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Autore: OcaPenna    06/01/2018    1 recensioni
Da dove viene Matilde? La storia di come la strega di "Brothers, you are not alone" (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3714736&i=1) è diventata una strega, il passato che si porta sulle spalle. Un momento di quando costringe Crowley a passare la notte con lei e iniziano a conoscersi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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DA QUALCHE PARTE VERRAI

Di OcaPenna

Come la strega di "Brother, you are not alone" è diventata una strega... 
(
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3714736&i=1)




 
- Da qualche parte verrai.


Il demone sbotta contrariato per quella serata sbagliata dall’inizio alla fine. Almeno il Glencraig è buono.


- Veniamo tutti da un paese o dall’altro – la strega sorride, lo prende in giro e gioca a fare la misteriosa. O forse è solo in imbarazzo.


-Visto che mi hai chiuso qui dentro, almeno facciamo conversazione! - protesta cercando di darsi un tono nonostante la maglietta ridicola in cui l’ha costretto a infilarsi.


Matilde si sistema più comoda nella sua spalla prendendo un altro sorso di tisana, pensando. E lui darebbe un intero girone dell’Inferno per sapere cosa passa in quel cervello malato. Poi inizia a parlare:


Sono sempre stata nella stessa casa, una bella casa, con una grande sala e le finestre verso tutti i venti. C’erano due balconi dove mettevamo le piante, non eravamo bravi con le piante, io un po’ meglio a dire il vero. C’era una forsizia che piaceva a mia madre e un glicine che non fioriva mai e un gelsomino profumato. Sapevo che avrei studiato Lettere da sempre, da quando scrivevo storie al computer con mia nonna e mangiavo libri d’amore per ragazzine. A quattordici anni ho scoperto Wilde e ho deciso che la vita è una cosa stupenda. E più o meno vengo da qui.


Se invece vuoi sapere come sono arrivata qui, quella è un’altra storia…


Nella famiglia di mio padre c’è sempre stata una certa… predisposizione. Avevo una zia, di cui porto il nome, e lei parlava coi fantasmi anche se non dava molto peso alla cosa. Il sud Italia è un po’ come il sud America, penso, in cui una certa magia è diffusa nella terra o nei frutti, non so. Forse è per via delle Annone che crescono identiche qui e lì.
Le prime volte che mi sono accorta di avere un briciolo di magia è stato nella casa di mio padre, al sud. Era una bella casa, grande, antica, con un agrumeto intorno che portava a un vecchio pozzo. Una volta mi sono calata nel pozzo, lo ricordo benissimo, ricordo il buio fresco e l’acqua. Da allora ho avuto questa cosa dei gatti, a cui piaccio senza motivo e di sapere combinare le piante. Quando sono uscita dal pozzo mi pareva che le cose fossero diverse, ma non so dire come. Non ho mai visto i fantasmi ma quando mia zia è morta, è stato poco tempo fa ed ero ospite da un’amica, quella notte ho sentito il profumo di quella casa sua, poi è scomparso. La mattina dopo mi hanno detto che era morta.
Ad ogni modo, prima che iniziassi a fare qualcosa sono passati tanti anni dal pozzo. Andavo in prima liceo e facevo yoga e mi ricordo che stavamo facendo il saluto al sole, all’improvviso diventa tutto nero e sono svenuta. Ma ricordo con precisione di aver volato per la palestra e poi essere tornata dentro di me. Ovviamente non l’ho detto a nessuno.
Ho iniziato a studiare qualcosa intorno gli ultimi anni del liceo perché mi piacevano le pietre dure. Per gioco ho iniziato a leggerne le proprietà e a provare a farci caso, mi sono accorta che funzionavano, anche se molte notizie che si trovano in giro sono approssimative. Mi sono messa a tenere un diario di osservazione. Quando ho iniziato l’Università avevo del tempo da buttare e così ho trovato questo gruppo. Erano carine, meditavamo, parlavamo di “pozioni” e di “rituali”… tanti incensi, pensieri positivi e un po’ di sesso saffico unito a cazzate sul femminile e l’essenza della donna. Solo che con me i rituali e le pozioni funzionavano davvero, un po’ più che alle altre, in ogni caso.
Poi in quel periodo c’era anche la lista universitaria, e ho conosciuto Valerio che studiava Scienze Politiche. Era molto bello, con gli occhi chiari e questi dreadlocks che non finivano più. Mi portava a ballare la sera e poi facevamo l’amore in macchina, nei campi dietro casa mia. Non ho mai saputo molto di lui, credo che la sua testa fosse un nido di rovi, a essere onesta, però mi piaceva. A settembre abbiamo preso una camera in due, fuori Milano. Il lunedì avevamo lezione a mezzogiorno e la mattina mi infilavo nella vasca, coi coinquilini che ci odiavano. Io facevo il bagno e lui mi leggeva cose. Il giovedì lo aspettavo per pranzo, lui tornava pranzavamo, poi uscivo io e tornavo a sera o spesso non tornavo e ci vedevamo a un circolo o con gli altri della lista. Mi piaceva, era una bella vita. C’era in casa Veronica, quando cucinava lei la casa sembrava perfetta, quando io pulivo sembrava un disastro. Forse dovevo capire che non ero fatta per avere una casa. Neanche Veronica, comunque, perché è morta anche lei. Sono morti tutti in quella casa, tranne me, ovviamente.
Comunque, la cosa è andata così: un giorno Albi, il compagno di Veronica, torna a casa dicendo d’essere stato morso da un cane ma poi le cose diventano strane. Lui sviluppa certe capacità, inizia ad avere una fame folle… pensa che era vegetariano! Ho avuto molta fortuna, se devo dire il vero. Avevo questo vecchio taglia carte e per caso era in argento, nemmeno lo sapevo, devo averlo preso in chissà quale mercatino dell’usato. Quando è impazzito e ha sgozzato Vero gliel’ho piantato nel costato un po’ a caso. È morto, ovviamente, ma ha fatto in tempo a mordere Valerio. Sono rimasta con lui fino a che ho potuto ma il giorno dopo aveva già iniziato a faticare a mantenere il controllo. La cosa strana che mi ricordo bene è che non ho mai pensato di essere pazza, o che fosse un sogno o cose del genere, come si legge nei libri. Mi è sembrato tutto sensato. Il problema è stato spiegarlo alla polizia, non potevo nascondere tre cadaveri. Comunque il problema alla fine non c’è stato. Non mi ricordo bene, non so quanto tempo sia passato e non so come sia successo, ma sono arrivati questi tizi in completo prima della polizia. Mi hanno caricata in macchina, ricordo che mi chiedevo cosa avrebbe pensato mia madre. In realtà non è mai venuto fuori nulla, alle famiglie hanno detto che si era trattato di una rapina finita male e quando ci sono stati i funerali ci sono andata come gli altri. Io sono stata scaricata in un magazzino, mi hanno interrogata non so bene per quanto, ma non dev’essere stato tanto perché non ho mangiato o bevuto, forse un giorno. Non ho fatto nemmeno finta di mentire, faceva un freddo cane. Dopo un po’ mi hanno impacchettata e spedita a Roma. Mi hanno chiuso in una camera, c’era una vasca da bagno con l’idromassaggio, dei vestiti puliti. Mi sembrava il Paradiso e non ero ne triste ne preoccupata, contenta di lavarmi, quello sì, perché ero ancora piena di sangue. Mi hanno anche lasciata dormire e, ti sembrerà strano, non ho mai dormito così bene in tutta la mia vita. Poi mi hanno portata in questo super ufficio, con le poltrone che costavano più di tutti i miei organi messi insieme e mi hanno offerto un lavoro. Quello o sarei stata considerata una strega e trattata di conseguenza. Mi è sembrata una proposta convincente. Avrei accettato anche se non mi avessero minacciata, mi sembrava la cosa giusta, ero curiosa e volevo vedere cosa c’è dall’altra parte.


Crowley l’ha lasciata parlare senza perdere un dettaglio e osservando le foto alla parete. È interessante quel modo che ha di girare intorno al dolore, lo sfiora, non lo espone, ne ha vergogna ma tiene i volti sulle pareti. E a tenerlo chiuso, davanti alle foto, si sente in colpa perché finisce a non sentirlo.


Parla che se raccontasse di una gita in collina sarebbe lo stesso, gli viene da pensare.
E infatti quando la punzecchia tutto quello che ottiene oltre è:


A volte va versato del sangue, serve a bruciare le stoppie. Sei cresciuto nei campi, dovresti saperlo.


Poi non ne parla più e chiede di lui.  
   
 
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