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Autore: JinzoNingen    07/01/2018    0 recensioni
La notte di Natale, sui tetti di New York, due poveri diavoli si incontrano per interrompere il loop di conflitti che li attanaglia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ finita, Frank. E’ finita.”
Ma lo è veramente? Guardo in basso, sul tetto, senza neanche muovere la testa e “vedo” la sua imponente sagoma in fiamme, grondante di sangue e sudore, un M60 scarico in una mano e la fondina del coltello di ordinanza dei Marines vuota nell’altra.
Il sorriso a trentadue denti si distingue bene tra la nebbiolina soffusa di questa fredda notte newyorkese, il ghigno di un uomo che sa: sa che l’unico modo per porre fine al loop che ci attanaglia è che io l’ammazzi con queste mie mani, sa che non posso farlo, sa che domani ci sveglieremo entrambi con un gran mal di testa.
Ma io sono solo stanco, stanco di dover giustificare la mia morale con questo mostro, stanco degli inutili bastoni tra le ruote, stanco di sapere questa città, la mia casa, devastata dalla follia di un maledetto bigotto estremista. Non te ne rendi proprio conto, eh? Se stasera fossi riuscito ad arrivare alla villa di Fisk, se IO non ti avessi FERMATO, DANNATO ANIMALE, hai idea di quante anime avresti rubato?
Ma questa sera andrà diversamente, questo Natale, il primo senza neve da quando ho memoria, a cadere dal cielo sarà il tuo sangue. Quant’è vero Dio, questa notte è l’ultima.

 
“Ma non ti stanchi mai, Diavolo maledetto?”
La domanda è retorica e l’Inferno è congelato da quando questo demone l’ha lasciato. Guardo in alto, sul tetto, e lo spettacolo che mi si presenta ha dell’idilliaco: un David di Michelangelo scolpito nella carne, la perfetta macchina da guerra che non ucciderebbe con una Glock puntata alla tempia, un fottuto superuomo uscito dal peggiore dei miei incubi. E ci vado a nozze, cazzo.
Potrei farlo tutta la notte, sì, è quasi meglio che spaccare il cranio a badilate ad uno stupratore pedofilo, il senso di libertà che questa danza macabra col Diavolo mi offre è impareggiabile. Voglio rendergli grazie, davvero, vorrei togliergli la maschera ed abbracciare quel maledetto figlio di puttana, l’unico stronzo in questa fottuta città che mi faccia sentire quasi vivo.
Se solo ce l’avessi, questa notte: il Natale è come un armistizio, baci, abbracci, luci e cori ed altre stronzate riempiono l’aria di atmosfera; anche la feccia profuma di rose. La cena di beneficenza alla villa di Kingpin è in corso e non durerà in eterno, se non becco il bastardo oggi non avrò facilmente altre occasioni di vederlo a viso scoperto, in pace col mondo.
Beh, aspettami un po’, grassone, e sarai in pace con il mio P40. Ed anche tu, Rosso, se continui ad intralciarmi.

 
“C’è qualcosa di diverso, eh, cornetto?” - fa il soldato, tra un respiro affannoso ed un colpo di tosse - “Non hai più alcuna lezione sull’importanza della vita, sulla fede, da impartirmi? Andiamo, non mi lanci nemmeno quel tuo bastone!?”
Il Punitore è ridotto un colabrodo, come ogni notte in cui la sua strada si incrocia con quella di Devil, ma la sua mente è fissa sull’obiettivo da portare a casa e non si schioda: non sente il dolore, non prova stanchezza, c’è solo la missione.
Dal canto suo, Devil è statuario: la risolutezza nella sua espressione emette un’aura quasi infernale, anche più del solito, e sebbene sia malconcio non sembra accusare il colpo. I danni che non si vedono, però, sono anche quelli più profondi ed insidiosi.
Se è vero che Frank è notoriamente un folle guidato dallo spirito di vendetta, possiamo veramente dire lo stesso di Matt?
Qualcosa dev’essere scattato in lui, perché pensieri che fino a ieri, fino a mezz’ora fa, gli avrebbero fatto ritorcere l’intestino dal disgusto, ora gli sembrano plausibili. Vorrebbe solo volteggiare alle spalle del combattente stanco, raccogliere il coltellaccio e tranciargli la carotide di netto. O magari rubargli la pistola e sparargli alle gambe, poi alle braccia, poi in ogni punto non vitale solo per il gusto di farlo. Un mezzo sorrisetto, subito smorzato, si fa strada sul volto del Rosso.
“Stai passando il segno, Matt…” - sussurra il Diavolo cercando di rinsavire.
Il Punitore vede una breccia nella psiche del nemico e rincara la dose - “Che fai, parli da solo? Bisbigli? Vuoi che mi unisca al discorso o preferisci un proiettile nel cranio per schiarirti le idee?”
“Vuoi uccidermi, Frank? Come farai a vivere con te stesso sapendo che hai ammazzato a sangue freddo un cristiano innocente?” – Devil perde la compostezza e diventa qualcos’altro – “Come farai a vivere… dopo… che ti avrò spaccato il cranio!?”
Il ghigno di Frank si fa sadico – “Lo sapevo, Diavolo… ti piace così, eh? Ti piace violento!? E allora vieni a prendermi!”
 
Come un’esistenza senza un Paradiso, un Natale senza neve riempie i cuori di sconforto e getta le anime nell’abisso. Così, mentre i due giganti rompono le righe e riprendono ad assestarsi fendenti mortali, al mondo si presenta la più crudele delle realtà, e nel giorno in cui tutti dovremmo essere più buoni, i giusti diventano folli ed i folli mostri: i due finiranno per uccidersi sul serio.
Con uno scatto, il Marine affianca il Diavolo abbassandosi e sferra un potente sgambetto facendo ribaltare il nemico, che poggia abilmente la mano alle sue spalle, roteando i fianchi e riuscendo a sfruttare la forza di gravità per assestare una ginocchiata alla tempia del Punitore. Il soldato riesce a raccogliere il pugnale e lo porta alla gola dell’uomo senza paura che, comportandosi da tale, pianta le nocche sotto al suo mento, sfregiandosi un labbro ma tramortendo l’avversario, ed ha così il tempo di rialzarsi e gettarsi su Frank.
La lotta è feroce, ben più che animalesca, e sembra durare mesi, anni: eppure sono momenti.
 
E poi accade, un cristallo bianco sfiora la guancia del demone cremisi e le sue braccia si fanno leggere, quel che resta della mascella si muove a formare un pacato sorriso, e tutto torna come prima. Anche nel profondo Yin del cuore di Frank si forma un piccolo Yang, e i due rimangono fermi, ammutoliti, a riflettere.
Finalmente la neve è arrivata e nulla è più importante: la missione, l’integrità, Kingpin, la giustizia, la punizione, tutto ciò si mescola e si perde nella quiete di una città imbiancata, rimasta nel caos per troppo tempo ed ora rinsavita. Così, i due si appoggiano alla rispettiva spalla e si allontanano, insieme, le divergenze magicamente appianate e la notte nuovamente quieta.
 
Lontano, dietro ad una immensa vetrata nel palazzo più alto di New York, la sola luce di un abat-jour illumina il volto dell’uomo più intelligente del mondo. Non sono la musica e le grida di festa nell’altra stanza a fargli abbozzare un sorriso, ma il più modesto frutto del suo genio. Un ragazzo entra nella stanza e gli si affianca.
“Reed! Ci voleva proprio un po’ di neve in questo triste Natale, questa giovane ed affascinante promessa della fisica non avrebbe potuto fare di meglio!”
“Dici bene, Peter, dici bene. Può sembrare un capriccio ma chissà, magari da qualche parte, nel mondo o in questa stessa città, a qualcuno ha salvato la vita.”
 
   
 
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