Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Ricorda la storia  |       
Autore: KiarettaScrittrice92    10/01/2018    4 recensioni
Quindici giorni, quindici capitoli.
L'estate che separa i giorni di Collége e di Papillon, appena passati, da quelli del liceo e della nuova vita, almeno per alcuni dei nostri eroi.
Cosa accadrà in questo breve squarcio d'estate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
15 Giugno

L’estate. La stagione del sole, della tranquillità, dello svago. La stagione in cui puoi giocare, divertirti e passare più tempo con gli amici. La stagione in cui tra una risata, un bagno al mare e uno scherzo, può nascere qualcosa che non ti aspettavi.
Che cosa c’è di meglio dell’estate?

 

Per l’ennesima volta Marinette tirò la cerniera della sua valigia rosa a fiori, perfettamente in pendant con lo zaino e la borsetta che usava solitamente, chiudendola.
«Ho preso tutto Tikki?» chiese rivolgendosi alla kwami che la stava guardando da più di mezz’ora, mentre correva avanti e indietro per la sua stanza come una pazza.
«Ah non lo so, ma se aggiungi qualcos’altro a quella valigia penso che potrebbe esplodere.» commentò lei.
«Dici che mi sto portando troppa roba?»
«Dico solo che non capisco a che ti servano tutti quei libri. Va bene uno per passarsi il tempo, ma gli altri?» rispose Tikki, con un’altra domanda.
«Il prossimo anno inizieremo il liceo, non posso sedermi sugli allori, già faccio abbastanza schifo di mio a scuola.» disse Marinette, riaprendo la valigia e guardando la quantità mastodontica di libri che vi aveva dentro, effettivamente erano quelli che occupavano gran parte dello spazio.
«Posso comprendere il fatto che tu voglia essere pronta per la nuova scuola, nonostante tu non abbia nessun compito o obbligo a riguardo, ma starai via solo quindici giorni, mica tutta l’estate.» disse la piccola creatura rossa, forse nel tentativo di tranquillizzarla.
«Sì forse hai ragione.» borbottò lei, togliendo i libri dal bagaglio.
Stava ancora sistemando gli ultimi indumenti nella valigia, quando sua madre la chiamò dal piano di sotto.
«Marinette, è arrivato Adrien!»
«Arrivo, arrivo...» rispose la ragazza, prendendo tutti i bagagli.
«Marinette, attenta!» urlò la kwami, troppo tardi.
La ragazza inciampò su una scarpa che aveva lasciato a terra e con un urletto acuto si ritrovò quasi con la faccia per terra. Qualcosa, o qualcuno l’aveva afferrata prima che si schiantasse al suolo.
«Serve aiuto principessa?» chiese il suo salvatore e Marinette incrociò quello sguardo smeraldino e perfetto dell’amore della sua vita.
«A-Adrien...» balbettò, mentre il ragazzo l’aiutava a rimettersi in piedi.
«Dai forza, che il gorilla ci sta aspettando sotto.» le disse con un sorriso afferrando il manico della valigia con una mano e la sua con l’altra.
Scesero al piano di sotto, mano nella mano.
«Buon viaggio cara, divertiti!» disse Sabine prendendo la figlia tra le braccia.
«Grazie mamma!» rispose lei, ricambiando l’abbraccio, subito dopo fece la stessa cosa con il padre.
«Mi raccomando Adrien, prenditi cura della mia bambina.» disse dopo l’abbraccio rivolgendosi al giovane biondo.
«Hai la mia parola Tom.» gli rispose lui con un sorriso, dopodiché uscirono di casa, per poi salire sulla limousine.
«Pronta alla nostra prima vacanza assieme?» le chiese Adrien con un sorriso.
«Una vacanza tutti insieme... Non mi sembra vero...» commentò lei entusiasta.
«Sei contenta?» domandò nuovamente.
«Tantissimo! Insomma una vacanza con i ragazzi, sarà l’occasione per diventare una vera e propria squadra!» rispose contenta.
«Beh, diciamo che siamo già abbastanza affiatati, ma questa vacanza ci aiuterà molto.» a quell'ultima frase di Adrien, Marinette scoppiò a ridere divertita.
«Sì come no... Come durante l’intervista del Ladyblog, vero?» a quel punto anche Adrien si unì alla risata.
«I tuoi sono già lì?» chiese nuovamente la corvina, quando smisero di ridere.
«Sì, ci aspetteranno alla casa, mentre Nathalie rimarrà qui, i termini dell’adozione sono imminenti ed entro qualche settimana dovrà andare a scegliere il bambino in orfanotrofio.» le rispose lui.
«Ah, sono così contenta per Nathalie, aveva proprio bisogno di qualcuno oltre a te a cui voler bene.» disse con tono dolce Marinette.
«Già... – commentò il biondo con un sorriso – Comunque, cambiando discorso, ora passiamo a prendere gli altri e poi finalmente comincerà la nostra estate!» disse il biondo.

 

L’italiana guardò per l’ennesima volta il cellulare.
«Perché quel gattaccio ci mette sempre un’eternità?» brontolò furiosa, facendo avanti e indietro nella sua camera.
«Lila, calmati… Stai partendo per le vacanze, non stai andando dall’altra parte del mondo…» la rassicurò la sua kwami, guardandola con i suoi bellissimi occhietti viola.
«Aaaah, lo so Holly, è solo che sono nervosa…» sbuffò di nuovo lei che proprio non riusciva a non essere irrequieta.
«Piuttosto non dovresti avvisare i tuoi? Ricordargli che te ne stai andato?» propose la piccola volpe, ma la ragazza fece un verso di stizza.
«Non servirebbe a nulla avvisarli, è già tanto se si ricordano che esisto.» rispose lei incrociando le braccia.
«Andiamo, sai che non è vero. Ti vogliono bene.» ribatté la creaturina avvicinandosi a lei e strofinandosi affettuosamente alla sua guancia. A quel contatto Lila accennò un sorriso, per poi tornare a usare il suo tono un po’ scontroso.
«Beh, comunque il biglietto che ho lasciato loro basterà. – disse, per poi guardare nuovamente il cellulare, che, come se avesse sentito la sua irritazione, trillò proprio mentre aveva poggiato lo sguardo di fuoco su di lui – Era l’ora!» esclamò.
Afferrò le chiavi dall’ingresso e uscì di casa, chiudendosi bene alle spalle la porta, con le giuste mandate di chiave. 
Per fortuna l’ascensore era presente al suo piano, così non dovette nemmeno attenderlo, aprì l’anta e ci si infilò dentro con tutta la valigia.
Quando uscì dal portone d’ingresso notò la limousine posteggiata proprio di fronte al ristorante dei suoi genitori, attirando l’attenzione dei clienti e di tutto il vicinato. Mentre un energumeno le prendeva le valigie per metterle nel bagagliaio lei entrò in auto.
«Ma dico sei impazzito? Dovevi venire proprio con la limousine?» protestò non appena vide il biondo.
«Un viaggio o si fa per bene o non si fa. – le sorrise lui divertito – Comunque anche io sono contento di vederti Lila.»
«Sì, sì come vuoi… Ciao Mari» disse con un sorriso, tutto rivolto alla corvina.
«Ciao Lila.» rispose lei, ricambiando il gesto.
«Ancora non comprendo come siano cambiate così repentinamente le cose. Fino a sette mesi fa odiavi lei e venivi dietro a me e adesso fai comunella con lei ed io sono diventato…»
«Sta zitto, gattaccio!» lo zittì lei.
«Ecco appunto…» sospirò Adrien, mentre l’auto partiva di nuovo.
«La cosa è semplice. Dopo che Jinny mi ha fatto capire che sbagliavo ho compreso quanto fossi tu quello nel torto.»
«Cosa? Io?» chiese stupito il ragazzo, puntandosi il dito contro al petto e sgranando gli occhi verdi.
«Sì tu, bel faccino! Tu dicevi di essere innamorato di Ladybug e poi però facevi il carino con Marinette, con Chloé con me… Prova a negarlo.»
«Cercavo solo di essere gentile…» protestò lui e la ragazza fece nuovamente quel suo verso stizzito.
«Ragazzi, per favore, potremmo smetterla? La vacanza non è nemmeno cominciata e voi già sembrate cane e gatto.» disse Marinette, cercando di calmarli.
«Vuoi dire volpe e gatto, coccinellina.» la corresse con un sorriso il fidanzato.
Calò per un po’ il silenzio, quando l’italiana cambiò completamente discorso.
«Chi stiamo andando a prendere adesso?» chiese.
«Jinnifer, poi Tian, Angelie ed infine pel di carota.» rispose Adrien.
«Si chiama Nathaniel, Adrien, smettila di prenderlo in giro.» lo rimproverò Marinette.
«Okay, scusa.» disse alzando le mani in segno di resa.

 

«Spott, te lo chiedo per l’ultima volta, smettila di mettere sacchetti di patatine nella mia valigia!» disse esasperata Jinnifer togliendo l’ennesimo pacchetto dal bagaglio.
«Ma io ne ho bisogno!» protestò il kwami dell’ape.
«Non stiamo andando in qualche posto isolato dal mondo, stiamo andando al mare. Arrivati lì ti prenderò tutte le patatine che vuoi.» lo rassicurò, chiudendo la valigia.
«E per il viaggio?»
«Saremo nella limousine di Adrien e non so quanto potrai uscire, ma se proprio vuoi ti metto un pacchettino di quelli piccoli in borsa, non di più. – precisò, guardandosi attorno – Dove accidenti ho messo il  portafoglio?» chiese, tra sé e sé.
«Sulla tua scrivania.» le suggerì l’esserino giallo.
«Ah, grazie! – disse afferrandolo e ficcandolo in borsa – Come farei senza di te?»
«Ovvio non fares... – il kwami si bloccò, quando lei gli schioccò un bacio sulla guancia – Ma insomma Jin, che schifo!» protestò, strofinandosi la zampetta sulla parte baciata, nel tentativo di togliere l’appiccicoso gloss che la sua portatrice gli aveva lasciato al viso.
«Quante storie per un bacetto.» lo prese in giro lei.
«Certe volte odio davvero avere la portatrice femmina.» si lamentò il kwami.
«Una curiosità, se tu sei il kwami dell’ape e sei un maschio, allora vuol dire che sei un fuco giusto?»
«Non sono né un ape né un fuco, sono un kwami, punto e basta!» la guardò furioso con i suoi occhi color nocciola.
«Va bene, va bene scusa. Ora entra nella borsa che dobbiamo andare.»
Il kwami fece come richiesto e la ragazza, si legò i lunghi capelli rossi in una coda e uscì dal suo appartamento. Appena uscita dal palazzo porse la valigia all’autista e salì in auto.
«Jinny, amica mia!» disse Lila abbracciandola affettuosamente.
«Lila, ci siamo viste ieri sera.» disse ridendo la giovane inglese.
«Sì, ma stare con questi due piccioncini è snervante.» si lamentò la ragazza.
«Veramente non abbiamo fatto quasi per niente i piccioncini, come dici tu.» puntualizzò Adrien. A quella frase l’italiana tirò fuori la lingua, dedicando quella smorfia al biondo, mentre la rossa scoppiò a ridere.
«Ah Lila, non cambierai mai...»

 

«Nonno sei sicuro che non vuoi venire con noi?»
«Stai tranquillo Tian, io starò bene qui. L’acqua è calma senza troppi pesci.» gli rispose l’anziano uomo poggiandogli una mano sulla spalla.
«Nonno seriamente, dovresti smetterla di parlare come un biscotto della fortuna.» commentò il giovane ragazzo cinese, che aveva ancora le sopracciglia aggrottate nel tentativo di capire cos’aveva appena sentito.
«E tu dovresti smetterla di fare battute di questo genere.»
«Oh andiamo nonno, tu ami le mie battute.» disse il giovane facendo l’occhiolino.
«Se lo dici tu... Comunque Wayzz tieni d’occhio questo qui.» disse rivolgendosi alla piccola tartaruga e indicando con il dito il ragazzo.
«Come al solito, maestro.»
«Allora ci vediamo a luglio, mi raccomando nonno, non lavorare troppo e riposati, okay?» disse con un sorriso.
«Ci vediamo a luglio Tian.» rispose accompagnandolo fuori dal centro massaggi.
Mentre anche i bagagli del giovane cinese venivano caricati sulla limousine, i quattro ragazzi che erano a bordo scesero per salutare anche loro il maestro Fu, l’ultima a farlo fu Marinette.
«A presto maestro, ci rivediamo quando torniamo.» disse con un sorriso.
«A presto ragazzi e mi raccomando, divertitevi e per un po’ non pensate a nulla, ve lo siete meritato.» sorrise loro l’anziano cinese. Dopodiché salirono nuovamente tutti in auto, mancavano solo due persone da prendere e poi il viaggio sarebbe iniziato sul serio.

 

Si diede un’ultima controllata allo specchio, si aggiustò meglio i capelli, spostandoli su una spalla sola e finalmente si preparò ad uscire di casa.
«¡Así que te veré en quince días mamá!» salutò la madre, usando la sua lingua natale, questa ricambiò il saluto dall’altra stanza e lei uscì di casa e chiamò l’ascensore.
Solo quando fu dentro, dalla sua borsa sbucò il suo kwami.
«Grazie mille per il sacchetto di nocciole, almeno saprò cosa fare durante il viaggio.» le sorrise e lei ricambiò il gesto, allungando il dito e accarezzandogli il capino lilla.
«Di nulla Nooroo, anzi già che ci sei, mi passeresti un bon bon? Dovrebbero essere nella tasca interna a destra.»
La piccola farfalla si rituffò nella borsa, comparendo proprio quando l’ascensore arrivò al piano e allungando il cioccolatino, avvolto nella sua carta stagnola alla ragazza, non sporgendosi però troppo dalla borsa. Il che fu un bene perché proprio in quel momento le porte si aprirono mostrando l’interno dell’ascensore a una signora.
«Buon pomeriggio madame.» la salutò cordialmente Angelie, lasciandola entrare nell’ascensore.
Quando le porte in metallo si chiusero tirò un sospiro di sollievo e scartò velocemente la pallina di cioccolato per poi ficcarsela in bocca.
Attese parecchio tempo fuori dal portone, quando finalmente vide la limousine avvicinarsi. Con un’eleganza e una classe incredibile porse la sua valigia al gorilla, per poi entrare in macchina.
«Ma insomma, mi avete fatto aspettare più di venti minuti qui fuori. Lo sapete che la mia pelle è delicata? Senza le creme adatte si rovina.» protestò, accavallando in modo elegante le gambe.
«Ah, il sole fa bene. – le sorrise Lila – Mia nonna diceva sempre: “Na giornata de sole è na cosa meravigliosa!»
«Tradotto nella nostra lingua?» chiese Adrien, aggrottando le ciglia.
«Una giornata di sole è una cosa meravigliosa.»
«Ah ecco…»
«Sì però in francese perde tutto il suo fascino, in romano suona molto meglio.» commentò nuovamente l’italiana.
«Bene, manca solo Nathaniel e ci siamo tutti!» annunciò Marinette.
Adrien, invece, tirò una gomitata a Tian, che era seduto di fianco a lui.
«La smetti di fissarla.» gli sussurrò a bassa voce.
«Non la sto fissando.» ribatté lui distogliendo lo sguardo da Angelie.
«Se in questi quindici giorni non ci provi, sappi che ti ripudio come compagno di battute.» lo rimproverò il biondo cercando d’incoraggiarlo.

 

«Nathaniel è davvero necessario portare l’album dei disegni?» domandò il piccolo pavone guardando il suo portatore riempire lo zaino.
«Penn, lo sai dove stiamo andando? Quelle lì sono le spiagge più belle della manica, non posso non fare qualche disegno. – disse, controllando che ci fosse tutto, dopodiché chiuse la cerniera principale e aprì quella anteriore – forza piuma blu è ora di entrare.» disse il rosso guardando il piccolo amico dagli occhietti vispi color ametista, che subito fece come chiesto e si tuffò nella tasca.
Il ragazzo a quel punto chiuse anche quella cerniera, lasciandola solo un po’ aperta.
«Ciao mamma, io vado.» disse andando a salutare la madre in cucina.
«Okay Nathy… E mi raccomando non parlare agli sconosciuti.» si raccomandò, agitando il cucchiaio di legno.
«Mamma… – disse lui arrossendo – non sono più un bambino.»
«Ah per me sarai sempre il mio bambino…!» disse andando verso di lui e abbracciandolo.
Nathaniel non fu sicuro, ma gli sembrò di sentire la risata trattenuta di Penn provenire dallo zaino che aveva in spalla.
«Sì, mamma devo andare… – disse il rosso svicolandosi dall’abbraccio fin troppo affettuoso della madre – Ciao, ciao.» concluse, per poi uscire di casa.

 

Ben presto furono tutti sulla limousine nera della famiglia Agreste. Diretti verso una nuova piccola avventura. Chissà se quel viaggio li avrebbe uniti di più. Chissà se l’estate avrebbe portato loro quella svolta che li avrebbe resi una squadra affiatata. Chissà se il vento caldo dell’amore li avrebbe avvolti e sedotti.
Nulla importava in quel momento. La cosa più importante era la loro vacanza. Loro sette, insieme.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: KiarettaScrittrice92