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Autore: YoYa    21/01/2018    2 recensioni
Sherlock era seduto sulla sua poltrona di pelle nera da almeno un paio d'ore; tuttavia non era realmente lì: era nel suo palazzo mentale.
La cosa si faceva preoccupante: doveva essere un problema più che complicato, se richiedeva così tanto tempo a Sherlock Holmes per essere analizzato e risolto, e se lo era per lui, figurarsi per i poveri comuni mortali!
John stava fissando Sherlock con apprensione, quando si rese conto di essere ricambiato da uno sguardo non più vitreo.
-John- fece il detective, con la voce profonda e arrochita, per non aver parlato per lungo tempo.
-Si, Sherlock?-
-Non posso, John.-
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock era seduto sulla sua poltrona di pelle nera, da almeno un paio d'ore; tuttavia non era realmente lì: era nel suo palazzo mentale.

John non poteva che domandarsi cosa mai stesse esaminando, di talmente importante, da farlo perdere nelle camere del suo palazzo mentale, ma sapeva perfettamente che avrebbe avuto occasione di saperlo, solo qualora Sherlock si fosse degnato di renderlo partecipe.

Durante quel tempo si era preparato un tea per sè e ne aveva lasciato una tazza per Sherlock -qualora si fosse svegliato dal suo stato di trance-, l'aveva bevuto, aveva letto il giornale

-selezionando con attenzione i casi che sarebbero potuti interessare alla mente geniale del suo coinquilino-, si era fatto una doccia e si era ricordato dell'assenza di latte in casa, premurandosi subito dopo di andarlo a comprare, ben sapendo che Sherlock non poteva fare a meno del latte nel suo tea, da bravo britannico quale era.

Una volta tornato, il consulente investigatore era nella stessa identica posizione di quando lo aveva lasciato.

La cosa si faceva preoccupante: doveva essere un problema più che complicato, se richiedeva così tanto tempo a Sherlock Holmes per essere analizzato e risolto, e se lo era per lui, figurarsi per i poveri comuni mortali!

John stava fissando Sherlock con apprensione, quando si rese conto di essere ricambiato da uno sguardo non più vitreo.

-John- fece il detective, con la voce profonda e arrochita, per non aver parlato per lungo tempo.

-Si, Sherlock?-

-Non posso, John.-

-Non puoi...cosa? Cos’è che non puoi?- chiese l'ex soldato, aggrottando le sopracciglia, sorpreso dall'affermazione bizzarra del compagno.

-Non sono ciò che cerchi, John, non lo sono mai stato e ti farai solo del male a continuare in questo modo. Non puoi semplicemente fare finta di niente e ignorare l'evidenza,devi...-

-Per l'amor del cielo Sherlock, non sto seguendo una sola parola,di quello che stai cercando di dire. Di cosa stai parlando? E poi cosa stavi analizzando di così importante poco fa che ti ha fatto uscire fuori con queste argomentazioni senza senso?-

-Te-

-Cosa?-

-Stavo analizzando Te.-

L'ex medico militare rimase in sospeso per alcuni secondi, aspettando che il consulente investigativo continuasse.

Quello a sua volta sospirò e ricominciò a parlare:-John...sono stato cieco. Sai che eccello in numerose branche del sapere, tuttavia altre mi sono totalmente oscure...-   

-Tipo il sistema solare- intervenne John ghignando appena.

-Tipo, sì. Ebbene, nonostante le mie capacità analitiche, sono stato capace di ignorare i segnali più palesi...è così frustrante essere in balia dei sentimenti.- disse, portandosi le mani alle tempie.

John continuava a guardarlo con occhi stralunati, come chi ha appena visto ballare un orso ubriaco in Central Park.

Sherlock riprese:- Ed è per questo che mi ci è voluto così tanto, spero tu possa perdonarmi...-

-Sherlock, parla chiaro, di quali segnali stai parlando?-

-Dei palesi segnali del tuo interesse nei miei confronti, John. Direi che sei stato precoce, dopo neanche 24 ore dal nostro primo incontro ti sei fidato al punto tale da trasferirti a vivere con me, e hai addirittura ucciso un uomo per salvarmi; siamo stati sul punto di morire insieme e tu non hai fatto una piega, anzi, eri pronto ad andare al creatore in mia compgnia, comunicandomelo con un solo sguardo. Inoltre, è stato palese a tutti, fin da subito, il fascino che esercito su di te. Ma c'è dell'altro! Le prove più evidenti arrivano con il caso di Irene Adler; la tua reazione ai suoi 57 messaggi contati, uno per uno, ogni volta che il telefono squillava, poi le parole della stessa Adler: una donna omosessuale...che ha dato per scontato la tua bisessualità e la mia stessa omosessualità. Quel giorno non ho ascoltato ogni vostra parola, sono arrivato tardi, ma ho sentito ciò che mi serviva: Irene ha affermato di essere gay ma "attratta" da me -per quanto questo verbo possa funzionare, in questa situazione- e ha supposto che tu fossi eterosessuale e attratto allo stesso modo da me. In fondo, lei sa bene cosa piace alle persone...e io ci sono arrivato così tardi, PER L'AMOR DEL CIELO è così frustrante! Tutti sospettavano, tutti capivano...tranne me.

Ancora dopo c'è stata la mia finta morte, che hai pianto per due anni, quando il lutto per la perdita di un amico ha un tempo di ripresa di gran lunga minore, (basti prendere ad esempio Lestrade) e hai ampiamente rischiato di cadere nel vortice dell'alcolismo, che ha investito, a suo tempo, tua sorella e dal quale stavi uscendo anche tu , per i tuoi dolorosi ricordi dell’Afganistan, quando ci siamo incontrati per la prima volta.

E poi...beh, ci sono i piccoli gesti quotidiani: l'accuratezza con cui mi prepari il tea, la premura nella ricerca del caso ideale per noi, il tuo andare a fare la spesa per entrambi, nonostante io sia un sociopatico iperattivo che non ti ricambierà mai il favore.

John, Tu mi ami. Avevo ignorato tutto questo, tutti questi indizi...fino a questo momento.-

Ad ogni parola del detective, John era diventato sempre più pallido ed era stato costretto a sedersi sulla sua poltrona. Aveva la bocca asciutta e gli sudavano le mani.

Dopo aver trovato un minimo di voce, provò a parlare:-E questo...? Dove...dove vuoi andare a parare? Cos'è che "non puoi"? Ti risulta insopportabile continuare a vivere con me, dopo queste...straordinarie deduzioni? Vuoi che me ne vada? Io... seriamente non capisc-

-John!- Sherlock si era alzato di scatto e gli aveva preso il viso tra le mani, come quella volta durante il caso del Banchiere Cieco. - Per favore, calmati. Io...non lo so John...non ho idea di come funzionino i sentimenti! Io...sono tutta analisi e deduzione, ma come posso capire in che diavolo di modo funzionano? Sono sempre stato solo, John. Non ho mai avuto nessuno vicino a me, che non fosse spaventato dalle mie stranezze...e-e in questo modo, ovviamente come avrei potuto imparare? Tu, John, mi sei stato vicino per così tanto tempo...mi hai reso umano. Il problema non sei tu, sono solo io! Non ho idea di cosa provo. So soltanto che...pensare a te che avresti lasciato Baker Street con Mary...mi sono sentito svuotato come è successo solo durante i miei due anni in Serbia. Insomma, guardami! Non riesco ad esprimermi e a mantenermi lucido, è un incubo! Io non so niente John...e tu non puoi rovinarti la vita così. Sei una così brava persona...-

Il detective non riusciva più a trovare le parole, e aveva finito per far vagare il suo sguardo per tutto il loro salotto per poi fermarsi, una buona volta, incatenando i suoi occhi a quelli di John.

Quest'ultimo portò una mano su quella del coinquilino, per poi spostarla lentamente verso il viso dell'altro.

-Non sono ciò che cerchi, John.- sussurrò il detective, la voce ancora roca.

-Permetti...- John si schiarì la voce -...Mi permetti di deciderlo da solo?-

-Io non sono come le altre persone...il contatto fisico...non ci riesco, John, non è nella mia natura...non penso che riuscirò mai...non voglio incatenarti a qualcosa di così complicato.-

-L'importante non è il sesso, Sherlock. Noi, qui al 221B di Baker Street, insieme, siamo ciò che conta.-

-Sei un folle, John Watson, è una delle imprese più stupide in cui ci si possa imbarcare.-

-Beh...ho invaso l'Afganistan.-

Le loro risate, ormai alleggerite da ogni preoccupazione, riempirono l'aria di quel piccolo appartamento in Baker Street, mentre, finalmente i due si stringono dolcemente, finalmente con nessuna paura a dividerli.

   
 
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