Natura, mia saggia maestra. 
Cosa ho fatto di male per avere addosso questo flagello? Le sensazioni arrivano dritte alla bocca dello stomaco e fanno formicolare le mie mani. 
Il cuore duole dei dolori della gente comune e l'occhio già scalfisce il marmo come per tenerlo in caldo. 
Chiudo gli occhi e vedo comunque, nel nero profondo della palpebra calata, la mente disegna l'anatomia. 
L'ho studiata, mia maestra. 
L'ho studiata stanotte mentre tutti dormivano e gli astri mi parlavano. 
Penso di amarli, così lontani e belli. 
Ma tornando a noi, perché tanto tormento a me e tanti sorrisi agli stolti? 
Ho amato l'arte e l'ho accettata, ne ho fatto la mia vita, la mia intera vita. 
Mi sale dal cuore e mi serra gli occhi, mi toglie il respiro. Me lo fa mancare, forse lo dona al marmo che scolpisco? 
Forse il mio sangue fluisce in quelle venature. 
Forse è per questo che li sento figli miei, Mosè, la Pietà... il David... in quello ci ho messo un pezzo di anima. Ci ho depositato come un seme la mia idea, in quel pezzo di marmo a Carrara ci ho visto il futuro. Liscio e silente ma vivo e furioso, vincente. 
Madre... perdonami se questi occhi si chiuderanno senza più un battito di vita prima di aver donato tutto quello che potevo. Perdona questa bocca per non aver perdonato fino a quel momento le persone con cui avevo qualcosa di irrisolto... 
Però ricordati madre che sono un uomo, e gli uomini sono fatti per errare...