Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |       
Autore: _Cthylla_    23/01/2018    6 recensioni
Toppo è un eroe della giustizia, orgoglioso leader della squadra dei Pride Troopers... e proprio per questo motivo a volte la sua fama lo porta ad avere a che fare non solo con i "malvagi", ma anche con fan più o meno invadenti.
Una in particolare.
Dal testo:
[Lui era quello che solitamente schiacciava sotto il ferreo pugno della giustizia qualunque azione malvagia -grande o piccola che fosse- ma, al di là del fatto che la Jakalopei non fosse veramente cattiva, il Pride Trooper riconosceva a se stesso una grossa parte di colpa per le azioni sconsiderate di quella benedetta figliola.
«Toppuccio!»
Quello strillo fu il solo segno premonitore che riuscì a evitare al guerriero di essere assalito dal piccolo esserino che aveva appena provato ad appicciarsi a lui.]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Every Breath You Take














Era la sua sera libera.

 
La sua.
Sera.
Libera.
 
Un guerriero della giustizia come lui, un eroe conosciuto in tutto l’Universo Undici per le sue encomiabili azioni, che si dava da fare quasi ventiquattro ore su ventiquattro e quasi tutti i giorni dell’anno, meritava eccome una sera libera. Giusto?
No, Sbagliato.
 
– Hra-tsa-tsa, ia ripi-dapi dilla barits tad dillan deh lando/ Aba rippadta parip parii ba ribi, ribi, ribiriz den teahlando! –
 
– Toppo, sei sul posto, intervieni!
 
Non sarebbe stato necessario che i suoi colleghi Pride Troopers lo avvisassero di quel che stava accadendo in città, l’ “attacco” era iniziato da circa un minuto e lui sapeva perfettamente sia qual era il luogo preciso, sia perché stava avvenendo, sia l’identità dell’aggressore.
 
– La barillaz dillan deiallou ara va reve reve revydyv dyvjavuo/ Bariz dah l'llavz dei lando dabaoke dagae gadae due due dei ia do/ Hra-tsa-tsa, ia ripi-dapi dilla barits tad dillan deh lando/ Aba rippadta parip parii ba ribi, ribi, ribiriz den teahlando! –
 
– TOPPO!
 
 
«Ricevuto, ora vado. Vado» ripeté, passandosi una mano sul volto coperto dai grossi baffoni bianchi.
 
Pagò il dovuto al barista, premurandosi di lasciare anche una cospicua mancia, e si allontanò dal bancone, quanto mai sconsolato. Non si premurò nemmeno di togliersi di dosso l’elegante completo che indossava, perché tanto sapeva benissimo che questo non avrebbe avuto ragione di stropicciarsi. Uscito dal bar si alzò in volo, diretto dov’era necessaria la sua presenza.
 
– La barillaz dillan deiallou ara va reve reve revydyv dyvjavuo/ Bariz dah l'llavz dei lando dabaoke dagae gadae due due dei ia do! –
 
Nella sua vita da Pride Tropper aveva avuto a che fare più o meno con… beh, qualunque tipo di disordine e malvagità potesse venire in mente a chicchessia. Aveva affrontato e sconfitto cattivi di ogni genere, in linea con la totale limpidezza dei suoi ideali, era sempre stato in prima linea a combattere il male in tutte le sue forme e aveva sempre avuto successo.

Poi però era arrivata Shokkairai.

 
– Arattzattza ya ribiraririn raba rittan rindam denrandu/ Waba rittatta parippari pariri ribiribi risutan denrandu! –
 
Quella Jakalopei non si poteva definire veramente “cattiva”. Non le interessava proprio rovesciare governi, conquistare pianeti, formare bande di teppisti, ricattare politici, rapinare banche o fomentare rivolte, e non agiva mai mossa da intenzioni malvagie… peccato però che, se non veniva bloccata in tempo, finisse spesso col fare un casino assurdo.
Sempre nei pianeti dov’era presente lui, ovviamente.
 
 
«Yaba rindan tenran deiaroo waraba dubudubudubu deiebu/Ra rittan dinran denrandu tatatataduuduu deiabuu!»
 
Un mecha gigante costituito da veicoli di vario genere stava ballando la stupidissima canzoncina che ormai, per il guerriero, era diventata la colonna sonora di quel genere di guai.
Toppo era abituato a ben altro,  e un mecha che ballava non sarebbe stato nulla di male, di per sé… peccato che stesse terrorizzando mezza città.
 
«SHOKKAIRAI!» urlò a pieni polmoni il Pride Trooper, appena fu abbastanza vicino.
 
Il ballo forsennato del grosso mecha si fermò all’istante. «Toppuccio! Finalmente!» esclamò battendo le mani, e le onde d’urto provocate da quell’azione mandarono in frantumi le vetrate del palazzo dirimpetto.
 
Il Pride Trooper si trattenne a stento dal fare un facepalm colossale. «Primo: non chiamarmi con quel nomignolo! Secondo: esci subito da quell’affare e riporta i veicoli al loro stato originario! Terzo: sei in arresto!»
 
«In arresto? Ah beh! Non c’è due senza tre e il quattro vien da sé!» fu la risposta proveniente dall’interno del mecha, della quale Toppo capì a stento l’ultima parte «Toppuc-»
 
«Non allargare le braccia o butterai giù i palazzi!» la fermò lui «Obbedisci ai miei ordini e smetti di fare danni, o sarò costretto a usare la forza, e non ti piacerebbe affatto».
 
«Sai ho trovato il video della nostra canzone, c’è questa tizia con i codini azzurri che balla e canta dovunque va, è tutta un la-la-la-la-la-la-la-là!»
 
«SHOKKAIRAI!»
 
«Uuuh, va bene, va bene».
 
Vedendo i veicoli iniziare a staccarsi dalle braccia e dal corpo del mecha, Toppo fece un lungo sospiro.
Lui era quello che solitamente schiacciava sotto il ferreo pugno della giustizia qualunque azione malvagia -grande o piccola che fosse- ma, al di là del fatto che la Jakalopei non fosse veramente cattiva, il Pride Trooper riconosceva a se stesso una grossa parte di colpa per le azioni sconsiderate di quella benedetta figliola.
 
«Toppuccio!»
 
Quello strillo fu il solo segno premonitore che riuscì a evitare al guerriero di essere assalito dal piccolo esserino che aveva appena provato ad appicciarsi a lui. «Hai terrorizzato mezza città, hai distrutto tutte le vetrate di quel palazzo, verrai punita per i danni che hai fatto!»
 
«Oddio sì ti prego, sculacciami!» esclamò entusiasta Shokkairai con la sua vocina acuta, stringendosi nel suo cappottino viola pieno di stelle arancioni «Sculacciami come se fossi uno dei tuoi supercattivi! Sculacciami con ardore!»
 
In verità, per sculacciare quell’occhialuta creaturina dai capelli rossi raccolti in una treccia sarebbero bastate due dita di Toppo: Shokkairai, la Jakalopei azzurra con corna ramificate e grosse orecchie pelose, era gracile e arrivava a stento al metro e quaranta di altezza. Difficile pensare che potesse fare danni in giro… ed era ancor più difficile credere che fosse fuggita tre volte da tre diverse prigioni.
 
Toppo, che stavolta non trattenne il facepalm, arrossì leggermente. «Vuoi farla finita o no con certe cose?! Sono indecenti, soprattutto in bocca a una ragazzina della tua età, e non tirare fuori nuovamente la storia che hai quattromila anni, perché-»
 
«Perché ieri ne ho compiuti quattromilauno!» esclamò lei «Due ricorrenze belle una di fila all’altra! Toppuccio, lo sai che giorno è oggi?» domandò la ragazza, tirando fuori da sotto il cappotto un quadretto «L’anniversario della nostra prima ordinanza restrittiva, non è meraviglioso? Esatto! E tra esattamente tre mesi e quattro giorni sarà l’anniversario della nostra seconda ordinanza restrittiva, non è fantastico? Sì! È una cosa romantica? Certo!»
 
Toppo non poteva credere che fosse veramente passato più di un anno da che lo stalkeraggio nei suoi confronti da parte di Shokkairai aveva avuto inizio, eppure le cose stavano proprio così.
La Jakalopei si era avvicinata a lui la prima volta in un bar, perché avendolo riconosciuto desiderava tanto avere un autografo e una foto insieme a lui, e Toppo l’aveva accontentata, perché rendere triste una giovanissima e tenera fanciulla rifiutandole due cose così banali non sarebbe stato degno di un eroe della giustizia.
Peccato che subito dopo quella “ragazzina” gli avesse sussurrato all’orecchio una proposta sconcia, la più sconcia tra le proposte sconce che avesse mai ricevuto; ripensando a quel frangente, si sconvolgeva tuttora.
Ovviamente aveva rifiutato -tra le altre cose perché, con la differenza di mole che c’era tra loro, l’avrebbe rotta in due anche se per accontentarla avesse usato il proprio dito più piccolo- ed aveva perfino abbandonato il locale, ma ormai il danno era fatto: l’ossessione di Shokkairai nei suoi confronti era iniziata, con relative conseguenze.
Non era la prima volta in cui Toppo aveva avuto a che fare con delle fan particolarmente insistenti, ma Shokkairai era a un livello tutto suo. Questo soprattutto perché, come aveva avuto modo di scoprire nel tempo, era una “cyberpatica” -tradotto: poteva inserirsi in qualunque rete e qualunque cosa fosse provvista di un sistema operativo, modificandolo e “muovendolo” come le aggradava, incluso quello di ogni telefono.
Ricordava ancora a memoria le parole della prima chiamata.
 
 
– Toppuccio!
«Cos- ma chi è che parla?!»
– Ma sono io, la tua Shokki! Allora, adesso hai voglia di fare la cosa che ti ho proposto quella sera al bar? Eddai, Toppuccio!
 
 
Cambiare numero o tipo di telefono non era servito a nulla: finché ne avesse avuto uno, lei avrebbe sempre potuto rintracciarlo, e infatti non aveva fatto altro che chiamarlo tutti i giorni per due mesi interi, per poi arrivare anche a entrare nel suo appartamento!
Fortunatamente per lui, l’esistenza del reato di stalking gli aveva consentito di arrestare e far incarcerare quell’esserino esasperante… ma non per molto. La prigione in cui era stata rinchiusa era ad altissima tecnologia, e proprio per quel motivo era riuscita a scappare meno di due giorni dopo.
Da quel momento in poi non lo aveva chiamato più, ma aveva iniziato a creare casini appositamente per spingere la sua squadra a intervenire e poterlo incontrare ancora, che forse era perfino peggio.
Inizialmente gli altri Pride Troopers, i quali ormai sapevano che lei era la “sua” stalker, avevano preso la questione sul ridere… ma avevano smesso la volta in cui la Jakalopei aveva “dato vita propria” a un’intera città ipertecnologica, e una volta messa in carcere era riuscita di nuovo a evadere.
 
«Non c’è nulla da festeggiare» borbottò il Pride Trooper «Ti ho ripetuto centinaia di volte che lo stalking e le molestie sono dei reati, oltre alle evasioni e a tutto il resto dei guai che combini. Non c’è nulla di romantico in tutto ciò».
 
«Ma io lo so che sotto sotto hai cominciato a volermi un pochino bene, se no mi avresti già justiceflashiata. Potresti liberarti di me quando vuoi, hai ucciso malvagi che erano meno insistenti di me, dopotutto» disse Shokkairai, col suo sorriso storto «Chi altri potrebbe arrivare a evadere ben tre volte solo per te, o potrebbe amarti con la stessa intensità nonostante tu sia sempre in giro qui e là in questa gabbia di matti? Chi altri potrebbe scegliere una canzone di coppia? Chi altri potrebbe darti tante attenzioni e farti trovare la casa piena dei tuoi cioccolatini preferiti?... sì, te li ho messi in casa prima di raggiungerti qui, Toppuccio!»
 
«Sei entrata in casa mia un’altra volta?!» sbottò il Pride Trooper, afferrando la Jakalope con una sola mano. Piccola com’era, riusciva a stringerla tranquillamente nel suo pugno immenso.
 
«Mmmmh, adooooro quando mi stringi così!» esclamò la ragazza, con un gemito di piacere «Toppuccio, parliamoci francamente: ti ho già detto in un’altra occasione che se tu mi accontentassi anche solo una volta questa ossessione per te potrebbe perfino passarmi, e sono sincera, sai? Anche il tuo collega forte e silenzioso meriterebbe le mie attenzioni!»
 
Toppo alzò gli occhi al cielo, e la lasciò cadere a terra. «Chi, Jiren? Lascia perdere, non è proprio il caso».
 
«Sei geloso della tua stalker preferita? Esatto! Non è una cosa meravigliosamente romantica? Sì!» squittì Shokkairai, con uno sguardo sognante negli occhi blu.
 
«Io non sono!... ah, lasciamo perdere. Come dicevo, sei in arresto, e no, non voglio né posso accontentarti. Shokkairai, ti rendi conto che le mie…» abbassò la voce «Le mie “dimensioni” sono eccessive, per te?!»
 
Lei tirò fuori dal cappotto un lungo bastoncino di zucchero. «Shì, beh, potresti usare altri organi! Non avrai quattromilauno anni, ma saprai pure come si fa» disse, e iniziò a leccare il dolciume con gran gusto.
 
«Tendi le braccia in avanti, così che possa ammanettarti e portarti in carcere» disse Toppo, scegliendo di ignorare l’allusione.
 
Shokkairai obbedì con entusiasmo. «Sì! Ammanettami! È così sexy!»
 
Toppo mise una mano in una tasca, e trovò solo delle manette elettroniche ultimo modello, ma non se ne curò, conscio che la Jakalopei non si sarebbe voluta liberare. «Immaginando che un giorno saresti tornata a farti viva ho fatto progettare una cella appositamente per te all’interno di un carcere di massima sicurezza. Completamente isolata. Non c’è alcuna connessione disponibile nel raggio di cento metri, dal tutte le angolazioni. Voglio vedere come ne uscirai, stavolta».
 
«Oh, allora mi hai proprio fregata, Toppuccio. Povera piccola Shokki» sospirò la Jakalopei.
 
Toppo non sapeva se lo stesse prendendo in giro o fosse seria, esattamente come non sapeva tante altre cose sul conto di quella creaturina. Da dove veniva? Era una Jakalopei per sua definizione, ma lui aveva fatto delle ricerche, e non c’era traccia di quella razza; neppure l’Hakaishin Vermoud, dall’alto della sua esperienza, aveva idea di cosa fosse un “Jakalopei”.
Non aveva trovato riscontri neppure cercando informazioni sulla vita della ragazza prima del loro incontro, come se Shokkairai avesse iniziato a esistere solo da quella sera, ma era impossibile, soprattutto se la storia dei quattromilauno anni era vera.
Era un rebus di cui non c’era modo di venire a capo.
 
Raggiunsero l’astronave di Toppo, il quale ormai aveva fatto tanti cari saluti alla sua serata libera, e proprio in quel momento venne raggiunto da una comunicazione dell’Hakaishin Vermoud: aveva l’ordine di presentarsi da lui il mattino dopo per andare insieme a lui ad assistere a una cosa chiamata “Zen Exibition Match”.
 
«La preparazione per diventare un Hakaishin continua, eh?» commentò la Jakalopei «Cos’è una Z.E.M.?»
 
«Non ne ho idea» ammise il Pride Trooper «Immagino che lo scoprirò presto».
 
«Me lo racconterai quando ci rivedremo, Toppuccio» sorrise Shokkairai «In carcere, certo, cosa credi?»
 
Decidendo di non volerle rispondere, Toppo partì alla volta del carcere che aveva scelto.
La convocazione di Vermoud gli dava ben altro a cui pensare, molto più serio rispetto a quella strana creatura, che sicuramente sarebbe rimasta in gabbia per un bel pezzo. Lui e il Generale Khaseral avevano contribuito all’ideazione di quella cella: non poteva fallire.
 
 
 
***
 
 
 
«Lord Vermoud, sono pronto a partire» affermò Toppo, tirando su il cappuccio scuro del mantello che aveva indossato per l’occasione. Non era stata una sua idea, ma venendo dal Kaioshin aveva obbedito senza esitare.
 
«Ottimo» annuì Vermoud «Allora andiam… pare che gli altri Pride Troopers ti stiano cercando. Rispondi pure».
 
«Eppure avevo detto loro che mi sarei assentato, cosa può essere successo?!» si stupì Toppo, il quale tra l’altro ricordava di aver spento il dispositivo di comunicazione esclusivo per la sua squadra «Qui Toppo. Cosa succede?»
 
– Hra-tsa-tsa, ia ripi-dapi dilla barits tad dillan deh lando/ Aba rippadta parip parii ba ribi, ribi, ribiriz den teahlando! –
 
Dopo un attimo di stupore legittimo, il Pride Trooper chiuse precipitosamente la comunicazione. «Non ci credo. Dopo nemmeno una notte, la Jakalopei è evasa…»
 
«Ancora? Toppo, se vuoi davvero risolvere la questione dovresti proprio cercare soluzioni più “definitive”, al nostro ritorno» disse Vermoud.
 
«L’ho pensato più volte. Il fatto che nonostante tutto non sia veramente malvagia -o almeno, non secondo la mia opinione- trattiene un po’la mia mano» disse il guerriero «Forse però sarò costretto a seguire il suo consiglio, Lord Vermoud».
 
Conclusero così il discorso, e partirono alla volta del palazzo di Re Zeno.
Da quel momento in avanti, la stalker di razza Jakalopei e la sua canzoncina sarebbero stati tra gli ultimi pensieri del capo dei Pride Troopers.





Non so perché ho scritto questa one shot, né perché l'ho ambientata nell'Universo 11, né da quale meandro del mio cervello sia sbucata Shokkairai. Sono come Jon Snow, non so niente, se non che l'ho scritta e basta :'D
La canzoncina e il video cui si riferisce Shokkairai è la versione di Hatsune Miku della "Ievan Polkka" , e il nome della razza di Shokkairai derviva dal jackalope, l'animale immaginario cui il suo aspetto è ispirato. Ah, un'altra cosa: il titolo di una one shot deriva dall'omonima canzone che... niente, considerando quel che dice trovo sia puramente da stalker xD
Ho fatto un disegno veloce, che vi lascio qui sotto.
Alla prossima,

_Dracarys_


Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_