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Autore: Lilithan    18/01/2018    0 recensioni
Non sono mai stata una scrittrice, ma essendo una lettrice accanita ho sempre desiderato poter dar vita ad una storia tutta mia. Proverò a mettere su 'carta' le mie idee contorte. Spero sia leggibile. Io vi ho avvisati.
Lilian non vive una vita facile. Come nessuno, del resto. Oppressa dal padre ma sostenuta dalla madre, della cugina e da pochi amici, va avanti con la vita, frequenta il liceo scientifico della sua città e passa il tempo libero a leggere e disegnare, oltre che a correre. Ma un giorno qualcosa cambia la sua vita radicalmente. Tutto ciò che ha di più caro le viene strappato via senza che lei possa fare niente per impedirlo. E quando una setta irrompe nella sua scuola durante l'assemblea di fine anno, minacciando sua cugina e i suoi amici, la vera natura di Lilian viene fuori. Ma questa trasformazione che stavolgerà ciò che rimane della sua vita, sarà un bene per lei e per il mondo? Lo scoprirà solo strada facendo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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Mentre Lilian si accasciava al suolo, Alice e John vennero sbalzati fuori dal cerchio come da una corrente d’aria improvvisa. La ragazza finì tra le braccia dei professori, svenuta, mentre l’uomo andò a sbattere con la parete più vicina.
 Lily sentiva il sangue sgorgarle fuori dal petto, sentiva le forze lasciarla. Si lasciò andare. Le pesava troppo, tutto. Sentiva di non avere motivi per vivere. Era morta da tempo. O non aveva mai vissuto davvero?
Smise di respirare.
Il cuore smise di battere.
No.
Lui è vivo.
Devo sapere perché.
Mio padre è vivo e mi ha pugnalato.
Mi ha ucciso.
Devo sapere perché.
Spalancò gli occhi e respirò bruscamente. Intorno a lei si scatenò l’inferno. Alte fiamme nere la tenevano rinchiusa in quel dannato cerchio. Attraverso esse, vide delle figure allungate alzare le braccia verso di lei. Sentiva una specie di cantilena, in una lingua strana, pesante e viscida. I suoni sembravano spingerla a terra, immobilizzandola.
Lilian gridò. Sentì come un interruttore scattare.
Spense tutto.
Non avrebbe avuto pietà.
 
Ammassati alle pareti dell’androne, studenti, professori e invasori, guardavano la scena, troppo scioccati per pensare o fare qualcosa. La creatura vicino a quella specie di portale impazzì di colpo e iniziò a calpestare gli uomini armati, emettendo allo stesso tempo un grido acuto e stridulo attraverso i denti. Mentre quei soldati cercavano di far fuori la creatura ritortasi contro, gli incappucciati, improvvisamente presi dal panico, cambiarono cantilena, alzando le mani verso il cerchio. Da questo si alzarono delle enormi fiamme bianche che sembravano ruotare su loro stesse, come dei vortici. Ma poi le fiamme diventarono grigie, iniziarono a sfumare, diventando nere.
In quel momento, l’urlo sovraumano di Lilian  spiazzò i presenti.
Le fiamme sembrarono esplodere e gli incappucciati vennero sbalzati verso le pareti circostanti. Tutti rimasero ammutoliti nel vedere Lilian inginocchiata in mezzo al cerchio con le mani spinte con forza verso le orecchie mentre urlava. La ragazza smise di urlare, appoggiò le mani a terra e respirò a pieni polmoni. Alzò di scatto la testa, con gli occhi spalancati. L’iride non era più nera, ma di un bianco innaturale, la pupilla ridotta a una fessura.
I soldati, abbattuta la strana creatura, puntarono i fucili verso la ragazza, indecisi sul da farsi. Questa digrignò i denti, mosse il braccio e tutti i proiettili in volo caddero improvvisamente e le armi stesse si incepparono, esplodendo in braccio agli intrusi.
Lilian si alzò, guardandosi intorno come alla ricerca di qualcosa. Due soldati sfoderarono le sciabole e le si buttarono addosso, cercando di colpirla, ma con uno scatto innaturale la ragazza si abbassò evitando i colpi, afferrò i polsi dei due soldati e strinse, staccando di netto le mani e con una traiettoria circolare, tranciò di netto le teste dei due soldati. Poi buttò via le mani tranciate, ancora strette all’elsa delle lame, e le impugnò entrambe facendole roteare nelle proprie mani. I soldati rimasti impugnarono le armi rimaste, mettendosi in posizione d’attacco.
La ragazza rise.
L’attimo dopo era sparita. Comparve davanti al soldato più vicino, affondando la sciabola in mezzo alle scapole dell’uomo e girandola mentre l’uomo si contorceva dal dolore per poi accasciarsi a terra.
In tre allora scattarono per attaccarla, ma la ragazza balzò in aria facendo una capriola e, atterrata dando le spalle agli assalitori, con un movimento del busto e impugnando la spada verso la schiena, decapitò i militanti.
I quattro rimasti allora la accerchiarono, ma la videro sparire in una nuvola di fumo nero. In realtà si era solo abbassata e, più veloce di qualsiasi altra cosa esistente al mondo, tagliò di netto le gambe dei soldati dal ginocchio in giù.
La ragazza allora buttò le sciabole, uscì dal cerchio formato dai corpi agonizzanti degli ultimi soldati, dirigendosi verso la parete dove, ancora, brillava il portale.
Alzò la mano sinistra in alto, come se stringesse un qualcosa tra le dita e gli incappucciati si alzarono in aria posizionandosi di fronte alla ragazza. I suoi occhi sembravano pulsare. Rimase qualche secondo in quella posizione, poi ruotò in modo netto il polso verso sinistra e i colli dei quattro uomini di ruppero con un unico suono netto per poi cadere a terra come bambole di pezza.
Nel mentre, la folla di studenti e professori ammassata alla parete guardava Lily con paura e sorpresa, si sentivano a malapena respirare. Solo una voce osò parlare, alla fine.
‘Lilian...’
Edvige.
Lily allora sbatté le palpebre e indietreggiò di un passo, voltandosi in direzione della voce.
Delle lacrime di sangue le rigarono il volto mentre  il suo occhio destro tornava nero e il sinistro aveva assunto un colore grigiastro, simile alla nebbia fitta e densa delle montagne. Le pupille tornarono alla grandezza naturale.
 Lilian allora iniziò a guardarsi intorno, spaesata, ma un lampo di consapevolezza sembrò attraversarla come una scossa elettrica.
Tremando, abbassò lo sguardo alle sue mani, tinte di rosso scuro. Guardò di nuovo la folla, per un secondo, per poi voltarsi verso il portale e corrergli in contro.
Nessuno disse niente, nessuno si mosse
La ragazza sembrò esitare solo un attimo, davanti al cadavere della creatura uccisa dai soldati ma poi proseguì,  lanciandosi attraverso il portale che si chiuse dietro le sue spalle.
Solo allora la folla si accorse che, l’uomo che aveva pugnalato Lilian, suo padre, era sparito.
 
Lilian atterrò sull’asfalto bagnato. Viaggiare con quel portale non era esattamente comodo, pensò la ragazza. Le era sembrato di cadere per tutto il tempo. Ovvero per una decina di secondi.
Come se ora fosse la cosa più importante.
Sapeva cosa aveva fatto, ne era consapevole. Anche troppo.
Sapeva anche che non avrebbe potuto fare altrimenti.
Ma ora non aveva tempo per pensarci.
Doveva andare via.
Sapeva che i suoi zii non erano ancora tornati, ma doveva fare velocemente. Fece scattare magicamente la serratura e salì le scale con un balzo. Era quasi sicura di poter volare.
Avrò tempo per provare tutto.
Entrò in quella che nelle ultime settimane era stata la sua camera. Prese la valigia da sotto il letto e iniziò a infilarci le poche cose che aveva. Uscì dalla casa con la valigia dietro, tornando al punto in cui era atterrata, in mezzo alla strada. Esattamente lì, stava William, che la fissava con i suoi occhietti blu.
‘Tu sapevi tutto, piccola peste.’
Il gattino miagolò, insofferente.
‘Si, lo so, avrei dovuto darti ascolto. Ma ormai quel che è fatto è fatto. Vieni con me, vero amico mio?’
William sembrò guardarla con un’espressione strana per un gatto, quasi maliziosa.
Ma forse erano solo i suoi nuovi poteri.
Poteri.
Maledizione.
Ormai non poteva farci niente, solo andare avanti.
Allungò il dito, come a toccare una parete trasparente e, sotto la pioggia scrosciante, insieme a una valigia di media grandezza e il suo gatto, attraversò quel nuovo portale color zaffiro.
 
 
Certo che imparo proprio in fretta. Come se ci fossi nata.
Beh, in un certo senso è così.
Non era stato facile per Lilian creare una casa in una dimensione a parte, ma grazie a William non era stato poi così difficile. Nel giro di qualche ora e dopo solo due tentativi falliti era riuscita a creare un’enorme villa che funzionava quasi come il Castello di Howl (un film d’animazione giapponese di Miyazaki tratto dal romanzo di Diana Wynne Jones), sicuramente meglio arredato. A pensarci bene, assomigliava più alla casa di Sebastian (Città delle anime perdute, di Cassandra Clare) ma comunque il principio era simile. Soddisfatta, attraversò la porta in spesso mogano, ammirando quello che aveva fatto grazie alle sue nuove doti e alle direttive di un gatto.
Che poi non era proprio un gatto. Era rimasta proprio sorpresa nel vedere la vera forma di Will: un’enorme pantera, grande almeno il doppio di una tigre, con degli artigli spessi e affilati, delle morbidissime ali corvine e gli occhi blu simili a fiamme. Scoprire l’esistenza di creature così belle e immortali l’aveva resa euforica. Si sentiva meno strana.
Attraversò l’entrata ancora un po’ spoglia ed entrò in cucina. Gli elettrodomestici di ultimissima generazione e in acciaio inox brillavano così tanto che sembravano accecarla. Si affacciò poi alla porta del bagno, ammirando l’enorme vasca bianca che era riuscita a sgraffignare a quel produttore svedese. Rubare le cosa con la magia non la faceva sentire tanto in colpa, considerato anche che rubava solo a grandi aziende che non avrebbero risentito della perdita. Continuò il giro nella sua casa nuova di zecca. L’enorme camera con letto matrimoniale comunicava col bagno, l’armeria e la biblioteca e il salone dove teneva play station e schermo piatto. Era particolarmente orgogliosa del lavoro che aveva fatto nella biblioteca e nell’armeria. Nella prima aveva creato dei collegamenti con tutte le grandi librerie e biblioteche del mondo, così da poter aver accesso a tutto il sapere umano in un secondo. E anche alle nuove uscite. Nell’armeria aveva sistemato ogni sorta di arma da taglio, di cui ancora conosceva a malapena i nomi ma era capace di maneggiarli più che bene. Con le armi da fuoco non si trovava tanto bene, ma considerando i poteri di cui era munita, non aveva di che preoccuparsi. Inoltre, grazie ai bersagli e alle grandi travi che aveva sistemato, poteva allenarsi quanto voleva al centro dell’armeria stessa. Entrò poi nello spazio che aveva sistemato per William. Era l’unica stanza in cui aveva preferito mettere una spessissima moquette invece di quelle bellissime piastrelle effetto legno, così Will poteva stare nella sua vera forma. Non poteva certo volare tutto il tempo per la casa, anche se era quello che stava facendo in quel momento. Come lei, anche lui era entusiasta del lavoro fatto da Lilian.
Per lei la cosa più difficile era stata creare una dimensione a parte che fosse tascabile. Non era ancora esattamente pratica di incantesimi e roba varia, ma per essere passata solo una settimana se l’era cavata bene fin’ora, nonostante il mal di testa martellante.
Solo da qualche giorno infatti era riuscita a controllare i pensieri che le si ammassavano in testa, tutti i pensieri di tutte le persone vicine a lei nel raggio di chilometri. Ma fortunatamente aveva trovato un posto superisolato nella Russia del Nord-Est. Non sentire freddo si era rivelata una cosa proprio utile in quel momento.
Anche se dormire nella neve non le piaceva poi tanto.
William la distrasse da quei pensieri, parandosi davanti a lei e guardandola con aspettativa. Leggerle la mente diventava ogni giorno più facile.
Lily, provala, provala.
Si Will, era proprio quello che volevo fare ora.
La ragazza allora attraversò il salone collegato alla camera del suo amico peloso che la seguiva svolazzante, godendosi le ampie porte e i soffitti altissimi.
Arrivata all’ingresso, Lilian afferrò la maniglia, chiuse gli occhi e si concentrò. Come le aveva spiegato Will, doveva visualizzare il luogo dove voleva che si aprisse la porta. Era solo la porta a spostarsi, la casa rimaneva così com’era. L’unica cosa a cambiare era il paesaggio fuori dalle enormi finestre e, ovviamente la collocazione della porta, che compariva in un luogo qualsiasi del mondo a ogni suo comando. Da Hong Kong passò a Sidney, Mosca, Roma, Ottawa, Los Angeles, Madrid, Dubai, Dublino, Londra…
Tutto il mondo a portata di mano. Ci stava ancora facendo l’abitudine. Sapere di avere dei poteri così forti e immensi la faceva sentire strana. Non lo aveva ancora accettato completamente. A piccoli passi, continuava a dirsi. Dietro, non le era rimasto più niente. Ora aveva solo un obiettivo, ed era capire.
Ma forse non si sentiva ancora del tutto pronta.
Non aveva più scuse, adesso. 
Doveva affrontare prima i suoi amici o il mondo intero?
A quanto pare, qualche studente della sua scuola, durante l’attacco provocato dalla setta, la sua trasformazione e il massacro che aveva compiuto, aveva avuto la brillante idea di mettersi a filmare. Quei video erano diventati virali, per poi essere censurati da ogni parte del mondo dai diversi governi. Ne aveva lette di tutti i colori. Gente che la considerava la figlia di Satana, un angelo vendicatore, una sorta di alieno, una dea del passato, un animale mitologico e quant’altro. Gli scettici pensavano fosse una trovata pubblicitaria per un qualche nuovo film in uscita o solo per pubblicità della sua città, visto lo scarso numero di turisti.
Non era ancora riuscita a tornare.
Non sapeva cosa aspettarsi. D'altronde, quando sen’era andata, aveva ucciso quasi una ventina di persone a sangue freddo davanti a loro.
Se solo avessero saputo...
‘William’
Vuoi tornare a casa?
‘Come l’hai capito?’
Ormai per me è facile accedere alla tua mente, mia cara umana. E poi, la tua faccia dice tutto.
Diceva così anche Edvige.
Per questo devi tornare Lily. Se sono veri amici, capiranno. E vorranno ascoltarti. Fidati di questo vecchio felino millenario.
‘I tuoi quattromila anni li porti benissimo’
Teatralmente, la pantera alata fece una specie di inchino.
Lilian prese un respiro profondo.
‘Okay, andiamo, ma fammi fare una doccia prima. Sarà un’entrata teatrale, dopotutto. Nessuno si aspetta niente.’
Va bene, ma sbrigati tesoro. Ricordati di darmi la mia bistecca.
‘E’ già dentro la ciotola gigante in camera tua.’
Evviva! Carne fresca! Cos’è?
‘Quello gnu che hai adocchiato ieri’
Ti adoro.
 
‘Okay, sono pronta.’
Vieni davvero vestita così?
‘Perché, che ho di strano?’
Lilian indossava degli shorts neri a vita alta e una corta canottiera amaranto, una maxi felpa nera con cappuccio aperta, ai piedi scarponcini neri e un cappotto leggero grigio, simile a un mantello preso due giorni prima in Germania. Inoltre, i capelli, che aveva sempre tenuto lunghi e disordinati, ora le sfioravano il mento.
Non ti riconosceranno.
Infatti sono cambiata, Will. L’hanno visto coi loro occhi. Andiamo adesso.
La ragazza allora prese il fedele amico, trasformato in innocuo gattino, lo mise dentro la grande tasca destra del suo cappotto per poi aprire un portale.
Sapeva esattamente dove andare.
 
La collina e il suo salice non erano cambiati. Niente era cambiato. Chissà perché si immaginava un mondo stravolto.
A volte, quando ci succede qualcosa, iniziamo a pensare che anche il mondo subisca dei cambiamenti. Quando questi avvengono solo dentro di noi.
Ho sempre pensato che fosse un po’ egoista da parte di voi umani fare così. Ma comunque, funzionate così.
Smettila di prendermi in giro, palla di pelo.
Detto telepaticamente questo a William, chiuse gli occhi un attimo e respirò l’aria non molto inquinata della sua città. Era abbastanza vicina da sentire il ronzio dei pensieri di tutti i suoi compaesani, e si affrettò a chiudere la mente a quelle invasioni. Aveva scoperto grazie a Will che nessuno poteva penetrare nella sua mente, ma lei poteva facilmente rigirare come voleva le menti di chiunque. Come aveva fatto con quegli uomini incappucciati quel giorno a scuola. Ma non era esattamente lei quella volta. Non proprio.
Mosse il primo passo in direzione della città.
 
All’ultimo momento, decise di alzarsi in volo. Non le andava di incontrare chiunque nel percorso. Non riusciva ancora a volare bene nella sua forma umana, quindi si era trasformata in un grosso corvo grigio. Non proprio ortodossa come scelta, ma nessuno ci avrebbe fatto caso. Non sapevano distinguere un falco da un’anatra.
In men che non si dica arrivò a casa di Edvige.
Sentiva che doveva vedere lei prima di chiunque altro. Era sempre riuscita a capirla, sempre. Se con lei fosse andata male, non aveva speranze con gli altri. Con Will che la seguiva da terra, si fermò davanti al balcone della camera di Eddy. Ed eccola lì, stesa sul letto a fissare il soffitto. Lilian sapeva che faceva così quando era angosciata o nervosa.
Lily allora prese a beccare il vetro della finestra, cercando di attirare la sua attenzione. Eddy non la sentì subito a causa del phon che lasciava sempre acceso per rilassarsi. Lily non aveva mai capito questa sua abitudine.
La ragazza si alzò spazientita dal letto, intenzionata a cacciare quell’uccellaccio che le stava picchiando il vetro. Ma le bastò un’occhiata. Lily sapeva perché. Will glielo aveva spiegato. Quando cambiava aspetto, solo una cosa non poteva camuffare. Il colore dei suoi occhi.
Edvige allora aprì la finestra, la guardò e disse, esitando
‘Lily?’
La ragazza-corvo allora venne avvolta da una nube nera brillante e, in pochi secondi, era tornata umana.
‘Sono io, Eddy’
 
   
 
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