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Autore: serriii90__    26/06/2009    2 recensioni
E se Bella non fosse un semplice essere umano? E se nascondesse un segreto? Bella era stata spedita a Forks dalla madre, poiche era diventata piuttosto strana. Lasciando Phoenix, la ragazza, si sentiva nettamente più tranquilla. Pronta a ricominciare una nuova vita, senza paure... Riuscirà ad essere felice a Forks? [ eccomi con un altra fic, di un altro genere. xD Spero ke la trama vi abbia incuriosito, e che vi piaccia!Siate clementi ^^ Buona lettura!^^
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{ Primo giorno a Forks}


Stavo varcando, ormai senza speranza, i confini di Forks. Accompagnata da mio padre Charlie. Non ci fu una parola per tutto il tragitto, se non un suo caloroso ma goffo abbraccio ed un suo " Benvenuta, Bella", all inizio.

Fuori dal finestrino guardavo il panorama, senza dubbio bellissimo. Ma non era la mia Phoenix. Non riuscivo a trattenere quelle inutili lacrime che continuavano a sgorgare.
Mia madre, Renèe, mi aveva spedita a Forks con mio padre. Diceva che, negli ultimi periodi, ero diventata strana, silenziosa, mi chiudevo in camera per piangere, cadevo in depressione, urlavo nella notte, e delle volte...la notte non mi trovava neanche in casa.
Stavo sfuggendo al suo controllo, ecco come aveva detto. E lei si sentiva impotente...
Ma cosa pensava? Che la notte uscivo per divertirmi con gli amici? Che avevo un amante segreto? Quanto si sbagliava...
Comunque sia, la decisione non è stata tutta sua. Anche io, da un lato, ero impaziente di lasciarmi quella schifosa, dannata Phoenix che negli ultimi tempi mi aveva recato solo dolore e frustazione, paura e rancore.
Dall altro lato, invece, mia madre già mi mancava da morire. Mi mancava il sole accecante ( e sapevo che a Forks, l avrei rivisto solo 2 volte l anno se fossi stata fortunata), il caldo soffocante, le palme, il viavai moviventato che cè solo nelle grandi città...
E a Forks, invece? Era si e no un agglomerato di 3.567 persone. Una piccola cittadina, in poche parole; la più umida, fredda e bagnata degli stati uniti, di cui Charlie era il capo della polizia.
E' inutile piangersi addosso, Bella, mi ripetevo ormai da quando avevo preso l aereo per arrivare a Seattle. Ormai mi trovavo già dentro, e non potevo tornare indietro.
Tanto non sarebbe stato per sempre, vero? Phoenix si sarebbe ristabilizzata? Speravo con tutto il mio cuore di si. Non avrei mai lasciato mia madre, se non avessi saputo che si sarebbe trasferita in Florida per un paio d anni insieme a Phil. E ne ero contenta. La Florida non poteva essere pericolosa. Speravo vivamente di no...
- Siamo arrivati.- mi annunciò Charlie, sempre con quella sua voce bassa ma rassicurante.
Asciugai le ultime lacrime e scesi dalla macchina per aiutarlo a portare in casa i miei bagagli. Grugnii per le condizioni del tempo: il freddo già lo sentivo nelle ossa, e c era una densa nebbiolina umida che aderiva alla mia faccia.
Di fianco casa di Charlie, c era la foresta buia e silenziosa. Un brivido di paura mi percorse il corpo.
Vidi Charlie disruggersi la schiena cercando di prendere la mia valigia.
Sorrisi mesta e andai ad aiutarlo.
- Dai a me, Char...papà- presi la mia valigia senza alcuna fatica, e poi decisi di prendere anche l altra che  non era pesante quanto la prima.
Charlie mi guardò sbigottito.
- Che cè?- chiesi con indifferenza. Sapevo benissimo che non era una cosa normale da fare, la mia. Chiunque si sarebbe spezzato la schiena.
- Sto invecchiando- borbottò fra sè.
- E perdi colpi- aggiunsi facendo una leggera risata, mentre depositai davanti alla porta le valigie.
- Papà, le chiavi!-
Charlie me le lanciò, sorridendo, mentre lui stava entrando in macchina per parcheggiarla dentro al viale.
Le afferrai al volo, e aprii la porta.
Mi era ancora impossibile abituarmi a tutto quello, pensavo mentre portavo dentro i bagagli.
Fino a 2 mesi prima, non riuscivo a camminare su una superficie piana, inciampavo in continuazione, non praticavo nessuno sport perchè la mia cordinazione occhio-mano era inesistente, figurarsi poi, riuscire a vedere perfettamente sotto la nebbia...
E...ora? Scossi la testa, scacciando quei pensieri. Basta, non voglio più pensare al passato.
Voglio vivermi il presente.
Mio padre entrò, rivolgendomi un sorriso di cortesia e appendendo la fiondina all attaccapanni.
- Te la ricordi?- mi chiese alludendo alla casa.
- Si, certo- Come potevo dimenticarmi casa Swan? Mia madre e mio padre per i primi mesi mi fecero vivere qui...ma Forks fece impazzire Renèe, così scappò. Lasciando Charlie da solo.
Certo, ora erano in buoni rapporti. Poi, ogni estate fino agli 11 anni, ero obbligata a passare qui 1 mese. Poi riuscii ad oppormi, grazie al cielo. Odiavo Forks, esattamente come mia madre.
- Vieni, ti faccio vedere la tua camera-
Con un sospiro, seguii Charlie per le scale fino ad arrivare alla mia stanza.
Non era cambiata: Charlie aveva solo cambiato il lettino piccolo con uno più grande, aveva messo una scrivania dove sopra poggiava un computer, e aveva cambiato le tende giallastre con un color porpora leggero.
- Molto carina, papà. Sul serio...- gli sorrisi apprezzando gli sforzi e il pensiero.
- Sono contento che ti piaccia-
Uscì dalla mia stanza con passo stanco e pesante. Non sapendo che fare, girovagai un pò per la mia camera guardando e osservando ogni cosa nuova o vecchia.
Charlie aveva anche spolverato, sorrisi fra me. Non c era un libro interessante, dato che io amavo leggere. Decisi di concedermi un giorno per visitare una qualche libreria di Seattle.
- Ah, Bella, vieni qui!- mi chiamò Charlie al piano di sotto. Come se si fosse ricordato un qualcosa di importante da dirmi.
Scesi le scale con 2 balzi e mi avvicinai a lui.
- Voglio mostrarti una cosa- e sul suo viso apparve un sorriso furbo.
Lo seguii sul retro della casa, tremando dal freddo. Poi, dietro un angolo, vidi parcheggiato un piccolo furgoncino rosso sbiadito. Sgranai gli occhi.
- Questo è tuo! Spero ti piaccia- disse appoggiandosi sopra lo sportello e aprendosi in un sorriso.
- Oh mio Dio, è fantastico papà!- gridai meravigliata da quanto quel piccolo affare potesse piacermi.
- E' molto vecchio, ma è molto resistente- mi strizzò l occhio, mentre io mi avvicinavo al pick-up per osservarlo da vicino.
- Grazie, papà. Non dovevi...è...bellissimo.- avevo la voce che tremava di gratitudine.
- Voglio che tu ti senta felice qui. E voglio che non ti manchi nulla- lo disse distrattamente. Sapevo quanto fosse difficile per lui aprire il cuore e parlare di sentimenti.
Speravo anche io, molto scarsamente, di poter essere felice a Forks. Ma non ci contavo poi tanto...
Il mio domani già mi sembrava meno oscuro e tetro. Almeno, non sarei dovuta andare a scuola a piedi per 3 km, o farmi accompagnare da mio padre e la sua auto della polizia. Stentavo a immaginare l imbarazzo.
Piansi per tutta la sera, guardando la pioggia battente che scendeva, fino ad addormentarmi.
La mattina seguente mi svegliai di malavoglia, ancora insonnolita e ansiosa. Potevo non andare a scuola?
Sbuffando, mi alzai dal letto e mi diressi in bagno per fare una doccia calda.
Avevo ancora un sacco di tempo per prepararmi. Erano ancora le 6 e qualche minuto, e io avrei dovuto essere a scuola alle 8 e mezza.
Feci la mia doccia con calma, godendomi il torpore; e quando uscii mi asciugai lentamente il corpo e frizionai i capelli con il phon.
Mi guardai allo specchio e vidi la mia immagine riflessa: i miei occhi erano stanchi e tristi, i miei capelli castani scuro erano ancora leggermente umidi e scompigliati, la mia pelle sembrava perdere colore ( non so quale colore voleva diventare, visto che già ero pallida). Corsi via dal bagno, prima che i ricordi recenti potessero riaffiorare.
Perchè tutto a me? Io non avevo fatto nulla di male. Sono sempre stata una ragazza onesta, con sani principi, con neanche un amica, sempre un emarginata perchè non riuscivo ad entrare in sintonia con le persone.
Infatti, la mia unica amica era mia madre. Forse, era proprio per questo che ero stata scelta.
Basta, Bella. Ti torturi da sola...tanto a Forks potevo essere al sicuro. Non avevo motivo di preoccuparmi...
A volte, però, mi chiedevo se era giusto scappare da ciò di cui si ha paura. E io ero una codarda.
Smettila!
Affondai la spazzola, con rabbia tra i miei capelli, districandoli tutti. Erano un vero disastro, ma non mi importava più di tanto. Misi un cerchietto, per tenerli un pò a bada, senza farli appiccicare in faccia.
Indossai un T-shirt bianca e sopra un maglione marrone, caldo e morbido, incalzai i miei immancabili jeans e scesi in cucina per prepararmi la colazione. Charlie era già andato al lavoro. Ecco il motivo di tanto silenzio...
Masticai e bevvi il tutto molto lentamente. Ci mancava ancora mezz ora, ma non ce la facevo più a stare in casa, così presi il mio zaino ( con solo un quaderno per gli appunti) e corsi al mio pick-up.
Stava iniziando a scendere una pioggerellina leggera. Ho già detto che detesto Forks?!
Accesi il motore, quando fui entrata nell abitacolo, e un rombo assordante mi spaventò.
Seguii la strada indicatami da Charlie la sera prima, e finalmente riuscii a scorgere il grande cartello con scritto " Forks High School".
Sospirai sollevata, stavo già per farmi prendere dal panico. Perdersi in quel buco di Forks sarebbe stato il colmo!
Parcheggiai il mio già adorato furgoncino; lo spiazzale per il parcheggio era ancora vuoto.
C erano soltanto 5 o 6 macchine. Ero in anticipo di 10 minuti.

Notai con piacere che le macchine del posto non erano appariscenti, tutte quasi vecchie come la mia. E ne fui contenta.
Ma a chi vuoi darla bere, Bella? Non farai alcuna amicizia, neanche qui.
Beh, io sto bene anche sola! Risposi a quella vocina pestifera nella mia testa.
Entrai nella scuola, titubante e a passo incerto, guardandomi i piedi per l imbarazzo.
Sentivo tutti gli occhi puntati su di me.
Eh si, Bella, la ragazza nuova. Dovevo essere una novità per loro, un mostro.
Con intuizione, riuscii a trovare la segreteria e a farmi dare l orario dei miei corsi.
Fantastico, avevo 4 ore di ginnastica alla settimana. Con un sospiro irritato ficcai dentro l orario nel mio zaino, fino a che non arrivai a toccare qualcosa di freddo e duro.
Ritrassi la mano, sorpresa di avere qualcos altro nello zaino. Poi lo aprii meglio, per poter guardare ciò che avevo appena toccato. E quando lo vidi, mi immobilizzai.
Non credevo di averlo portato con me; se ne stava lì, depositato sul fondo, duro e indistruttibile, bianco e lungo.
Chiusi immediatamente la cartella, sentendo accellerare il cuore in un modo pazzesco. I ricordi ricominciarono ad apparirmi davanti, inconciliabili e inspiegabili.
- Tu sei Isabella Swan, vero?- una voce mi fece sobbalzare. Mi aveva presa così alla sprovvista e in un brutto momento, che il mio istinto  stava per rigirarle il braccio.
Davanti a me, questa ragazza con i capelli riccioli e tutti arruffati, bassina e mi squadrava con un sorriso amichevole.
Inorridii del mio pensiero: un essere umano, era semplicemente un essere umano. Stai calma, Bella. Nessuno vuole farti del male.
- Si, Bella- precisai ricambiandole il sorriso e arrossendo. Probabilmente, tutta la città sapeva del mio arrivo. Sarei stata sotto l occhio di tutto, sospirai.
- Ciao, io sono Jessica- disse timidamente.
- Quali corsi frequenterai?- mi chiese mentre estraeva il suo orario.
Sorpresa da tanta curiosità e accoglienza le risposi.
- Ehm, inglese, trignometria- e feci una smorfia - ginnastica, biologia II e poi...non ricordo- le feci un sorriso di sincere scuse.
- Oh, in comune abbiamo trigonometria. Se vuoi posso sedermi accanto a te-
Mi illuminai di un sorriso.
- Certo, mi farebbe piacere-
Trigonometria l avrei avuta alla terza ora, quindi io e Jessica ci salutammo e io mi avviai alla mia prima lezione: inglese.
Non male come inizio, pensai a Jessica, almeno era gentile.
Quando entrai in aula, tutto gli studenti si voltarono a guardarmi, parlando tra loro. Io arrossii mentre andai alla cattedra per presentarmi al professor. Mason; lui mi porse il libro e mi fece accomodare agli ultimi banchi.
Sentivo tutti gli occhi addosso, io invece con la testa china guardavo il mio libro nuovo e il programma scolastico fatto durante l anno.
Era tutto molto semplice: libri e argomenti già studiati, per fortuna.
Qualche ragazzo e ragazza, alla fine delle lezioni si presentava e mi chiedeva come mi trovassi li a Forks. Io risposi che non c era male fino ad ora.
Mi avviai spedita, con la cartina sottomano per trovare l aula, alla seconda lezione del giorno. Matematica. Dio solo sapeva quanto odiavo la matematica e la trigonometria.
Sempre con gli occhi puntati addosso, e qualche volto già visto alla lezione precedente, prendevo appunti restando silenziosa. Cercavo di capire qualcosa di quei dannati sistemi di secondo grado.
- Ciao Isabella, io sono Mike- il ragazzo biondo cenere davanti a me si girò per porgermi la mano.
Gliela strinsi con un sospiro.
- Bella- precisai anche a lui.
- Oh scusa. Come ti trovi qui a Forks?- .
Sempre le solite domande.
- Ancora non mi ha fatto impazzire- gli sorrisi.
- Vieni dall Arizona, vero?- domandò curioso, proprio sul suono della campanella. Mi alzai e raccolsi il mio libro dal banco.
- Si- risposi con certa nostalgia.
- Ah, sei piuttosto...pallida. Insomma, li cè sempre il sole...-
- Eh già- dissi arrossendo - Probabilmente, è per questo che mi hanno sbattuto fuori a calci-
Mike fece una risata, sinceramente divertito dalla mia battuta.
Ci avviammo fuori dall aula, chiacchierando sui professori e le materie che insegnavano. Era piacevole parlare con lui.
All improvviso, qualcuno mi venne addosso e prima che io e lui potessimo cadere, con velocità fulminea gli afferrai il braccio.
- G..grazie- mi disse sgomento. Era un ragazzo dalla carnagione bronzea, i capelli neri e dritti trattenuti da un elastico alla base della nuca.
Doveva essere un ragazzo della riserva indiana di La Push.
- Sta più attento- lo ammonnii, leggermente spaventata. Poi gli rivolsi un sorriso, per non farlo preoccupare.
Ricambiò e se ne andò. Capii veloce perchè quel ragazzo mi stava buttando a terra, era almeno il doppio di me, riguardo ad altezza e spalle. Sembrava un armadio!
- Wow.- disse Mike, guardandomi entusiasta. - Un ottima presa al volo.-
- Già- sorrisi imbarazzata.
Mi accompagnò fino all aula di trigonometria, dove vidi Jessica sbracciarsi per farmi sedere accanto a lei.
Sempre con sguardo basso, andai a sedermi vicino a lei.
- Conosci Mike Newton?- chiese, gli occhi sbarrati per lo stupore.
- Ci siamo conosciuti a matematica-
- E' un vero schianto, non trovi?- era fin troppo euforica.
- Mmm...è simpatico- non era di certo, il mio tipo.
- E non solo...lui è...- Jessica cominciò a ciarlare di Mike, passando poi ad argomento "ragazzi" in generale. E non era il mio forte...
Non la ascoltavo neanche molto. L avevo giudicata male: non che fosse una persona cattiva, è chiaro. Ma era veramente petulante.
Però, per fortuna il professor. Varner la sgridò e la zittì. Così, il resto della lezione me la sarei goduta in santa pace.
Finita trigonometria, fui accompagnata da Jessica in mensa e ci sedemmo ad un tavolo insieme ad altre 2 ragazze: Angela e Lauren.
Poco dopo, arrivarono anche Mike, un tizio di nome Eric e la loro comagnia bella.
Il nostro tavolo, era quello più affollato. E non mi piacque molto. Se eravamo tra ragazze mi sarei sentita più a mio agio.
Jessica stava facendo conoscenza con Mike, e di fianco a me c era Angela. Stava zitta, evidentemente era timida anche lei.
Mi guardai intorno, cercando di memorizzare i dettagli dell enorme stanza.
E fu all improvviso che li vidi. 5 ragazzi, nell angolo più lontano della mensa. La mia bocca si spalancò, sbalordita e affascinata.
5 ragazzi, tra cui 2 femmine e 3 maschi. Erano tutti bellissimi, una bellezza inaudita, inumana.
Sentivo qualcosa...qualcosa che mi sfuggiva, ma decisi di non farci caso. Ero troppo catturata dai loro volti.
Erano tutti bianchi, pallidi come la neve. Perfino più di me. Com era possibile?
Come un colpo, una lampadina accesa velocemente, mi ritornò in mente quel qualcosa che mi sfuggiva.
Cominciai a sudare freddo, e tremavo al solo pensiero che...no, era impossibile. Non se ne starebbero lì, senza far nulla in una sala piena zeppa di studenti.
La paura scemò appena.
- Chi sono quelli?- mi affrettai a domandare a Jessica, con una certa ansia.
- Sono i Cullen.- mi rispose lei, come se fosse una cosa ovvia.
Uno dei ragazzi si girò verso di me. Quello con i capelli ramati...ma appena i suoi occhi lampeggiarono nei miei, abbassò lo sguardo.
Come diamine aveva fatto a sentire? Forse, era solo una mia paranoia...
Mi spiegò che erano arrivati a Forks circa 2 anni prima e che erano stati tutti adottati dal dottor. Carlisle Cullen, che lavorava all ospedale, ma si soffermò a parlare della sua straordinaria bellezza.
Più volte mi girai verso quei visi così diversi ma stranamente tutti uguali.
- Quello che stai fissando è Edward Cullen- mi bisbigliò Jessica, e sorprendentemente il ragazzo si girò verso di me.
Restammo a fissarci per qualche secondo, notando i suoi occhi scuri; e nel suo sguardo lessi curiosità in un primo momento, poi...frustazione? Girai immediatamente la faccia, arrossendo come una stupida.
- E' veramente carino- le sussurrai ancora con le gote arrossate.
- Ovviamente. Ed è anche l unico scapolo, ma non perderci il tuo tempo. Non esce con nessuna...- disse sospirando indignata - Evidentemente, nessuna è abbastanza carina per lui- continuò sprezzante.
- In che senso è l unico single?- chiesi io morendo di curiosità.
- Gli altri stanno insieme. Come Rosalie, la ragazza bionda e alta, sta con Emmett, il ragazzo riccio e muscoloso. E invece Alice, quella con i capelli corti, sta con Jasper, il biondino- mi spiegò.
Com era possibile che restavano emarginati al resto del mondo? Nessuno chiuderebbe la porta in faccia a tanta bellezza. Doveva essere una loro scelta, era per forza così.
Suonò la campana dell inizio dell ultima ora. I Cullen si alzarono con una tale grazia da definirla...inquietante; rimasi basita, completamente.
All inizio, presi veramente un colpo nel vederli. Temevo che le mostruosità di Phoenix mi avessero raggiunto fino a Forks. Ma mi tranquillizzai quasi subito, vedendo che erano assolutamente innocui.
Mike e Jessica mi accompagnarono alla lezione successiva: biologia. Mentre entravo in aula, potei scorgere i bizzarri capelli ramati di Edward Cullen.

Ed eccovi il primo capitolo! ^^ di sicuro avete notato che Bella non è assolutamente sbadata e parecchio ansiosa, per via dei 2 mesi precedenti abbastanza paurosi per lei. Che le sarà successo? xD Seguite la mia storia e capireteeeee! Un bacio e spero vi piaccia. <3






  
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