Le si avvicinò, sovrappensiero, cercando
di non svegliarla. Il suo volto era molto bello, le orecchie leggermente a
punta le davano un aspetto fatato, tipico dei pochi elfi rimasti in quelle
terre. Probabilmente molti l’avrebbero considerata un abominio, per metà di
razza elfica e metà umana. Ma lui no, da quando l'aveva conosciuta aveva sempre
provato un profondo affetto verso quella fragile creatura.
Decise che non era opportuno sostare
oltre, forse era anche meglio che non si facesse vedere da lei. Tutti i suoi propositi
furono vani, infatti la ragazza si mosse e lentamente riaprì gli occhi. Visto
l’amico si alzò rapidamente tentando di rimettere in ordine i suoi lunghi
capelli neri, gli sorrise e lo salutò con una voce ancora assonnata.
– Ciao Roh! ... Ehm ... Scusami ma sono
impresentabile in questo momento! Non ti aspettavo di ritorno così presto! Non
volevi scalare la montagna?
Lui sorrise di rimando, rimanendo
immobile a guardarla mentre cercava ora di
sistemare la sua veste, ora di allontanare
delle ciocche scure dagli occhi. Dopo una breve paura rispose un po’
impacciato.
– Oh, sì, hai ragione, Vilia … Ma vedi …
A causa delle intemperie ho preferito ritirarmi, sai la montagna non è mai
abbastanza sicura. Pensavo di prendermi qualche giorno di riposo prima di
riprovarci, credo partirò per un viaggio, circa un mese, poi sarò di ritorno.
Se avrò ancora l'entusiasmo di alcuni giorni fa sicuramente tenterò nuovamente
l'arrampicata!”.
Dicendolo si vergognò per tutte le
menzogne che le aveva raccontato da quando l'aveva conosciuta. Raramente era
stato sincero con lei, sempre per la sua sicurezza, ovviamente, si ripeté, ma
non riusciva a crederci nemmeno lui stesso. Vilia, stropicciandosi gli occhi,
riprese – Fantastico! Allora adesso posso accompagnarti! Questa volta non
partirai nuovamente per la montagna, vero?
Roh era quasi terrorizzato all’idea di doverle
mentire ancora ma una a cosa era certa, non ci sarebbe stata scelta peggiore di
permetterle di venire con lui.
– No, no, ascolta, non ha senso che tu
venga, sarà solo un viaggio con Fal. Affari con alcuni mercanti in città. Gli servono degli materiali rari, quindi
probabilmente impiegheremo parecchi giorni prima di poter tornare!
Il sorriso sul volto della ragazza
scomparve – Ma possibile che tu ti debba sempre circondare di gente antipatica!
Lascia perdere questo viaggio inutile, Fal può cavarsela benissimo da solo, non
deve sempre venire a dar noie a te!
Roh tirò un sospiro di sollievo, gli
aveva creduto ancora una volta.
– Ma non mi sembra educato, gli avevo
parlato ieri quando sono tornato e gli ho promesso il mio aiuto, non posso
tirarmi indietro ora.
Vilia non credeva alle parole di Roh e
capiva quando si trattava di una verità o un modo per non dirle il suo reale
intento, ma non poteva farci nulla, disubbidirgli non sarebbe stato saggio. Roh
le voleva bene e avrebbe sempre fatto il possibile per aiutarla.
– Come vuoi … Spero tu possa tornare
presto.
Dette queste parole si allontanò verso la
cucina. Roh avrebbe voluto fermarla per parlare ancora un po’ ma sarebbe stato
controproducente. Uscì di casa e si diresse di malavoglia da Fal. Non sapeva
del suo piano ma lo avrebbe di sicuro aiutato, lo faceva sempre.
Il sole non era ancora alto nel cielo, ma
la temperatura nella valle era già mite. Ancora sull'uscio della propria
abitazione fece un respiro profondo: da giorni ormai non aveva più sentito il
piacevole tepore del sole sulla pelle.
La casa dell’amico era enorme e le sue
mura in pietra scura incutevano timore ai passanti, inconfondibile in mezzo
agli altri edifici anche per la singolare architettura. Bussò alla porta e
questa, quasi immediatamente si spalancò. Ne uscì un fumo denso che ricopriva
interamente il pavimento. Roh sapeva che non doveva farsi impressionare, ma era
difficile non essere turbati da una stranezza di simile. Dalla penombra si
delineò una figura scura, era Fal. Nonostante fosse di statura minuta le sue
apparizioni lo facevano sempre sembrare un essere proveniente dagli inferi,
almeno fino a quando non si riusciva a distinguere il suo aspetto: un uomo
attempato, con capelli incredibilmente rossi, che risaltavano sulla sua figura.
Il volto era contorto in una smorfia e il suo naso aquilino gli dava un aspetto
grottesco. Anche il suo muoversi era sgraziato: oscillava a causa di una gamba
che gli doleva sempre, ricordo di una ferita che aveva subito durante uno dei
suoi pericolosi esperimenti. Passava il suo tempo a praticare alchimia e
costruire complesse macchine di cui lui solo sembrava comprenderne il
funzionamento.
Tossì numerose volte, poi si rivolse a
Roh con tono acido.
– E tu che diamine vuoi adesso, ho già
dei problemi per conto mio! – Solo allora sembrò accorgersi di chi aveva di
fronte e la sua voce si fece più calma. – Oh, scusami, ma ultimamente sta
andando tutto storto, e ci sono dei seccatori in giro che non mi lasciano mai
in pace, ti serve qualcosa?
Roh per poco non scoppiò a ridere, ma si
trattenne. Tentò di far comprendere a Fal in che guaio si trovasse. – Ti
ricordi del favore che mi avevi chiesto ieri, di accompagnarti fino in città
per quei materiali che ti mancavano?
Fal lo guardò un attimo senza dire nulla,
dal suo sguardo si intuiva tutta la sua disapprovazione per aver mentito alla
ragazza: quando l'amico veniva da lui con domande simili era sempre per la
stessa ragione.
L’alchimista aveva già deciso si aiutare
Roh nonostante tutto.
– Oh, sì, certo, che smemorato che sono,
vado a prendere la mia roba e partiamo.
Rientrò nella sua abitazione e ne uscì
pochi istanti dopo con uno zaino, un mazzo di chiavi e una creatura meccanica
di forma sferica che lo seguiva.
Chiuse le innumerevoli serrature della
casa e senza aggiungere altro partirono.
Durante il viaggio non incontrarono alcun
imprevisto. Che il venerabile uomo si fosse sbagliato? Che il Cavaliere si
fosse sbagliato? Non un solo pericolo si era manifestato, nemmeno la tanto
temuta gilda di assassini!
Sbaglio... Errore... Tutti potevano
ingannarsi. Roh scosse la testa. No! il Cavaliere non sbagliava, se nulla si
era manifestato allora voleva soltanto dire che aveva previsto la minaccia con
troppo anticipo. Il pericolo era ancora latente, ma avrebbe costituito una
grande minaccia, di questo ne era certo.
Giunsero in città all'alba del decimo
giorno e si divisero: Fal sarebbe andato ad acquistare alcuni oggetti utili per
i suoi esperimenti, lui invece doveva raggiungere lord Zofus, il supervisore
della magia e guardiano di quelle terre, nonché suo grande amico.
Quella mattina faceva stranamente freddo
e una leggera nebbiolina stagnava nelle vie che stava percorrendo. Ciò nonostante
la vita in città era movimentata come tutti i giorni, come poteva non esserlo?
Il grande mercato, dove la maggior parte della gente si dirigeva, aveva luogo
sulla piazza sulla quale sorgeva la torre del supervisore. Roh non voleva farsi
vedere da tante persone, non gli era mai piaciuto che qualcuno sapesse dove era
diretto, semplice diffidenza, forse, ma lo aveva spesso aiutato a non finire
nei guai.
L'entrata dell'abitazione era enorme, ci
sarebbe potuto entrare un gigante senza fare lo sforzo di piegarsi, pensò
mentre bussava energicamente sulla porta di ferro scuro. Quasi immediatamente
uno spettro gli comparve al fianco.
- Desidera, signor...
- Dica Roh di Torrefredda, il padrone
capirà.
- Come desidera.
L'inserviente scomparve, pochi istanti
dopo la porta si stava già aprendo, mostrando dall'altra parte una sfarzosa
sala dove accogliere gli ospiti. Il fantasma ora era nella penombra della sala
a riordinare alcuni soprammobili - Zofus la aspetta all'ultimo piano, sa come
arrivarci?
- Sì, non ti preoccupare, svolgi pure le
tue mansioni.
Possibile che con tutta la magia in suo
possesso il mago non fosse in grado di far riconoscere le persone ai suoi
servitori? Gliene avrebbe parlato, oh, e gli avrebbe anche detto che tutte
quelle scale erano troppe! Poi si riscosse, ovviamente non era lì per parlare
di comodità, gli servivano delle informazioni e subito.