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Autore: DonutGladiator    17/01/2018    0 recensioni
[Attese per molto tempo. Sola. Nell’oscurità più completa, trascorsero secondi, giorni e forse anni.
Bloccata in un limbo senza uscita, dentro di lei sapeva che qualcuno sarebbe infine giunto.]
Quattro viaggiatori entrano in possesso di un oggetto che permette loro di viaggiare attraverso le dimensioni conosciute. Ognuno di loro ha un obiettivo diverso da raggiungere ma una delle cose che li accomuna è la determinazione di portarlo a termine.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al COW-T8
Missione 2: Partenza
Parole: 3580

 
L'inizio del Viaggio
 

Attese per molto tempo.
Completamente sola.
Nell’oscurità più completa, trascorsero secondi, giorni e forse anni.
Bloccata in un limbo senza uscita, dentro di lei sapeva che qualcuno sarebbe infine giunto.
Lui le aveva detto sarebbero arrivati.
Aveva però dimenticato chi sarebbe dovuto arrivare.
Era tutto così confuso. E lei era così stanca di aspettarli…
“Bryn”
 
 
 
Quando riapre gli occhi non è abituata alla luminosità in cui è immersa ed è costretta a richiudere le palpebre, portandosi una mano a coprire l’intensa luce.
Cerca di raccogliere quante più informazioni può, ma riesce ad afferrare solo pochi brandelli della sua esistenza. Sa come si chiama, da dove viene, chi sono i membri della sua famiglia e poi… Ricorda l’oscurità, di esservi rimasta per un tempo incalcolabile.
Potevano essere passati solo pochi istanti, oppure chissà, forse poteva essere trascorsa un’intera vita senza che lei se ne fosse accorta.
Scosta la mano dagli occhi e punta il suo sguardo a terra, cercando di abituarsi alla fioca luce della luna e le stelle sopra di lei. Riaprire gli occhi dopo un intenso periodo di chiusura è difficile, sebbene minima quella luce la disturba.
Prova una strana sensazione, un miscuglio tra attesa e realizzazione, come se sapesse di essere finalmente arrivata nel posto che cercava, ma allo stesso tempo, come se un grande cartello con scritto “Tu non dovresti essere qui” campeggiasse proprio di fronte a lei, lasciandole quella spiacevole sensazione di non essere nel posto giusto.
Deve aprire e chiudere gli occhi ambrati per altre due volte prima di abituarsi finalmente alla luce. Solo allora decide di dare un’occhiata più attenta intorno a lei, comprendendo che quel luogo non è il suo mondo.
È in uno spazio aperto, ma della struttura che riesce a vedere in lontananza, non riconosce lo stile, ci sono colonne scure con appesi dei ritagli squadrati che fluttuano nella notte di un bianco purissimo e per orizzontale una struttura che assomiglia a uno degli antichi templi che ha avuto modo di osservare nei libri. Gradini sottili scendono fin dove si trova quello che sembra un grande giardino.
Il vento leggero le fa svolazzare il mantello, sfiorandole il volto, dandole una sensazione di freschezza inattesa. Fa un respiro profondo, come se non ne avesse fatti per troppo tempo e il battito cardiaco accelera nel pensare che non ha la minima idea di dove si trovi, né del perché sia lì. L’ultima cosa che ricorda è una voce maschile che chiama il suo nome, e quella sensazione come di essersi finalmente svegliata da un lungo sonno.
A uno sguardo più attento, nota che ci sono altre persone lì in quel giardino, ma lei non le conosce.
Non riconosce nessuno.
Un uomo dalle fattezze delicate le si staglia davanti, indossa un lungo vestito bianco con decorazioni dalla dubbia interpretazione in blu, i lunghi capelli corvini scendono raccolti in una bassa coda fino a toccare terra. Ha un sorriso sardonico sul volto e i suoi occhi grigi sembrano essere puntati su di lei, come se volessero scrutarla nel profondo. Al suo fianco, a qualche metro di distanza, un ragazzo con il volto dipinto dei colori più strani e abiti dai colori sgargianti che non ha mai visto. Poco più avanti, una giovane donna con riccioli corvini che le ricadono dolcemente sulle spalle e l’abito di una guerriera, con stemmi di un animale con le ali disegnati in spesse linee d’oro sui vestiti. Sente il respiro di un’altra presenza alle sue spalle, ma non si volta indietro.
Non osa guardarli meglio, per paura che anche loro possano in qualche modo osservare meglio lei.
Non vuole scoprirsi troppo.
Lascia il cappuccio calato sul volto, osservandoli, senza però permettere agli altri di vedere il suo sguardo, sperando che nessuno di loro capisca quello che le sta realmente passando per la testa. La sensazione di aver perso qualcosa di molto importante.
Proteggendosi dagli altri, come ha sempre fatto.
Il cuore continua a battere sempre più veloce, ma all’esterno le sue labbra non mostrano alcun segno di nervosismo o tensione. Rimane ferma al suo posto e respira, profondamente, cercando di calmarsi e non alza lo sguardo finché non sente la voce dell’uomo davanti a lei.
-Vi stavo aspettando.-
Sa di aver già sentito quella voce.
È stata quella che l’ha chiamata.
Che l’ha ridestata dal suo sonno.
Lentamente, alza il viso verso di lui e lo guarda una seconda volta, incuriosita. I loro sguardi si incontrano per la prima volta.
O almeno, per i suoi ricordi annebbiati, quella è la prima volta che lo vede. Dentro di lei scaccia la sensazione di conoscere quell’uomo da più tempo, concentrandosi sulle sue parole, nonostante non si ricordi il motivo per cui si trovi in quel giardino, ora sa perfettamente chi è colui che gli è davanti.
Una persona di cui era alla ricerca da molto tempo.
 -Che siate voi, dunque...?- il primo a parlare è il ragazzo con il volto dipinto, la sua voce è chiara, con uno strano accento musicale, dal suo tono è chiaramente anche lui ben conscio dell’identità di quell’uomo.
-… Starlord.- quasi senza pensarci escono quelle parole, come per continuare la frase dell’altro ragazzo, e terminare quella sentenza.
-Eh?- un leggero sussurro dubbioso scappa all’altro e lei capisce che quello non è il nome con cui il ragazzo lo conosce.
Ma a lei non interessa, perché sa che lo stregone è conosciuto con diversi nomi in tutte le dimensioni. Lui che è il principio cardine di tutti i mondi.
Anche se i ricordi sono ancora annebbiati, sa per qualche motivo si trova in quel luogo.
Fare un contratto con lui è la sua unica possibilità di sistemare la situazione.
Alle sue spalle sente un movimento impacciato e nel suo campo visivo si palesa un altro uomo, di corporatura più robusta, che dopo aver fatto qualche passo, si ferma vicino il ragazzo dipinto e si pulisce una mano sulla sua veste.
-Sei lo stregone che riesce a passare da un mondo all’altro?- domanda, con una voce decisa e quasi scanzonata. Sembra divertito dalla situazione. Dagli abiti che indossa e le due lame al suo fianco anche lui deve essere un guerriero, ma come per gli altri ospiti, lei non riesce a riconoscerlo.
Il ragazzo col volto dipinto si scosta dal nuovo arrivato spostandosi di più verso di lei, pulendo con un gesto il punto dove l’altro ha poggiato la mano. Non riesce a vederlo, ma è più che sicura che lo stia fulminando con lo sguardo.
-Che cavolo…-
-Ehi! Aspettate un attimo! Qui stiamo perdendo di vista la situazione. Come sarebbe a dire che ci stava aspettando? Io non la conosco e immagino che la cosa sia reciproca. È possibile avere una spiegazione per i comuni mortali che non hanno idea di cosa stia loro accadendo?- la voce squillante dell’altra ragazza di alza prepotente sopra quella dell’altro uomo, sovrapponendosi alle sue ultime parole.
Lo stregone sorride enigmatico, alzando una mano, cercando di tranquillizzare la donna, che a quel gesto pare irritarsi ulteriormente. Non sembra una persona con cui andare facilmente d’accordo, ma le piace il suo temperamento.
-Chiamatemi Prospero.- si presenta, rivolgendosi poi alla guerriera. La guarda in volto, per poi indugiare sul mantello infangato e il simbolo sui suoi abiti. Socchiude appena gli occhi, come se sapesse qualcosa che non ha però intenzione di rivelare e la sua espressione questa volta diventa seria, quasi grave.
-Tutti voi siete qui perché siete alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che non è possibile ritrovare con le vostre sole forze.- calca appena la voce alla parola “ritrovare” -Che sia una persona, un oggetto oppure voi stessi, da soli non sarete in grado di recuperarlo.- la voce diventa più bassa, quasi un sussurro.
-Il motivo che vi ha riunito qui al mio cospetto è che avete, tutti voi, una richiesta da esaudire. Una richiesta che presa da sola è impossibile, ma che, se unita a quella degli altri, può essere realizzata.-
Quando la voce del mago si esaurisce, il primo a prendere nuovamente parola è il ragazzo con il volto dipinto: -È un onore conoscerla. Sono Kanzaki Kamui, dell'Ordine Onmyouji di Gahdia- il ragazzo abbassa appena il capo, mentre avvicina la mano destra all’altezza del cuore, per rendere le sue parole più formali.
Nei suoi ricordi quelle parole sono familiari, ne ha sicuramente già sentito parlare, ma non ricorda in quale occasione né che cosa ha sentito su quell’Ordine.
-Come immagino sappiate, ciò che mi ha portato al vostro cospetto è una missione. Assegnatami dal Consiglio.- spiega, con tono serafico.
-Dopo aver completato gli studi, è stato infine deciso che io prenda attivamente parte alle missioni e mi unisca alla lotta contro le forze demoniache che pullulano nelle varie dimensioni.-
-Oh! Che ficata amico!- esclama il guerriero, alzando una mano verso l’alto, come aspettandosi una risposta dall’altro ragazzo che però non arriva: -Beh, non importa.- mormora, stringendosi nelle spalle.
-Comunque, io sono Dagun. Non mi interessano i dettagli e tutte queste chiacchiere. Sono stato mandato al vostro cospetto dal mio re. Devo trovare degli oggetti per lui.-
-Anche io sono qui perché alla ricerca di qualcosa che ha un certo valore.- il tono della donna si è fatto più tranquillo, quasi timoroso dopo aver compreso chi si trova davanti.
Lei non aggiunge niente alle loro parole. Non ricorda l’esatto motivo per cui è arrivata dallo stregone, e non vuole azzardare un’ipotesi.
Ha però sicuramente sbagliato qualche calcolo per giungere in quel posto, perché non ricorda niente di quanto accaduto nelle ore precedenti.
Forse ha battuto la testa nell’impatto.
Oppure la cena della sera prima era particolarmente pesante.
Quello che è certo è che Prospero sa già cosa vuole, quindi ripeterlo, non è strettamente necessario.
-Siete quindi disposti a rinunciare a qualcos’altro per poter partire alla ricerca di quello che più desiderate?-
Bryn annuisce a quelle parole, come dando il suo tacito consenso alla cosa. Lo stregone fa incontrare di nuovo i propri occhi e, come se lo sentisse direttamente nella sua testa, la sua voce rivela che tra i due è già in vigore un contratto vincolante.
-Posso rinunciare a qualcosa, certo.– la voce della donna le arriva alle orecchie e la riscuote da un iniziale stato di confusione. Nella sua mente risuonano ancora le parole dello stregone, facendo sembrare echi lontani tutti i discorsi pronunciati dagli altri ospiti.
Aveva già stretto un contratto con lui? Quando?
-Naturalmente.- aggiunge Kamui, come se a causa della donna gli fosse stato rubato il primato nella risposta prima degli altri: -Sono pronto a saldare il prezzo dovuto.- termina con un tono formale e rispettoso come se con quelle sue parole stesse siglando verbalmente il loro "contratto".
-Io sono disposto a tutto. Anche a viaggiare con questa gentaglia.- Dagun sorride e alza di nuovo le spalle, come se avesse appena fatto un grande complimento a tutti.
Nella mente della ragazza riecheggiano ancora le parole dello stregone: -Sei qui per colpa di un desiderio egoistico che hai già espresso.- e quando alza di nuovo lo sguardo verso di lui, il sorriso di Prospero svanisce, lasciando spazio a un’espressione mesta di qualcuno che sa già quello che accadrà in futuro, o, per come lo interpreta lei, di qualcuno che è a conoscenza di quanto è successo nel suo passato.
-Il nostro contratto è quasi completo. Dovrete viaggiare insieme, approfitterete di parte della magia destinata per il solitario viaggio di Kanzaki Kamui, che, grazie ai vostri obiettivi diversi, avrà più lavoro del previsto da svolgere nelle varie dimensioni.-
-Ma questa magia non è sufficiente per consentirvi un numero di spostamenti tali da permettervi di raggiungere ciò che cercate. – l’uomo si sposta verso la costruzione alle sue spalle, le lunghe vesti strusciano sull’erba, ma lui sembra non badarci.
Allunga una mano verso una delle colonne e una luce chiara si sprigiona da essa. Un vento leggero si alza raggiungendo il mago e gli altri ospiti, che, come pietrificati, possono solo tenere gli occhi puntati sui movimenti di Prospero.
Quando lo stregone chiude il palmo, la luce scompare, e lui si riavvicina agli altri, sorridendo come se avesse fatto una pausa per bere un bicchiere d’acqua.
-Se accetterete di viaggiare insieme e suggellerete questo contratto, posso venirvi incontro e suddividere il pagamento totale in tre parti.- non gli spiega quanto ha appena fatto, ma continua il discorso precedente, allungando la mano chiusa verso di loro.
-Accetto.- le voci degli ospiti si alzano all’unisono, convalidando il contratto.
-Bene.- sorride l’uomo, avvicinando il palmo al petto, socchiudendo gli occhi: -Da te, Kanzaki Kamui, voglio, l’inchiostro, il pennello e il diario su cui avresti documentato il tuo viaggio.-
La mano del ragazzo si poggia sul petto e l’espressione si incupisce, come se Prospero gli avesse chiesto di rinunciare a qualcosa a cui tiene particolarmente.
-Come desidera.- si limita a dire, la voce che tradisce le emozioni, alzando lo sguardo verso lo stregone, determinato però a compiere il suo dovere fino in fondo.
Detto ciò, il libro all’interno delle sue vesti inizia a muoversi, destando la sorpresa dello Onmyouji, che abbassa la testa di scatto, in maniera istintiva, verso il proprio petto. Allenta quindi la presa, permettendo che quello, insieme alla boccetta d'inchiostro e al pennello nella tasca, esca dal proprio involucro per dirigersi verso Prospero, volteggiandogli intorno, quasi in attesa.
-Signorina, - si rivolge alla ragazza con i ricci scuri, allungando la mano libera verso di lei, rafforzando con quel gesto le sue parole: -da te voglio quella spada che custodisci con tanta cura.- piega appena le dita in avanti, socchiudendo il palmo.
-In realtà – precisa la donna, schiarendosi la gola: –sarebbe “Vostra Altezza”. –
Prospero la guarda stupito, non aspettandosi quella precisazione, ma poi dalle sue labbra esce un sibilo divertito che si fa sempre più forte, fino a sfociare in una vera e propria risata.
La donna schiarisce di nuovo la voce, se possibile ancora più infastidita dal comportamento di quello stregone e parla sperando che quella risata si interrompa al più presto possibile, indignata da quel comportamento.
-Voi volete la spada dei miei avi. Sarebbe un problema tornare nel mio regno senza, non sono disposta a creare una crisi per assecondare un vostro capriccio. Posso pagarvi in altro modo. Ho dei soldi con me.– è una richiesta problematica quella che Prospero le ha fatto, si vede da come le sopracciglia scure si sono aggrottate, come se stesse pensando a tutti gli eventuali scenari di una guerra nel suo mondo.
-Ho bisogno di quella spada, nessuna moneta potrebbe compensarla. Potrai però riscattarla se vorrai. La custodirò io per te.- dice lo stregone, indossando di nuovo il suo sorriso enigmatico.
La donna sgancia l’arma dalla cintura e questa si libra come avevano fatto poco prima gli oggetti dell’Onmyouji: -E sia. Sappiate che tornerò a riprenderla e se non la troverò lucida, prenderò dovuti provvedimenti.-
Lei non può fare a meno di fissarla, mentre, fiera e autoritaria, come una vera regina, si confronta con il mago più potente di tutte le dimensioni conosciute, tenendogli testa, minacciandolo. Prova una sorta di rispetto per quella donna. È una persona che sa bene quale siano le sue priorità, non può che ammirare quella tenacia e convinzione in lei.
Prospero si rivolge quindi all’altro uomo, che durante la richiesta dei pagamenti degli altri contraenti, si è messo prima a rovistare nella sua sacca, poi prendendo una piccola forma rotonda, e che in quel momento si preparava a far uscire da un telo. Non emana affatto un profumo invitante, ma sembra che all’interno ci sia del cibo.
-Tu, signor spadaccino. Anche da te voglio una delle tue lame. Con precisione, voglio quella con l’elsa caprina, che apparteneva a tuo nonno prima di te e che hai ereditato quando sei diventato un vero guerriero. Inoltre, so che siete in grado di preparare dell’ottimo formaggio, quella forma che avete tirato fuori andrà bene come ultimo ninnolo per mio pagamento.-
Lo spadaccino sgrana gli occhi, come se non avesse compreso le ultime parole dello stregone.
-V-volete il mio f-for-formaggio?- domanda, incredulo da quella richiesta. Dello stocco sembra non importargliene molto, ma i suoi occhi sono diventati lucidi quando Prospero gli ha chiesto il suo formaggio.
-Sì.-
Abbassa lo sguardo sulla forma e si passa un avambraccio sul viso, se sia per asciugarsi le lacrime o per altro la ragazza non può capirlo da quella distanza.
-Se è proprio necessario, va bene.- entrambi gli oggetti si alzano in aria e volano verso lo stregone, che sorride soddisfatto. Mentre il formaggio volteggia nell’aria, il suo involucro si apre e una piccola fetta viene invisibilmente tagliata, poi avvolta in un piccolo fazzoletto bianco e rimandata indietro, al suo legittimo proprietario.
-Non sono così senza cuore come sembra.-
Dalla regina si leva uno sbuffo irritato, lo spadaccino invece afferra al volo la fetta che gli è stata concessa e posa un piccolo bacio su di essa, contento per averne ottenuto un pezzo indietro.
Prospero infine punta i suoi occhi glaciali su di lei, che, sebbene abbia il capo abbassato, squadrando il guerriero che sembra fare le coccole a quella fetta di formaggio, si sente osservata in una maniera che non le piace neanche un po’.
-Prenderò un’altra cosa da te. Consideriamolo un pagamento per il soggiorno. Voglio ciò che hai in tasca.-
La ragazza infila una mano nella tasca, non ha la minima idea di cosa ci sia dentro di così importante. Poi le sue mani sfiorano un oggetto liscio e freddo, e solo allora comprende.
-Puoi averlo.- dice senza troppi convenevoli, lasciando che l’oggetto esca fuori e arrivi volteggiando dallo stregone.
Non da segni di tristezza nel separarsene, non capisce ancora perché Prospero le abbia chiesto una delle sue rune per gli incantesimi, ma separarsene non le crea nessun problema, non è mai stata legata alle sue pietre e di certo quella non è un’eccezione. Ne avrebbe recuperata una nuova in men che non si dica.
Le ritornano alla mente le parole che le sono state rivolte in segreto.
Da quello che le ha detto Prospero, lei ha già stretto un patto, quindi l’altro ha già ottenuto qualcosa di ben altro valore che una stupida runa per gli incantesimi, solo che non riesce a ricordarlo.
-Bene. Quindi il contratto è sigillato.- con un gesto della mano libera fa sparire tutti i vari pegni che ha raccolto dai suoi ospiti.
Nessuno osa aggiungere una parola, in attesa che Prospero spiegasse meglio come si sarebbero spostati tra le dimensioni e che gli permettesse finalmente di partire per il loro viaggio.
Lei soprattutto, desidera separarsi da quel gruppo per poter stare da sola qualche istante. Ha bisogno di ricordare cos’era successo prima del suo arrivo e soprattutto deve capire cosa ha scambiato con lo stregone e se il suo desiderio è veramente già stato espresso.
Prospero apre la mano rimasta per tutto quel tempo chiusa e la luce torna a splendere, sebbene più fioca rispetto a prima. Sopra, poggia una pietra trasparente e priva di alcun difetto, dalla forma circolare.
-Questa vi permetterà di viaggiare tra le dimensioni.- sorride serafico avvicinandosi alla ragazza col cappuccio: -Sarai tu ad attivarla ogni volta che Kanzaki Kamui avrà concluso la sua missione o dopo che gli altri avranno recuperato quello che desiderano e sarai sempre tu che dovrai rifornirla di potere magico, quotidianamente. Non ne serve molto, ma per funzionare c’è bisogno che tu lo faccia. Tra 24 ore a partire da adesso avrà bisogno che tu riversi il tuo potere all’interno. Altrimenti smetterà di funzionare e rimarrete bloccati tra le dimensioni.-
La ragazza allunga una mano quasi per riflesso e l’altro le fa scivolare la gemma dolcemente, come se le stesse passando qualcosa di estremamente delicato.
Le parole dello stregone hanno avuto solo l’effetto di farla innervosire di più, si sente come una traghettatrice per gli altri viaggiatori. Perché non ha potuto dargli un gatto magico che si sarebbe occupato dei trasporti? Sarebbe stato molto più facile, e decisamente più carino dei suoi compagni di viaggio.
-Mi raccomando. Nessuno dovrà sapere che possedete un simile oggetto, se la perderete io non ve ne fornirò un’altra.-
I suoi occhi incontrano quelli di Prospero, per l’ultima volta in quella sera, e la ragazza capisce che lo stregone non stava assolutamente scherzando.
Annuisce, accettando quelle condizioni.
-Ora, parliamo della vostra partenza. Siete rimasti per troppo tempo. Avete qualcosa che vi preme ritrovare, non è vero? Non dovreste sprecare altro tempo qui con me.-
-Finalmente ragioniamo.- soffia la regina, incrociando le braccia al petto, stufa di tutta quella faccenda che ha preso una piega che non le piace.
Dipendere da qualcun altro non è mai stato il suo forte e la faccenda del rimanere bloccata in un mondo sconosciuto se una ragazzina non infondeva abbastanza potere in una pietra, non la fa sentire per niente tranquilla: -Possiamo andare o no?-
Kamui annuisce e si volta verso la ragazza, il volto dai tratti dolci, ancora in piena adolescenza è illuminato dal bagliore azzurrino della pietra, che tiene sul palmo aperto.
-Ci affidiamo a te.-
Sorride, anche se le sensazioni di inquietudine e turbamento rimangono presenti dentro di lei.
-Allora… Partenza!- esclama la ragazza, chiudendo il palmo sulla pietra e, come se quella parola fosse una specie di incantesimo, facendo scaturire da essa una luce più forte che la porta a proteggersi gli occhi.
Il bagliore si avvolge intorno ai ragazzi, impedendogli di vedere quello che succede fuori dal bozzolo luminoso, vengono poi risucchiati in quello che pare un vortice di luce, che li condurrà alla loro prima avventura.
Il loro viaggio è finalmente iniziato.


NdA:
Grazie per aver letto fin qui. Spero che questo viaggio vi possa appassionare come sta appassionando me.
   
 
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