Capitolo
17
“Non
dimenticarmi, Ryōcchi”
La
location del
servizio fotografico si trova all’interno di un centro
commerciale di Shibuya.
Appena arrivati, saliamo subito all’ultimo piano.
L’equipe è già sul posto,
intenta a preparare il set per i modelli. Kise si precipita a salutare
il
direttore per poi farmi un cenno e incoraggiarmi ad avvicinarmi. Io e
Haruka
veniamo così presentate a un uomo di mezza età,
estremamente carismatico e
socievole. Arthur è poco distante da noi. È
rimasto in disparte ma i suoi occhi
vegliano costantemente su di me. Sono più tranquilla
sapendolo al mio fianco.
Mentre sto ancora sorridendo tra me e me rasserenata, avverto il tocco
di una
mano sulla mia spalla. Di riflesso mi volto indietro e quasi non credo
a quello
che vedo. Una ragazza bellissima dischiude le labbra e pronuncia il mio
nome
con occhi colmi di commozione. Non sono sicura se il luccichio nelle
sue
pupille sia dovuto ai fari montati sul set o ad un sottile velo di
lacrime.
«Sei
venuta»,
sussurra prendendomi affettuosamente tra le sue braccia. La mia nuca si
posa
sul suo petto caldo e una fragranza di vaniglia invade i miei sensi.
«Quanto mi
sei mancata. Sono felice di sapere che stai bene».
«Mi
dispiace»,
rispondo a mia volta con il groppo alla gola. Poter risentire la voce
di Mayumi
è per me una gioia immensa e allo stesso tempo fonte di
rammarico. Forse perché
riesco ad avvertire in essa la consolazione, quel senso di sollievo che
soltanto il mio essere qui, in carne ed ossa, tra le braccia della mia
migliore
amica ha potuto donare al suo cuore in pena. Nel suo stringermi a
sé, quasi non
volesse più lasciarmi andare, riesco a sentire tutto
l’affetto di Mayumi, la
sua amicizia ma anche l’inquietudine che l’ha
turbata dal giorno in cui l’ho
lasciata senza neanche una parola.
«Mi
dispiace»,
continuo a ripetere, sperando che questo basti ad assolvermi dal mio
peccato.
«Mi dispiace».
«Il
passato è
passato. Ciò che conta è che tu sia qui
adesso».
Trattenendo
le
lacrime che altrimenti rovinerebbero l’impeccabile trucco,
Mayumi scioglie
l’abbraccio e si prende qualche istante per osservare il mio
volto. Infine, con
un sorriso nostalgico, dichiara: «Non sei affatto
cambiata».
«Non
posso dire lo
stesso di te», rispondo alzando lo sguardo. «Sei
diventata più alta. La tua
pelle sembra porcellana e il tuo corpo sembra quello di una
modella».
«Perché
lo sono»,
commenta strizzandomi l’occhio.
«Alla
fine hai
realizzato il tuo sogno», i nostri occhi si spostano su Kise,
circondato da
truccatori e stilisti.
«E’
vero che
adesso trascorro molto più tempo insieme a lui, ma Kise
continua a vedermi solo
come un’amica, perciò sono ancora lontana dal
realizzare il mio sogno»,
dichiara con un po’ di delusione.
Quando
infine
viene richiamata dal direttore per iniziare le riprese, con un gesto
amichevole
si allontana. Io e Haruka ci sistemiamo su un lato del set per non
disturbare i
due attori protagonisti. Sebbene non sia io a dover recitare davanti ad
una
telecamera, mi sento emozionata e tesa allo stesso tempo. Non posso che
provare
ammirazione per Kise e Mayumi, per la professionalità con
cui svolgono il
proprio lavoro. Sembrano così diversi dai due compagni di
classe con cui ero
solita trascorrere le giornate tra i vecchi banchi di scuola. Entrambi
hanno
un’aria molto più matura e forse è
proprio questo a farmi provare un lieve
disagio. Guardandoli mi sembra di essere rimasta indietro.
E
invece sono
proprio io ad essere cambiata così profondamente da temere
di perdere me stessa
da un momento all’altro e scomparire per sempre da questo
mondo. Persino ora
sento di non essere al sicuro. I miei occhi continuano a cercare Kise.
Indugiano sulle sue braccia strette attorno alle spalle di Mayumi; sui
suoi
occhi d’ambra socchiusi in una tenera devozione; su quelle
provocanti labbra
che accendono un desiderio che non ha nulla di pudico, che è
puramente carnale.
Un desiderio che non è mio ma che brucia nel mio corpo e
nella mia testa con
una intensità insopportabile. E ogni mio sforzo di
reprimerlo non fa che
intensificarlo, facendomi tremare di passione. Sono stata ingenua a
pensare che
sarei riuscita a soffocare i sentimenti di Seiko con la mia sola forza
di
volontà, dopo averla portata io stessa così
vicina a Kise. A cosa stavo
pensando quando ho accettato di venire qui, ignorando
l’avvertimento di Haruka?
Le
mie gambe
perdono improvvisamente forza facendomi cadere sulle ginocchia. Kise
attira a
sé Mayumi, annullando la distanza tra i loro corpi. Il
battito del mio cuore
accelera e le mie mani si chiudono sul mio petto. Sento lo stomaco
salirmi in
gola e il cervello vibrare con violenza nel mio cranio. Senza volerlo
mi mordo
le labbra finché i miei denti bucano la morbida carne
facendola sanguinare. Una
rabbia devastante cresce rapidamente dentro di me, ma è solo
quando le labbra
di Kise si posano su quelle di Mayumi per un leggero bacio che riesco a
focalizzare con chiarezza il sentimento che pulsa in ogni singola
cellula del
mio corpo. Gelosia. La gelosia di Seiko. Il suo desiderio di
allontanare Mayumi
da Kise. L’irrazionalità del suo odio per la
ragazza che ha osato macchiare il
suo principe.
«Stupida
sciacquetta».
I
suoi pensieri si
sovrappongono rapidamente ai miei, troppo in fretta per darmi la
possibilità di
ricacciarli indietro e, prima che possa avvertire Haruka,
l’oscurità cala
davanti ai miei occhi.
***
Stupida.
Stupida sciacquetta.
Non la perdonerò mai. Pagherà caro questo
affronto. Solo perché non sono libera
di prendere il controllo di
questo corpo quando voglio, pensa di poter mettere le sue sudice mani
sul mio
Ryōcchi? Eiko potrà anche considerarla sua amica ma io non
sono come lei. Questa
sciacquettta è finita sulla mia lista nera nel momento in
cui ha dichiarato di
essere innamorata di lui, del mio principe. E oggi ha decisamente
oltrepassato
il limite. Ha approfittato del lavoro per raggiungere il suo diabolico
scopo.
Ma da adesso non avrà altre occasioni di giocare sporco. Ora
che ho di nuovo il
controllo di questo corpo si pentirà della sua
sfacciataggine. Le mie mani
tremano ancora di rabbia e la mia mente è piena di vendetta.
La fortuna sembra
favorirmi. Il direttore ha appena mandato in pausa l’intero
staff e la piccola
sciacquetta si sta dirigendo da
sola verso i bagni. E’ la mia occasione.
Senza
indugiare un
secondo, mi rimetto in piedi e inizio a camminare con decisione. Devo
allontanarmi prima che Ryōcchi si accorga di me. Per fortuna i bagni si
trovano
sul lato opposto del piano, lontano dal set. Affretto il passo e
raggiungo la
piccola sciacquetta ignara non appena varca la porta della toilette
riservata
alle donne. La mia mano si allunga in avanti, pronta ad afferrare i
suoi
capelli, se non fosse per un paio di braccia che mi tirano indietro,
facendomi
quasi perdere l’equilibrio. Mi libero dalla stretta con uno
gesto brusco e,
livida in volto, mi preparo ad inveire contro chiunque abbia osato
interferire
con la mia vendetta.
«Che
cosa pensi di
fare?», strillo al culmine della collera.
«Questo
dovrei
chiedertelo io», risponde l’altra ragazza e mi
basta un attimo per riconoscere
Haruka. Con le braccia incrociate al petto, mi fissa con diffidenza, in
attesa
di una risposta.
«Non
sono affari
tuoi. Sparisci!», le ordino, per nulla intimorita.
«E’
chiaro che non
sei Eiko», mormora per un istante fra i denti, per riportare
subito dopo le sue
attenzioni su di me. «Chi sei?».
La
sua insistenza
è fastidiosa. «Ti ho detto che non sono affari
tuoi».
In
un moto di
irritazione, Haruka schiocca la lingua. «E’ qui che
ti sbagli. Non si può certo
dire che tu abbia uno sguardo amichevole in questo momento. E se non
hai
intenzioni amichevoli allora, si, sono affari miei. Che cosa volevi
fare a
Mayumi?».
«Darle
la lezione
che merita. Quella piccola sciacquetta ha osato toccare il mio Ryōcchi
e deve
pagare!».
Nonostante il mio tono
infuriato, Haruka non
si scompone, limitandosi a rivolgermi uno sguardo perplesso.
«Ryōcchi?
Dov’e
che ho già sentito questo nome?». I suoi occhi
ruotano verso l’alto, come a
cercare la risposta su un punto impreciso del soffitto. Quando la
lampadina si
accende infine nella sua testa, l’espressione sul suo volto
muta in una smorfia
di delusione. «Seiko?».
Sentirla
pronunciare il mio nome come se fossi l’ultima miserabile di
questo mondo fa
ribollire il sangue nelle mie vene. Come se non fosse abbastanza, un
lungo
sospiro di noia lascia le sue labbra ed è abbastanza per
farmi capire con
quanta sufficienza stia ora guardando alla mia persona. È
evidente che ai suoi
occhi non appaio come una minaccia, quanto piuttosto come una bambina
petulante
e viziata, difficile da trattare solo a causa dei suoi continui
capricci. Mi
sento così umiliata e oltraggiata. Se al mio posto ci fosse
Meiko, lo sguardo
nei suoi occhi sarebbe diverso. Solo perché io non ho
mandato tre studenti in
fin di vita all’ospedale pensa che sia meno pericolosa? Crede
di potermi
ridicolizzare in questo modo?
«E’
meglio che
vieni con me, prima che qualcuno si faccia male». La sua
impazienza e ora più
visibile ma la sua minaccia non mi spaventa. Tuttavia sono le sue
prossime
parole a farmi davvero infuriare. «Sedare una stupida lite
tra due ragazze, che
si prendono per i capelli per il solito belloccio di turno nei bagni di
un
centro commerciale, è l’ultima cosa che voglio
fare oggi».
Accecata
dall’umiliazione,
mi scaglio su di lei, afferrandole i capelli con entrambe le mani. Con
tutta la
forza che ho, inizio a scuotere la sua testa inveendo contro di lei.
«Stupida
lite?
Stupida lite?! Cosa ne puoi sapere tu? Non hai mai avuto uno straccio
di
ragazzo e non ti sei mai innamorata. Sei solo un maschiaccio che crede
di poter
risolvere tutti i problemi con minacce e risse. Non hai il diritto di
parlarmi
così».
«Allora
siamo più
simili di quanto credi», le dita di Haruka catturano i miei
capelli in una
stretta dolorosa e tenace.
«Lasciami
subito
andare, strega!», le ordino serrando a mia volta la presa.
«Prima
tu,
mocciosa!».
«Sei
più grande di
me solo di un anno, non darti tante arie».
«Ma
sono sempre
più grande, perciò molla la presa».
«Non
mi sei mai
piaciuta, lo sai? Il tuo modo di guardare tutti dall’alto
verso il basso mi dà
sui nervi».
«Neanche
tu mi sei
particolarmente simpatica, se è per questo».
Con
uno strattone,
Haruka mi spinge contro uno dei lavandini, tenendomi sempre per i
capelli.
Nonostante il dolore inizi a propagarsi per la mia testa, non intendo
dargliela
vinta. In un momento di lucidità, il suo piede entra nel mio
campo visivo e
decido di passare al contrattacco. Approfittando della sua vicinanza,
utilizzo
tutta la forza di cui dispongo per pestarglielo, cercando di
indirizzare il
colpo sulle dita. Con un urlo, Haruka tira indietro la gamba,
allentando così
la presa su di me. Approfittando del suo sbilanciamento, la spingo
verso la
porta chiusa di uno dei bagni. Purtroppo la mia statura non
è di grande aiuto
in situazioni del genere e non passa molto prima che quella strega di
Haruka
decida di vendicarsi.
«Sei…davvero
una
ragazzina insopportabile», grugnisce appena prima di mordere
il mio braccio.
«E
tu sei una
selvaggia!», le urlo contro cercando di domare il dolore.
Riconosco che è
un’avversaria tenace, ma non sarò io a lasciare il
campo di battaglia per
prima. «Pensi che non sia capace di giocare sporco
anch’io?». I miei denti si
chiudono allora sul suo braccio mentre con le mani riprendo a scuotere
la sua
testa, sperando di farle mollare la presa.
«Eiko!».
All’improvviso,
da
una delle porte chiuse dei gabinetti, emerge Mayumi. In
un attimo è fra me e Haruka. Il suo corpo
statuario riesce infine a separarci ma non prima che io sia riuscita a
ottenere
il mio piccolo premio. Tra le dita delle mie mani, infatti, spuntano
alcune
ciocche di capelli. In un gesto di vittoria, porto il braccio in aria
per
mostrare alla mia rivale il trofeo che attesta la mia vittoria.
Tuttavia il
suono della voce di Mayumi mi fa rinsavire.
«Eiko,
cosa sta
succedendo?».
Tra
le mie mani
sarebbero dovuti esserci i suoi
capelli. Dopotutto era questo il piano originale.
«Tu!
Oggi ti è
andata bene, ma la prossima volta non sarai così fortunata.
Azzardati ad
avvicinarti ancora al mio Ryōcchi e la prossima testa che
prenderò fra le mani
sarà la tua, piccola sciacq…».
Prima
che possa
terminare la frase, la mano di Haruka è sulla mia bocca per
zittirmi e
trascinarmi lontano da Mayumi.
«Tu
adesso vieni
con me senza fare storie», la sua voce è poco
più di un sussurro al mio
orecchio.
«Va
tutto bene, ragazze?».
Haruka
solleva lo
sguardo su Mayumi, visibilmente confusa e preoccupata.
«Si,
tutto bene.
Io e Eiko abbiamo avuto solo una piccola discussione. Ogni tanto capita
tra
cugine, no?».
«Non
sembrava una piccola
discussione», osserva Mayumi,
poco convinta.
«Lo
era, fidati.
Non è la prima volta. Non devi preoccuparti. Forse
è meglio se ora torni sul
set».
Il
tentativo di
Haruka di allontanare Mayumi è fin troppo palese. Continua a
stringermi a sé e
ad indietreggiare come se fossi una bomba pronta ad esplodere da un
momento
all’altro. Farmi vedere da Mayumi in questo pietoso stato
è imperdonabile.
Provo a scalciare e ad agitare le braccia per opporre resistenza, ma
quella selvaggia
di Haruka è più forte di me e non ci impiega
molto a trascinarmi fuori dai
bagni. I miei occhi bruciano di rabbia mentre guardo il mio reale
obiettivo
allontanarsi da me. In questo momento non so chi odiare di
più: se Haruka per
essersi intromessa nella mia vendetta e avermi umiliata di fronte al
mio
nemico; o Mayumi per il suo sguardo di compassione, per quella finta
apprensione nelle sue parole, per quella sua aria di
superiorità. Mi sento
terribilmente frustrata.
Una
volta sole, Haruka
mi lascia finalmente andare. La sua unica preoccupazione è
assicurarsi che il
mio comportamento non abbia insospettito Mayumi e ancora una volta non
posso
fare a meno di sentirmi sminuita. Sono pur sempre sua cugina
anch’io. Solo
perché non parlo come quella perdente di Eiko, non vuol dire
che la mia
esistenza sia meno importante della sua. O che lei sia più
reale di me. Io sono
io. Avremo anche la stessa faccia, ma siamo due persone completamente
diverse.
Pensa forse che sia stato facile per me mettere Eiko a dormire e
prendere il
suo posto? Il mio posto. Si,
perché
anch’io ho lo stesso diritto di usufruire di questo corpo,
nessuno ha mai detto
che fosse solo di Eiko. Non chiedo tanto, in fondo. Solo un
po’ di
considerazione da parte della mia
famiglia.
«Hai
messo su il
broncio?».
L’improvvisa
domanda di Haruka mi fa realizzare ciò di cui non mi ero
accorta: le mie labbra
sono curve in una smorfia di risentimento, come una bambina a cui hanno
portato
via il giocattolo preferito.
«E
a te che
importa?», ribatto voltando la testa di lato nel tentativo di
ignorare mia
cugina. «Scommetto che non vedi l’ora di liberarti
di me per riavere indietro
Eiko».
Non
immaginavo che
le mie parole sarebbero suonate tanto infantili. Sembro davvero una
ragazzina
immatura, ma cos’altro dovrei fare? Io non sono come Meiko,
non ho la sua
stessa aura intimidatoria. E non ho alcuna intenzione di somigliarle.
Non
voglio essere presa in considerazione usando la paura. Ma nemmeno
desidero
essere trattata come un ospite indesiderato. Voglio solo avere la mia
possibilità con Ryōcchi. È tanto difficile da
capire?
«Dove
è Eiko? Sta
bene?», domanda Haruka.
Eiko.
Eiko. Sempre
Eiko. Non ne posso più di sentire il suo nome.
«Eiko
non c’è e ti
posso assicurare che non la rivedrai tanto presto!», la mia
risposta esplode
dal mio petto con lo stesso impeto di uno scoppio di fucile e provoca
una
reazione infastidita di Haruka. Del resto non è mai stata
una ragazza paziente.
Eppure rinuncia a rispondere alla mia provocazione, prendendo un lungo
respiro.
«Torniamo
a casa»,
dichiara infine. «Non posso rischiare che tu faccia qualcosa
di stupido come
prima e metta nei guai Eiko».
«Aspetta!»,
la
parola irrompe dalle mie labbra prima che il mio cervello riesca a
formularla.
C’è
un attimo di
silenzio, durante il quale Haruka cerca di scoprire le mie intenzioni.
A questo
punto non ho altra scelta che essere onesta con lei.
«Non
portarmi via,
per favore. Prometto di non fare niente di…stupido, ma fammi
restare fino alla
fine delle riprese».
«Dammi
un buon
motivo per cui debba accontentarti».
«Perché…te
l’ho
chiesto con gentilezza? E perché ho promesso? Mi sembrano
due motivi abbastanza
validi. No?».
Un
sopracciglio di
Haruka si alza, manifestandomi la sua incertezza
nell’accogliere la mia
richiesta. Non mi importa di apparire disperata, perché lo
sono. Se per
convincerla devo inginocchiarmi davanti a lei, lo farò, ma
spero davvero di non
dovere arrivare a tanto. Non sarebbe salutare per le mie ginocchia.
«E’
solo che…»,
riprendo a parlare in tono incredibilmente affabile per non rischiare
di
innervosirla, «ho aspettato così a lungo questo
giorno. Adesso che sono
finalmente riuscita a prendere il controllo di questo corpo, non voglio
perdere
l’occasione di vedere Ryōcchi con i miei occhi,
anziché attraverso gli occhi di
Eiko o di qualcun altro. Ti chiedo solo di lasciarmi trascorrere
qualche ora
vicino a lui, giusto il tempo di ammirarlo mentre lavora e di
rivolgergli la
parola per la prima volta».
Haruka
rimane in silenzio.
Dopo quello che ho appena fatto, non posso biasimarla se ha qualche
difficoltà
a fidarsi di me. Il suo piede inizia a tamburellare nervosamente per
poi
fermarsi di colpo. Mi sento come un criminale in tribunale. Pensare che
il mio
futuro dipenda dalla sua decisione non mi rende affatto tranquilla. In
fondo ha
detto che non le sono molto simpatica e non mi stupirei se adesso mi
afferrasse
per un braccio e mi trascinasse fuori dal centro commerciale senza
sentire
ragioni.
Il
cuore mi
schizza in gola quando infine dischiude le labbra per emettere il
verdetto
finale ma, al posto della sua voce, a raggiunge le mie orecchie
è invece una
voce maschile, sopraggiunta inaspettatamente alle mie spalle.
«Credo
che la
signorina Seiko non abbia cattive intenzioni».
Non
avrei mai
immaginato che il semplice suono del mio nome potesse farmi sentire
tanto felice.
Riesco chiaramente a percepire il mio viso illuminarsi alla vista di
Arthur che
avanza verso di me sorridendomi benevolo. Nel mio cuore sento sbocciare
un
dolce calore confortevole che scioglie presto ogni nodo di tensione
formatosi
durante la terribile attesa. In questo momento non potrei desiderare di
avere
un alleato migliore. Come faccio ad esserne tanto sicura? È
semplice: Arthur mi
ha chiamata con il mio vero nome e lo ha fatto guardandomi negli occhi.
Diversamente da Haruka sembra avere accettato in qualche modo la mia
esistenza,
anche se forse solo temporaneamente. Ma che importa, se posso avere la
mia
occasione con Ryōcchi?
Tuttavia,
nonostante l’intervento di Arthur, Haruka si affretta a
controbattere.
«Solo
perché
potrebbe non avere cattive intenzioni, non significa che non possa
diventare un
problema».
Abbandonando
l’idea di riuscire a convincere Haruka, dirigo tutte le mie
attenzioni su
Arthur, implorandolo silenziosamente con il mio migliore sguardo da
“adorabile
cucciolo fiducioso”.
«Se
lei è
d’accordo, sono pronto ad assumermi la piena
responsabilità della signorina
Seiko», dichiara Arthur in tono formale.
Sono
felice che
abbia deciso di prendere le mie parti, ma non mi aspettavo che si
spingesse a
tanto. Voglio dire, chiunque al suo posto avrebbe cercato di liberarsi
di me in
favore di Eiko: in questa situazione sarebbe la cosa più
logica da fare. Ma non
per Arthur. Sono confusa: dovrei essergli grata o preoccuparmi? La sua
risposta
alla mia preghiera è stata troppo…veloce.
«Dopotutto
la
signorina Seiko ha promesso di comportarsi bene, giusto?».
Questa
volta la
domanda è rivolta a me, ma nei suoi occhi non vedo alcun
rimprovero, solo molta
complicità.
«Assolutamente!»,
rispondo quindi con sincerità, quasi senza rendermene conto.
Posso solo pensare
che la fiducia di Arthur mi abbia in qualche modo indotta a seguire il
suo
piano, qualunque sia. È vero che non ho cattive intenzioni,
anche se forse
prima ho un po’ esagerato. Non volevo certo fare davvero del
male a Mayumi. Ero
solo arrabbiata e…gelosa. E una ragazza gelosa a volte
può commettere qualche
piccolo errore.
«E’
come ha detto
Arthur», ribadisco con maggiore convinzione. «Non
farò niente di male e mi
comporterò bene, lo prometto, perciò fammi
restare. In fondo Eiko sta dormendo
adesso e ci vorrà un po’ di tempo prima che si
svegli di nuovo».
Forse
non avrei
dovuto menzionare Eiko, visto che il suo nome ha di nuovo messo Haruka
sulla
difensiva, ma è la verità. Tuttavia non posso
fare a meno di compiere un passo
indietro timorosa. Haruka sembra notare la mia paura e tira un lungo
sospiro,
forse per comunicarmi che, almeno per ora, sono fuori pericolo.
«Ti
concedo fino
alla fine delle riprese e resterai incollata a me per tutto il tempo,
hai
capito bene?».
Le
mie labbra si
allargano in un grande sorriso. «Sissignora!».
Haruka
sbuffa
annoiata e con un cenno mi ordina di seguirla. Ubbidisco e la raggiungo
saltellando di felicità. Passando di fianco ad Arthur,
però, mi fermo un
istante e, prima che egli mi rivolga la parola, le mie braccia sono
attorno a
lui.
«Grazie»,
esclamo. Sento il suo corpo irrigidirsi nel mio
abbraccio ma, pur comprendendo il suo disagio, mi concedo qualche
secondo in
più per esprimergli la mia gratitudine. Dopotutto, Arthur
è la prima persona ad
avermi trattata come una di famiglia.
***
Con
l’umore alle stelle, ritorno sul luogo delle riprese e,
come promesso, mi siedo in silenzio vicino ad Haruka. Ancora non riesco
a
credere di essere qui, a un passo dal mio Ryōcchi. Ora che posso
guardarlo di
persona non posso che ammirare la sua perfezione, la sua eleganza, la
sua
indescrivibile bellezza. Il mio cuore freme di gioia ed eccitazione e
sono
troppo felice per soffermarmi sul fatto che Mayumi sia la sua partner
in questo
lavoro. Ogni mio pensiero ruota intorno alla sua immagine e, prima che
me ne
accorga, il direttore si congratula con i due attori per
l’ottimo lavoro
svolto. Tecnici e stilisti si adoperano per smontare le varie strutture
di
illuminazione e raccogliere i costumi di scena. Purtroppo questa
giornata è
giunta al termine più in fretta di quanto avessi sperato e
io non sono ancora
riuscita a parlare con il mio principe. Ma forse non tutto è
perduto.
«Si
è fatto piuttosto tardi», commenta Haruka
osservando il
display del cellulare. «Il sole è ormai calato
quasi del tutto».
La
guardo raccogliere la cartella e incamminarsi verso le
scale mobili, ma non la seguo: non posso ancora andarmene via. Notando
la mia
esitazione, Haruka mi indirizza uno sguardo severo, ma io rimango dove
sono.
«Lascia
almeno che lo saluti», la supplico.
«E’
fuori questione. Se aprissi bocca potresti dire
qualcosa di stupido o sbagliato e destare sospetti. Kise e Mayumi
credono che
tu sia Eiko, ricordi? Per quanto detesti ammetterlo, tu non sei lei, e
questo
significa che non parli e non ti comporti come Eiko, quindi non
possiamo
rischiare. Torniamo a casa».
«Non
è giusto!», la mia protesta esce fuori con
più
veemenza di quanto avessi programmato e mi guadagna immediatamente
un’occhiataccia di Haruka. «Non
è…giusto», ripeto questa volta
moderando il
tono della mia voce. «Ho fatto quello che mi hai chiesto, me
ne sono rimasta
buona per tutto il tempo come promesso. Merito una ricompensa.
È solo un
saluto, in fondo. E poi, come pensi che la prenderebbe Ryōcchi se Eiko
se ne
andasse via senza dire una parola?».
La
mia ultima osservazione sembra fare presa su Haruka,
sebbene non sia contenta che sia stata io a farglielo notare.
«Tu
cosa ne pensi?», Haruka distoglie lo sguardo da me per
interrogare Arthur.
«Penso
che la signorina Seiko non abbia tutti i torti. La
signorina Eiko è una buona amico del signorino
Kise».
«Sapevo
che tu mi avresti capita. Sei il migliore,
Arthur!», esclamo piena di entusiasmo.
Sono
così felice di avere un alleato tanto persuasivo dalla
mia parte che potrei abbracciarlo di nuovo. Ma rinuncio prontamente non
appena
i miei occhi si posano sull’immagine sublime di Ryōcchi che
mi viene incontro
sorridendomi con affetto.
«Eikocchi!»
Non
importa se il nome che esce dalle sue labbra non è il
mio, né se la ragazza che stanno guardando i suoi bellissimi
occhi d’ambra non
sono io. Ciò che conta è che lui sia finalmente
qui, davanti a me e che mi
abbia rivolto la parola. Non ho bisogno di altro per corrergli
incontro,
gettargli le braccia intorno al collo e posare le mie labbra sulle sue
per
donargli il mio primo bacio. Si, ho baciato Kise Ryōta e non mi pento
assolutamente di averlo fatto, poiché questa potrebbe essere
la mia prima e
ultima occasione. So di avere promesso, ma una ragazza innamorata
è capace di
qualsiasi follia.
Non
voglio sentire nulla. Non voglio vedere nessuno. Non
voglio preoccuparmi di quello che mi succederà o delle
conseguenze che Eiko
dovrà affrontare al mio posto. Ryōcchi è fra le
mie braccia. Posso toccarlo,
accarezzare i suoi capelli con le mie mani. Posso sentire il profumo
della sua
pelle che inebria i miei sensi, il suo respiro che riscalda il mio
volto. In
questo momento lui è mio. Fra i nostri corpi non
c’è distanza a separarci.
Riesco a sentire il battito del suo cuore che pulsa freneticamente.
Percepisco il
suo imbarazzo provocato dai miei piccoli seni che premono contro il suo
petto.
È a disagio, confuso e non mi sorprende che lo sia. La vera
Eiko non avrebbe
mai osato tanto. Ma io non sono Eiko e non voglio nascondere i miei
sentimenti.
Quello che provo per Ryōcchi è reale, come il profondo bacio
che stiamo
condividendo.
«Accidenti!».
Sento
la voce di Haruka esplodere alle mie spalle: è
infuriata. Tra pochi secondi proverà a separarmi da Ryōcchi,
mi trascinerà
lontano da lui e forse non lo rivedrò mai più.
Inoltre, Eiko sta per
svegliarsi. Presto mi sostituirà in questo corpo e
chissà se riuscirò di nuovo
a tornare. Il mio futuro con Ryōcchi è così
incerto forse perché io stessa non
ho un futuro. Eiko è fortunata: quando riaprirà
gli occhi la prima persona che
vedrà sarà Ryōcchi. Ma io? Cosa ne
sarà di me? Di questi miei sentimenti che
non verranno mai ricambiati? Di questo intenso desiderio che non
verrà mai
appagato? Perché devo rinunciare al mio sogno
d’amore proprio ora che riesco
finalmente a stringerlo tra le mie mani? Non è giusto. Se
sono destinata a
sparire, voglio assicurarmi di portare con
me almeno il ricordo del ragazzo che amo. Il primo e ultimo ricordo.
Mi
sento più debole e questo vuol dire che Eiko sta per
tornare. Mi stringo a Ryōcchi con le forze che mi rimangono. La sua
bocca si
allontana dalla mia, interrompendo così il bacio. Ha di
nuovo il controllo di
sé e i suoi occhi mi guardano con sgomento. Le sue mani
afferrano le mie
spalle.
«Eikocchi…».
«Ti
prego, non respingermi», lo interrompo prima che possa
rifiutarmi.
Calde
lacrime scivolano sulle mie guance. Non ho più niente
da perdere, tanto vale essere onesta. La mia è una supplica
disperata. Riesco a
vederla riflessa negli occhi di Ryōcchi. Mi osserva, desideroso di
comprendere.
Non è arrabbiato. Non mi odia per quello che ho fatto.
È preoccupato. Per Eiko.
Per la sua preziosa amica che improvvisamente sembra non riconoscere
più. Non
riesco a sopportare che i suoi pensieri siano per lei, nonostante ora
stia
guardando me. Perché non posso essere io Eiko? Non
è giusto. Non è giusto che Ryōcchi
non riesca a vedermi, quando io non ho occhi che per lui.
«Non
è giusto», le mie parole sommesse si mescolano
alle
mie lacrime.
Il
volto del mio principe è davanti a me eppure sembra
così
distante. Il calore del suo corpo si sta estinguendo e la sensazione
dei suoi
capelli fra le mie dita è quasi impalpabile. Non voglio
andare. Non voglio
addormentarmi di nuovo. Ma come posso evitarlo quando le ombre sono
così
vicine? Se soltanto riuscissi a strappargli una promessa.
«Non
dimenticarmi, Ryōcchi», sussurro infine sulle sue
labbra.
Per
un breve istante, le sue pupille si allargano e la sua
bocca si muove, ma la mia coscienza è ormai troppo lontana
perché io riesca a
sentire le sue ultime parole per me.
***
Una
spiacevole sensazione accompagna il mio risveglio. Mi
sento frastornata e ho un mal di testa terribile. Provo a sollevare le
braccia
per toccarmi le guance, da cui sento divampare un intenso calore, ma le
mie
mani si posano su qualcos’altro. Le mie dita iniziano a
scorrere lentamente sul
tessuto, bloccandosi su quello che sembrerebbe essere un nodo. Mi ci
vogliono
qualche secondo e parecchi sbattimenti di palpebra per mettere a fuoco
l’immagine. Una cravatta. La osservo
con più attenzione, notando in essa una certa
famigliarità. L’ultima volta che
ho visto una cravatta simile a questa è stato poco prima che
Kise si togliesse
la divisa scolastica per indossare gli abiti di scena e iniziare le
riprese
dello spot pubblicitario. Mentre provo a fare chiarezza sulla
situazione,
qualcuno mi afferra all’improvviso da dietro, facendomi
ruotare su me stessa.
«Se
pensi di passarla liscia, ti sbagli di grosso. Aspetta
solo che arriviamo a casa e…»
«Haruka?»,
pronuncio confusa, ritrovandomi l’espressione
imbufalita di mia cugina a pochi centimetri dal mio naso. Per qualche
strano
motivo i suoi occhi si assottigliano velenosi. Perché
è così arrabbiata con me?
«Non
provare a fare la finta tonta», minaccia.
«Aspetta,
non capisco. Che cosa sta succedendo?», la
interrogo, non potendo sopportare oltre la sensazione di disagio che
rapidamente
si fa strada dentro di me.
Haruka
sembra pronta a ribattere in un tono affatto
amichevole, ma si zittisce prima di proferire parola. Si prende invece
qualche
momento per studiarmi quindi, avendo confermato i propri dubbi,
riprende
sussurrandomi, in modo che nessun altro possa sentire: «Eiko?
Sei tornata?».
«Tornata?»,
ripeto a mia volta, ma subito realizzo il vero
significato dietro la sua domanda. «Non dirmi che
è successo di nuovo?», le
chiedo sentendomi venire meno per un istante.
«Non
ti preoccupare», mi tranquillizza immediatamente,
temendo che possa cadere nel panico. «Seiko ha combinato un
bel casino, ma
nulla che non possa sistemare. Tu resta calma e lascia parlare
me».
Incapace
di pensare lucidamente, mi affido a mia cugina,
assecondandola nel suo gioco mentre si presta ad affrontare Kise. Ad un
tratto
mi accorgo di quanto mi sia vicino e di quanto turbata sia
l’espressione nei
suoi occhi. Senza volerlo, abbasso lo sguardo, provando
un’inspiegabile
vergogna. Che cosa ha fatto Seiko per farmi provare tanto imbarazzo in
presenza
del mio amico?
Haruka
gli rivolge infine la parola, usando molta cautela.
«Immagino
che tu sia piuttosto confuso, e ne hai tutto il
diritto, ma lasciami spiegare. Come forse avrai notato, oggi Eiko non
si sente
molto bene. La verità è che questa mattina aveva
un po’ di febbre ma ha
insistito per andare ugualmente a scuola». Le sopracciglia di
Kise si
increspano per un momento, mostrando la sua preoccupazione.
«Mia cugina è di
costituzione un po’ debole e temo che durante la giornata le
sue condizioni
siano peggiorate portandola a…delirare».
Cosa?!
Delirare? Cosa sta cercando di fare Haruka? Vuole
farmi passare per pazza?
«E’
chiaro che non era in sé poco fa quindi ti chiedo di
perdonarla e di comprendere la situazione», conclude mia
cugina, sperando di
essere riuscita a convincere Kise.
Con
mia grande sorpresa, il mio amico annuisce e sospira
sollevato. «Confesso che per un attimo non sapevo cosa
pensare», ride
imbarazzato. «Se non stava bene, poteva dirmelo».
«In
realtà lo ha fatto», gli ricorda immediatamente
Haruka,
«ma tu non hai voluto sentire ragioni e hai continuato a
mandarle messaggi per
tutto il giorno».
Un
altro risatina imbarazzata si libera dalle labbra di
Kise. «Mi dispiace, è tutta colpa mia. Non avrei
dovuto insistere».
Le
sue attenzione si spostano quindi su di me. «Ti chiedo
scusa, Eikocchi. Ti ho obbligata a venire nonostante stessi
così male da avere
le allucinazioni».
Allucinazioni?
I miei occhi cercano prontamente Haruka,
domandando spiegazioni, ma mia cugina scuote la testa invitandomi
semplicemente
a reggerle il gioco, per il momento.
«Ehm…non
ti preoccupare», rispondo dunque provando a
mettere una buona dose di convinzione nelle mie parole.
«Credo, comunque, di
dover essere io a scusarmi per…qualunque cosa abbia fatto».
L’espressione
di Kise muta in una sguardo pietoso e il suo
tono diventa più compassionevole. «Devi sentirti
davvero male per non ricordare
nemmeno quello che è successo. Ma forse è meglio
così», mormora infine l’ultima
frase fra sé e sé. Le sue mani si posano allora
sulle mie spalle.«Eikocchi,
torna a casa e pensa solo a riposarti. Non preoccuparti per me, ti
prometto che
dimenticherò tutto, così non ti sentirai a
disagio la prossima volta che ci
vedremo».
Va
bene, adesso sono davvero preoccupata. Perché dovrei
sentirmi a disagio? Se non scopro subito che cosa ha combinato Seiko
durante la
mia assenza, credo che impazzirò.
«Perfetto!»,
esclama Haruka, prendendomi in custodia.
«Adesso che abbiamo chiarito tutto, sarà meglio
che riporti Eiko a casa».
«Certo,
andate pure e, Eiko», questa volta è Mayumi a
parlarmi. «Spero che tu ti rimetta presto».
Sia
lei che Kise mi rivolgono un ultimo sorriso gentile
mentre mi incammino con Haruka e Arthur verso le scale mobili. Appena
prima di
dare le spalle a Kise, però, i miei occhi catturano un lieve
mutamento nel suo sguardo.
Tristezza? Preoccupazione? Qualunque cosa abbia fatto Seiko, ha avuto
su Kise
un impatto sicuramente molto più profondo di quanto il mio
amico voglia dare a
vedere. Spero solo che questo non intacchi la nostra amicizia.
Quella
sera, dopo cena, Haruka ha convocato una piccola
riunione segreta in camera mia, alla quale hanno preso parte anche
Naoko e
Yoichi. Ovviamente anche Arthur era presente. Al termine del suo
dettagliato
rapporto ho pregato che il pavimento si aprisse sotto i miei piedi e mi
inghiottisse, facendomi sparire definitivamente. Come potrò
incontrare di nuovo
Kise ora che Seiko l’ha baciato?!
♥♥♥
Salve,
ragazzi! ^^
Con
questo nuovo capitolo vi auguro uno splendido 2018 e una
magnifica settimana.
Un
bacione a tutti.
Lady
L.