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Autore: Pittrice88    08/01/2018    6 recensioni
Seconda catlock un po' johnlock. Pura quotidianità di due quasi gatti al 221b.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione:
Ecco a voi la mia seconda Catlock un po’ Johnlock. Anche questa è una flashfic, però, come promesso, un po’ più lunga della precedente. La prossima Catlock, ve lo prometto, sarà una one-shot.
332 parole.




Sardine

John spalancò la porta di casa, abitualmente socchiusa, aiutandosi col piede. Le mani erano occupate da quattro pesanti sacchetti della spesa. “Ciao” sibilò con respiro affannato. Sherlock lo osservò entrare e lo seguì con fare interessato fino in cucina, sempre senza proferir parola. Nessun accenno ad aiutarlo coi pesi. Il medico posò tre borse sul tavolo, la quarta sul bacone della cucina e iniziò a riporre nel frigorifero e nelle ante della credenza ciò che aveva comprato. Terminato col primo sachetto sì voltò per prenderne un altro.

“Sherlock, esci da li!”

Un gatto nero scivolò fuori da una delle borse con fare annoiato.

“Che diamine stai facendo?”

Ora il consulente investigativo, rannicchiato sul tavolo, lo stava guardando con aria offesa “stavo guardando se ti eri ricordato di comprare le mie sardine”

“Certo! Tu ti dimentichi del mio latte, ma io mi ricordo delle sardine”

“Non mi dimentico è che…”

“…è che è noioso. Sì lo so”

“Se lo sai, perché mi rimproveri?”

John gli passò una mano tra i riccioli neri con fare affettoso “non ti sto rimproverando” gli sorrise dolcemente. “Tieni” e gli porse una scatoletta.

“Ne vuoi un po’? Ce la dividiamo”

“Non sono un grande amante delle sardine sott’olio, dovresti saperlo…”

“Non è vero, non ti piacciono nella tua versione bipede, ma da quadrupede ne vai matto”

“Serve un essere umano per aprila, o un bipede, come dici tu”

“Oh quante formalità! Muoviti dottore, fallo, poi vieni a cenare qui con me” sbattè il palmo della mano sul tavolo nella zona tra sé e i sacchetti, come a indicare un posto vuoto.

John sorrise, prese l’apriscatole dall’armadio e quando si girò sul tavolo c’era già il bel gatto nero, seduto impettito a mostrare il suo collarino viola, come fosse il più pregiato abito di sartoria. Gli occhi dell’animale luccicavano di trepidante attesa. La scatoletta aperta venne appoggiata proprio davanti a lui, poi un bel gatto rosso saltò sul tavolo e i due si misero a mangiare assieme di gusto.




Note:
Spero vi sia piaciuta.
Nelle Catlock adoro la quotidianità, almeno tanto quanto amo il pesce in scatola.

 
   
 
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