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Autore: Gatto1967    21/01/2018    4 recensioni
Questa è una classica what-if, ossia una storia "altra" che più "altra" non si può.
è una storia molto breve e triste che trae spunto da un momento fondamentale della saga candyana.
Spero che possa piacervi
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy), Neal Leagan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli zoccoli dei cavalli lanciati al galoppo scalpitavano sul terreno.
Tutt’intorno i suoni del bosco della tenuta degli Andrew.
Le voci dei due ragazzini sui cavalli sembravano sovrastare, sia pure nel breve raggio di qualche metro, quei suoni, quei versi di uccelli e piccoli animali totalmente indifferenti alle loro vicende.
-Tu dici che il tuo principe mi somigliava così tanto Candy?-
-Oh sì Anthony, sembrate due gocce d’acqua.-
-Sai, mi sono ricordato che quando ero piccolo c’era un altro bambino che stava sempre con mia madre.-
-E chi era?-
-L’ho capito soltanto adesso.
ATTENTA!-
Davanti ai due ragazzi la volpe afferrò il suo cucciolo per la collottola e sparì nella boscaglia.
Il cavallo si imbizzarrì e infilò la zampa nella tagliola.
Per il dolore l’animale scalciò via dal suo dorso il giovane essere umano che cadde a testa in giù sul terreno.
L’altro giovane essere umano rimase paralizzato dal senso d’orrore e d’impotenza che lo attanagliò fin nel profondo, e per lunghi, lunghissimi istanti non fu in grado di emettere alcun suono.
Alla fine scese da cavallo, e come impietrito davanti a quel corpo esanime riuscì a gridare con quanto fiato aveva in gola:
-CANDY!!!!-
 
Anthony si svegliò gridando il nome di Candy e subito la porta della sua stanza si aprì. Stear e Archie entrarono nella stanza di corsa.
-Anthony! Finalmente ti sei svegliato! Stear, corri a chiamare il dottore e la zia Elroy presto!.-
Stear uscì rapidamente dalla stanza e Archie si avvicinò al letto del cugino.
-Hai avuto la febbre alta Anthony. Sono due giorni che non ti svegliavi!-
-Candy! Dov’è Candy?-
Archie non rispose.
-Dov’è Candy? Dimmelo Archie!-
In quel momento entrarono nella stanza la zia Elroy e il medico degli Andrew insieme a Stear.
Archie scoppiò a piangere come un bambino e anche Stear.
-Mi volete rispondere? Dov’è Candy?!!!- gridò Anthony con gli occhi pieni di lacrime.
Fu la zia Elroy a rispondergli.
-Anthony devi farti forza: Candy è morta!-
Quelle parole lo precipitarono nell’orrore e nella disperazione più cupa.
-Cadendo da cavallo ha battuto la testa ed è morta sul colpo. Mi dispiace tanto.-
anche la zia Elroy, di norma così severa e arcigna perse due lacrime dagli occhi.
Anthony rimase lì, immobile, incapace di ogni reazione, razionale o irrazionale che fosse.
 
Il funerale si tenne il giorno successivo alla presenza di tutta la famiglia Andrew e degli orfani della casa di Pony. Miss Pony e Suor Maria erano distrutte: la loro bambina che tanto aveva sofferto nella sua giovane vita, era stata portata via da un destino crudele proprio quando credeva di aver raggiunto quella felicità tanto a lungo cercata.
I Legan presenziarono al funerale, e Iriza si era presa per la prima volta in vita sua un sonoro schiaffone dal padre perché non voleva andarci.
Saggiamente i due rampolli dei Legan evitarono scene sgradevoli in presenza dei loro parenti.
Tuttavia Neal sentì qualcosa dentro di sé, e prepotentemente i ricordi riaffiorarono nella sua mente, ricordi di tutte le prepotenze e cattiverie a cui lui e sua sorella avevano sottoposto quella povera bambina fin dal primo giorno in cui l’avevano conosciuta. Ricordi accompagnati da una sensazione per lui sconosciuta ma che stringeva il suo cuore e la sua anima in una morsa dolorosa. Quella sensazione che si chiama rimorso.
Cominciò a piangere anche lui, e quando la cerimonia finì si avvicinò a quella tomba fresca e si inginocchiò sotto lo sguardo attonito dei presenti.
Sua madre lo richiamò –Neal, che fai?- ma lui non la sentì, e in quel turbinio di sentimenti che si agitava dentro di lui come un uragano sull’oceano, riuscì infine a pronunciare due sole parole prima di scoppiare in lacrime: -Perdonami Candy.-
 
1946.
Anthony Brown salì sulla collina dove era situato il piccolo cimitero di famiglia degli Andrew. La sua vita era a Chicago, ma tutte le estati tornava lì a Lakewood, dove aveva trascorso i giorni più felici della sua giovinezza e probabilmente della sua intera esistenza.
Su quella collina c’era la tomba di sua madre, della zia Elroy, morta da vent’anni, di suo zio William, morto un paio d’anni prima, e c’era la tomba di lei. Di quella dolce bambina che nel suo breve passaggio in questo mondo aveva illuminato la sua esistenza e quella di quanti l’avevano conosciuta.
A distanza di tanti anni non mancava mai di depositare un fiore, una di quelle rose a cui aveva dato il suo nome, sulla tomba di quella bambina.
Ogni volta, davanti a quella tomba muta, reagiva sempre allo stesso modo: rimaneva in piedi a rivivere silenziosamente la sua vita dopo quel giorno terribile, e in ogni situazione si immaginava il ruolo che avrebbe potuto avere lei, la dolce Candy dei suoi sogni di bambino.
 
Se la immaginava alla Royal Saint Paul School, dove col suo caratterino pepato avrebbe sicuramente dato filo da torcere alle suore.
Chissà perché la associava anche a quel damerino inglese diventato attore a New York, quel tale Terence con il quale aveva scambiato più di una scazzottata e insieme al quale era stato punito nella prigione della scuola.
Alla fine erano diventati anche amici. Poi lui aveva lasciato la scuola ed era venuto in America dove era diventato un famoso attore, prima teatrale e poi cinematografico.
Non poteva fare a meno di immaginare Candy fare amicizia con Annie e Patty, le fidanzate di Archie e Stear, il povero Stear anche lui assurdamente morto nella prima guerra mondiale.
E poi i voli di fantasia proseguivano spietati e taglienti come le lame di un coltello affilato.
Si vedeva una Candy in abito da sposa, una Candy madre raggiante e moglie felice. Sogni che a distanza di tempo sferzavano ogni più remota fibra del suo essere.
Anthony aveva avuto la sua vita d’accordo, ma non si era mai sposato. In ogni donna che incontrava vedeva sempre Candy, la sua dolce Candy.
 
-Ciao cugino.-
A salutarlo dietro di lui era stato suo cugino Neal Legan.
-Ciao Neal. Anche tu qui?-
-Non te l’ho mai detto? Anch’io vengo qui tutte le estati.-
-Dimmi la verità: eri innamorato di lei?-
Neal sorrise amaramente
-Beh, se è così avevo davvero uno strano modo di dimostrarlo!-
-Andiamo cugino! Ti sei riscattato ampiamente dopo la sua morte! Hai aiutato quell’orfanotrofio, la casa di Candy come nessun altro, nemmeno lo zio William ha mai fatto!-
-Si, ma nel mio cuore rimane sempre il rimorso…- quell’uomo, di quasi cinquant’anni di età si mise a piangere e il cugino lo abbracciò.
-Eravamo solo bambini, e tu eri un ragazzino particolarmente pestifero, tutto qui! Lei ti ha perdonato, me lo disse proprio lei.
Ricordi quel giorno che volevamo obbligarti a chiederle scusa per quella storia del Messico? Lei ci fermò e quando tu scappasti via ci disse che era merito tuo se lei era stata adottata dagli Andrew e che avrebbe dovuto ringraziarti.-
-Disse questo? Ma cos’era? Un angelo disceso dal cielo?-
Anthony sorrise mentre una lacrima scendeva lungo la guancia.
-A volte lo penso anch’io. Vieni, torniamo a casa. Ci fa male stare qui.-
 
Scesero lungo il crinale della collina e non si avvidero che qualcuno li stava guardando. Una bambina bionda li guardava con tristezza, forse invisibili lacrime sgorgavano dai suoi occhi ad esprimere il suo stato d’animo man mano che quei due uomini che sentimenti tanto contrastanti avevano provato per lei, andavano sfumando.
Un curioso verso risuonò dietro di lei e lei si girò. Era Klin, il suo caro amico Klin. Un radioso sorriso le illuminò il volto e lei corse dietro al suo amico su quell’immenso prato che si stendeva tutto intorno a loro.
   
 
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