Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Elisa_Pintusiana_Snape    28/01/2018    3 recensioni
Le storie di cui vado a raccontare sono quelle di persone comuni che, come tutti, hanno vissuto e affrontato la vita con i suoi drammi e le sue gioie. Persone con storie diverse , che condividono gomito a gomito le loro esistenze.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Marco e James

“E da allora sono perché tu sei,
e da allora sei, sono e siamo,
e per amore sarò, sarai, saremo.” 



Capitolo 1


La sera del loro primo incontro si trovavano presso uno di quei club boriosi e privi di attrattiva agli occhi di Marco. Una bella stanza riccamente decorata stracolma di soggetti intenti a darsi una certa importanza, desiderosi di ostentare la loro ricchezza e la loro posizione sociale “di un certo livello”, come diceva suo padre. Marco li guardava sorseggiando dal suo bicchiere di cristallo, disprezzandoli uno dopo l’ altro. Parlavano in piccoli gruppi, bicchieri sempre pieni di super alcolici, il petto gonfio e fiero mentre snocciolavano nomi di capitali europee che avevano visitato e celeberrimi nomi di persone che avevano conosciuto. Una fiera del ridicolo dove, come pavoni vanitosi, si mettevano in competizione su chi avesse la collana di perle più costosa, l’ affare in Borsa più proficuo, il cognome più altisonante, la villa più grande. Marco li guardava e non poteva trattenersi dal sospirare amareggiato di fronte a tale attaccamento al denaro, quel dio pagano tanto invocato.

In mezzo a quell’ accozzaglia di vanesi assoggettati dal desiderio di ricchezza, i suoi occhi avevano incrociato il signor Morrison. Era un bell’ uomo, elegante, prestante, gli occhi azzurri e i capelli brizzolati gli conferivano un’ aria severa e, nonostante avesse circa una ventina di anni più di lui, non sembrava per niente vecchio. Il signor Morrison sembrava immune al vecchiume che si respirava in quella sala. Lo aveva già visto a incontri del genere, ma raramente prendeva parte ad una delle conversazioni per più di cinque minuti, slittava fra i vari gruppi fluidamente senza soffermarsi troppo sul contenuto delle effimere conversazioni: era evidente che non gli interessassero più di tanto e che, come Marco, avrebbe preferito essere da un’ altra parte.

Marco spostò gli occhi da quelli del signor Morrison che aveva uno sguardo deciso e piuttosto difficile da sostenere, ma quando tornò a guardare alla sua destra notò che Morrison era più vicino e gli sorrideva.  Aveva un sorriso rassicurante, il sorriso del politico che, abituato a trattare con le persone, sapeva essere estremamente convincente; esattamente come un uomo di politica deve essere. Si avvicinò a Marco e con un accento lievemente inglese gli chiese se si stesse annoiando, Marco non sapeva se rispondere onestamente fidandosi di quel perfetto sconosciuto o far finta di divertirsi per non offenderlo “Mm sì, sono piuttosto annoiato” rispose, il signor Morrison sorrise e Marco temette di aver commesso una figuraccia “Ha organizzato lei… Il tutto?” “No, figuriamoci”.
Era un bel tipo, non se ne stava fiero col petto in fuori a mostrare quanto fosse ricco, e Marco si rese conto che non ne aveva bisogno: tutti lo conoscevano. Persino suo padre, che lo aveva trascinato in quel luogo mortalmente noioso, dava segno non solo di sapere chi fosse, ma di stimarlo molto. O temerlo, che in un ambiente così è la stessa cosa. Era piuttosto evidente che chiunque in quella stanza gli mettesse gli occhi addosso desideroso di parlargli, di accoglierlo nel proprio gruppo di conversazione ed era altrettanto evidente che all’ uomo non importasse di partecipare.
“L’ atmosfera qua è davvero pesante, che ne diresti di andare in un’ altra stanza?”

Marco non aveva idea di cosa rispondere ad un invito del genere, lo guardava con aria stranita e l’ uomo rinnovò la proposta “Ti prego”.
Marco lo seguì in una stanza vicina, piccola e accogliente, due poltrone in pelle ed un tavolo. Il signor Morrison fece cenno ad un cameriere e questi entrò poco dopo con una bottiglie di liquore e due bicchieri per poi lasciarli soli, la porta chiusa.
Il signor Morrison versò il liquido ambrato nei bicchieri di entrambi e si fece comodo sulla poltrona sorseggiando con gusto il whisky e invitò Marco a fare lo stesso.
“Non sono un gran bevitore..” ammise Marco piuttosto imbarazzato dalla situazione, il signor Morrison di rimando sorrise e Marco cominciava a detestare quel sorriso di cortesia che sembrava in grado di stregare chiunque. Il sorriso evidentemente stregava davvero poiché Marco prese il bicchiere, anche se dopo due sorsi sentì la gola infiammarsi e iniziò a tossicchiare vergognandosi da morire. L’ uomo lo stava fissando coi suoi occhi azzurri, in silenzio e quando Marco alzò lo sguardo su di lui lo vide sorridere, ma non come prima, era un sorriso meno neutro e costruito: era vero e lasciava trasparire del reale divertimento. Sarebbe sprofondato dalla vergogna, ma quell’ uomo lo faceva sentire tranquillo.
“So che stai studiando all’ Università, che facoltà?” domandò Morrison tranquillo posando il bicchiere e versandosi altro whisky “Lettere” “Interessante..” “Come mai è interessante?”. Morrison non rispose subito, bevve prima un paio di sorsi e poi riprese la parola “Mi aspettavo un’ altra facoltà” “Ad esempio?” “Dato il campo di lavoro di tuo padre pensavo a economia o giurisprudenza, cosa di questo genere”, ci fu un attimo di silenzio imbarazzante poi il signor Morrison continuò “Mi piace”.

Iniziarono così a chiacchierare molto più liberamente: Morrison parlò dei suoi viaggi, delle grandi città che aveva visitato, ma senza quella vanità che Marco aveva riscontrato nelle persone presenti nell’ altra sala, Morrison parlava di Parigi, di Madrid, di  Praga con dolcezza. Aveva raccontato quei viaggi nel dettaglio, ricordava gli odori che aveva respirato a Nuova Dehli, le emozioni che aveva provato di fronte alla Torre Eiffel, la magnificenza della Reggia di Caserta, lo spettacolo offerto dal  Castello di Schonbrunn a Vienna. Era entusiasta quando parlava di tutte queste esperienze, ne snocciolava una dietro l’ altra con un sorriso stampato in faccia, e no, non quello di cortesia. Invitò anche Marco a parlare e lui, che nei suo vent’ anni si sentì così piccolo e inesperto, iniziò a parlare delle prime cose che gli venissero in mente: parlò di Firenze, ammaliato da quella splendida città dove tutto gli sembrava pieno di vita, di Edimburgo e così via.
Il passo tra le città e l’ arte fu breve: si ritrovarono a parlare di opere famosissime, di scultori, pittori e poi scrittori, il campo in cui Marco era decisamente più ferrato. Passarono così ore, seduti sulle loro poltrone senza rendersi conto del tempo che passava, fino a quando l’ orologio a pendolo posato su una mensola non batté la mezzanotte. Uscirono così dalla stanza, un po’ controvoglia e decisero di salutarsi.

“Spero di rivederti presto, Marco”
 “Lo spero anche io”





Nota autrice: Questa storia è nata totalmente per caso, ma mi ha appassionata e così ho continuato a scrivere di tutti questi personaggi che esistono da ormai più di un anno e che, se vorrete continuare a leggere, potrete conoscere. Devo ringraziare una persona molto cara che mi ha sostenuta in questo progetto che è Giulia, senza di lei non so quanto avrei scritto di questo mio piccolo mondo felice.
Spero la storia vi sia piaciuta, ci vediamo nel prossimo capitolo.

Elisa_Pintusiana_Snape    
    

 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Elisa_Pintusiana_Snape