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Autore: kuutamo    11/01/2018    1 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Molochs

 

Damon e Danaë avevano appena attraversato il cancello che segnava il confine con il cimitero, quando all’improvviso la ragazza avvertì una vibrazione in tutto il suo corpo, come un richiamo. Quando si voltò davanti a lei, dall’altra parte della cancellata nera, c’era sua nonna. Il suo spirito era uguale a quelli delle altre streghe, lugubre ed impalpabile.

“Nonna..” disse con voce strozzata. Il vampiro continuò a sorreggerla, mentre guardava attentamente la scena.

“Bambina mia” le sorrise lo spettro.

“Non credevo che ti avrei più rivista - le si offuscò bruscamente la vista. Qualche attimo dopo si riscosse da quell’iniziale sorpresa e riprese a parlarle - Cosa ci fai qui nonna? Tu sei sepolta a Mystic Falls..”

“Hai ragione mia cara, ma noi possiamo vagare per i mondi - rispose, sottolineando quel noi che si riferiva agli spettri - Sono venuta per darti questa” continuò, porgendole un oggetto e poggiandolo sulla colonna che intramezzava la cancellata. Umani e fantasmi non potevano toccarsi.

Danaë si staccò dal vampiro e prese l’oggetto davanti a lei: era la sua collana di malachite, quella che sua nonna portava sempre al collo da anni. In effetti, ora che ci rifletteva, non l’aveva mai vista senza.

“Questo è il simbolo della nostra famiglia, tesoro. Devi averla tu, non può essere altrimenti. Ti aiuterà in ogni tua battaglia, perché dalla malachite noi traiamo molto del nostro potere e possiamo amplificarlo” le spiegò sua nonna.

La collana era un amuleto della famiglia Moloch, da cui appunto prendevano il nome. La pietra possedeva proprietà naturali di metamorfosi, caratteristica che aiutava l’operatore di magia nelle sue numerose funzioni. Tutte le streghe della loro congrega possedevano un portafortuna fatto di questa pietra verde, anche sua madre.

Danaë si chiedeva come mai non ne avesse ricevuta una.

“Non ce n’è stato il tempo, Danaë” rispose sua nonna alla tacita domanda.

La ragazza strinse l’amuleto tra le dita.

“Credo di non averti mai ringraziato per quello che hai fatto per me.. Ti sono infinitamente riconoscente di avermi rivelato chi sono davvero. Mi dispiace di non avertelo mai detto di persona. Mi sono comportata malissimo, nonna, e tu non lo meritavi” disse timidamente a testa bassa.

“Tesoro non preoccuparti.. È normale essere arrabbiati, confusi quando ti viene fatta una rivelazione del genere. So benissimo quanto sia stata dura per te. Uno dei miei rimpianti è non avertelo detto prima, quando avevo più tempo a disposizione per istruirti a dovere e invece.. guarda cos’ho fatto” disse tristemente l’anziana donna.

“Tu ti sei ribellata, e a me questo basta”

L’anziana guardò attentamente sua nipote negli occhi e affacciandovisi vide tutto il rancore che provava da una vita. Quella ragazza doveva cercare di trasformare tutto quel dolore in forza, una forza interiore capace di polverizzare ogni cosa.

“Danaë, piccola, allenta la morsa su Claire - le consigliò - Noi due non siamo mai state d’accordo praticamente su nessun argomento, ma ti ama. Cerca di capire anche il suo punto di vista”

Damon stava ascoltando la conversazione tra nonna e nipote molto attentamente e non gli sfuggì il fatto che anche la madre chiamasse sua figlia per nome. Quella Claire sembravano odiarla tutti e avrebbe tanto voluto sapere cosa aveva fatto per meritarselo. Detto questo, non era di certo dalla sua parte.

Danaë ascoltò il discorso di sua nonna in silenzio e fece soltanto un cenno del capo come a dire, ‘va bene, ci penserò, ma non contarci troppo’. Il suo sguardo parlava per lei, era selvaggio e diffidente come quello di un animale della foresta che non lasciava avvicinare nessun umano.

L’anziana donna poi volse lo sguardo verso il vampiro dietro sua nipote. Gli sorrideva, sembrava essere in pace con lui, soddisfatta.

“Ciao Damon”

“Ciao Meredith, è da tanto che non ci si vede” disse lui stupendosi di non essere apostrofato in qualche modo poco carino dalla donna. All’improvviso quella tensione che provava ogni attimo in attesa di essere giudicato dagli altri, si polverizzò, lasciando spazio allo stupore.

“Devo essere sincera, mi è dispiaciuto quando sei andato via. Non pensavo di non rivedere te e la tua macchina da bullo su e giù per il quartiere”

“Sono mancato a molti” disse con tono spiritoso, ma in realtà era colpito da ciò che stava ascoltando. Era decisamente strano mancare a qualcuno.

“Sei sempre il solito sbruffoncello. Ma nonostante tu sia una testa calda, so che proteggerai sempre la mia Danaë. Ti ringrazio per questo”

Damon era senza parole al momento, cercò di rispondere, ma alla fine schiuse solo le labbra in un sorriso di riconoscenza e rispetto. Che potesse leggere nei suoi pensieri? O nel futuro?

Meredith guardò di nuovo sua nipote e alzò una mano verso quest’ultima, come a volerle fare un’ultima carezza.

“È ora di andare ragazzi.. Danaë, ricorda che potrai invocarmi tutte le volte che vorrai, io verrò da te”

La ragazza era sull’orlo del pianto di nuovo, era sempre duro separarsi da quella figura, reale o onirica che fosse.

“Grazie nonna.. Ti voglio bene”

“Anch’io tesoro, ora via da qui! - disse in un sorriso triste che le fece tremare gli angoli della bocca - Abbiate cura di voi, anche tu Damon”

“Arrivederci, Meredith” la salutò il vampiro che intanto era ritornato al fianco della ragazza.

Lo spirito diede le spalle ai due e s’incamminò tra le lapidi illuminate dalle candele, fino a diventare invisibile in lontananza. Danaë strinse più forte il ciondolo tra le sue dita, fino a farsi male.

“Ti aiuto” Damon interruppe il flusso dei suoi pensieri. Le prese il gioiello dalle mani e glie lo allacciò con cura al collo, risistemandole sulle spalle la folta chioma corvina una volta finito.

“Grazie” disse senza guardarlo negli occhi.

“Come ti senti?” le chiese mentre si allontanavano dal cimitero in cerca dell’auto.

“Bene nonostante ciò che è successo”

“Vuoi il mio sangue? Guarirai in fretta e ti sentirai subito meglio”

“No, grazie. Non credo che bere tutto questo sangue di vampiro mi faccia granché bene”.

Arrivarono all’auto e si misero subito in viaggio. La ragazza non mangiava da molto tempo, quindi prima di partire i due avevano fatto scorta di cibo. Danaë però sembrava non aver poi tutta questa fame. I due non parlarono molto di ciò che era successo nelle ultime ore, né di ciò che era successo tra di loro la notte prima. Il vampiro non era così stupido da non capire i suoi segnali riguardo il primo dei due argomenti, sua nonna: vedeva che stava male, che la donna le mancava terribilmente, ma anche che non permetteva a se stessa di essere tanto debole da mostrare agli altri il suo dolore, il suo pianto. Riguardo al secondo di argomento, era parecchio restio e confuso anche lui, perciò si sforzò di pensare ad altro e concentrarsi sulla guida, come se fosse la cosa più interessante in quell’abitacolo.

Le piccole cittadine scorrevano luminose e anonime davanti agli occhi stanchi di Danaë, piccoli e lontani bagliori nella notte che tutto avvolge. Come all’andata, alternava momenti di veglia a sonno profondo: si era stufata di essere sempre così stanca, da un lato sapeva che riposarsi era necessario, ma non ne poteva davvero più. Lei era sempre stato un animale notturno, dormiva pochissimo e ora non faceva altro che essere incosciente per metà delle sue giornate.

Quando ormai era mattina inoltrata e mancava relativamente poco per Mystic Falls, chiese a Damon di fermarsi per poter prendersi un caffè e restare sveglia.

“Non dovresti riposare per tutto il tempo possibile? Ahkmara potrebbe attaccare da un momento all’altro” le consigliò Damon di ritorno dalla caffetteria di una stazione di servizio.

“Probabilmente hai ragione, ma sono stufa di tutto questo. Basta riposare, voglio ucciderla” disse scaldandosi le mani con il calore del caffè mentre teneva lo sguardo deciso basso sulla bevanda.

Vederla seduta in quella posizione, con le ginocchia piegate al petto e i capelli che la avvolgevano quasi con fare protettivo, la ragazza gli sembrava da un lato fragile, ma dall’altro tanto selvaggia da far impallidire un lupo. La forma dei suoi occhi lo incantava: il loro taglio somigliava a quanto di più pericoloso, ma al contempo delicato, ci sia al mondo. Temeva che col l’avvicinarsi troppo a quella creatura avrebbe riportato solo ferite e tagli profondi, ma quando tornava a soffermarsi sulle sue iridi, quei due vortici non facevano altro che spingerlo a gettarsi completamente nel vuoto.

“Sarò al tuo fianco” disse Damon dopo averla osservata per qualche minuto.

“Cosa?” si risvegliò lei dai suoi pensieri di vendetta.

“Ti aiuterò ad ucciderla” le confermò.

“Va bene” disse la ragazza, ma dietro quello sguardo apparentemente riconoscente, c’era già un piano d’azione pronto, e non comprendeva Damon.

 

 

 

 

 

 

Note:

 

Lo so lo so, aggiorno dopo un secolo e mezzo... 

Anyway, grazie per i commenti e a tutti i lettori silenziosi.

Buon inizio anno.

  
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