Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: _Myramon    27/08/2003    0 recensioni
Dal titolo, verrebbe da immaginare che questo racconto sia ambientato in un tempo lontano in qualche sperduto villaggio del Giappone. In realtà è ambientato in questo secolo, in questo periodo, in questa nazione. La vicenda si svolge in Piemonte, nell'estate del 2003, durante l'annuale raduno dei Boyscout. Due ragazzi dichiarano di aver assistito alle prodezze notturne di uno strano individuo, che si muoveva tra gli alberi come un esperto ninja, senza che lo si potesse vedere in faccia. Dapprima la vicenda viene interpretata come una fantasia, ma quando gli avvistamenti si moltiplicano, risulta chiaro che questo misterioso personaggio esiste davvero. Per poterlo vedere di persona, alcuni boyscout si riuniscono in una sorta di spedizione capeggiata da Erika, una ragazza ansiosa di poter fotografare questo misterioso personaggio...
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL MISTERO DEL NINJA

IL MISTERO DEL NINJA

 

 

 

CAPITOLO I: L’AVVISTAMENTO

 

Visto dalla collina che lo sovrastava, il campo scout sembrava una grande città fatta di tende, messe in riga e disposte per grandezza attorno alla tenda centrale, quella del comando, in cui alloggiavano i capi, ed affianco alla quale vi era il grande falò.

Erika, che si trovava sulla collina ed ammirava quella città, era originaria dell’Austria, ma viveva in Italia da quando aveva due anni: suo padre era Italiano, ed era proprietario di una catena di supermercati milanesi, quindi aveva convinto la madre di Salisburgo ad andare a vivere a Milano. Di Erika si può dire che era una ragazza alta, di 15 anni, coi capelli non molto lunghi castano scuro e grandi occhi marroni; la sua grande passione era il giornalismo, e non si separava mai dalla sua macchina fotografica; era una ragazza vivace e piena di vita, come del resto tutti i membri della compagnia che capeggiava: con lei sulla collina, infatti, vi erano altri cinque ragazzi: Nicola, napoletano di 12 anni, basso e grosso; Francesca, di 14 anni, romana e con un insopportabile accento; Marco, di 15 anni, Milanese anche lui, che provava un segreto e morboso amore per Erika; Luca, Piemontese di 14 anni, che aveva una grande conoscenza di quei luoghi, impartitagli da suo nonno, un alpino; le cose che lo rendevano famoso erano la sua lunga chioma nera sempre ben tenuta, oltre naturalmente ad una grande autostima; ed infine vi era Calin, la dolcezza fatta a persona; anche lei non era completamente Italiana: sua madre infatti era di origine Giapponese, e si era trasferita a Venezia per stare vicino al marito, Proprietario di una catena di alberghi di lusso; Calin aveva 15 anni, capelli castani e corti, occhi di un marrone scuro penetrante, un corpo snello e slanciato, che la proiettava ad un’altezza di 1,76. La sua grande passione era aiutare gli altri, ed era sempre pronta a sacrificarsi per qualcun altro, ma molto spesso ne usciva con un comportamento giocoso e un po’ immaturo, ma serviva a renderla ancora più attraente; quando rideva o sorrideva era impossibile resisterle; nemmeno quando faceva le boccacce riusciva a diminuire la sua bellezza e la sua spiritosaggine:

“È stato fatto proprio un ottimo lavoro!” concluse Erika dopo aver osservato il campo.

“Hai ragione!” rispose Nicola “Quest’anno il Campo Scout sarà molto più divertente!”

“A proposito!” intervenne Luca “Dove sono finiti Thomas e Manuel?”

“Non lo so!” rispose Marco “Li ho visti stamattina, ma da allora sono scomparsi!”

“Quei due sono sempre in ritardo!” disse Erika “Ma dove si sono cacciati?”

“Eccoci!” urlò ad un certo punto una voce, e tutti si girarono. Dopo una manciata di secondi, dal fianco della collina giunsero un ragazzo alto, un po’ grassottello e con i capelli neri; l’altro era un po’ più basso coi capelli biondi tagliati corti e gli occhi azzurri. Il primo si chiamava Thomas, aveva 16 anni ed era piuttosto goffo: praticamente non ne sapeva quasi nulla di scoutismo; il suo amico invece si chiamava Manuel, e aveva 15 anni, oltre ad una discreta esperienza. I due si avvicinarono al gruppo ed iniziarono a respirare affannosamente:

“Finalmente!” disse Francesca “Era ora che arrivaste!”

“Scusateci!” rispose Thomas “Abbiamo avuto dei problemi a montare la tenda!”

“Come al solito!” disse Erika, che quindi proseguì “Okay, ragazzi, ascoltate: il nostro gruppo ha ricevuto il suo primo incarico, dobbiamo andare a pescare la cena!”

“Pescare!?” dissero tutti

“Finalmente!” urlò Marco “Era ora che si facesse qualcosa di divertente!”

“Forza allora! Armatevi di canne da pesca ed andiamo al lago qui vicino!”

“Agli ordini!” e tutti corsero verso il campeggio.

 

Mezz’ora dopo, al lago dietro il campeggio, i ragazzi avevano già lanciato le lenze, e già alcuni avevano tirato su un paio di pesci:

“Questa sì che è pesca!” disse Francesca dopo aver tirato su la sua quarta vittima; gli unici a non aver preso ancora nulla erano Thomas, Nicola e Manuel.

“Butta male, vero ragazzi?” disse Erika

“Fai meno la spiritosa!” rispose Manuel; Thomas se ne stava appoggiato al bordo di legno, tenendosi la testa con una mano: sembrava stanco, quasi si stesse annoiando.

A fine giornata, verso le 7, Erika e gli altri ritornarono al campo con le reti colme: alla fine anche gli ultimi tre ritardatari erano riusciti a pescare qualcosa: in tutto si contavano 29 pesci finiti nelle reti e, visti i 500 ospiti del campeggio, era anche poco. Mentre Luca e gli altri si distendevano sulle panchine per riprendere fiato, Erika andò nella tenda del capo, un uomo alto e coi capelli bianchi; come entrò, fece il tradizionale saluto:

“Buongiorno, Signore!”

“Avete pescato?” chiese lui analizzando una farfalla.

“Sissignore! 29 pesci!”

“Un po’ poco!”

“Mi dispiace, Signore!”

“Non importa! Per oggi basterà! Puoi andare!”

“Sissignore!” ed Erika se ne andò.

Quella sera, tutto il campeggio si ritrovò per la tradizionale cena attorno al falò; Erika ed il suo gruppo erano famosi per preferire la compagnia, e cercavano sempre la vicinanza di qualcuno; mentre mangiavano, ci si accorse che non tutti i membri del gruppo erano presenti:

“Dove sono Manuel e Thomas?” chiese Luca.

“Sono andati in cerca di frutti di bosco con altri due ragazzi!”.

 

Infatti, in quel preciso momento, Thomas e Manuel erano in compagnia di Matteo e Laura, e stavano tornando attraverso il bosco dopo la serata passata a raccogliere fragoline e more, che Laura teneva in una cesta.

“Allora?” chiese Matteo “Com’è andata la pesca?”

“Non bene!” rispose Manuel “Oggi non è stata un granché!”; ad un tratto, però, Thomas disse:

“Ragazzi! Cos’era quello?” ed indicò una siepe poco distante; Matteo e Manuel la illuminarono con le torce, ma non videro nulla:

“Ho visto…. Ho visto due occhi luminosi dietro quella siepe!”

“È impossibile!” rispose Laura “Te li sarai immaginati!”. Ad un tratto, però, uno stormo di uccelli prese il volo spaventato:

“Che è successo?” chiese Manuel

“Forse qualche animale li ha spaventati!” ipotizzò Laura

“Forza! Andiamo a vedere!” quindi Matteo si diresse verso il punto da dove erano decollati gli uccelli:

“Ragazzi!” disse Manuel “Io e Thomas andiamo a vedere dietro quel cespuglio! Forse troveremo qualcosa!”

“D’accordo! Ma state attenti!”.

Matteo e Laura, a quel punto, iniziarono a camminare con circospezione, guardandosi intorno e scrutando tra gli alberi nel buio più fitto:

“Ho paura!” disse Laura; a quel punto Matteo si fermò e si girò:

“Non devi aver paura, Laura! Non c’è niente da aver paura! Ci sono qui io a proteggerti!”. All’improvviso, però, si udì il rumore delle foglie degli alberi agitate, sebbene non ci fosse vento; Matteo allora si girò ed illuminò gli alberi davanti a lui: non vi era nulla.

“Cos’era quel rumore?”; subito dopo, lo stesso rumore si ripeté tutto intorno a loro:

“Ma cosa sta succedendo?” chiese Matteo restando schiena contro schiena con Laura e guardandosi continuamente intorno; all’improvviso, però:

“AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!”.

 

Nel frattempo, al campo, tutti erano riuniti attorno al falò e stavano cantando; all’improvviso, però, Thomas e Manuel irruppero urlando come dannati:

“Aiutateci!” disse Thomas “Matteo e Laura sono nei guai!”

“Che è successo?” chiese uno dei capi

“Non lo sappiamo di preciso!” rispose Manuel “Li abbiamo sentiti urlare!”

“Forza! Andiamo a cercarli!”. Ma non fu necessario: Matteo e Laura arrivarono sparati davanti a tutti con gli occhi fuori dalle orbite:

“Aiuto! ! ! !” e corsero a nascondersi dietro i loro capi:

“Che è successo?” chiese un ragazzo

“Un… un mostro!” disse Laura col terrore nella voce “Abbiamo visto un mostro!”

“Un mostro!?” dissero tutti

“E com’era?” chiese Thomas

“Oh, Dio!” rispose Matteo “Se solo ci penso mi sento gelare il sangue! Comunque era…”

 

(flashback)

All’improvviso, su un ramo dell’albero davanti ai due ragazzi, apparve dal nulla una strana figura.

“Chi… che cosa diavolo è?” chiese Matteo al limite del terrore: la misteriosa figura era alta e robusta: i suoi occhi brillavano di una strana luce, ma il suo corpo era avvolto dall’oscurità più completa; dietro la schiena aveva qualcosa di lungo, che gli sporgeva dalle spalle:

“Ma è un uomo?” chiese Laura

“Si direbbe di sì! Speriamo non abbia cattive intenzioni!”. All’improvviso, la misteriosa figura spiccò un salto e sparì nel nulla, così come era venuta. Dal punto in cui si trovava prima, però, partirono due lame rotanti, che arrivarono a terra a pochi centimetri dai ragazzi:

“AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!” ed i due si misero a correre verso il campeggio.

(fine flashback)

 

“Ve lo sarete solo sognato!” disse Nicola dopo aver sentito la storia “Un ninja qui in Piemonte!? È assurdo!”

“Ti dico che l’ho visto!” ribadì Laura più convinta che mai

“Forse avete mangiato pesante! O forte qualche bacetto di troppo vi ha fatto andare su di giri!” e, a quelle parole, tutti si misero a ridere, quindi se ne andarono.

 


CAPITOLO II: È TUTTO VERO

 

 

La mattina dopo, la compagnia di Erika aveva in programma di andare a fare una gita per conto proprio poco distante dal campeggio: durante la colazione in cortile, tra i ragazzi non si parlava di altro che dell’avvistamento della notte prima:

“Secondo voi dicono la verità?” chiese Erika, che fra tutti era quella che ci credeva di più

“Io penso di sì!” rispose Manuel “Sembravano sinceri!”

“Per me invece si sono solo bevuti il cervello!” disse secco Nicola, l’esatto opposto di Erika

“Non pensiamoci, ragazzi!” propose Luca “Piuttosto, finiamo in fretta ed andiamocene!”

“Hai ragione!” rispose Calin mentre finiva di mangiare un pezzo di pane.

 

Mezz’ora dopo, Erika ed il suo gruppo erano in giro per la foresta che circondava il campeggio:

“Ragazzi!” intervenne Thomas “Se non sbaglio è proprio qui che hanno visto il ninja!”

“Hai ragione!” rispose Marco “Il posto è questo!”

“Guardate!” disse Erika, che quindi prese dal terriccio una stella d’acciaio “Questo è uno shuriken!”

“Uno shuriken!?” dissero tutti “E cosa sarebbe?”

“Un’antica arma ninja!” rispose Calin “Veniva usata per colpire i nemici a distanza e in silenzio!”

“Come fai ad essere così ben informata?” chiese Marco

“Beh…. perché me ne parla spesso mio nonno quando vado a trovarlo in Giappone!”

“Per caso lo sai maneggiare?” chiese Nicola con un tono da “Ti ho scoperto!”

“Beh…. sì, lo so maneggiare!”

“Ti spiacerebbe mostrarci?” chiese Manuel. Calin allora, dopo molte esitazioni, prese in mano lo shuriken:

“Ecco, guardate! Si fa così!” e lanciò lo shuriken contro un albero; all’improvviso, però, Luca urlò:

“Guardate!” ed indicò il ramo di un albero: seminascosta tra le foglie, si distingueva una figura umana:

“È in ninja!” disse Erika, che quindi prese la sua macchina fotografica e scattò una foto, mentre la misteriosa persona li fissava nascosta dietro l’albero. Dopo una manciata di secondi, il ninja saltò giù dall’albero, ma in modo piuttosto impacciato, quindi scomparve dietro i cespugli:

“E quello sarebbe un ninja?” disse Erika con aria delusa “Sarà, ma non mi sembra così spaventoso! Non sapeva nemmeno saltare!”

“In ogni caso!” disse Thomas “Sei riuscita a scattare la foto?”

“Sì! E con il mio computer la potremo analizzare!”

“Hai un computer!?” dissero tutti, quindi Erika tirò fuori dal suo zaino un piccolo computer portatile e lo esibì orgogliosa:

“Lo sai che è vietato!” disse Nicola

“Non resistevo alla tentazione di chattare un po’! Ho anche il telefonino!”. Erika allora collegò la macchina fotografica al computer coi cavi, quindi l’immagine apparve sul monitor:

“Ci siamo!”

“Beh!” disse deluso Thomas “Non c’è molto!”: infatti la misteriosa figura si vedeva appena, nascosta tra le foglie:

“Prova ad aumentare la luminosità!” suggerì Luca. Dopo aver fatto ciò, i ragazzi scoprirono una cosa che li lasciò di stucco: il misterioso ninja aveva addosso una maglia dei boyscout:

“Non posso crederci!” disse Francesca

“Ma allora” proseguì Thomas “Il ninja si nasconde nel nostro campo!”

“Dall’aspetto” disse Erika “Si direbbe un uomo! Forse di 16 anni! Alto e robusto! E guardate!” ed indicò la misteriosa sporgenza dietro la spalla “Con sé ha una spada!”

“È la spada dei ninja!” disse Calin “La riconosco! Quella è la Zanyuzu!”

“Zanyuzu!?” dissero tutti “E cos’è?”

“È una delle categorie in cui sono suddivise le spade dei ninja! Fra tutte è quella più elevata! Questo ninja è sicuramente un grande esperto, se gli è stato fatto dono di una spada così preziosa!”

“Non mi piace!” disse Manuel “Dobbiamo avvertire i nostri capi!”

“Niente affatto!” ribadì Erika “La cosa comincia a farsi interessante! Se scopriremo chi è il ninja, ci faranno fare un salto di qualità! Diventeremo dei capi anche noi!”

“Frena con la fantasia!” disse Thomas “Hai la minima idea di come cercarlo?”

“Beh! Sappiamo che si trova nel nostro campeggio! Basterà interrogare tutti i ragazzi di 16 anni col corpo robusto per sapere dov’erano!”

“Erika!” disse Luca “Ti ricordo che ci sono 500 persone in questo campo, e non solo! Più della metà sono tra i 15 e i 16 anni! Ora che li interrogheremo tutti, il campeggio sarà finito!”

“Hai ragione! Allora faremo così! Stanotte 4 di noi andranno in esplorazione nel bosco! Gli altri 4 controlleranno le tende! D’accordo?”

“D’accordo!” risposero tutti.

 

Quella notte, mentre la grossa falce di luna traspariva tra le nubi, otto figure scivolarono fuori dalle tende e si riunirono nel tavolone centrale: erano Erika e la sua comitiva. Quattro ragazzi avevano con sé una torcia, ed Erika aprì una cartina sul tavolo, che Thomas illuminò:

“Okay, ragazzi! Il piano è questo! Io, Thomas, Manuel e Calin andremo in esplorazione nel bosco! Luca, Marco, Francesca e Nicola ispezioneranno tutte le tende!”

“Posso venire anche io con voi?” chiese Marco avvicinandosi ad Erika: la risposta fu un colpo di torcia sulla testa:

“No! Non puoi!”

“Perché?” chiese lui con cascate di lacrime

“Beh, ora basta chiacchierare! Mettiamoci al lavoro! Ci terremo in contatto coi walkie talkie che ho rubato dalla tenda dei capi!” ed Erika ne diede uno a Francesca, quindi lei ed il suo gruppo lasciarono il campo, inoltrandosi tra gli alberi.

I 4 ragazzi percorsero con circospezione tutta la zona ad est del campeggio, nel punto in cui in ninja era apparso: niente, di lui neanche l’ombra:

“Ragazze!” disse ad un certo punto Thomas “Credo proprio che il nostro amico si rifiuti di venire fuori stanotte!”

“Aspettiamo un altro po’!” rispose Erika, con la macchina fotografica già pronta

“Io invece ho un’idea migliore!” disse Manuel “Perché non ci dividiamo? Copriremmo più terreno!”

“Buona idea! Tu e Thomas proseguite in questa direzione! Io e Calin andremo verso sud! Ci ritroviamo qui tra un’ora!”

“Okay!” quindi i due gruppetti si separarono.

Per una buona mezz’ora, Calin ed Erika percorsero la strada in mezzo ai boschi, ma del ninja nessuna traccia:

“Sono stanca!”

“Anche io Calin! Aspettiamo un altro po’! Forse si farà vivo!”

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!”

“È la voce di Thomas!” urlò Calin

“Presto!” quindi le ragazze si misero a correre verso la fonte del grido. Dopo un minuto di corsa, trovarono i due ragazzi seduti per terra con lo sguardo terrorizzato:

“Che è successo?” chiese Erika

“L’…. l’abbiamo visto!” disse Manuel col terrore nel cuore “È…. è andato di là!” ed indicò davanti a lui

“Presto, Calin!” e, seguita da Calin, Erika riprese l’inseguimento; dopo qualche minuto di corsa sfrenata, le due ragazze si fermarono per riprendere fiato:

“Credo proprio che l’abbiamo perso!” disse Erika

“Ne sei sicura?” chiese Calin tremando come una foglia “Guarda lì!” ed indicò il ramo più alto di un albero: dritta, nella sua figura possente, la figura del ninja oscurava la luna:

“È troppo lontano per scattargli una foto!” disse Erika. Dopo averle fissate qualche secondo, il ninja si mise a saltare tra un ramo e l’altro, scomparendo presto all’orizzonte:

“Eh, no!” disse Calin “Ora ti prendo!” e, movendosi con l’agilità di un gatto tra gli alberi, incominciò a seguirlo. I due continuarono a saltare tra gli alberi qualche minuto, ed il ninja si voltava di tanto in tanto per vedere quanto vicina fosse l’inseguitrice. Ad un certo punto, il ninja lasciò dietro di sé due sfere grigie, che scoppiarono in un mare di fumo:

“Accidenti!” disse Calin coprendosi gli occhi; quando finalmente il gas si diradò, e Calin poté riaprire gli occhi, il ninja era già scomparso; sconsolata, la ragazza tornò indietro. Quando arrivò nel punto dove aveva lasciato Erika, vi erano anche Thomas e Manuel:

“Allora?” chiese Erika

“L’ho perso!”

“Peccato! Ci eravamo andati così vicini!”

“Il mio suggerimento è smetterla di importunarlo!” disse Thomas “Se solo lo volesse, ci potrebbe far fuori tutti e 4 prima che torniamo al campo!”

“Non dire sciocchezze!”

“Ha ragione, Erika! L’ho inseguito tra gli alberi, e posso dirti che si muoveva con un’agilità incredibile! Io sono stata addestrata da quando avevo 4 anni, e mai mi era capitato di vedere un ninja muoversi così veloce! Ma Thomas e Manuel, da quanto sono qui?”

“Da circa 4 minuti! Perché?”

“Oh, no, niente!”

“Sospetti forse che il ninja sia uno di loro?”

“No! Affatto! Il ninja è scappato in direzione est, quindi è impossibile che sia arrivato fino a qui senza che lo vedeste!”

“Ora però lo abbiamo perso! Tanto vale che torniamo al campo! Magari Marco e gli altri avranno scovato una branda vuota!”.

 

Quando Erika ed i suoi compagni fecero ritorno al campeggio, raccontarono agli altri di aver visto il ninja:

“Allora?” chiese Thomas “Avete trovato qualche branda vuota?”

“No!” rispose Francesca “Non mancava nessuno, a parte noi!”

“Io proprio non capisco!” disse Manuel “Come è possibile?”

“Non lo so!” rispose Erika “Ora però è meglio andare a letto! Domattina saremo più lucidi, e forse scopriremo qualcos’altro!”.

Durante la notte, tutti i ragazzi si agitarono nel letto senza riuscire a dormire: dov’era questo ninja? Dove si nascondeva?

 

 

CAPITOLO III: CALIN E IL NINJA

 

Il giorno dopo, Erika ed i suoi compagni erano troppo stanchi per proseguire le ricerche del ninja, quindi decisero di prendersi una momentanea tregua, e di non andare in ispezione durante la notte.

Quel pomeriggio, durante il pranzo, Thomas chiese:

“Erika! Hai scoperto qualcos’altro sul ninja?”

“Per ora ho solo potuto identificarlo! È lo stesso che ci è apparso ieri mattina! Almeno, dall’aspetto sembrava lui!”

“Tutto qui?”

“Purtroppo!”. Calin dava l’idea di essere molto turbata: era diventata molto chiusa e taciturna dopo l’incontro di quella notte: era chiaro che aveva cominciato a sospettare di qualcuno.

Quella notte, mentre tutto il campo dormiva, un’ombra furtiva lasciò una tenda, e si diresse verso il bosco: era Calin. Inoltratasi nel bosco, la ragazza accese la sua torcia, e fece ritorno nel luogo dove era apparso il ninja; dopo essere salita sul ramo dell’albero, a quasi 20 metri di altezza, lo guardò attentamente:

“È furbo questo ninja! Non ha lasciato neanche una traccia!”. All’improvviso, però, il ramo dell’albero si ruppe, e Calin cadde verso il basso; la caduta fu rallentata dai rami degli alberi, ma l’impatto con il suolo fu terribile; quando Calin cercò di rialzarsi, però, si accorse che la gamba destra aveva una vistosa ferita che le impediva di camminare:

“E ora come faccio!”. Ad un tratto, qualcosa tra i cespugli si mosse; Calin alzò la torcia, ma quest’ultima, danneggiata dalla caduta, si spense:

“Accidenti! Ci mancava anche questa!”. All’improvviso, da dietro i cespugli apparve un grosso orso:

“Oh, mio Dio!”. L’orso si avvicinò minaccioso a Calin:

“Non ti avvicinare! Sta indietro!”; quando l’animale fu a pochi metri da Calin, all’improvviso, un’ombra si avvicinò silenziosa, afferrò Calin e scomparve nuovamente tra gli alberi:

“Ed ora che succede?” quindi la ragazza guardò in alto: era il ninja: aveva un bavero che gli copriva il volto, e gli occhi nascosti dall’oscurità; Calin a quel punto perse i sensi per la ferita.

 

Dopo qualche ora, Calin aprì gli occhi: si trovava in una radura, appoggiata sopra di una roccia levigata; alla sua sinistra vi era un alto macigno che copriva la vista; affianco a lei vi era un fuoco scoppiettante e, seduto di schiena, vi era il ninja, che tritava una foglia su di un sasso. Calin si guardò la gamba, e vide che era stata pulita con delle erbe. Dopo qualche secondo, il ninja si girò: il bavero era ancora alzato, e capire chi era fu impossibile; il ninja le si avvicinò, quindi prese la poltiglia ricavata dalla foglia e gliela spalmò sulla ferita; Calin si divincolò per il dolore, ma lui la tenne ferma:

“Ferma! Buona!” disse lui con una voce da adulto

“Ma tu parli la nostra lingua!?”

“Sì!”

“Grazie per avermi salvata!”

“Non era nei miei piani! Ti ho sentita gridare mentre mi allenavo!”

“Da dove vieni?”

“Sei troppo curiosa! È un male! Quindi sarà meglio che tu ti faccia un altro sonnellino!” ed il ninja aprì una piccola ampolla verde che aveva alla cintura, quindi la portò sotto il naso di Calin:

“Povere… Sopo… ri… fe… ra!” e la ragazza crollò, mentre il ninja proseguiva con la medicazione.

Quando riaprì gli occhi, Calin si accorse di essere nella sua tenda:

“Ma… cosa è successo? È stato solo un sogno!”. La ragazza si tolse le coperte, quindi vide con suo grande stupore che la gamba era stata fasciata:

“Ma… allora era vero!”. Erika, sua compagna di tenda, a quel punto si svegliò:

“Calin! Che hai da urlare alle 6 del mattino? Ma cosa ti sei fatta alla gamba?”

“L… l’ho visto! Mi ha parlato!”

“Di chi parli?”

“Del ninja!”

“Hai parlato col ninja!?”

“Parla piano! Potrebbero sentirti!”

“Scusa! Allora, che ti ha detto?”

“Non molto! Ero ancora sotto shock per una caduta che avevo fatto! Mi ha salvato da un orso e mi ha anche medicato la ferita!”

“Ma cosa ha detto?”

“Nulla di particolare! Dopo qualche secondo mi sono riaddormentata e mi sono ritrovata qui!”

“Quindi è stato lui a portarti qui!”

“Sì!”

“Dannazione! Ed io non me ne sono accorta!”

“Preoccupati proprio di questo! Non ha fatto il minimo rumore!”.

 

Per quella mattina, Erika ed il suo gruppo decisero di prendersi un’altra giornata di riposo ed aspettare la notte per tentate un nuovo approccio col ninja. La giornata filò via senza intoppi, e a notte fonda i ragazzi si prepararono per partire nuovamente alla ricerca della loro preda; mentre erano ancora tutti nella propria tenda, Calin si assentò per recarsi ai bagni; all’improvviso, però, uno shuriken arrivò a pochi metri da lei; legato all’anello vi era un messaggio; Calin allora si girò di scatto, e vide il ninja in piedi sopra il pennone della bandiera, con le braccia conserte e il bavero alzato; i due si guardarono qualche secondo, poi il ninja scomparve in un turbinio di foglie secche. Calin si avvicinò allo shuriken e prese il messaggio, quindi lo aprì: era scritto in giapponese; in quel momento, arrivarono tutti i ragazzi:

“Calin!” disse Thomas “Che è successo?”

“È venuto il ninja!”

“Qui!?” dissero tutti

“Molto bene!” annuì Erika “Finalmente si è deciso ad uscire allo scoperto! Disperavo che lo avrebbe fatto!”

“E quel pezzo di carta?” chiese Manuel

“Oh, non è niente!” rispose lei, ma le sue guance si stavano tingendo di rosso

“Ne sei sicura?” chiese Nicola “Chissà perché, stai diventando rossa!”

“Non sono affari che vi riguardano! Stanotte io non vengo a fare il giro con voi!”

“Come preferisci!” rispose Erika “Andiamo, ragazzi!” quindi tutti si allontanarono. Calin fece ritorno nella sua tenda, quindi accese una lampada ad olio e riaprì la lettera; con qualche difficoltà, riuscì a tradurla:

 

Carissima Calin,

Sono io, il guerriero che voi chiamate il ninja. Tutto quello che avete detto su di me è vero: sono uno scout e di giorno vivo tra di voi. Da quando ti ho vista, ho cominciato a provare qualcosa per te. Io non sono mai stato innamorato prima d’ora, ed ho dedicato la mia vita solo all’allenamento. Tu sei la prima persona verso il quale provi un sentimento. Il mio animo, quando sono il ninja, è capace di provare solo sospetto e tenacia; un sentimento così dolce ed armonioso è per me una cosa nuova, anche nei miei panni originali. Ma so benissimo che noi due non potremo mai conoscerci direttamente, e saremo costretti a guardarci da lontano; perciò ti chiedo: non venire più a cercarmi. Non voglio che i tuoi compagni sospettino di te, e ti accusino di complicità nei miei confronti. Per questo, stanotte, apparirò nuovamente a loro.

Addio, e che la sorte ti sia propizia

Il ninja

 

“Mio caro ninja!” esclamò Calin, finita di leggere la lettera “Hai fatto un errore! Ti sei tradito! Molto presto scoprirò chi sei!”.

 

 

CAPITOLO IV: IL NINJA APPARE A TUTTI

 

Come annunciato nella lettera, quella notte il ninja apparve ad Erika e alla sua banda, ma si trattò di un’apparizione momentanea ed estremamente breve.

Ma la serie di fatti che avrebbero portato a smascherare il ninja sarebbero iniziati a partire da 3 giorni dopo: quel pomeriggio, mentre gli scout erano impegnati nei più svariati compiti, Erika ed il suo gruppo stavano spaccando la legna per il fuoco:

“Dobbiamo smetterla di cercare il ninja!” disse ad un certo punto Luca

“Ha ragione!” rispose Marco

“Non vi facevo così codardi!” urlò Erika “Cos’è, volete gettare la spugna proprio ora?! No, mai! Io non mi arrenderò! Vero ragazzi?”

“Giusto!” rispose Thomas “Io sono d’accordo con lei!”

“Anche io!” disse Manuel

“Ed io con loro!” concluse Nicola

“E tu Calin?”

“Io… beh…. ecco…”

“Tu te ne sei innamorata!” disse Nicola, e tutti la guardarono inorriditi.

“Che cosa!?”

“Ho letto la lettera che le ha mandato! La teneva ben nascosta sotto il suo sacco a pelo! Ormai sono 3 giorni che intrattengono un rapporto epistolare a distanza!”

“Finiscila!” rispose Calin “Tu non sai quello che dici!”

“Lei tutte le notti lascia una o più lettere sul tavolo della mensa! La mattina, alle 4, ne ritrova delle altre al suo posto! E tutte sono firmate dal ninja!”

“È così?” chiese Erika

“Sì!” rispose lei tra le lacrime “Scusatemi!” e corse via piangendo.

“Calin!” e Thomas le corse dietro assieme a Manuel. La ragazza corse in mezzo al bosco, senza prendersi un attimo di riposo. Corse, corse come una pazza fino a che non arrivò alle rocce dove era avvenuto il suo primo incontro col ninja; dopo esserci arrivata, lo chiamò:

“Ninja! Dove sei?”

“Eccomi!” e la sua imponente figura apparve sopra la roccia più alta “Perché sei venuta qui?”

“Ninja, io non riesco più a nascondere la verità! Devo dirtelo! Io ti amo!”

“Ma cosa dici? Non mi conosci nemmeno!”

“Lo so! Ma nel tuo sguardo vedo una persona sincera! Un uomo forte e valoroso, ma anche molto sensibile! Ti prego, non tradire il mio amore!”. Il ninja allora scese dalla roccia e le si avvicinò, quindi le asciugò le lacrime:

“Ascoltami! Tra 2 giorni voi ripartirete, ed anche io con voi! Non ci rivedremo mai più! Una ragazza dolce e carina come te può ottenere tutte le soddisfazioni che l’uomo è stato creato per provare, quindi ora sono io a pregarti: dimenticami! Addio!” ed il ninja scomparve dietro i cespugli; prima che potesse arrivare alla macchia, però, Manuel uscì da essa, e se lo ritrovò faccia a faccia; il ninja lo guardò fisso negli occhi, quindi gettò a terra una palla di fumo, che generò un grande polverone; dopo alcuni secondi, il ninja saltò fuori dal fumo e scomparve tra gli alberi in direzione est; quando il fumo si diradò, era arrivato anche Thomas, ed anche lui tossiva abbondantemente.

“Che diavolo è successo?” chiese Thomas “Come mai il ninja è apparso di giorno?”

“Calin! Come mai sei venuta qui?” ed i due ragazzi le si avvicinarono.

“Ma…” disse Thomas “Ma allora tu hai visto in faccia il ninja!”

“Sì, è così! Non so chi sia, ma ho visto il suo sguardo!”

“Vieni, ora! Torniamo al campeggio!”.

 

Quella notte, Calin si rigirava nel letto, pensando alle parole dette dal ninja: era davvero giusto rinunciare all’amore solo perché si appartiene a due mondi diversi?

 

Calin riuscì finalmente ad addormentarsi ma, verso le 6 del mattino, fu svegliata da Erika:

“Calin! Calin, svegliati!”

“Che succede?”

“Senti questo rumore!”; drizzando l’orecchio, Calin sentì un rumore di passi felpati.

“Vieni!” quindi le due ragazze uscirono dalla tenda, e si nascosero dietro un albero; ad un tratto, dalla boscaglia, apparve lui:

“Oh!” disse Erika “Il nin…” ma Calin le tappò la bocca con tutte e due le mani. Il ninja si mosse con circospezione attraverso le tende, guardandosi attorno in continuazione:

“Forza!” disse Calin “Andiamo via!” e prese a trascinare via Erika, camminando all’indietro; se non che, ad un certo punto, le capitò sotto i piedi il tipico ramo secco; a quel rumore, il ninja si accorse delle nuove arrivate:

“Accidenti! Ci ha viste!”. Il ninja a quel punto lanciò a terra una nuova palla fumogena, generando un nuovo polverone:

“Coff! Coff! Ragazzi!” disse Erika. Tutti allora uscirono allo scoperto, e si avvicinarono alle loro compagne:

“Che è successo?” chiese Thomas

“Il ninja!” rispose Erika “È passato di qua! Ed ha fatto un grave errore!”

“Di che tipo?” chiese Manuel

“Stanotte ha piovuto! Quindi le sue orme… AAAARRRRRGGGGHHH!”: purtroppo le orme erano state calpestate.

“Ops!” disse Thomas “Mi dispiace!”

“RAZZA DI IDIOTA, NON POTEVI STARE PIÙ ATTENTO?”

“Perché la sfortuna mi perseguita?” chiese lui con una cascata di lacrime.

“Beh!” disse Manuel sconsolato “Ormai non serve a niente piangere sul latte versato! Quel che è fatto è fatto!”

“Ha ragione!” rispose Nicola “E poi domani partiremo, quindi non mi sembra che sia il caso di dannarsi tanto!”

“Sono d’accordo con lui!” rispose Marco “Ormai è finita!”

“E và bene! Okay, sospendiamo le ricerche!”.

 

Ma era destino che il ninja volesse dare l’ultimo avviso della sua presenza: voleva che tutti lo ricordassero; questo gesto però sarebbe stato quello che lo avrebbe definitivamente smascherato. Quella sera, tutti gli scout si ritrovarono al grande falò per l’ultimo saluto prima delle partenze del giorno successivo: vi era molta confusione in giro, ed era impossibile capire se mancava qualcuno; il gruppo di Erika si era sparpagliato, ma all’apparenza sembrava che ci fossero tutti:

“È stato bello!” disse Calin

“Hai ragione!” rispose Erika “E con questa caccia all’uomo mi sono divertita ancora di più! Peccato che non sia andata a buon fine!”

“Purtroppo!”.

Intanto la bandiera si godeva il suo ultimo giorno in cima al pennone, e sventolava agitata dal vento che soffiava quella sera, con la luna alle sue spalle; ad un tratto, però, qualcosa oscurò la luna.

“Che succede?” chiese Erika, mentre tutti si guardavano intorno

“Qualche nuvola deve aver coperto la luna!” disse Manuel

“Non è una nuvola!” urlò Nicola “È lui!” ed indicò in cima all’asta della bandiera, quindi tutti alzarono lo sguardo verso l’alto: era lì, nella sua figura maestosa e minacciosa allo stesso tempo; il fascio di stoffa annodato alla fronte sventolava agitato dal vento, così come le sue vesti lunghe e logore; i capelli, corti e neri, venivano anch’essi agitati dal vento, e lasciavano scoperti i suoi occhi, neri e penetranti, che lasciavano trapassare uno sguardo di chi sa di essere invincibile. Restava perfettamente in equilibrio sul pomo dell’asta, con le braccia incrociate ed il busto dritto:

“Chi è?” chiese qualcuno

“Il ninja!” rispose qualcun altro

“Ma allora esiste!” disse un altro ancora. Il ninja passò a setaccio tutti i presenti, quindi lanciò una decina di bombe fumogene, generando un vapore fitto ed impenetrabile che avvolse tutto il campo; Calin, che riusciva a tenere gli occhi aperti, vide che sulle spalle del ninja era apparso un deltaplano, ma alla fine il fumo divenne così denso da costringerla a chiudere gli occhi. Quando finalmente il fumo si diradò, tutti guardarono verso l’alto: il ninja era sparito:

“Se ne è andato!”

“È volato via!” disse uno “Aveva un deltaplano sulla schiena!”. A quel punto, il gruppo di Erika si riunì:

“L’avete visto?” chiese Thomas

“Sì! Lo hanno visto tutti!” rispose Nicola

“Ha voluto darci l’ultimo segno della sua presenza!” proseguì Francesca. Mentre tutti cercavano di raccapezzarsi, Calin si separò dal gruppo e corse verso il bosco, inoltrandosi tra gli alberi e puntando verso est:

“Ormai non ho più dubbi! Ho capito chi è il ninja! Vieni fuori! Sono pronta a smascherarti!”.

 

 

CAPITOLO VI: L’IDENTITÀ DEL NINJA

 

Calin corse attraverso gli alberi per una decina di minuti, senza fermarsi e senza guardare indietro. Alla fine, si fermò e cercò di riprendere fiato; dopo qualche secondo, sul suo viso apparve una risata compiaciuta, che riecheggiò per molti metri.

“AH! AH! AH! AH! AH! AH! Lo so che sei qui!, puoi venire fuori!”; ad un tratto, su di un albero dietro di lei, apparve nuovamente il ninja.

“Hai fatto un lavoro eccellente!” proseguì Calin “Ma ora, se non ti dispiace, vorrei descriverti minuziosamente come hai agito: cominciamo con la tua prima apparizione! Sei comparso davanti a due ragazzi dopo aver girato attorno a loro ed averli spaventati. In segno di minaccia hai tirato loro due shuriken, inducendoli a gridare di terrore! In questo modo i tuoi o il tuo complice avrebbero avuto una valida scusa per tornare al campo e dire di averli sentiti gridare, e in questo modo speravi che i ragazzi si spaventassero abbastanza da non importunarti più! Infatti tu ti alleni tutte le notti, e temevi che, prima o poi, qualcuno ti avrebbe scoperto!”. Il ninja ascoltava senza interferire.

“Purtroppo il tuo gesto ha avuto l’effetto contrario a quello che speravi: in questo modo infatti non hai fatto altro che eccitare ancora di più la curiosità del nostro gruppo! Dato che ormai questa tua strategia era fallita, c’era il rischio che qualcuno cominciasse a sospettare di te…e così, la seconda volta, sei apparso davanti a tutti noi! Con questo gesto intendevi scagionarci tutti da ogni sospetto! Ma questo serviva solo a dare ulteriore copertura al vero ninja, poiché quello apparsoci davanti era solo un sostituto, un sosia! Speravi così che anche i tuoi complici fossero scagionati da ogni sospetto! Poi sei apparso la terza volta, davanti a me e ad Erika! Con il tuo gesto di spavalderia mi hai indotto a seguirti! Sapevi benissimo che sarei riuscita a starti dietro, poiché i tuoi o il tuo complice ti avevano avvertito che anche io studiavo arti ninja! Anzi, probabilmente lo hai sentito tu stesso, mentre ti nascondevi in mezzo a noi! Quando mi hai tirato la bomba fumogena, hai fatto in modo che prima di essere accecata ti vedessi correre in direzione opposta al campeggio: in realtà ti serviva un testimone! Io avrei potuto testimoniare che non stavi dirigendoti verso il campeggio, e questo ci avrebbe fatto sospettare che fossi un estraneo, un abitante del luogo! In realtà, mentre ti inseguivo tu utilizzavi solo una minima parte della tua effettiva velocità: nel tempo che sono riuscita ad aprire gli occhi, tu sei tornato indietro più velocemente che potevi! Purtroppo, nell’allontanarti, ti sei lasciato dietro uno shuriken, che io ho trovato!” e mostrò lo shuriken “Ormai ero certa che il ninja fosse uno scout, ma volevo scoprire chi eri veramente; e grazie ad un tuo errore, mi hai dato la spintarella definitiva! Nella tua lettera mi chiami Calin! Tu non potevi sapere che il mio vero nome è Terry, e che Calin è solo un soprannome che mi danno solo i miei amici o compagni di gruppo! Neanche i tuoi complici potevano saperlo, e per questo hai commesso il tuo errore più grave! Per un qualche motivo che non sono riuscita a capire, ti sei accorto di questo errore, ed hai cercato di rimediare nell’unico modo che ti sembrava possibile: prima mi sei apparso davanti, e poi davanti ai tuoi complici in mia presenza, per scagionarli da tutti i sospetti, ricorrendo alla tecnica ninja detta dello scambio, conosciuta e utilizzata solo dai più esperti guerrieri, proprio per la sua difficoltà nell’eseguirla! Non sentendoti sicuro, sei apparso davanti a tutti gli ospiti del campeggio: con la confusione che c’era nell’ultimo giorno prima delle partenze, nessuno si sarebbe accorto se mancava qualcuno, e proprio su questo facevi affidamento! Per essere sicuro al 100%, ci hai anche indotti a credere che fossi scappato col deltaplano! In realtà hai approfittato della confusione per toglierti i vestiti e riprendere i tuoi vecchi panni di innocuo boyscout! Inoltre, durante il giorno modificavi in qualche modo l’aspetto del tuo corpo, per risultare incompatibile con la descrizione del ninja!”. L’interessato a quel punto saltò giù dall’albero e si avvicinò alla ragazza, che rimaneva di spalle.

“È andata così, vero ninja? O forse dovrei chiamarti……Thomas!”. Il ninja guardò verso il basso qualche secondo, poi, mentre Terry si girava, risollevò lo sguardo e disse.

“E va bene! Hai vinto tu!” e si tolse il bavero: era davvero il goffo ed impacciato Thomas.

“Ora mi spiegherai perché tentavi in tutti i modi di spaventarci!”.

Una lacrima solcò il viso di Thomas, che disse: “Il mio nonno materno è di origine Giapponese. È l’ultimo erede di un antichissimo clan ninja! I miei fratelli si sono rifiutati di apprendere i suoi insegnamenti, io invece ero felice di essere istruito da lui! Purtroppo i miei genitori non volevano che io frequentassi il nonno, poiché non volevano che mi appassionassi all’arte ninja ed a tutto ciò a cui essa è collegata. Ma io non mi sono arreso, ed ho continuato le lezioni in segreto! Purtroppo però non avevo nessuna occasione di metterle in pratica! Alla fine mi è venuta l’idea degli scout, presso cui avrei potuto allenarmi senza difficoltà. Ad ogni raduno, tutte le notti, io mi allenavo di nascosto, per far continuare a vivere in me le regole di questa antichissima arte! Ora mio nonno è morto, e mi ha lasciato in eredità la sua casa in Giappone, una vecchia casa risalente al 1800! Non mi importa cosa dicano i miei genitori: non appena sarò maggiorenne, me ne andrò da questa nazione che non considero mia, e tornerò nella mia vera patria, costi quel che costi! Ma prima voglio dimostrare a me stesso di esserne degno!”

“Davvero tu mi ami?”

“Ti ho amata dal primo momento che ti ho vista! Non sono riuscito mai a darmi pace! Volevo incontrarti, ma appartenevamo a due mondi diversi, e temevo che non saremmo mai potuti vivere assieme! Per questo ho soffocato il mio amore per te, ed ho cercato di sfogarlo sotto i panni del ninja!”

“Thomas! Io ti amavo prima ancora di sapere che eri un ninja! Di te amavo i tuoi modi gentili, il tuo senso dell’umorismo!” quindi soffocò una risata e proseguì “Ed anche la tua sbadataggine! Non siamo affatto diversi! Siamo uguali!”

“Ora lo so! Ed io di te ammiravo la tua giocosità e la tua gioia continua! Ed anche il tuo sorriso! Un sorriso che mi stregava! Terry!”

“Ora che ti sei liberato dal tuo fardello, sei finalmente felice! Anche io ti amo, Thomas!”; i visi si accostarono lentamente, e gli occhi si chiusero; il contatto fu dolce e lungo, e Calin lasciava andare le sue braccia lungo il corpo, mentre Thomas con le sue teneva dolcemente il viso della ragazza. Quando il bacio finì, il ragazzo disse:

“Sai, c’è anche un altro motivo per cui sono contento di averti rivelato la verità!”

“E cioè?”

“Almeno ora non dovrò più mettere una cintura di gommapiuma sullo stomaco per sembrare più grasso!” quindi i due scoppiarono in una risata gioiosa: ogni volta che Terry rideva, il suo viso diveniva dolce ed irresistibile; quella sua bocca sorridente era uno sfogo di giovinezza e di gioia, che difficilmente si può ignorare. In quella, dai cespugli, arrivarono un ragazzo molto simile di stazza a Thomas e Manuel:

“Terry! Eccoli qui i complici di cui parlavi! Manuel e Giulio!”

“Salve, ragazzi!” sorrise Terry.

 

La mattina dopo, il pullman dei ragazzi provenienti dal Veneto stava per partire: Thomas e Terry erano seduti sul fondo, appartati dai pochi ragazzi presenti:

“È stato bello finche' è durato!” annunciò Erika fuori dal finestrino.

“Hai ragione!” rispose Calin “Mi sono divertita molto!”

“Ninja a parte, ci siamo divertiti tutti!” disse Nicola “Chissà, magari tra due anni, quando saremo di nuovo qui, si rifarà vivo!”

“Su questo non c’è dubbio!” rispose Thomas “E chissà, la prossima volta potrebbero addirittura essere due!”

“Speriamo di no!” disse Marco “Non vorrei ricominciare!”

“Beh, amici!” proseguì Calin “Ci vediamo tra due mesi per il raduno di ottobre!”

“Ciao!” ed il pullman si allontanò in fretta.

 

******

 

Sono passati 5 anni da quel giorno: ora Thomas ha mantenuto la promessa che aveva fatto a sé stesso: si è trasferito in Giappone, a Tokyo, ed ha occupato la casa di suo nonno. Studia scienze informatiche.

 

Ma in Giappone non ci è andato da solo: anche Terry lo ha seguito, ed ora vivono assieme: lei invece studia Storia Orientale. Progettano di sposarsi entro breve termine, e di avere molti figli.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: _Myramon