rispose il Digimon. La preoccupazione pervase il viso di Takuya.

- Non possiamo dire se si sono salvati o no. - si affrettò a dire la ragazzina. - Stavo andando verso quella parte per esplorare.

- Hai ragione. Prima capiamo dove siamo finiti. - Si fermò per qualche secondo a guardare l’amica. - Be’, sono contento di sapere almeno che tu sei salva.

Lei abbassò lo sguardo e disse la prima parola in italiano: - Grazie. Anche a me fa piacere che sei arrivato qui con me.

I tre avanzarono nel corridoio, di cui Takuya non poté fare a meno di toccare le sfere luminose.

- Sono calde. - comunicò agli altri.

- Sì, me ne sono accorta prima. Devono funzionare con una specie di elettricità.

Dopo qualche decina di metri, si trovarono sul fondo di un tunnel verticale.

- Adesso credo proprio che siamo obbligati a usare i tuoi Digispirit. Ce la fai a portarmi fin lassù?

Izumi prese il suo D-Scanner, un congegno simile a un cellulare, e sorrise: - Lascia fare a me.

- Digievoluzione Spirit! - Il corpo della bionda si illuminò e aumentò leggermente di statura, prima di tornare opaco con varie modifiche. - Fairymon!

La nuova figura femminile teneva lunghi capelli viola, tra due ali da farfalla trasparenti. Il suo costume lilla comprendeva stivali che superavano il ginocchio parzialmente verdi, guanti, mutande e reggiseno. Gli occhi erano coperti da una barra grigia fissata alle orecchie.

Fairymon cinse in vita Takuya con le mani, che a sua volta teneva Neamon in braccio.

- Cerca di non poggiarti troppo. - disse il ragazzo arrossendo.

I tre cominciarono a risalire il pozzo levitando lentamente, finché non fu visibile un breve corridoio simile a quello sottostante che terminava in uno spazio aperto.

Fairymon posò gli amici e si avvicinò all’uscita, fino a poter vedere cosa c’era oltre.

L’immenso luogo in cui si trovavano aveva strade bianche che si incrociavano e costeggiavano scalinate in oro conducenti a strade inferiori. Vari edifici ai lati delle vie erano sospesi sopra altri anche senza toccarli, o su piazze e aiuole. A qualche isolato di distanza si trovava un immenso pilastro che irradiava la stessa luce argentea delle sfere lungo il corridoio.

- Ma che posto è questo!? - si lasciò invadere dallo stupore Takuya.

- Guardate in alto! - esclamò Fairymon.

Tutto il complesso urbano era sovrastato da una gigantesca volta energetica che lo separava dall’immensità dell’oceano.

- E adesso come torniamo in superficie?! - si preoccupò il ragazzo.

- Vado a dare un’occhiata dall’alto per capire se c’è un’uscita. - Fairymon si alzò in volo e oltrepassò una serie di edifici a struttura poliedrica. Dopo una breve panoramica si voltò indietro.

- Avvicinatevi! Ho trovato gli altri!

 

I due gruppi si rincontrarono in una piazza all’angolo tra due strade.

- Pensavamo che non vi avremmo più rivisto! - gridò il più piccolo correndo incontro a Takuya.

- Non dirlo nemmeno, Tomoki. Abbiamo un viaggio da fare tutti assieme e non esiste che qualcuno continui senza gli altri. - gli rispose lui abbracciandolo.

Fairymon atterrò e riprese le sembianze di Izumi.

- Izumi-chan! Mi sei mancata tantissimo! - corse ad abbracciarla Junpei.

Lei si scansò, lasciandolo proseguire oltre: - Non esagerare. È passato solo qualche minuto.

Kouji guardò verso una galleria scavata sul fianco di una scalinata.

- Noi ci siamo risvegliati in quel tunnel. Anche la zattera è lì dentro.

- Avete visto tutti quella colonna che brilla d’argento? - domandò Tomoki.

- Sì. Questo posto dev’essere alimentato tutto con la stessa energia. - gli rispose Takuya. - Bokomon, sai dove ci troviamo?

Il Digimon bianco estrasse un grosso libro verde su cui erano narrate le antiche informazioni e leggende del mondo digitale dal lato della panciera e lo sfogliò.

- Stavo controllando, ma non ho trovato un luogo come questo da nessuna parte.

- Almeno possiamo bere, finalmente. - Junpei aveva indicato una fontana a muro in un angolo della piazza, provvista di arcate e di piccoli tronchi di piramide che sembravano fatti di gelatina.

- Meraviglia! - gioì Izumi in italiano. - Avevo proprio sete!

Tutti e sette corsero a quel bacile bianco come la gran parte dei dintorni. Quando furono abbastanza vicini, però, si accorsero che era pieno di un liquido violaceo, con solo una lieve trasparenza.

- Ma che roba è? - inorridì Takuya.

- Voglio vederla anch’io! Mettetemi su. - richiese Bokomon. Kouji lo accontentò e lui ricominciò a sfogliare il suo libro. - Non mi sembra di aver mai trovato questa sostanza.

- Fate vedere anche me. - Neamon si arrampicò sui pantaloni grigi di Kouji e poi sulla sua maglietta gialla, provocandogli una risata. Bokomon venne scosso e il suo libro finì nel contenitore.

- Guarda cos’hai combinato, Stupidmon! - Bokomon tirò come sua consuetudine l’elastico dei pantaloni di Neamon e glielo sbatté sul fianco. Junpei, intanto, afferrò il tomo dalla rilegatura rimasta fuori dal liquido e lo estrasse. - E adesso come rimedio?!

- Non preoccupatevi. Non è tossico.

Il gruppo si voltò di scatto verso l’origine della nuova voce. Essa apparteneva a un uomo sulla trentina alto con corti capelli neri e un paio di occhiali. Indossava una maglia di lana verde e pantaloni in velluto nero. Tra le braccia teneva un gatto dal pelo arancione e bianco.

- Un… Un essere umano?! - esclamarono in coro Junpei e Takuya.

- Di che vi sorprendete? Voi siete cinque e siete qui. Piuttosto, cosa sono quelle curiose creature che stanno con voi?

- Questi sono i nostri amici Bokomon e Neamon. - rispose Tomoki.

- Non siamo curiose creature. Siamo Digimon! - si offese Bokomon.

- Digimon, eh? Molto interessanti. Vi stavo osservando da quando siete arrivati. Mi chiamo Tanaka Natsuya e sono un ricercatore di spazi pluridimensionali. Studio altre dimensioni.

I ragazzi rimasero a bocca aperta.

- Avevo letto qualcosa di simile, ma non credevo che foste così avanti. - disse Junpei.

- In effetti, l’esperimento che mi ha portato qui è stato un completo disastro. Avrei dovuto trasportare in un altro mondo solo qualche atomo, ma ci siamo finiti io e Chiisatora. - disse Natsuya alludendo all’animale domestico.

- Da quanto tempo siete qui? - domandò Kouji.

- Credo qualche mese, ma non posso dirlo con certezza, visto che qui non c’è il Sole.

- In realtà c’è, ma è sopra quella distesa d’acqua. - gli disse Izumi.

- Signor Tanaka, se lei è qui da mesi, saprà dove possiamo trovare da mangiare. - azzardò Tomoki.

- Certo, seguitemi. C’è un edificio che uso come casa.

 

Junpei si sedette sul pouf simile a gelatina accanto a quello di Kouji, attorno a un piano di quarzo in sospensione. Tomoki accarezzava in grembo Chiisatora, mentre Natsuya frugava in una specie di baule con coperchio a fisarmonica. Takuya si era tolto la giacca rossa e la stava per appendere al braccio di un attaccapanni radiante luce argentea, quando Natsuya si alzò di scatto, impallidendo.

- Fermati! Allontanati dall’appendiabiti!

Takuya fece un passo indietro, allibito: - Perché?

- In quella giacca può esserci dell’elettricità statica e se la fai interagire con quell’energia provocherai un’esplosione.

Il ragazzo si sedette all’istante.

- Come fa a sapere cosa succederà? - si interessò Kouji.

- Quando sono arrivato avevo una torcia elettrica, ma quando è rotolata in uno dei tunnel qui vicino, ha toccato una di quelle lampadine sul muro e l’ha fatto crollare. Ma ora tenete.

Lo scienziato porse ai ragazzi, uno per uno, dei cubetti colorati.

- Ci sono solo questi da mangiare? - si stupì Izumi.

- Sono piccoli, ma hanno nutrimento sufficiente per due giornate. In più, potete decidere voi che sapore hanno. Pensate a un cibo e vi sembrerà di mangiarlo.

Tomoki mise subito in bocca il suo cubetto: - Incredibile! Sa di cioccolato.

- Proprio come la bistecca che ho immaginato! - disse Junpei.

- Bono! - fu il commento in romanesco di Izumi. - Com’è possibile?

- Credo che stimolino le papille gustative che avete attivato pensando al cibo. - rispose Natsuya.

- Possiamo averne una anche noi? - richiese Neamon.

- Non so che effetto abbia sui Digimon, ma se avete fame tenete. - Ne porse una a ciascuno.

- È vero! Adesso non ho più fame. - constatò Takuya.

- Da quanto tempo viaggiate per cercare questi “Digispirit”? - domandò il fisico.

- Due mesi circa. - disse Tomoki continuando a coccolare il gatto. - Però adesso dei Toucanmon ce li hanno rubati e Izumi è l’unica ad avere ancora i suoi.

- Immagino che sarete stanchi di dormire all’aperto. Qui accanto c’è una stanza riscaldata con cinque letti in cui potrete riposare, se vi va.

- Dice davvero!?! Molto gentile da parte sua. - ringraziò Takuya.

- Be’, dopotutto, questa casa non è mia. Venite con me.

Chiisatora scese a terra, mentre il suo padrone si avvicinava a una parete. Quando toccò un punto con le dita, il marmo attorno si compresse, lasciando un passaggio circolare.

Nella stanza al suo interno si trovavano cinque piccole distese della sostanza che componeva gli sgabelli su cui erano seduti poco prima.

Neamon salì subito su una di esse: - È come sdraiarsi sull’aria.

- Però io non ho per niente sonno. - comunicò Izumi.

- Allora puoi aiutarmi a esplorare gli ultimi posti che non ho visto per capire se c’è un’uscita.

La ragazza annuì allo scienziato.

 

Neamon si affacciò nella stanza in cui aveva mangiato: - Bokomon, tu non vieni a dormire?

- Non ancora. Stavo mettendo il mio libro ad asciugare, e ho notato alcune pagine che non avevo mai visto. Devono essere apparse dopo che quel liquido le ha bagnate.

- Davvero? E cosa c’è scritto?

- Racconta che prima della malvagità di Lucemon, apparve una città bianca che funzionava con energia argentata. Assieme ad essa, comparvero anche un essere simile a un umano che emetteva una luce accecante dal suo corpo e un essere simile a una belva che scioglie quello che morde. Cercarono di acquisire i Digicodici dei Trailmon per ottenere il loro potere di andare in un altro mondo, ma uno dei Dieci Leggendari Guerrieri, AncientMarmaimon, li imprigionò nella loro città con una barriera e la fece sprofondare nell’oceano.

- Aspetta… Ma di che città sta parlando?

Prima che Bokomon si infuriasse, la parete che li separava dai ragazzi si richiuse.

 

Izumi e Natsuya erano davanti a un’alta torre che terminava con una grande sfera su cui erano rappresentati, tutto intorno, gli elementi dei Dieci Leggendari Guerrieri.

- Ehi, ma quelli sono i simboli dei Digispirit! - ricordò la ragazza.

- Davvero? Allora può essere un luogo importante. - ipotizzò l’uomo varcando l’arco d’ingresso.

L’interno era una stanza cilindrica altissima e completamente vuota.

- Io potrei volare fin lassù, se digievolvo, ma non credo di riuscire a portare anche lei.

- Non preoccuparti. Conosco un trucchetto che ci farà arrivare in cima.

Natsuya si avvicinò a delle gemme argentate sulla parete e le toccò in un certo ordine. Subito, lui e Izumi salirono sospesi nell’aria e immersi in un fascio blu elettrico.

- Come faceva a sapere il modo per salire? - chiese lei.

- Semplice: l’ho imparato decine di millenni fa.

La ragazza fece un’espressione spaventata: - Millenni?

- Esatto, quando ancora potevo spostare me e chi mi era attorno in altre dimensioni.

I due vennero posati in una stanza circolare attorniata da nicchie e pilastri e con al centro il tunnel da cui erano entrati.

- Ma gli altri abitanti di Atlantide erano preoccupati perché stavo ottenendo sempre più potere, quindi trovarono il modo di spedirmi in questa dimensione, dopo avermi tolto la capacità di uscirne.

- Questa città… era parte di Atlantide?!

- Sì, la città che governavo: Delgeb. Hanno voluto esiliare anche essa perché nessuno voleva più viverci. Quando ho esplorato questo mondo per cercare di tornare sulla Terra, un Digimon mi ha imprigionato qui e mi ha relegato nei fondali di Digiworld. Per fortuna ho ancora molti poteri e ho avvertito che due Digispirit erano qui sopra.

- Quindi hai generato tu quel mulinello!

- Già. È stato facile leggervi la mente per prendere informazioni con cui ingannarvi. E ora, il potere di quei Digispirit mi libererà.

L’uomo cambiò improvvisamente aspetto, ottenendo capelli dorati e una pelle abbagliante.

- Tu non... non sei umano! - disse senza fiato Izumi mentre si riparava il viso.

- Mi disgusterebbe avere anche solo minimamente a che fare con una razza così impura. E dire che i miei connazionali avevano intenzione di incrociarsi con loro. Io sono il magnifico Tepkeh!

- Non riuscirai a prendermi i Digispirit!

- Digievoluzione Spirit! - Questa volta, Izumi si tramutò in una donna con ali piumate di marrone sulla schiena, mentre altre due sulla sua testa erano bianche. Il costume era sempre viola, ma al posto di guanti e stivali c’erano filamenti che arrivavano ai tre artigli per arto. Infine, la sua bocca era coperta da un bavaglio bianco. - Shutsumon!

- Tornado Roteante – La nuova forma di Izumi mosse le braccia per lanciare un vortice di lame energetiche rosa per tutta la stanza. Però queste deviarono non appena si avvicinarono a Tepkeh.

Shutsumon venne lanciata all’indietro e cadde in una nicchia.

- Perché non riesco a muovermi? - mormorò mentre cercava di alzare il busto.

- Tutto merito del veleno che ho messo nel tuo cibo. Inizialmente rende molto attivi, ma bastano venti minuti per perdere la mobilità muscolare volontaria… e poi anche quella involontaria. Ma avrò tutto il tempo di finire un rituale per unire i poteri dei Digispirit che i tuoi attireranno in questa torre costruita appositamente. È stato soddisfacente condividere il mio piano con te, ma adesso ho poco tempo… cioè: tu ne hai poco.

Tepkeh ridiscese la torre con i capelli che vorticavano per l’eccitazione.

 

- Takuya-han! Junpei-han! Mi sentite!? Kouji-han!

- Bokomon, sono qui! Non riesco ad aprire la porta. - rispose la voce di Junpei.

- Tanaka ci avrebbe dovuto dire come fare. Non credevo che si chiudesse. - disse quella di Kouji.

- Ascoltate: ho scoperto che due esseri sono stati confinati qui da uno dei Dieci Leggendari Guerrieri perché stavano creando danni a Digiworld. Penso che siano quello scienziato e il suo gatto in un’altra forma.

Ci fu qualche secondo di silenzio.

- Izumi! È andata con lui! - gridò Takuya. - Bokomon, riesci a toccare la parete per aprirla?

- Neamon sta provando a spostare qualcosa, ma è tutto troppo basso o troppo pesante.

Il Digimon giallo rimbalzava continuamente contro uno dei pouf.

- L’appendiabiti! - ricordò Kouji. - Se riuscite a farlo esplodere vicino alla parete potremo uscire.

- Ma come? Non c’è niente di elettrico qui. E poi non sappiamo se ci ha detto la verità. - gli fece notare Tomoki.

- Era troppo preoccupato per mentire. - disse Takuya.

- L’unica speranza è l’elettricità statica. - concluse Junpei. - Bokomon, quando avrete messo l’appendiabiti vicino al muro, strofina la tua panciera sui pantaloni di Neamon e lanciacela sopra.

- Cosa?! E come faccio poi a tenere il mio libro e l’uovo di Seraphimon?

- Per favore, Bokomon. È l’unico modo. - lo pregò Tomoki.

Il Digimon bianco serrò gli occhi contrariato per qualche secondo.

- E va bene! Neamon, arrampichiamoci su quell’appendiabiti!

I due Digimon salirono sul pezzo d’arredamento e lo fecero oscillare finché non cadde contro la parete che li divideva dai loro amici. Dopodiché, si allontanarono e Bokomon si tolse la panciera per sfregarla con ira sui pantaloni del compagno di viaggio. Dopo averlo colpito nuovamente con l’elastico, tese l’indumento rosa con le mani.

- Allontanatevi! Sto per tirare! Addio, adorata panciera. Mi mancherai.

L’oggetto caricato elettricamente sfrecciò contro il muro e scivolò verso l’appendiabiti. I due Digimon si buttarono dietro il contenitore del cibo per ripararsi.

Ma non ci fu nulla da cui ripararsi.

La luce argentea si condensò in corpuscoli che rimbalzarono per tutta la stanza. Quando toccarono il muro, la stanza dov’erano rinchiusi i ragazzi si aprì, permettendo loro di guardare quelle luci uscire dall’edificio. Lentamente, si avvicinarono a Neamon e Bokomon.

- Ma non è esploso. - commentò Tomoki.

- Non importa! Adesso dobbiamo trovare Izumi! - decretò Takuya correndo fuori.

Junpei lo seguì: - Dove saranno andati? Questo posto è immenso.

Kouji sgranò gli occhi: - Ho il sospetto che sarà più facile del previsto.

Indicò una torre su cui splendevano vividamente i simboli già comparsi nei loro D-Scanner.

 

Tepkeh entrò in una specie di cattedrale, con in fondo un altare cilindrico su cui ruotavano tubi incrociati. Accanto, un grosso felide bianco, glabro e con uno spesso sistema circolatorio a tratti fuori dalla pelle, spostava dei piccoli anelli attorno all’altare con le cinque code.

“Continuo io. Tu sciogli quegli umani per prenderne la frequenza dimensionale. Ci permetteranno di risalire il passaggio verso la Terra quando torneremo in superficie.”

 

- E ora come facciamo a salire? - fu la reazione di Junpei alla cavità della torre.

- Izumi! Sei lassù? Se mi senti, non fidarti di Tanaka! - urlò Kouji.

- Sembra che non ci sia nessuno. Forse l’ha portata da un’altra parte. - ipotizzò Tomoki.

- No! Lo sento che è qui! - ribatté Takuya. - Izumi!

- Ci sono delle pietre preziose attaccate al muro. - notò Neamon.

L’occhio di Bokomon ebbe un tic nervoso: - Ti sembra il mo… Aspetta un secondo… Sono disposte nello stesso modo di un disegno del libro. - Il Digimon ne sfogliò le pagine. - Trovato! Dice che per attivare l’antigravità bisogna toccarle in questa sequenza.

- Dammi qua! - Takuya strappò di mano il libro verde a Bokomon e corse verso le gemme sul muro. Dopo averle toccate undici volte, un fascio di luce fece levitare tutti e sette.

Quando emersero, videro che le nicchie ai bordi della stanza ospitavano due Digispirit, in forma di piccole statue, ciascuna.

- Come fanno a essere fuori dai no… - cominciò Tomoki, ma venne interrotto da un grido.

- Izumi-chan!!! - Junpei era corso verso una nicchia in cui due Digispirit erano sospesi sopra un corpo, subito seguito dagli amici.

- Izumi!

- Izumi!

- Izumi-han!

- Izumi-san!

La ragazza era stesa supina con gli occhi chiusi, estremamente rigida.

- Cosa ti ha fatto? - sperò in una risposta Takuya.

- Dev’essere stato quel cibo che le ha dato. - dedusse Kouji.

- Ma perché non darlo a tutti? Sarebbe stato più facile portarla qui. - considerò Tomoki.

- Sui muri ci sono segni di lame come quelle di Shutsumon. - osservò Bokomon, - Credo che volesse farla digievolvere qui.

- Non c’è tempo per questo! - disse Takuya con voce ferma. - Riuscite a usare i Digispirit?

Junpei allungò il braccio verso una delle statuette e poco dopo si trasformò in un Digimon blu e giallo bipede, ma con il corno da scarabeo.

- Sì, funziona. Anche senza il D-Scanner.

- Io non riesco a prendere il Digispirit animale del Ghiaccio. - dichiarò Tomoki attraversando una delle statuette con il braccio.

- Senza D-Scanner potete usare solo i Digispirit che vi conoscono. - proclamò Bokomon.

Tomoki spostò la mano sull’altra statuetta nella stessa nicchia e prese l’aspetto di un cucciolo di orso polare, anch’egli bipede, munito di una mitragliatrice verde.

- Prendete tutti i Digispirit che potete e andate a sconfiggere quel mostro. - ordinò Takuya.

- Subito. Andiamo Chakmon. - disse la nuova forma di Junpei assorbendo la statuetta che aveva affianco e prendendo in braccio il Digimon simile a un orsacchiotto. Non ebbe problemi a planare per la torre.

- Tu che farai? - chiese Kouji prima di prendere il suo Digispirit.

- Io e Bokomon cercheremo un modo di curare Izumi. Poi vi raggiungerò immediatamente.

Mentre il Digimon bianco cercava nel libro, Kouji assunse l’aspetto di un uomo con armatura azzurra e bianca e maschera da lupo, dotato di due spade luminose celesti.

Assorbito l’altro Digispirit, il Digimon cominciò a saltare da una parete all’altra del baratro per raggiungere i suoi compagni.

 

La belva simile a una tigre si precipitò nella sala dell’altare. Tepkeh la guardò e smise di compiere gesti complicati con le braccia. “Come possono essere scappati? Ma certo. Ho sbagliato a parlare degli effetti dell’elettricità sull’energia vuzmi.”

Le mani inferiori dell’atlantideo si staccarono di tre centimetri dalla piattaforma e lui si librò in aria fino all’uscita, seguito dal suo animale. Voltandosi verso la torre, vide arrivare tre Digimon.

- Quelli devono essere i loro veri aspetti. - disse il Digimon lupesco.

- Perché, Wolfmon, tu riesci a vederli? - si stupì quello simile a un insetto. - Quella luce è accecante.

- Dev’essere perché la Luce è il mio elemento. Voi occupatevi dell’altro.

- Quale altro? - chiese Chakmon socchiudendo gli occhi.

- Non importa. Li separo io. Globo Luminoso – Dal laser sull’avambraccio di Wolfmon emerse una sfera di luce bianca che esplose su Tepkeh. Questo rimase impassibile, ma il suo bagliore si attenuò.

- Non avevo mai sperimentato gli effetti della Luce di questo mondo sulla mia. Ma sarà l’ultima volta. Separali dai Digispirit!

La bestia bianca si lanciò all’attacco verso i due Digimon in volo.

- Blitzmon, cosa fai?! Spostati! - gridò Chakmon.

- Non riesco a muovermi.

- Wolfmon slidedigievolve… - La forma alternativa di Kouji si trasformò in un lupo meccanico bianco con piccole ruote dietro le zampe e due lame che sporgevano ai lati del dorso. - Garummon!

Il Digimon sfrecciò contro il felide, facendolo cadere dalla strada.

- Sembra che possa bloccarci con una specie di telecinesi, ma che ci riesca solo con uno di noi. - spiegò Garummon, mentre Tepkeh si avvicinava a loro.

- Io terrò a bada quella tigre. Voi occupatevi di lui. - comunicò Chakmon saltando verso una scalinata d’oro. Dopo averla scesa, si ritrovò di fronte alla belva. - Ti preferivo come micio.

 

Takuya teneva Izumi tra le braccia, fuori dalla nicchia in cui l’aveva trovata.

- Ho letto tutte le pagine appena apparse. - comunicò Bokomon. - Non c’è niente sui veleni.

- Dannazione! - il ragazzo strinse gli occhi castani. Poi inspirò. - Izumi, ti prometto che usciremo da qui. Ma prima cercherò in ogni angolo di questo posto per trovare qualcosa che ti svegli.

Takuya prese il D-Scanner dell’amica e lo avvicinò ai Digispirit di Fairymon e Shutsumon. Il congegno li assorbì come una spugna, prima di tornare in tasca alla proprietaria.

Poi, il castano si avvicinò ad altri due Digispirit e ne toccò uno. Subito prese la forma di un uomo dall’armatura rossa e nera con una maschera cornuta e lunghi capelli biondi.

- Bolidi Iperincandescenti – Una delle nicchie vuote esplose sotto la raffica di sfere di fuoco.

Il Digimon prese dentro il suo corpo anche l’altro Digispirit.

- Agnimon slidedigievolve… - Le sue nuove caratteristiche erano ali infuocate e una corazza rossa su un corpo bipede, con maschera a tre corna e una lunga coda da rettile. - Vritramon!

Presa di nuovo in braccio Izumi, si avvicinò alla nuova uscita della stanza: - Aggrappatevi a me.

Neamon e Bokomon afferrarono la coda di Vritramon, che si lanciò all’esterno spiegando le ali.

 

- Raffica Ghiacciata – Degli sci arancioni spostavano Chakmon per le strade di Delgeb sotto i contraccolpi delle palle di neve lanciate dalla sua mitragliatrice. Queste venivano scansate dal felino bianco con balzi zigzaganti che gli rallentavano la corsa.

Più in alto, Garummon si muoveva a tutta velocità per tutta la piazza cercando di evitare di essere individuato e bloccato dallo sguardo di Tepkeh.

- Lame Lucenti – Il Digimon si lanciò contro il suo avversario, che però si scansò in tempo e afferrò i rasoi dorati con i capelli omocromi, facendo ruotare il loro possessore attorno a sé.

- Tuono Elettrico – Blitzmon corse contro Tepkeh con il pugno carico di saette, ma lo sguardo dell’atlantideo si bloccò su di lui, impedendogli ogni movimento.

- Non appena vi avremo sottratto i Digispirit, vi liquefaremo subito, così non ci ostacolerete più.

- Raffica Infuocata – Proiettili di magma percossero la schiena di Tepkeh, lasciandogli una smorfia iraconda e interrompendo i suoi movimenti per fargli scrutare in aria.

- Vritramon! Al momento giusto! - gridò Blitzmon vedendolo arrivare in volo.

Il Digimon alato atterrò nella piazza: - Non so chi tu sia, né mi importa, ma la pagherai per quello che hai fatto a Izumi. Ora lascia il mio amico!

- Toglietevi di torno, voi due! - Tepkeh lanciò Garummon su Blitzmon con una forza immane e i due finirono contro un edificio, che crollò loro addosso. - Ti stritolerò fino a spezzarti le ossa!

 

In un vicolo cieco, Chakmon sbatté la schiena contro il muro, mentre la belva bianca si avvicinava.

Il Digimon cercò una via di fuga ai lati, ma non ne trovò. Poi guardò in alto.

- Raffica Ghiacciata – La sua mitragliatrice bersagliò il terreno, spingendolo verso la parte inferiore di una strada. - Stalattite Infrangibile – Chakmon si tramutò in cristalli di ghiaccio che aderirono al marmo sospeso, lasciando il suo predatore interdetto.

Questo si preparò a spiccare un balzo per afferrarlo ma, non appena saltò, il Digimon riprese la sua solita forma, iniziando a cadere.

- Ghiaccio Paralizzante – Chakmon soffiò un vento gelido da sotto il felide, attorno al cui ventre si formò una spessa lastra di ghiaccio che si estese alla parte sottostante della strada.

Il Digimon cadde al suolo, mentre la belva agitava le zampe nell’infruttuoso tentativo di liberarsi.

 

Blitzmon scostò le macerie che lo coprivano e cercò nei dintorni il compagno. Lo scorse sommerso fino al torace dai detriti, a pochi metri di distanza.

- Garummon, come ti senti?

- Sto bene, ma sono incastrato. Non riesco a muovere le zampe.

Blitzmon cominciò a spostare i residui di marmo: - Non preoccuparti, ti libero subito.

 

- Tempesta Rovente – Vritramon si ammantò di fuoco e roteò verso Tepkeh, che ne bloccò i movimenti. Ma, lentamente, l’armatura riprese ad avanzare e l’essere bianco fu avvolto dalle fiamme. In una smorfia di dolore, quello riuscì ad afferrare un braccio dell’altro con i capelli.

- Come hai fatto ad avvicinarti?

- Agire per i propri amici supera qualunque potere mentale.

- Ho capito: è uno di quei pericolosi sentimenti umani che il mio popolo voleva congelare. Potrai essere immune alla mia energia mentale, ma la mia forza è superiore anche a quella di un Digimon.

La chioma dorata avvolse gambe, braccia, busto e fianchi di Vritramon e cominciò a stritolarlo.

- AAAH!

- Vritramon è in difficoltà. - disse Garummon. - Lasciami stare e vai ad aiutarlo.

- Ho quasi finito, lo aiuteremo insieme. - rispose Blitzmon cercando di sollevare un pezzo di soffitto che gravava sulle zampe posteriori del Digimon quadrupede.

- È troppo pesante per te! Torna subito ad aiutarlo!

Vritramon cacciò un altro urlo che convinse il Digimon insettoide a rinunciare. Il suo sguardo si posò sulle sagome della città in lontananza.

- Cosa aspetti?! Sbrigati!

- Blitzmon slidedigievolve… - Pur mantenendo il corno e la colorazione blu e gialla, le sembianze digitali di Junpei divennero vagamente simili a quelle di un piccolo carro armato. - Bolgmon!

- Se ho ragione, non mi servirà spostarmi da qui. – Dai fori al termine dei cannoni che costituivano le braccia del Digimon cominciò a emergere energia elettrica, che si concentrò in due globi saettanti collegati tra loro da un filo di tensione. - Sfere di Tuono

L’attacco di Bolgmon sfrecciò lontano da lui, mentre le due concentrazioni di elettricità ruotavano attorno a un punto centrale. Ma non si diresse alla piazza in cui Vritramon veniva stritolato, bensì sul pilastro che illuminava Delgeb.

Un nugolo smisurato di gocce argentee si sprigionò dalla costruzione, disperdendosi per tutto il luogo compreso sotto la barriera che arginava l’oceano. Quando Tepkeh se ne accorse, la sua espressione si deformò e i suoi capelli si drizzarono immediatamente.

Takuya cadde di schiena sulla strada, potendo vedere le sfere argentee cancellare il suo avversario mentre lo trapassavano. In due secondi, il suo bagliore bianco scomparve del tutto, lasciando come unica luce il brillare dei fulmini che attraversavano l’immane pilastro. L’energia che vi era immagazzinata si disperse tra le migliaia di tonnellate d’acqua sopra di loro.

Junpei si ritrovò nella sua forma umana e subito si voltò verso l’edificio crollato.

Kouji era disteso prono a pochi centimetri dalle macerie che fino a un attimo prima lo bloccavano.

- Kouji! Junpei! State bene? - gridò Takuya

- Sì, tutto a posto. Dov’è finito quel mostro? - chiese il moro rialzandosi.

- È stato cancellato da quella strana tempesta.

- I Digispirit sono spariti. - constatò Junpei.

- Quelle particelle argentate devono aver cancellato tutto quello che ha fatto, come è successo con il muro della stanza da letto. - ipotizzò Kouji. - Come sapevi che l’avrebbero sconfitto?

- Be’, visto che era così spaventato quando ci ha avvisato di non avvicinare qualcosa di elettrico agli oggetti che splendevano d’argento, doveva avere i suoi motivi. Quindi, se non era pericoloso per noi, doveva esserlo almeno per lui.

- Ragazzi, state tutti bene? - si accertò Tomoki. - Quella strana tigre è sparita dopo il passaggio di quelle cose. Takuya-onii-chan, dov’è Izumi-san.

- Izumi! - Il ragazzo corse lungo la strada bianca sorpassando edifici e incroci.

Junpei e Kouji salirono una scalinata d’oro e lo seguirono assieme a Tomoki verso una piazza in cui Bokomon e Neamon erano accovacciati accanto a Izumi.

- Come sta Izumi-chan? - domandò subito il più grande.

Bokomon scosse la testa: - Respira a malapena e il cuore non si sente quasi più.

I ragazzi si inginocchiarono e Kouji iniziò a tremare, mentre dagli occhi degli altri sgorgarono lacrime. Takuya le resse la schiena e la sollevò.

- Non è giusto! Perché doveva capitarle questo? - pianse Tomoki.

- Izumi-chan… Ti prego, svegliati. - le richiese Junpei.

Takuya le scostò i capelli dalla guancia.

- Izumi, voglio dirti che conoscerti è stato una fortuna. Mi piace molto sentirti parlare in italiano, quindi, se ci riesci, vorrei che mi dicessi una parola. Solo una parola.

Ma le labbra della ragazza non si mossero.

Bokomon scagliò a terra il suo manuale: - Questo stupido libro non serve a niente!

- Che peccato che quel liquido non abbia fatto comparire delle pagine sulle cure. - ribadì Neamon.

La testa di Takuya si alzò di scatto: - Kouji, tieni Izumi un minuto, per favore.

- Eh? Sì, va bene. - Il ragazzo moro la sorresse mentre l’amico correva verso il bacino di liquido violaceo. Dopo averne raccolto qualche goccio tra le mani, tornò dagli altri a passo svelto ma controllato, in modo da trattenere più sostanza possibile.

- Junpei, aprile la bocca.

Lui arrossì mentre separava le labbra impallidite di Izumi. Il liquido le venne versato in bocca con precisione dalle mani attente di Takuya. Dopo qualche secondo, la ragazza deglutì.

- Se ha ripristinato le pagine del mio libro, forse può risvegliarla. - sperò Bokomon.

Passarono dei minuti, ma la ragazza rimase immobile.

- Sembra che abbia funzionato solo con il libro. - si dispiacque Kouji.

Takuya serrò le palpebre: - Come fai ad essere sempre così insensibile?!

Il ragazzo posò i propri occhi blu sul viso di Izumi: - Mi…Mi dispiace, ma non dovresti illuderti.

- I…dei…ochi – Una parola in italiano pronunciato secondo i katakana si diffuse nell’aria.

I ragazzi spalancarono gli occhi per la sorpresa e subito dopo sorrisero a bocca aperta. Takuya abbracciò all’istante il collo di Izumi, mentre Tomoki le cingeva la vita e Junpei le prendeva una mano. Persino Kouji poggiò la fronte sulla spalla dell’amica.

- Non ho idea di cosa voglia dire, ma è la parola più bella che abbia mai sentito! - esclamò Takuya in preda alle lacrime. Bokomon e Neamon saltavano di gioia dietro di lui.

- Vuol dire “idioti”. State a litigare anche quando sto male. Ma cosa è successo?

- Davvero non ti ricordi nulla? - si sorprese Tomoki.

- L’ultima cosa che ricordo è che stavamo mangiando quegli strani cubetti che ci ha dato Natsuya.

- Meglio così. Di lui non ci si poteva fidare. - le disse Junpei, lasciandola perplessa.

- Ora l’unico problema sarà andarcene da qui. - ricordò Kouji agli altri.

- Ah, non ve l’ho detto! - strillò Bokomon tutt’a un tratto. - Mentre cercavo la cura per Izumi-han, ho trovato qualcosa di interessante.

 

Il gruppo percorreva un tunnel costeggiato da sfere evidentemente troppo lontane dal pilastro colpito da Bolgmon per essere state disattivate. Poco più avanti, si vedeva la sagoma di una zattera.

- Ecco: è qui che siamo finiti. - disse Tomoki a Takuya.

- Bokomon, passami il libro. - richiese Kouji al Digimon. Lui lo cedette.

- Sei sicuro che sia il modo giusto per emergere? - gli domandò Neamon.

- Credi che non sappia leggere il mio libro?!

- Allora salite sulla zattera. - ordinò Kouji avvicinandosi a delle pietre preziose sul muro.

- Aspetta! - lo fermò Junpei. - Perché prima non prendiamo quel cibo che abbiamo mangiato? O quello strano liquido? Potrebbero esserci utili.

- Non so tu, ma io non voglio avere più niente a che fare con questo posto. - gli confessò Tomoki.

- Giusto. Finora siamo sempre riusciti a cavarcela e sono sicuro che ci riusciremo fino alla fine. - concordò Takuya. Izumi e Kouji annuirono.

- Forse avete ragione. Be’, allora sbrighiamoci: i nostri D-Scanner ci aspettano!

I quattro ragazzi e i due Digimon salirono sulla piccola imbarcazione, mentre Kouji toccava in un certo ordine le gemme sul muro. Quando ebbe finito, spiccò un agile salto per raggiungere la zattera, che stava già salendo verso l’acqua soprastante.

Al tocco della vela con la superficie insolitamente disposta, un campo energetico circondò il veicolo, permettendogli di risalire in una bolla d’aria.

Senza che nessuno lo notasse, l’uovo di Seraphimon risplendette lievemente.

   
 
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