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Autore: HypnosBT    10/01/2018    2 recensioni
Le disavventure del Toro di Ferro e dell'Inquisitrice più feroce del Thedas.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Il Toro di Ferro, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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     «Ti capita mai di pensare a cosa succederebbe se il qun ci conquistasse?», chiesi al Toro dopo un lungo sorso.
     «Cullen e Cassandra sopravvivrebbero. A loro piacciono le regole, riuscirebbero ad adattarsi. Vivienne non riuscirebbe mai a rinunciare a se stessa. A Varric finirebbe un’ascia nel cranio alla seconda parola pronunciata e Sera nel frattempo sarebbe già stata rieducata. Per rispondere alla tua domanda no, non ci penso mai.». Ci fissammo negli occhi.
     «E io? Ce la farei?»
     «Tu sei uscita viva da un buco nel cielo, Boss. Non fai testo.»
     «Togliendo quel dettaglio?»
     «Beh, togliendo quel dettaglio… No, direi di no.»
     «Cosa?!», sputacchiai rischiando di soffocare.  
     «Andiamo Boss, volevi una risposta onesta! Sei talmente piccola che probabilmente non si accorgerebbero neanche di averti pestato.». Ormai ero talmente abituata alle lodi sperticate da non aver minimamente calcolato una reazione del genere.
     «Evidentemente non mi hai mai vista combattere.», sbottai. Lui scoppiò in una sonora risata. Una bella risata.
     «Quella cosa che fai per schivare le frecce, la piroetta all’indietro? Ecco, quella si chiama danza e sta bene nelle taverne, non nei campi di battaglia.»
     «Mi dispiace che il tuo unico occhio funzioni anche di merda, Bull. Se fossi stato attento ti saresti accorto che la “danza” mi ha salvato il culo più di una volta. Vogliamo parlare delle tue cicatrici invece?»
     «A un qunari non serve schivare i colpi. Noi siamo abbastanza grossi da farli rimbalzare.». Il suo sguardosi era fatto più intenso, il sorriso sghembo minacciava di allargarsi ancora di più.
Sfoderai i pugnali come un fulmine, puntando alla sua gola. Con una manata mi spostò le braccia verso sinistra. Rotolai via prima che riuscisse a catturarmi. Bastardo d’un qunari. Come promesso il sorriso si aprì sul suo volto, una ferita luminosa che tratteneva a stento il ringhio divertito.
Ci sfidammo per un istante prima si schizzare fuori dalla taverna, travolgendo il povero Krem.
     Era veloce, velocissimo. Pur sapendo che si trattava di uno scherzo avere quel gigantesco fascio di nervi alle calcagna mi faceva battere il cuore come un uccellino. Aveva ragione, avrebbe potuto tranquillamente ridurmi in polvere. In mezzo alla mischia non avevo mai fatto caso a quanto fossero leggeri e rapidi i suoi movimenti. Impegnata com’ero a sopravvivere non avevo notato quanto quell’enorme ammasso di muscoli riuscisse a essere fluido e ipnotico. Ora invece eravamo soltanto noi, e io stavo perdendo contro un bestione disarmato. Inaccettabile. Smettere di guardarlo in faccia si rivelò essere la mossa giusta. Riguadagnai terreno a forza di fendenti netti. Più riusciva ad allontanarmi da sé più i miei colpi diventavano letali. Il ritmo stava cambiando. Non eravamo più giocosi, ci stavamo concentrando. Mi accorsi successivamente che una piccola folla si era creata attorno a noi. Per me non esisteva altro che le sue mani, i suoi polsi, gli avambracci, il contorcersi delle caviglie mentre lo facevo indietreggiare. Le vene delle braccia, gli addominali tesi, la conca del bacino. Tutto fuorché i suoi occhi.
     Con una piroetta su me stessa mi abbassai, caricando a sorpresa verso le ginocchia. Riuscii a scalfire la coscia destra prima che le sue dita si contraessero sulla mia mano, costringendomi a lasciare il pugnale. Tentai un fendente in alto per recuperare ma con un gemito mi ritrovai appesa per i polsi al muro della locanda, disarmata. Il Toro mi teneva stretta con le mani giganti, eravamo faccia a faccia. Occhi contro occhi. Il respiro affannoso sembrava una mia prerogativa. Il Toro sarebbe sembrato a tutti calmo, come se nulla fosse successo. Ma lo sguardo… quello rivelava la sua natura. Come quando il sole incontra la luna. Talmente intenso da farti mettere in dubbio non solo te stesso, ma anche il mondo attorno. Restammo immobili a guardarci quel che mi sembrò un tempo infinito prima che il Toro mi scagliasse via, verso il prato arido. Rotolai in una nuvola di terriccio secco e quando aprii gli occhi vidi il Toro avanzare verso di me ad ampie falcate, con un ghigno scavato in volto e i miei pugnali tra le mani. Il primo istinto fu quello di scappare più veloce della luce. Mi alzai in piedi ma era già troppo tardi. Ogni suo fendente sembrava un comando e il mio corpo reagiva di conseguenza: come un burattino mi spostavo dove lui voleva farmi spostare. Aveva il totale controllo del combattimento. Continuavo a indietreggiare, mi sentivo in trappola. Poi eccolo arrivare. Il colpo perfetto. Piegai le gambe, inarcai la schiena, e schivai la pugnalata appena in tempo con una capriola all’indietro. La danza. Sapevo di aver commesso un errore mentre stavo ancora fluttuando. Il colpo arrivò a rallentatore; mi schiacciò la pancia sbattendomi di nuovo a terra, lasciandomi senza fiato. Rimasi dov’ero, spezzata. Nemmeno la vista collaborava. Vedevo solo una sagoma enorme ergersi sopra di me.
     Il Toro aspettò che mi riprendessi prima di poggiarmi delicatamente la mano sul fianco e aiutarmi ad alzarmi in piedi. Avevo male dappertutto. La mia smorfia era il contrario della sua espressione gioiosa. Sembravamo abbracciati. In verità se avesse smesso di sorreggermi sarei caduta rovinosamente di nuovo. Mi guardava come si guarda una bambina capricciosa. Riuscii solo ad offendermi ancora di più. La mia confusione raggiunse il picco massimo quando mi avvicinò a sé, mi spostò i capelli sudati dal collo guardandomi le labbra e mentre le mie gambe diventavano molli disse: «Non sopravvivresti al qun.».
     Spalancai gli occhi, lo spinsi via e me ne andai, incapace di proferire parola. Sentii l’eco della sua mastodontica risata fino al mattino seguente, incapace com’ero di allontanarlo dai miei pensieri.
     Maledetto qunari bastardo.   

 

  
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