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Autore: Pareidolia    12/01/2018    1 recensioni
"Il mondo è nulla. Non è in un modo ma nemmeno in un altro. E' chi ci vive a renderlo ciò che è, non ci sono forze esterne che ne dettano le regole se non su un piano puramente fisico. A dirla tutta, sono gli uomini a imporre il proprio volere e a influenzare le forze che reggono il mondo, non il contrario."
In un tempo in cui il pianeta sta per morire ed è popolato da strane forze nascoste nelle ombre, un ragazzino viaggia verso una montagna lontana e sconosciuta. Durante il viaggio, però, osserva e interagisce con svariate persone utilizzando i propri misteriosi poteri, scavando nelle loro vite e nei loro ricordi per poter affrontare una scelta complicata e segreta.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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 Onde flebili che si avvicinano alla superficie scura della terra, coperta d'erba d'un verde scuro. Un cielo azzurro e limpido, nel quale qua e là si muovono alcune nuvole bianche, tanto lente da sembrare immobili. Nell'aria danza il cinguettio degli uccelli e la brezza è piacevole. Le loro mani, una stretta attorno all'altra e il calore, il quale le ricopre entrambe e si unisce al vento. Gli sguardi, felici e colmi di colori e le labbra, allargate in sorrisi complici. E infine i loro cuori, scaldati dalla vicinanza che li unisce.

Tanti ricordi, piacevoli e dolci ma ormai persi nel vortice del tempo divenuto grigio e secco. Davanti a lei non c'è altro che un mondo opaco in cui i colori della vita sono ormai delle imitazioni un po' pallide e sciupate, vagamente tendenti al grigio e di certo non più brillanti come a quel tempo.

I suoi capelli, ormai bianchi, ondeggiano nell'aria mattutina e fredda. La brezza tiepida non soffia più da tanto e, quelle poche volte in cui ancora accade, non è che un filo di vento debole e quasi impercettibile tranne che per lei ma troppo breve per poterne apprezzare il tepore.

Tanti ricordi, positivi o meno, eppure nemmeno una lacrima ha mai versato durante tutto quel tempo, mentre li vedeva svanire. Nella solitudine d'un villaggio silenzioso ha continuato a vivere rimandando i propri sogni al futuro, continuamente. C'è tempo, ci si dice spesso, continuando a rimandare continuamente i propri pensieri e i desideri più forti ma senza mai rendersi conto di quanto ciò sia un errore al quale non si potrà mai riparare. Come accadde a molti, così fu anche per lei. Rimandò, più volte e senza mai dar troppo peso alla faccenda.

Rimandò al giorno dopo, alla settimana dopo, al mese e poi all'anno. Ma gli inverni passavano e lei non riusciva a decidere fermamente che il momento era giunto e, così, ogni cosa era scivolata via come acqua sotto un ponte, ogni cosa s'era sciolta come neve sotto una distesa di luce troppo calda da sopportare.

Il dolore non era mai giunto, poiché si era accorta troppo tardi dell'errore e, quando aveva compreso, altri sentimenti le avevano pervaso la mente e il corpo. Anche in quell'occasione, non aveva fatto altro che rimandare, incapace di smentirsi nemmeno in un simile momento.

Ma venne qualcuno e bussò alla sua porta, un giorno. In quello stesso mattino in cui i capelli ondeggiavano nell'aria e in cui l'intera abitazione, ricavata da un vecchio rudere di pietra, era stranamente diversa.

Che strana sensazione, si disse non appena aprì gli occhi vedendo le luci dell'alba all'orizzonte. Un'ombra sottile si delineò fra le nuvole spesse e leggermente tinte di rosa, danzando abilmente nel vento come nulla che avesse mai visto aveva fatto prima d'allora. Un uccello misterioso, tanto lontano da apparire come una minuscola macchia e che i suoi occhi stanchi avevano incredibilmente visto. Quello spettacolo inatteso le aveva ricordato proprio lui e i ricordi avevano iniziato ad affiorare come un fiume in piena.

Tutto, da quel momento in poi, si era svolto lentamente, come immerso in gelatina opaca.

Ma ora qualcuno aveva bussato. Un ospite inatteso e proveniente da chissà dove si era avvicinato alla porta di legno scuro e per tre volte ne aveva colpito la superficie polverosa.

Davanti ai suoi occhi un ragazzino incappucciato, alto per la sua età e dallo sguardo strano, la osserva sorridendo. Ma i suoi occhi sono differenti da quelli degli altri, provengono da un altro mondo o, forse, da un altro tempo. Lei riesce a sentirlo, tutto ciò. Ne è sempre più sicura e per questo non riesce a parlare, ipnotizzata da quei due occhi carichi dei colori dell'alba ormai passata da molto.

D'un tratto il vento si fa più forte, come se quel ragazzino lo stesse in qualche modo comandando e gli smuove il cappuccio, gonfiandolo e alzandolo sempre più dalla sua testa colma di capelli a metà fra il nero e uno strano blu tendente al verde. I suoi piedi sottili, coperti solo da bende scure che ne lasciano scoperti i talloni e le dita, non sentono quel freddo e così anche il suo corpo, sul quale non ci sono abiti pesanti.

Che tipo di creatura è? Da dove può mai provenire un simile essere?

Le domande non hanno nessuna risposta e, perciò, sono del tutto inutili, lei se ne rende perfettamente conto.

Quando il mondo circostante cambia gradualmente, nemmeno se ne rende conto. Un battito di ciglia e si scopre altrove, in riva a un fiume calmo che si muove debolmente. Accanto a lei c'è un uomo giovane e bello, i capelli neri mossi dal vento tiepido di primavera. Nell'aria si spande il profumo dei fiori insieme al canto di decine di uccelli differenti e lei si sente felice. Sente che ogni cosa può migliorare, ora che sono insieme. Lui le sorride e lei, arrossendo, ricambia ma tutto svanisce nuovamente, portandola in un baratro oscuro nel quale si materializza una nuova scena.

In questa i colori sono leggermente sbiaditi al punto che ha l'impressione di stare guardando il mondo attraverso un vetro sporco eppure non è così. Il mondo si è scolorito nel passaggio tra la scena precedente e questa, anche se il motivo le è sconosciuto.

Attorno a lei ci sono le strade della piccola città in cui vive, col suo terreno sporco e gli abitanti scontrosi e tristi. Solo alcuni sorridono ma si tratta di espressioni che svaniscono subito dopo il leggero cenno di saluto, per poi tornare alle proprie faccende quotidiane. Lei si trova disorientata ma capisce subito cosa deve fare. Solleva un pesante sacco da terra e, sola, si allontana senza dire nulla, rimandando a più tardi i pensieri che le affollano la mente.

-Cosa senti?- Le chiede una voce appena dopo la scomparsa della scena, quando tutto si fa nuovamente nero e invisibile.

-Non lo so...non riesco a capirlo.-

-Lui ti manca?-

-Sì, molto.-

-E allora perché non hai fatto qualcosa? Perché sei rimasta a guardare?-

-Non sapevocosa fare.-

-Non è vero, riprova.-

-Non avrebbe funzionato.-

-Falso, riprova.-

-Ero troppo debole...-

-Ci sei quasi, ora.-

-Non avevo il coraggio di seguirlo.-

-E perché?-

-Perché sono troppo debole...-

Cala il silenzio, inghiottendo le parole della donna che da giovane torna anziana. Le mani si riempiono delle solite rughe e dei calli di anni di lavoro, il viso è solcato da fosse profonde eppure delicate e il ragazzino alle sue spalle continua a osservarla, muto.

-Cos'è per te il mondo?- Domanda dopo qualche minuto, senza smettere di guardarle la schiena sottile e scossa da singhiozzi flebili.

-E' un luogo terribile...mostruoso.-

-E' per colpa degli uomini o per natura che è terribile e mostruoso?-

-Lo è per natura. Deve essere così.- Il ragazzino scuote la testa, socchiudendo gli occhi.

-No. Il mondo è tale per ciò che gli uomini decidono di fare tanto con se stesi quanto con gli altri. Per natura l'universo non è nulla se non uno spazio e lo spazio si manipola. Immagina una casa vuota. Riempila di mobili, di oggetti e di persone. In questo modo la riempirai di storie tutte diverse fra loro. La madre avrà un determinato passato e un determinato futuro e così anche i suoi genitori, suo marito e i suoi figli, per poi passare ai nipoti. Ma inserisci, ora, una macchia di unto sul pavimento. Da dove proviene? Di chi è la colpa? E se in un angolo appare della muffa, da cosa è causata? E se, invece, una goccia di sangue è caduta sul pavimento e vi si è seccata, da dove proviene?-

Un'altra scena, altri sentimenti.

Vede l'uomo allontanarsi. Seduto su una piccola imbarcazione che attraversa il lago osserva la riva farsi più lontana. Il suo sguardo è triste, mentre la saluta con un movimento debole della mano destra. Sulla riva le ha lasciato un fiore tanto colorato da risaltare su ogni cosa circostante, eppure lei non lo guarda. Rimanda il fiore a più tardi e per un momento, un solo e rapido istante, desidera dimenticare tutto quanto.

Quando raccoglie il fiore lui ormai è sparito all'orizzonte, diretto chissà dove mentre lei, che avrebbe dovuto seguirlo, è rimasta lì, sola e al freddo.

Non c'è più un sorriso sul suo volto e il cuore batte normalmente, come ha sempre fatto quando era sola. Tutto è cambiato eppure ogni cosa è identica a sempre.

Il fiore che tiene in mano, l'ultimo ricordo del suo amato, sembra quasi osservarla in silenzio, senza proferire parola ma, in qualche modo, le scalda il cuore e la spinge a un pianto che non può in alcun modo rimandare.

 

A passi rapidi e sicuri, il ragazzino supera il villaggio, sempre più lontano alle sue spalle. D'un tratto si ferma e si volta a guardare i tetti scuri e decrepiti delle case lontane, dai cui camini costruiti malamente si alzano nerastri fili di fumo.

-Una donna che ama. Nonostante tutto, esistono ancora persone di questo tipo...- Un mormorio appena, che si perde nell'aria fredda del mattino. Si osserva poi le mani, osservandone l'improvvisa grandezza e nodosità. Non si sorprende, mentre sente il vento carezzargli i lineamenti anziani e i capelli bianchicci, un attimo prima che il suo aspetto torni normale per proseguire, poi, il proprio viaggio.

   
 
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