Ringrazio anche solo chi legge.
Spin-off di RED MOON.
Mai
rapinare un lupo…
Bulma
correva lungo il vicolo, uno dei tacchi a spillo delle sue scarpe si
era staccato, e stringeva spasmodicamente una ventiquattrore al petto.
“Dannazione!
Il treno ha avuto un guasto, al convegno per inventori non mi
hanno dato il premio che mi spettava e non riconosco questa zona della
Città
dell’Ovest. Dove diamine mi ha scaricato
quell’autobus?! Almeno trovassi un
taxi!” gemette. Sfilò dalla borsetta un cellulare,
cercò di accenderlo, ma
questo rimase spento. “Si è anche scaricato il
cellulare” gemette. Alzò lo
sguardo e vide che la luce della luna aveva iniziato ad illuminare gli
alti
tetti. Sospirò rumorosamente e scosse con il capo, facendo
ondeggiare i corti
capelli blu. “Tutto questo non sarebbe successo se mi
avessero permesso di
aggiustare il treno. In fondo era solo un guasto al pannello dei
comandi.
Diamine, si trovassero almeno delle cabine telefoniche. Non ha senso
che le
abbiano tolte, possono diventare essenziali. Soprattutto in una
giornata in cui
persino i tram sono in sciopero e gli autobus non hanno capito dove
diamine si
trovano le loro fermate. Siamo nella città più
industrializzata del mondo e non
riesco a trovare un trasporto pubblico”. Continuò
a lamentarsi con voce
isterica.
La
luce della luna sopra di lei si era tinta di rosso sangue.
<
Oh! Riconosco quel bar. Diamine, è già chiuso?
Dev’essere veramente
tardi. Va bene, non importa, sono solo a due isolati da casa. Ormai non
manca
molto > si fece coraggio. Sentì una puzza di alcool e
vomito pungerle le
narici.
Un
uomo scivolò fuori da un vicolo e
l’afferrò al volo per i capelli.
Bulma
si sfilò l’altra scarpa e lo colpì con
il tacco, facendo sanguinare l’aggressore.
Quest’ultimo ringhiò e la spinse nel vicolo,
sbattendola contro il muro di
mattoni ricoperto da scritte spray, schiacciandola con il peso del
proprio
corpo.
L’uomo
sorrise, leccandosi le labbra in modo lascivo.
Bulma
chiuse gli occhi, venendo scossa da tremiti, avvertì la
pressione
venire meno. Si voltò, vedendo che l’uomo era
volato all’indietro ed era andato
a sbattere contro il cassonetto dell’immondizia, che per
l’impatto si ribaltò.
Si
guardò intorno, riconobbe la figura del marito e gli corse
incontro,
abbracciandosi al suo petto muscoloso.
“Vegeta,
sono così felice di vederti! Ho avuto così
paura”. Ammise,
scoppiando in lacrime.
Vegeta
le avvolse un braccio intorno alle spalle, stringendola a
sé, mentre
le accarezzò la testa con l’altra mano.
Il
malvivente si rialzò ondeggiando, estraendo una pistola.
“Dammi
quella femmina!” urlò con voce impastata di alcool.
“La
donna è mia” ringhiò Vegeta.
L’altro
caricò la pistola, scoppiando a ridere.
“Bulma,
mettiti dietro di me” disse Vegeta, Bulma ubbidì,
accucciandosi
dietro le spalle del saiyan.
“Ultimo
avvertimento lurido rifiuto della società. Vattene o ti
faccio
fuori” ringhiò il principe dei saiyan.
L’uomo
scaricò il caricatore sul petto di Vegeta, i proiettili
rimbalzarono
tutt’intorno.
“Non
può essere!” sbraitò
l’assalitore, mentre Vegeta afferrava al volo un
proiettile e lo guardava. Estrasse un coltello e balzò verso
Vegeta, che
rilanciò indietro il proiettile, colpendo in piena testa
l’ubriaco che
precipitò rumorosamente al suolo.
“Andiamocene”
ordinò Vegeta. Bulma annuì e lo seguì,
Vegeta strinse le
labbra, il suo viso era sempre più pallido e madido di
sudore.
“Stai
male per i proiettili?” chiese la donna.
Vegeta
negò con il capo e alzò la testa, nelle sue iridi
color ossidiana si
rifletteva la figura della luna rossa. Cadde carponi con un gemito,
mentre gli
appariva una pelosa coda nera.
“Diamine.
Non starai per diventare Oozaru” gemette la donna.
Gli
occhi di Vegeta si tinsero di vermiglio, mentre sul suo volto apparve
un ghigno malefico.
Bulma
indietreggiò.
<
Fa quasi paura, lo ammetto. C’è qualcosa di
enormemente sbagliato…
aspetta. La sua coda era marrone, non nera e gli è stata
tagliata da parecchi
anni. Inoltre non sta diventando più grande, ma si sta
rimpicciolendo >
rifletté.
Gli
occhi di Vegeta cambiarono diversi colori, finché non
divennero gialli
con una minuscola iride nera all’interno. Gettò
indietro la testa e ululò, i
suoi vestiti caddero a terra e il suo corpo ignudo si
ricoprì di un manto nero
con le sfumature blu-notte.
I
suoi ululati si facevano sempre più animaleschi, mentre si
contorceva di
dolore.
“Cosa
posso fare? Sembra soffrire incredibilmente” gemette Bulma.
L’ululato
si era fatto lungo, cupo, doloroso.
Bulma
impallidì, vedendo che davanti a lei c’era un
lupo. Cadde carponi e
lo accarezzò, appoggiandogli la guancia sulla testa.
Si
udirono i rumori di alcune motociclette, mentre dei malviventi
parcheggiavano intorno a loro, illuminandoli con i fari dei loro
veicoli.
“Voi
due! La pagherete per quello che avete fatto a uno dei
nostri!” disse
il più grosso, con una bandana in testa.
Il
lupo scattò, morse il braccio di uno facendo schizzare
sangue tutt’intorno.
Bulma si nascose la bocca con entrambe le mani, mentre Vegeta li
aggrediva uno
dopo l’altro. Le motociclette precipitavano a terra, la creatura
schivava colpi di
proiettile, con un morso fece a pezzi una mazza da baseball.
Il
sangue grondava dai suoi canini lattei, aveva tutto il muso sporco e
grondava quel liquido dalla peluria scura. I suoi occhi brillavano
famelici.
“Vegeta,
basta!” urlò Bulma con la voce incrinata.
Il
lupo lasciò andare l’ultima vittima e si
voltò verso di lei,
scodinzolandole. Alcuni malcapitati si rialzarono barcollanti,
caricandosi gli
altri incoscienti e scapparono via.
<
Non lo racconteranno. Sia per non essere presi per pazzi, sia per non
danneggiarsi la nomina > si rassicurò Bulma.
L’odore del sangue che le
pungeva le orecchie le faceva sentire una sensazione di vomito.
Vegeta
ringhiò a una delle motociclette e le corse il braccio,
leccandosi
il muso e pulendosi con l’aiuto della zampa rimosse il
sangue. Continuando a
scodinzolare, la fissava, Bulma cercò di fargli una carezza,
ma lui si scostò.
“Alla
fine non sei tanto diverso dal solito” esalò la
moglie, rialzandosi
in piedi. “Andiamo a casa”. Briefs sentiva i piedi
dolerle, aveva perso
entrambe le scarpe. Guardò il lupo.
<
Il suo incedere è maestoso. Ha la dignità di un
principe più così che
da umano > rifletté.
“Sai,
penso che continuerò a chiamarti scimmione.
Quest’altro animale si
abbina poco alle offese” borbottò.
Il
lupo le camminava di fianco, scrollando ogni tanto la pelliccia.
<
Comincio a pensare che, come Goku, anche lui alla fine sia diverso da
tutto il resto del loro popolo > pensò Bulma.
Raggiunsero la Capsule
corporation e la donna vide che una luce era accesa.
“Hai
lasciato Trunks da solo nonostante non fosse a letto?!”
sbraitò Bulma,
rimproverando Vegeta, con le mani appoggiate sui fianchi.
Il
lupo piegò di lato il capo, guardandola con
un’espressione confusa.
<
Oh mamma, ha un musetto così confuso e dolce. Come ci si
può
arrabbiare con lui? > pensò Bulma.
La
porta si aprì, mostrando Gohan.
“Finalmente
sei tornata. Vegeta era venuta a cercarti, anche per dirti che
stanotte io e Goten dormivamo qui” spiegò il
primogenito Son.
“Mamma,
papà è uscito di corsa. Tutto bene?”
chiese Trunks, sbadigliando.
Indossava un pigiama leggermente più largo, dalle mani
più lunghe di un pugno.
“Ti
aspettavamo per cena. Però poi siamo andati a dormire, scusa
zia Bulma”
gemette Goten.
“Sono
stata aggredita e tuo padre mi ha salvato” disse Bulma a
Trunks. Si
grattò la testa. “Sono felice che voi siate
qui”. Aggiunse, rivolta agli altri
due.
“Ed
ora Vegeta dov’è?” chiese Gohan.
Bulma
deglutì rumorosamente.
“Beh…
ecco, abbiamo incontrato un suo vecchissimo amico. Adesso è
lì con
lui…” mentì.
“Che
bel cane!” gridò Goten, correndo verso il lupo.
“Scusatelo,
Goten impazzisce per ogni animale che vede” gemette Bulma.
Il
lupo iniziò ad annusare Goten.
“È
simpatico” disse il bambino, mentre anche Trunks si
avvicinava.
“Lo
sai che sei bellissimo?” chiese Trunks. Gli sorrise e il lupo
gli diede
una leccata.
Gohan
raggiunse il fratellino e se lo mise sulle spalle.
“Sei
veramente stupendo” ammise Gohan.
Vegeta
gonfiò il petto e si mise ritto sulle zampe, in posa
plastica.
Bulma
nascose una risata con la mano.