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Autore: myunroro    28/01/2018    8 recensioni
La vita di Jongdae sarebbe molto più semplice se un certo cliente non lo mandasse in crisi ad ogni ordinazione.
[ SuChen ~ CoffeeShop!AU ]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chen, Chen, Suho, Suho
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sugarfree Dark Chocolate Bunny
{ 1 / 1 }


Fandom: EXO
Pairing: SuChen 
Words: 20.823
Rated: PG
Note: CoffeeShop!AU ; Side!Kaisoo (se proprio stringi gli occhi e hai tanta fantasia)
Warning: Vegan-related ; lieve menzione di disturbi psicologici

 

Lavorare al Sweet Lies non era mai stato il sogno di una vita per Jongdae, più un incidente di percorso, ma il suo capo lo trattava bene, la paga era onesta e le mance facevano sempre comodo. La parte più divertente del suo lavoro era disporre i prodotti da forno in vetrina e inventare per ognuno un nome abbastanza invitante da spingere i clienti ad acquistarne un assaggio. Lui e Jongin avevano anche aperto una piccola scommessa al riguardo: chi dei due dava il nome al primo dolce che veniva esaurito, aveva diritto ad un massaggio dal perdente a fine giornata.
Jongin aveva appena sistemato un piatto di muffin ancora fumanti nel primo ripiano del bancone, il profumo dei frutti di bosco invase l'aria circostante e in uno dei dolcetti era stata infilzata una targhetta floreale che recitava "fairy fantasy".
Maledizione, Jongin ci stava andando giù pesante fin dall'inizio.
Jongdae riportò l'attenzione sul vassoio di Chocolate Chip a cui stava disperatamente cercando un nome e si morse il labbro inferiore provando a concentrarsi più a fondo. Da che mondo e mondo i Chocolate Chip si chiamavano solo così, non avrebbe mai potuto dar loro un altro nome o la gente non avrebbe capito come si trattasse effettivamente di Chocolate Chip, ma in quel caso ne era sicuro, Jongin avrebbe assolutamente vinto.
Il ragazzo raccolse il vassoio di biscotti e fece dietro-front dentro l'ampia cucina del coffee shop, dove un indaffarato Kyungsoo stava bilanciando due teglie di ventagli di sfoglia tra le mani, attento a non scottarsi.
Nel momento in cui si accorse della presenza di Jongdae, i suoi occhi si puntarono su di lui, duri ed esasperati. Kyungsoo emanava un'aura estremamente amara per essere un pasticcere.
- Cosa vuoi adesso? -
- Mi ripeti che ingredienti hai usato per questi qui? - Chiese Jongdae facendo traballare il vassoio di biscotti con una mano.
Kyungsoo fece roteare gli occhi, appoggiò le due teglie sul ripiano e cominciò ad appoggiare i ventagli su due nuovi vassoi puliti. - Gocce di cioccolato all'arancia, cocco rapé e scorze di limone. - Disse poi senza nemmeno preoccuparsi di alzare lo sguardo dal suo lavoro.
Jongdae annuì soddisfatto e un piccolo sorriso si stampò sul suo volto mentre fece per tornare nella sala principale.
- Sei il migliore Soo! - Urlò da dietro la porta e sotto lo sguardo insicuro di Jongin che lo scrutava attentamente mentre afferrava l'indelebile nero e scriveva a linee eleganti "Tutti Frutti Chocolate Chip" su una nuova targhetta.
Jongin si lamentò debolmente chiudendo di scatto lo sportello della cassa. Cominciava anche lui a sentire la competizione.
- Sappi che i ventagli li prendi tu e che Kyungsoo hyung ha in programma di fare gli Snickerdoodle al caramello e me li sto prenotando fin da ora! -
La loro piccola discussione finì in breve tempo quando Jongin dovette tornare a battere prezzi e stampare scontrini per la piccola folla di gente che aspettava il conto e Jongdae riprese posto dietro al bancone.
La mattina era sempre il momento della giornata con più clienti e nonostante il Sweet Lies avesse disposto una dozzina di tavoli sia all'interno che all'esterno del locale, c'erano quelle mattine in cui gli studenti universitari si ritrovavano in gruppo prima delle lezioni o in cui il circolo del libro del quartiere decideva di occupare buona parte della sala per diverse ore e allora nemmeno l'aiuto extra di Sehun, che di solito lavorava solo nei weekend, poteva alleggerire il carico.
Fortunatamente quel giorno non c'era abbastanza gente da mandare fuori di testa Jongdae, ma nemmeno troppo poca perchè si potesse annoiare e il che era un bene perchè un Jongdae nervoso a lavoro, significava un Jongdae scorbutico e freddo verso i clienti e di conseguenza meno mance a fine giornata.
Il ragazzo si era sempre considerato un tipo paziente e disponibile verso tutti, c'erano davvero poche cose che gli potessero far perdere le staffe, a parte...
- Scusami? -
Jongdae alzò gli occhi di scatto per incontrare quelli scuri e lucenti del cliente che stava cercando di attirare la sua attenzione.
Oh no.
- Mi fai un cappuccino matcha con latte di mandorla senza zucchero e senza sciroppo di cioccolato sopra ma con il cacao amaro, da portare via. E... - Il cliente fece scorrere gli occhi sui ripiani in vetro del bancone, passando una per una tutte le prelibatezze che Kyungsoo aveva preparato fin dalla mattina presto, strinse persino gli occhi leggendo le targhette che lui e Jongin preparavano con tanto impegno e infine, dopo aver adocchiato un'ultima volta i suoi biscotti, storse le labbra in una smorfia sofferente. - E basta così, grazie. -
Jongdae trattenne il respiro. Nessuno poteva fare una smorfia davanti a tutto quel ben di Dio, soprattutto non davanti ai suoi Tutti Frutti Chocolate Chip.
Era così ogni mattina, cinque giorni alla settimana, sempre lo stesso cliente che entrava sempre alla stessa ora e faceva richieste a dir poco assurde direttamente al banco, poi recuperava la sua bevanda (che Jongdae ogni volta provava ad assecondare con più o meno risultato) e se ne andava senza troppe cerimonie lasciando una mancia più ridicola delle sue stesse ordinazioni.
Jongdae odiava quei cinque minuti che passava ogni giorno a cercare di combattere con l'ordinazione complicatissima di quel ragazzo, ogni volta si diceva che lo faceva per la mancia, che ricevere il doppio del prezzo del drink valeva la pena degli innumerevoli sbuffi che seguivano il processo di creazione. Ma ultimamente Jongin aveva cominciato a prenderlo in giro dicendo che più che per i soldi, Jongdae voleva solo fare colpo su di lui con le sue abilità da barista. Ovviamente Jongin era un idiota e si sbagliava.
Jongdae si voltò verso la macchina del caffè inserendo il supporto e attivandola, passando poi sotto al banco in cerca della polvere matcha. Afferrò un bicchiere di carta dalla pila affianco alla cassa e recuperò l'indelebile prima di tornare davanti al cliente e chiedere con un finto sorriso.
- Il tuo nome? -
Il ragazzo alzò le sopracciglia, sopracciglia scure e fitte, un po' trascurate ma che gli davano un'aria particolarmente matura. Non che Jongdae le avesse fissate abbastanza da rendersene conto.
- Sono qui davanti a te a cosa ti serve il mio nome? -
Jongdae si immobilizzò sul posto e dovette metterci tutta la sua forza di volontà per non lasciar cadere l'indelebile e rovesciare il cestino di monete di cioccolato, posto sopra al ripiano, in testa allo sconosciuto.
- D'accordo. - Disse Jongdae e strinse i denti mentre scribacchiava furiosamente sul bicchiere. - Da oggi in poi sarai 'Sugarfree Boy' - Concluse infine ripensando a come il ragazzo ordinasse sempre bevande amare, insipide o prive di zucchero e tralasciando di aver disegnato una piccola emoji con le corna da diavolo accanto al nome. Effetto sorpresa.
Quando finalmente la bevanda fu pronta e Jongdae la porse oltre il bancone, il cliente l'accettò in silenzio annusandone
sfacciatamente il contenuto dal piccolo buco del tappo, di fronte al barista. Jongdae strinse i pugni e cercò di sorridere.
Ricorda Jongdae, il cliente ha sempre ragione, il cliente ha sempre ragione.
Finalmente il ragazzo tirò fuori la sua solita banconota e al solito Jongdae fece finta di andare verso la cassa per sentirsi dire "tieni il resto" dopo soli due passi.
Ottimo.
Vedere il cliente stringere la sciarpa attorno al collo e incamminarsi verso l'uscita fu come una boccata d'aria fresca, anche quel giorno aveva superato la sua prova e anche quel giorno non avrebbe dovuto mangiare noodle istantanei grazie alla mancia generosa. Chi lo sa, magari si sarebbe concesso della carne per festeggiare.
- E così neanche oggi sai il suo nome. -
Jongin lo aveva raggiunto e si era appoggiato sul bancone sistemando qualche brioche scivolata fuori dal vassoio. In volto aveva un sorrisetto maligno e i suoi occhi dicevano molto più di ciò che le sue parole lasciavano intendere.
- Stai zitto Jongin. -
- I miei fairy fantasy sono quasi terminati. - Ribatté il minore con un ulteriore tono di scherno e Jongdae si morse l'interno delle guance per evitare di imprecare. Odiava perdere.
- Sì beh, tanto Kyungsoo non accetterà mai di uscire con te. -
E con quello Jongdae si allontanò a ripulire i tavoli, lasciandosi alle spalle un Jongin ferito.
 
Il lunedì successivo era una di quelle giornate che Jongdae avrebbe voluto evitare a tutti i costi. I suoi genitori avevano chiamato per l'ennesima volta per convincerlo a riprendere gli studi, Jongin si era ammalato e Sehun aveva lezione e non avrebbe potuto sostituirlo. Il che voleva dire Kyungsoo diviso a metà tra la cucina e la sala, che voleva dire poche infornate e molti clienti insoddisfatti. Come se non bastasse, Jongdae aveva dimenticato di lavare il grembiule nel fine settimana e la macchia di marmellata nella parte superiore dell'indumento gli stava facendo venire un attacco di nervi ogni volta che ci passava sopra con la manica.
Sugarfree boy decise di comparire in quel preciso istante, mentre Jongdae era davvero troppo occupato a battere gli scontrini di un intero gruppo di mamme arrabbiate perchè Kyungsoo aveva sbagliato la loro ordinazione e mentre cercava di rassicurare lo stesso Kyungsoo che andava tutto bene, che no, non c'era bisogno che si licenziasse per così poco. Jongdae non aveva il minimo controllo nelle sue emozioni in quel momento, troppo stressato dal via vai di gente che schiamazzava per il locale.
Quel giorno nevicava e il ragazzo si avvicinò al bancone con un berretto scuro che gli copriva la fronte e che gli faceva ricadere delle ciocche bagnate sopra gli occhi. Aveva il solito sguardo assente mentre passava in rassegna l'assortimento di dolci, ancora una volta con quella smorfia sofferente dipinta in volto, e Jongdae davvero, davvero, non aveva le energie necessarie per affrontare la sua sfida quotidiana.
- Cosa ti porto? - Chiese frettolosamente Jongdae, trovando la sua stessa voce stanca e infastidita.
- Un Pumpkin spice latte di soia con tanta cannella e poca schiuma. -
Il barista non poté che alzare le sopracciglia in confusione totale. - Un cosa? -
E le sue parole uscirono talmente acide che Jongdae si sarebbe preso a pugni da solo. Non era da lui essere scortese e non era nemmeno da lui non conoscere il nome o il procedimento di qualche prodotto di caffetteria. Non era un novellino e andava molto fiero del suo record personale nella preparazione dell'Espresso, ben un secondo e quaranta millesimi in meno di quello di Jongin.
Semplicemente non era giornata per lui e non sarebbe stato troppo dura da ammettere, ma per quanto ricercate fossero le richieste di Sugarfree boy, Jongdae era sempre riuscito ad esaudirle o ad avvicinarsi quel tanto che bastava per non ricevere una lamentela e il suo orgoglio non voleva ammettere che per la prima volta lo aveva messo in difficoltà.
Il cliente dal canto suo abbassò lo sguardo e sorrise timidamente, non doveva essersi aspettato quella reazione dal barista perché portò una mano alla testa e tolse il berretto con un gesto nervoso.
- Prendo un cappuccino di soia, grazie. - Disse infine.
Con un pizzico di rimorso per il suo comportamento, Jongdae annuì alla richiesta relativamente semplice e cominciò a scaldare la macchina per la schiuma, raccogliendo nel frattempo le ordinazioni che Kyungsoo gli portava dai tavoli.
Batté qualche altro scontrino, bruciò il latte di soia lasciato a scaldare per troppo tempo e sbagliò a dare il resto ad una coppia di ragazzi particolarmente lamentosi. Fece un lungo respiro e toccò la macchia di marmellata sul camice sovrappensiero, con conseguente smorfia di disgusto.
Afferrò una tazza dimensioni extra dalla lavastoviglie ancora fumante e ci versò l'ordinazione del ragazzo, assicurandosi di accompagnarla con un piattino di ceramica, un cucchiaino e una bustina extra di zucchero di canna (che tanto sapeva non sarebbe stata usata). Fu solo nel momento in cui Jongdae porse il vassoio verso il cliente che in un lampo ricordò come avesse commesso un ulteriore errore. Come aveva potuto dimenticarselo? Sugarfree boy portava sempre via, non si era mai, neanche una volta, fermato nel locale e infatti lo stava guardando scettico con le mani sollevate a mezz'aria per afferrare il vassoio, ma con la confusione negli occhi e un misto di incertezza mentre si stava probabilmente chiedendo se fosse stata una buona idea sottolineare la cosa.
Jongdae fece per ritirare indietro l'ordinazione sbuffando a fondo contro sé stesso e la sua incapacità di ragionare quella mattina. - Scusami, te lo rifaccio subito. -
Ma il ragazzo aveva stretto le mani attorno al vassoio impedendo che gli venisse sottratto. Lentamente lo trascinò sempre più verso di sé finché Jongdae non fu costretto a lasciarlo andare.
- Vorrà dire che per oggi mi siederò al tavolo. - Disse poi sfoderando il più gentile dei sorrisi, uno di quei sorrisi che Jongdae avrebbe voluto vedere più spesso tra i suoi clienti, perché lo mettevano di buon umore e lo invogliavano a lavorare più duramente. Di certo avere l'aspetto di Sugarfree boy aiutava molto, comunque, probabilmente qualunque tipo di sorriso fatto da lui avrebbe avuto quell'effetto.
Nei minuti successivi Jongdae non poté fare a meno di lanciare delle occhiate furtive verso il tavolo di quel ragazzo, lo stesso che gli aveva reso la vita difficile per settimane spingendo il barista a roteare gli occhi ogni volta che lo vedeva entrare nel locale. Ed ora eccolo seduto per la prima volta all'interno del Sweet Lies, un'extra tazza di cappuccino tra le dita che secondo Jongdae gli dava un'aria ridicola, abituato a vederlo sempre sorseggiare impeccabilmente dal bicchiere to-go, con il cappotto piegato con cura sulla sedia affianco e la sciarpa che ricadeva sul maglione verde bottiglia. Jongdae si sorprese a guardarlo più spesso del necessario, ma non era abituato a quel tipo di gentilezza. Di solito i clienti non aspettavano altro che un suo errore, o di Jongin, per poter alzare in aria l'indice e reclamare uno sconto o una brioche gratuita. Erano rare le persone che cercavano di andargli incontro.
La volta successiva che i suoi occhi percorsero il labirinto di tavoli in cerca di quel volto, Jongdae si accorse che era sparito, il tavolo vuoto, le sedie accompagnate in ordine sotto il ripiano, la superficie pulita e pronta per essere occupata da nuovi clienti. Sorprendentemente solo in quel momento Jongdae notò un piccolo vassoio che era stato portato fino al bancone, assieme ad una bustina di zucchero inutilizzata e la tazza vuota che era stata appoggiata sopra la solita banconota ridicolmente alta. Il ragazzo si guardò intorno ma non c'era traccia di Sugarfree boy e procedette ad estrarre i soldi da sotto la tazza, festeggiando mentalmente per la buona mancia della giornata. Non appena recuperò il vassoio per mettere le stoviglie a lavare, però, Jongdae notò che proprio dove era stata infilata la banconota, ora c'era un tovagliolo pulito e piegato a metà, con su scritta una frase in calligrafia disordinata:
" Grazie per avermi fatto provare la novità! In tazza è ancora più buono :) "
Senza nemmeno rendersene conto, un sorriso si aprì sulle sue labbra. Il primo vero sorriso genuino della giornata. Non sapeva perché, ma quel messaggio lo aveva fatto sentire un po' meglio, sentiva la tensione della mattinata scivolargli via dalle spalle e anche i clienti che chiedevano insistenti il conto non sembravano più così minacciosi.
Jongdae rilesse ancora il messaggio e ancora una volta si lasciò scappare un sorriso.
- Cos'è quello? -
Kyungsoo comparve alle sue spalle cercando di sbirciare il messaggio, ma non prima di aver fatto prendere un colpo al maggiore che non lo aveva sentito avvicinarsi.
- Niente. - Rispose Jongdae e come il grande idiota quale era, nel momento di panico, accartocciò il tovagliolo e lo gettò via.
 
Quella sera Jongdae tornò a casa stanco e assonnato, le ossa che scricchiolavano per la lunga giornata e il più profondo dei sospiri sulle labbra. Il suo coinquilino era sdraiato sul piccolo divano del soggiorno, una rivista in mano e degli occhiali dalla montatura particolarmente spessa sulla punta del naso.
Il loro appartamento profumava di mentolo e di buon cibo, segno che Minseok aveva mantenuto la promessa di pulire casa e aveva anche pensato al cibo.
- Ci sono degli avanzi dal take away sul tavolo, ho preso il pollo. - Disse il ragazzo senza nemmeno scomodarsi a staccare gli occhi dalla rivista che teneva tra le mani.
Jongdae annuì e strisciò i piedi fino al bagno deciso a farsi la doccia più lunga e più calda della sua vita, avrebbe pensato più tardi al cibo. Mentre il getto d'acqua bollente gli scottava la schiena, il suo pensiero tornò momentaneamente alla situazione che aveva vissuto solo poche ore prima, al modo in cui aveva risposto così sgarbatamente a quel ragazzo, per ricevere in cambio solo un gesto altruista e parole gentili. Si sentì improvvisamente in debito con Sugarfree boy e non era da lui. Nemmeno dopo tutte le volte che aveva sfacciatamente accettato quelle mance altissime aveva mai sentito di dover tornare qualcosa allo sconosciuto, perchè era quello che era, una persona qualunque, un cliente del locale e pure uno parecchio pretenzioso. Ma Jongdae aveva sempre ricambiato un sorriso con un altro sorriso e un gesto gentile con un altro gesto gentile, e avrebbe mentito a sé stesso dicendo che quella mattina non gli avesse fatto comodo un tavolo in meno da seguire, pulire e sistemare. Sotto sotto un po' gli rodeva di dover mostrare al ragazzo il suo lato buono, era ancora convinto che le sue ordinazioni fossero le più ridicole e complicate che avesse mai ricevuto, ma forse, solo forse, non lo faceva apposta per rovinargli le giornate, forse era solo ciò che davvero desiderava e finché pagava, Jongdae non poteva di certo negargli la colazione.
Jongdae chiuse l'acqua e si avvolse nel suo asciugamano di spugna bianco preferito. Piccole goccioline gli cadevano sul collo dalle punte bagnate dei capelli, ma non ci diede troppo peso, non quando il suo stomaco stava finalmente reclamando la cena e il ragazzo ricordò di non aver mangiato nulla durante il giorno se non gli scarti imperfetti dei pasticcini di Kyungsoo. "Così imperfetti, eppure così buoni" diceva sempre.
Minseok non si era mosso di un millimetro dalla sua postazione, ma sfoggiava ora una lattina di birra in una mano e la solita rivista nell'altra.
Il pollo era freddo e piccante e Jongdae troppo pigro per curarsene più di tanto. Si sedette al tavolo con l'asciugamano che gli pendeva dal collo e gli occhi rossi per il calore.
Davanti a lui, al di la del sacchetto del take away, Jongdae adocchiò il portatile del suo coinquilino con la spina ancora inserita nella corrente. Si leccò due dita, distolse lo sguardo dall'oggetto, prese un altro morso della cena, lanciò nuovamente un'occhiata al portatile e poi cedette definitivamente.
- Hyung. Mi presti il tuo computer? -
- No. - Rispose Minseok annoiato cambiando pagina.
Jongdae si pulì una mano sul pigiama (un brutto vizio che aveva preso a lavoro con il grembiule) e si allungò ad afferrare il portatile trascinandolo più vicino a lui.
Minseok diceva sempre di no e Jongdae faceva sempre quello che voleva lui. E poi il suo coinquilino era troppo impegnato con la sua stupida rivista per accorgersene.
Finché il motore si avviava il ragazzo ripulì il tavolo dagli avanzi e si concesse di pensare ancora una volta alla grafia disordinata di quel cliente così particolare. Le parole erano impresse nella sua mente come se fossero state incise, non era ancora riuscito a dimenticare come il suo orgoglio di barista fosse stato scalfito quella mattina. Così ci volle ben poco tempo perchè la pagina iniziale di Google si aprì davanti ai suoi occhi e ancora meno perchè le sue dita scivolassero veloci sulla tastiera, sicure, digitando quelle tre parole chiave.
Non lo avrebbe più trovato impreparato, Sugarfree boy non aveva ancora vinto.
 
Jongin era ancora ammalato, Kyungsoo era ancora super stressato e Jongdae aveva appena venduto l'ultimo Vanilla Explosion della giornata. Sfortunatamente non ci sarebbe stato nessuno quella sera che gli avrebbe massaggiato le spalle, ma avrebbe potuto riciclare il nome per quando Jongin si sarebbe sentito meglio e, ne era certo, avrebbe avuto la vittoria assicurata.
Il Sweet Lies era mediamente pieno, ad esclusione di qualche tavolo negli angoli più bui, ma niente che Jongdae non potesse tenere sotto controllo. Le sue mani formicolavano in attesa di veder comparire un certo volto dalla porta d'entrata e le sue labbra si erano tese più di una volta in un sorriso d'anticipazione per la sua rivincita personale.
Il tanto atteso cliente arrivò in perfetto orario proprio mentre Jongdae stava sostituendo un vassoio finito di cestini di frutta alla crema. Senza perdere tempo lasciò da parte il lavoro e si catapultò al banco legandosi bene il grembiule e sfoggiando il suo più bel sorriso.
- Ciao. - Disse con forse più entusiasmo del dovuto.
Sugarfree boy sembrava più Sugarfree del solito quel giorno, con spesse occhiaie scure e il volto pallido e corrucciato. Vestiti scuri, borsa scura, anche la grossa sciarpa che era solito portare al collo era stata sostituita con uno scalda collo spelacchiato e grezzo.
Più di ogni altra cosa, il ragazzo non alzò nemmeno lo sguardo su Jongdae, come al suo solito fece scorrere gli occhi lungo la vetrina ed... eccola li la smorfia. Per un momento brevissimo, Jongdae ebbe la tentazione di sollevare una mano e richiamare la sua attenzione, ma poi ricordò che il suo compito era un altro, era li per riprendersi la sua fetta di gloria.
- Cosa posso portarti? -
Il ragazzo alzò gli occhi su di lui. Aveva le labbra piene e screpolate dall'inverno e Jongdae si domandò se toccandole sarebbero state così fredde come gli sembravano. Scosse la testa, Jongin si materializzò nei suoi pensieri mentre lo prendeva in giro e la scosse ancora più forte.
- Prendo un Americano, senza– senza zucchero. - Concluse mordendosi il labbro imbarazzato, forse per il nomignolo che Jongdae gli aveva così perfettamente assegnato.
Jongdae dal canto suo rimase spiazzato.
Aveva trascorso una buona ora davanti ad un sito americano a leggere ricette su ricette di bevande in inglese, e lui non lo conosceva nemmeno bene l'inglese, e tutto solo per poter riprendersi il titolo di miglior barista del quartiere. E lui ordinava solo un Americano senza zucchero?
Il cliente dall'altra parte del banco lo guardò spaesato, quasi pronto a cambiare nuovamente ordinazione, come se Jongdae fosse stato un tale novellino da non conoscere nemmeno il termine 'Americano'.
No.
Aveva studiato attentamente la sera prima e avrebbe avuto il suo momento di gloria.
Jongdae strinse i pugni e si voltò di scatto verso la macchina del caffè mettendola in funzione. Cominciò a frugare tra gli scompartimenti sotto il bancone in cerca del necessario, bicchiere di carta, shaker, spezie. Le sua mani lavoravano veloci come si erano preparate per tutta la mattina, non aveva mai preparato quella ricetta, ma era come se dentro di lui sapesse esattamente le dosi necessarie per ogni ingrediente. Il profumo prometteva bene e il colore era molto simile a quello delle foto che aveva guardato sul computer di Minseok. Non poteva avere la certezza del gusto, ma si riteneva abbastanza soddisfatto del suo lavoro.
Quando anche il tappo di plastica fu agganciato al bicchiere, e il nome 'Sugarfree boy' scritto in corsivo sul lato, Jongdae afferrò la bevanda e l'appoggiò con forza sopra il bancone, con una strana luce di sfida negli occhi ora puntati su quelli del ragazzo di fronte a lui.
- Pumpkin spice latte. - Scandì bene ogni singola parola, assicurandosi che il cliente capisse a cosa stesse facendo riferimento. - Di soia. Con tanta cannella e poca schiuma. - E concluse con un sorriso.
Ce l'aveva fatta, la sua rivincita era compiuta. Jongdae si sentì di nuovo in pista, di nuovo pronto alla sua sfida quotidiana. Al diavolo l'Americano senza zucchero, Jongin si poteva occupare di quelli, Jongdae era una persona da Pumpkin spice latte ormai.
Il ragazzo era visibilmente perplesso dall'aver ricevuto un qualcosa che non aveva ordinato, ma presto una scintilla attraversò i suoi occhi e i suoi zigomi si sollevarono in un sorriso caldo e squisito, così sincero che sembrò dargli più colore in volto.
Jongdae finì involontariamente con il guardare di nuovo le sue labbra, anche così, stirate e più sottili mentre rideva, avevano delle leggere increspature spigolose che gli fecero sentire la necessità di passarci sopra un dito, giusto per controllare che non gli facessero male.
Jongdae pensò al balsamo per le labbra alla vaniglia che Jongin gli aveva regalato il Natale prima e che teneva nell'armadietto del locale, a pochi metri di distanza. Pensò a come sarebbe stato se glielo avesse porto assieme alla sua bevanda, lo avrebbe guardato mentre lo stick passava veloce e umido sulle sue labbra, come avrebbe fatto il suo stesso indice. Immaginò come sarebbe stato se Sugarfree boy gli avesse ordinato un latte macchiato, finché le sue stesse labbra profumavano di vaniglia.
Jongdae dovette distogliere lo sguardo sentendo una vampata di calore salirgli su per il collo, la punta delle orecchie bruciava e improvvisamente sentì la voce di Jongin come se fosse li accanto a lui.
Finché accettava il conto evitò gli occhi del ragazzo e solo quando lo vide oltrepassare l'ingresso riuscì a rilassare le spalle. Il colletto della divisa continuava ad appiccicarsi alla base del collo dandogli una strana sensazione di soffocamento. Prese un grande respiro e sbatté i palmi delle mani contro la porta della cucina attirando l'attenzione di più di qualche cliente.
- Cristo Kyungsoo! Abbassa quei forni si muore di caldo qua! -
 
Da quel giorno si era creata una strana routine tra i due, una specie di riconoscimento silenzioso che ogni volta non mancava di far scoppiare i due ragazzi in mille risolini e sorrisi non appena Jongdae serviva la colazione e Sugarfree boy annuiva soddisfatto, allungando la mancia. Quasi ogni mattina Jongdae vedeva entrare nel locale colui che era stato a lungo la sua spina nel fianco, ed ogni giorno scopriva qualcosa di nuovo su di lui: il modo in cui i suoi occhi si stringevano e le guance si facevano più piene quando rideva ed il reticolo di venature sul dorso della mano che le faceva sembrare ancora più solide e forti. Più di qualunque altra cosa, Jongdae si ritrovava a fissare la sua pelle candida, le labbra sempre troppo screpolate e in breve tempo si accorse di non essere l'unico che lo fissava. Non ci aveva mai fatto caso, troppo impegnato a combattere l'ordinazione impossibile per prestare attenzione al ragazzo o a chi gli stava intorno, ma svariati clienti da tavoli diversi si fermavano di tanto in tanto a lanciare un'occhiata.
Jongdae non era geloso, ma anche a lui sarebbe piaciuto ricevere quel tipo di sguardi da qualcuno. Se mai una persona lo avesse guardato come la ragazza del tavolo 6 stava guardando Sugarfree boy, gli avrebbe chiesto un appuntamento seduta stante.
- Ecco qua. - Jongdae inserì il coperchio di plastica sul bicchiere da passeggio e lo appoggiò sopra al banco con un sorriso un po' amaro. - Un Caramel Macchiato con latte di avena. -
E il suo cliente abituale stava già per aprire bocca e specificare l'ordinazione completa ma Jongdae aggiunse subito dopo. - Senza sciroppo alla vaniglia ma con una sola spruzzata di sciroppo d'agave. -
Sugarfree boy annuì soddisfatto e prese tra le mani il bicchiere annusando il contenuto, poi estrasse i soldi e li allungò sopra il bancone. - Tieni il resto. - Disse come al suo solito.
Per un qualche motivo, Jongdae pensò che la voce del ragazzo era davvero bella. Era una di quelle voci che ti aspetti di sentire in un programma radiofonico notturno, o in televisione, in una pubblicità per qualcosa di morbido e caldo.
Jongdae fece un cenno di ringraziamento e accettò la mancia con un po' meno sfacciataggine delle settimane scorse. Fu un attimo quando con la coda dell'occhio vide la stessa ragazza del tavolo 6 che si stava avvicinando al banco, ma ci mise meno di un secondo a capire che il suo obiettivo non erano di certo gli Orange Vertigo che aveva appena esposto.
Non seppe nemmeno lui il motivo di quel gesto, ma improvvisamente sentì di dover fare qualcosa per richiamare l'attenzione di quel ragazzo così ignaro delle occhiate delle persone.
- Aspetta! -
Nella mente di Jongdae cominciò a girare un'immagine di lui che gettava a terra il grembiule da lavoro e riusciva a scavalcare la cassa con un solo balzo. Nella realtà sapeva che la stessa scena si sarebbe ripetuta con un esisto molto più disastroso e si limitò ad alzare un braccio cercando di farsi notare nuovamente dal suo obiettivo.
Sugarfree boy si voltò di scatto, si guardò intorno e poi si indicò chiedendo conferma che parlasse proprio con lui. Jongdae annuì e gli fece cenno di avvicinarsi, non prima di essersi assicurato che la ragazza spavalda se ne fosse tornata temporaneamente al suo tavolo.
- Ho sbagliato a darti i soldi? - Chiese il cliente con un sopracciglio alzato in modo curioso.
- No. - Jongdae deglutì. Aveva fatto il passo più lungo della gamba, adesso doveva trovare una valida scusa per averlo richiamato. - Volevo– volevo chiederti scusa per l'altro giorno. Non ho ancora avuto l'occasione di dirtelo ma non avrei dovuto essere così scortese. -
Per un momento il ragazzo sembrò non capire di cosa stesse parlando e Jongdae tossì nervosamente non trovando nient'altro da aggiungere.
- Non devi scusarti, sei stato gentile ad imparare un nuovo drink per me. Cioè, non per me, solo... -
Adorabile. Non c'era altra parola che venisse in mente a Jongdae e sapeva di dover dire qualcosa in fretta o si sarebbe tradito per l'imbarazzo, così afferrò la prima cosa che gli capitò tra le mani e l'appoggiò sul bancone davanti al ragazzo.
- E' per te, omaggio della casa. -
Jongdae si sentì stranamente nervoso, alla fine gli aveva regalato solo un misero tartufo al cacao, niente di troppo pretenzioso che potesse giustificare l'espressione colpevole negli occhi del ragazzo.
- Ti ringrazio. - Disse questi. - Ma non ce ne è bisogno, davvero. - E spinse indietro la piccola scatoletta verso il barista.
Jongdae venne preso un attimo alla sprovvista, un po' perchè non gli era mai capitato che qualcuno rifiutasse un omaggio e secondo perchè sentiva una punta di frustrazione al modo in cui quel ragazzo sembrava stesse cercando di mantenere una certa distanza con lui. Improvvisamente Jongdae si domandò se non fosse stato troppo precipitoso, se la sua offerta non fosse sembrata sbagliata agli occhi del cliente, ma ormai il danno era fatto e non poté farci niente per l'espressione delusa che gli si dipinse in volto.
- Non è per 'lui'. - Disse il ragazzo indicando il piccolo cioccolatino. - E' che.. -
Kyungsoo decise in quel momento di interrompere l'atmosfera pesante e portare due nuove teglie degli immancabili ventagli di sfoglia. Sugarfree boy sembrò venire distratto dai dolcetti riposti con cura sui vassoi e per un momento Jongdae vide i suoi occhi spalancarsi più del solito, prima di alzarsi in punta di piedi e rivolgersi a Kyungsoo stesso.
- Li hai fatti tu? -
Il pasticcere guardò Jongdae allarmato ma annuì piano.
- Hai usato latte o uova? -
- No. - Fu la risposta appena accennata di Kyungsoo.
Jongdae vide il suo cliente aprirsi in uno dei suoi sorrisi smaglianti continuando ad osservare quei semplici dolci, i più semplici, così semplici che lui e Jongin litigavano sempre su chi li avrebbe dovuti vendere.
- Puoi offrirmi uno di quelli, se ti va. - Disse mordendo appena il labbro per smettere di sorridere.
Jongdae decise di non indagare più a fondo, sapeva di aver sbagliato fin dall'inizio a richiamare indietro il ragazzo e questo era quello che si meritava per non aver avuto nessun buon motivo per farlo. I suoi tartufi crudelmente scartati per fare spazio a dei noiosissimi ventagli di sfoglia.
Jongdae incartò un piccolo sacchettino e glielo porse sopra al bancone come faceva ogni mattina con le bevande calde. Tenne gli occhi bassi, timidi, un po' vergognosi mentre si rendeva conto di quanto fosse stata patetica la sua scenata e sperava solo che per quel giorno il ragazzo se ne andasse, ma poi la sua voce arrivò del tutta inaspettata.
- Come ti chiami? -
Jongdae scattò sull'attenti e cercò di non sembrare troppo sorpreso.
Gli aveva chiesto il suo nome? Perchè gli aveva chiesto il suo nome? Qualcuno lo aveva sentito mentre gli chiedeva il nome? Oh Dio, ti prego fa che Jongin non lo abbia sentito.
Jongdae aprì la bocca e si sentì un vero idiota a non riuscire a pensare ad una ragione per quella domanda e rispondere allo stesso tempo, e siccome si sentiva un idiota, si comportò anche da idiota.
- Sono qui davanti a te a cosa ti serve il mio nome? -
Sugarfree boy si coprì la bocca con una mano mentre rideva di gusto, riconoscendo le stesse parole usate da lui solo qualche giorno prima e solo dette con molta meno sicurezza. Purtroppo Jongdae aveva sempre avuto un debole per i bei sorrisi e per le guance che si coloravano di pesca con il freddo e per le labbra invitanti e più generalmente per chiunque a prima vista fosse totalmente fuori dai suoi standard.
Poi il ragazzo sembrò riprendersi e si sistemò i capelli che gli erano caduti davanti agli occhi.
- Volevo sapere il nome della persona a cui sto lasciando parte dei miei soldi ogni mattina. Non che non voglia farlo, è una mia scelta. -
Jongdae non seppe se fu per il fatto che gli stesse davvero lasciando mance mostruose ogni mattina, o se per le parole che aveva aggiunto per non lasciar fraintendere la frase o forse semplicemente perchè fin dal primo secondo avrebbe già voluto rispondere, ma alla fine gettò al vento tutte le raccomandazioni che i suoi genitori gli avevano fatto circa gli sconosciuti e rispose.
- Mi chiamo Jongdae. -
- Junmyeon.- Rispose immediatamente l'altro, come se fino a quel momento avesse trattenuto il respiro pronto solo a poter dare quel pezzo di informazione.
Junmyeon. Sì, Sugarfree boy aveva davvero un volto da Junmyeon. Jongdae ripeté il nome nella sua mente come se fosse una caramella, magari una di quelle gelatine alla frutta senza zucchero. Dentro di lui era felice di non dover più pensare al ragazzo con quel ridicolo nomignolo che gli aveva affibbiato, Junmyeon era molto più fine, più elegante ed era sicuro che non se lo sarebbe dimenticato.
- Ci vediamo domani allora, Jongdae. - E il barista dovette davvero stringere i denti per non gongolare al modo in cui Junmyeon aveva pronunciato il suo nome. Al solo fatto che avesse pronunciato il suo nome. Al fatto che conoscesse il suo nome.
Nel momento in cui Junmyeon uscì dal locale, Jongin e Kyungsoo si materializzarono alle sue spalle mentre scuotevano la testa in disapprovazione. Jongin stava porgendo una banconota al pasticcere e guardava Jongdae con aria delusa e arrabbiata.
- Sei in ritardo di due settimane sulla mia scommessa Jongdae hyung, ti facevo più coraggioso. -
- Come biasimarlo. - Continuò Kyungsoo con un sorrisetto vittorioso. - Quelli come lui hanno quell'aria da snob inavvicinabile. -
Per quanto Jongdae fosse abituato a sentir parlare di sé alla sue spalle (letteralmente alle sue spalle, ma di fatto anche di fronte a lui), non poté che soffermarsi su un pezzo della frase dell'amico.
- Aspetta, quelli come lui? Cosa intendi dire? -
Jongin e Kyungsoo si scambiarono uno sguardo divertiti.
- Hyung, fai sul serio? Non lo hai ancora capito? -
- Capito cosa? -
I due si guardarono nuovamente ridacchiando tra loro e facendo salire un leggero mal di testa a Jongdae. Poi finalmente Kyungsoo indicò la porta da cui era appena uscito Junmyeon.
- Non prende mai nulla dal banco, niente zuccheri e ordina ogni mattina un latte vegetale diverso. Hyung, il tuo amico è vegano. -
Ancora una volta, Jongdae si sentì completamente un idiota.
 
La prima cosa a cui pensò Jongdae fu che non ci sarebbero state enormi torte decorate con panna e fiori di zucchero al suo matrimonio. Non ci sarebbero state incursioni notturne da McDonald's o pomeriggi d'inverno di fronte alla cioccolata calda più buona che Kyungsoo sapesse preparare.
Non ci sarebbero stati perchè Jongdae non aveva una cotta per Junmyeon e di certo la scoperta della sua dieta non lo aveva minimamente scosso.
La sua vita sarebbe andata avanti come aveva sempre fatto, senza doversi preoccupare di quali ingredienti fossero presenti nella sua colazione o del senso di colpa per aver mangiato carne per due sere consecutive... con i soldi della mancia che gli lasciava Junmyeon.
Non era completamente estraneo al termine 'vegano', solo molto inesperto su ciò che implicava. La sera prima aveva faticato a dormire chiedendosi se per caso qualche volta avesse sbagliato una ricetta del ragazzo, se avesse confuso un ingrediente, o peggio, se Junmyeon se ne fosse accorto o se gli avesse fatto male. Ci aveva pensato a lungo sul perchè quella parola assumesse quasi sempre una connotazione negativa ogni volta che saltava fuori in un discorso, certo, Junmyeon era sempre stata la persona più difficile da accontentare al locale, la più esigente e puntigliosa, ma se per tutto quel tempo Jongdae non si era accorto di nulla forse la situazione non era così tragica come gli stava sembrando.
Inoltre Jongdae aveva sempre fatto un ottimo lavoro, era sempre stato pronto ad accontentare le richieste più assurde e non aveva mai ricevuto lamentele di alcun tipo per ciò che preparava, quindi tirò indietro le spalle e si rassicurò dicendosi che la sua esitazione fosse solo una paura infondata di ciò che non conosceva bene. Che tra l'altro era la scusa che aveva usato quando Minseok, la sera prima, lo aveva beccato mentre cercava su internet cosa mangiassero i vegani.
- Perchè te la prendi così a cuore? - Aveva continuato il suo coinquilino. - Se non gli piace quello che fai cambierà semplicemente caffetteria, meglio per te, un problema in meno. -
E Minseok aveva ragione, aveva così ragione al riguardo che Jongdae aveva chiuso immediatamente il browser e se ne era andato a dormire senza rimpianti.
 
Senza rimpianti fino a quel momento, mentre Junmyeon si trovava di fronte al ripiano in vetro, la sua smorfia tipica sulle labbra e di tutto ciò che Jongdae aveva imparato sulla dieta vegana, ricordava solo la parola 'avocado'.
- ...avocado! -
Jongdae sbatté le palpebre confuso. Il fiume di pensieri gli aveva impedito di sentire l'ordinazione del ragazzo per intero. Beh, quello e il fatto che Junmyeon indossasse un paio di occhiali da vista sottili quel giorno, che gli cadevano sulla punta del naso e gli davano quell'aria matura e magnetica a cui Jongdae faceva sempre finta di resistere.
Jongin passò dietro di lui con un vassoio di biscotti appena sfornati e gli diede una spallata per farlo riprendere, ridendo di sfuggita assieme a Kyungsoo per la crisi interna che si leggeva negli occhi di Jongdae.
E non dovettero essere gli unici a notarlo visto che Junmyeon stesso indicò un punto della parete, proprio dove era stato attaccato il listino degli estratti di frutta, e accennò appena per dare un indizio al barista.
- La centrifuga. - Disse titubante, come se Jongdae non capisse ciò che stava dicendo.
- Giusto, una centrifuga all'avocado. -
Jongdae si appuntò l'ordine in mente e arrossì appena per l'imbarazzo di essere stato sorpreso da più persone nel suo momento di trance.
- No! - Junmyeon cominciò a far ondeggiare le mani in avanti richiamando l'attenzione del barista.
- No? -
- Senza. La numero cinque ma senza avocado. - Scandì il ragazzo parlando piano e indicando nuovamente il listino alla parete.
- Non ti piace l'avocado? - Chiese Jongdae sentendo i capelli alla base del collo rizzarsi in un secondo. Non era una domanda che era solito fare ai suoi clienti, in realtà non era assolutamente qualcosa che aveva bisogno di sapere per preparare l'ordinazione e lo sguardo sorpreso di Junmyeon lo confermava.
- Non... molto? - Jongdae vide le guance del ragazzo colorarsi appena, gli occhiali scivolare un po' più in basso mentre stringeva gli occhi in un'espressione persa e dubbiosa. Sembrava in imbarazzo, ma Jongdae non ebbe tempo di farci troppo caso visto che le sue orecchie stavano andando a fuoco e con loro probabilmente anche la sua sanità mentale.
In meno di due minuti Junmyeon aveva appena rifiutato l'unico cibo che Jongdae era certo che potesse mangiare, ed ora era al punto di partenza. Il barista pensò che se aveva ordinato quella bevanda specifica era perchè sapeva di poterla bere e che non avrebbe dovuto farsi troppi problemi, ma mentre raccoglieva il bicchiere di plastica per il trasporto non poté che domandarsi se le arance effettivamente respirassero.
- Mi siedo al tavolo oggi. -
Jongdae alzò appena la testa e fece un cenno di consenso verso il ragazzo che aveva già cominciato a sfilare la sciarpa dal collo. Mentre lo guardava avviarsi verso l'angolo più lontano del locale, Jongdae non poté fare a meno di pensare ai cambiamenti, a come non era mai stato bravo ad affrontarli e a come fossero sempre stati la causa di ogni sua insicurezza. Junmyeon aveva portato cambiamenti fin dal primo giorno che aveva messo piede nel locale, facendo ordinazioni inusuali e così diverse dai soliti drink che Jongdae era abituato a preparare ogni mattina, al punto da essere uno dei pochi clienti che il ragazzo non aveva mai dimenticato. Lo aveva abituato al servizio al banco, prendere e portare via, ed ora eccolo seduto davanti alla vetrina, con la luce debole e chiara dell'inverno che gli illuminava le lenti degli occhiali. Più di ogni altra cosa, era cambiato il modo in cui Jongdae lo guardava, prima con astio e insofferenza, ora con più timore, ma un timore di sbagliare legato forse al bisogno che sentiva di essere apprezzato da quel ragazzo del quale conosceva solo il nome. Aveva sempre dato il massimo per accontentarlo e aveva sempre ricevuto in cambio una buona mancia e un sorriso caldo e forse era di questo che Jongdae aveva paura, di non essere all'altezza di soddisfare le sue aspettative e perdere quell'unico sorriso che, nonostante cercasse disperatamente di negarlo, aspettava ogni mattina. Per sentirsi bene con sé stesso, importante ed utile.
Avrebbe potuto fare cento caffè in una mattina, ma solo Junmyeon con la sua richiesta stravagante sarebbe riuscito a far sembrare la sua giornata completa, come se avesse portato a termine il suo compito e avesse imparato qualcosa di nuovo. E se doveva essere del tutto sincero, gli dava fastidio sentirsi così insicuro su ciò che poteva o non poteva servire al ragazzo, perchè fino a quel momento non aveva mai avuto quelle incertezze e aver attribuito un nome solo di recente a ciò che era Junmyeon, non cambiava il fatto che lui lo fosse sempre stato e che quindi Jongdae fosse perfettamente in grado di gestirlo.
Jongdae avvitò il tappo di plastica al bicchiere e afferrò d'istinto un piattino in ceramica appoggiandoci sopra un piccolo cubetto di cioccolato, poi si assicurò che Jongin stesse prendendo il resto delle ordinazioni e si sistemò i capelli prima di uscire da dietro il banco e incamminarsi verso il tavolo del suo cliente.
Junmyeon aveva raggruppato tazze e piattini dei clienti precedenti e messi con cura in un angolo del suo tavolo, così che Jongdae potesse raccoglierli velocemente e con più facilità. Il suo cellulare era stato appoggiato accanto al distributore di tovaglioli e stava vibrando insistentemente, ma Junmyeon non sembrò dargli attenzione e invece rivolse un grande sorriso a Jongdae che dovette mordersi le labbra per non arrossire al modo in cui il ragazzo gli stava dando la precedenza su chissà quale altra persona importante che lo cercava. Appoggiò l'ordinazione sul tavolo e fece scivolare anche il piattino extra, evitando lo sguardo di Junmyeon perchè era certo che ci avrebbe trovato quel senso di colpa all'idea di dover rifiutare l'omaggio.
- E' cioccolato fondente all'arancia. Senza zuccheri aggiunti e senza latte, te lo prometto. -
Jongdae azzardò un mezzo sorriso verso il ragazzo e strinse le dita attorno al vassoio che teneva ancora in mano. Era il momento della verità, se Junmyeon avesse accettato allora Jongdae si sarebbe sentito un po' più sicuro del suo lavoro, sarebbe stata la spinta in più per cercare la calma e tornare alla vita di tutti i giorni. Se invece avesse rifiutato allora Jongdae probabilmente avrebbe semplicemente passato il cliente a Jongin ogni mattina, così si sarebbe preso lui la colpa di eventuali errori e non avrebbe più dovuto combattere con l'umiliazione di non essere abbastanza in gamba per servire Sugarfree boy.
Junmyeon dal canto suo rimase in silenzio per molti secondi, con gli occhi fissi sul piccolo omaggio e un'espressione piuttosto neutrale in volto. Quando poi alzò lo sguardo lentamente verso il barista, le sue labbra erano stirate in uno strano sorriso imbarazzato e i suoi occhi quasi completamente chiusi non mancarono di brillare e far venire il dubbio a Jongdae che al mondo potesse esistere qualcosa di più bello.
- Mi hai scoperto. - Disse il ragazzo schiarendo la voce. - Mi dispiace. -
E, davvero, Jongdae non capì il perchè di quelle scuse. Si stava forse scusando per non avergli raccontato un fatto della sua vita che non era assolutamente tenuto a raccontare? O si stava scusando per le numerose volte in cui le sue ordinazioni lo avevano fatto sudare freddo?
Jongdae decise di non approfondire la questione e di concentrarsi sul fatto che Junmyeon sembrava aver accettato il cioccolatino. Il ragazzo afferrò un tovagliolo di carta con una mano e con l'altra raccolse il piccolo dolce osservandolo da ogni lato (Jongdae dovette trattenersi dal sentirsi offeso che nonostante tutto Junmyeon avesse ancora bisogno di controllare da sé, la fiducia era dura da conquistare) e poi lo portò alla bocca attento a non toccare le labbra per non sporcarsi.
Nel complesso, Jongdae ebbe la tentazione di infilare la mano in un barattolo di crema alle nocciole solo per poi spalmarla su tutto il viso di Junmyeon. Aveva sempre detestato le persone che mangiavano con i denti scoperti per non sporcarsi. Sporcarsi era metà del piacere di mangiare, ma dovette ammettere che non si sarebbe aspettato niente di meno da quel ragazzo sempre posato ed elegante. Nonostante la bellezza fuori dal comune, tutto, dal suo modo di vestire al nodo semplice in cui legava la sciarpa, urlava 'noioso'. E ci avrebbe scommesso che fosse anche uno di quei tipi che a letto conoscevano solo una posizione, o forse era solo uno dei modi che la mente di Jongdae usava per sminuire le persone che vedeva irraggiungibili. Non potevi essere sia bello che simpatico, o per lo meno non se eri anche ricco e le scarpe lucide e firmate di Junmyeon lasciavano poco all'immaginazione.
Mentre Jongdae ragionava su quante qualità rendessero Junmyeon sempre più simile ad un principe azzurro in carne ed ossa, quest'ultimo portò il pollice leggermente macchiato di cacao alle labbra, leccando via la polvere scura e costringendo il barista a distogliere lo sguardo perchè era un uomo grande e consapevole e di certo non sentiva il bisogno di trattenere il respiro alla vista della punta di una lingua.
- Era davvero buono Jongdae. - La sua voce era sincera, bassa, come una cascata di miele. O magari sciroppo? La dieta vegana consentiva il miele oppure no? - Il tuo amico è davvero bravo con i dolci. -
Il sorriso che sfoggiò Junmyeon era così genuino e gentile che Jongdae si dimenticò quasi di prendersela per ciò che aveva detto.
Quasi. Aveva passato innumerevoli mattine a cercare di soddisfare in pieno le sue richieste, era sempre stato Jongdae che gli aveva preparato la colazione per gli ultimi mesi e tutto ciò che Junmyeon sapeva dire era che Kyungsoo era un bravo pasticcere? Aveva assaggiato si e no due cose cucinate da lui, e nemmeno di quelle davvero buone.
- Spero che la centrifuga ti piaccia allo stesso modo, anche se non l'ha preparata lui. -
La frase gli uscì più presuntuosa del previsto, quasi petulante e Jongdae pensò che se si fosse licenziato seduta stante magari sarebbe riuscito ad evitare di vedere la reazione di Junmyeon che stava giusto... ridendo?
- Sono certo che sarà squisita. -
Jongdae prese un lungo respiro per evitare di arrossire per l'imbarazzo e si sentì in dovere di ribattere, perchè a lui non interessava che Junmyeon lo lodasse, era solo un cliente, uno dei tanti. Uno dei tanti clienti di cui però conosceva il nome e la dieta. E forse il modello del telefono e le preferenze in fatto di tisane, ma solo perchè Jongdae era un ottimo osservatore. Ah, e la marca dello shampoo, ma solo perchè era la stessa che usava anche Minseok.
- E' una centrifuga, non è buona a prescindere. -
- E' per questo che quando te ne ordinano una ne fai sempre in più per potertela bere? -
Jongdae rimase a bocca aperta.
- Non è vero, non lo faccio. -
Invece era vero e il fatto che Junmyeon lo avesse notato significava solo che Jongdae non era l'unico buon osservatore. Per un millesimo di secondo, Jongdae si sentì lusingato da quelle attenzioni, ma si disse presto di non montarsi la testa.
- Hyung! -
Le loro teste si mossero all'unisono verso la voce di Jongin che sembrava più disperata del solito. Parlare con Junmyeon gli aveva fatto scordare di essere effettivamente a lavoro, di dover servire dei tavoli e pulirne altri.
- Vai pure, mi dispiace averti trattenuto e devo tornare a lavoro anche io. - Disse Junmyeon tirando fuori il portafoglio e porgendo la solita banconota verso il barista.
Jongdae annuì e si morse la lingua perchè non aveva davvero un motivo per chiedere al ragazzo che lavoro facesse, e se davvero poteva permettersi scarpe alla moda e mance così alte tutti i giorni. Perchè Jongdae faticava ad arrivare a fine mese e condivideva un appartamento squallido con Minseok, ed era certo che Junmyeon non fosse tanto più vecchio di lui.
Mentre tornava dietro il bancone, Kyungsoo uscì dal laboratorio con un vassoio di omini di pan di zenzero ancora fumanti. Al posto degli occhi erano stati incollati due confettini azzurri al cioccolato e le sopracciglia folte di glassa davano ad ognuno di loro un'aria accattivante e familiare.
I bambini li adorarono e i suoi Principi Azzurri finirono nel giro di un paio d'ore.
 
- E quelli cosa sono? -
Jongdae applicò maggiore pressione sulla spalla di Jongin cercando di sciogliere la tensione e fissando nel frattempo la frusta tra le mani di Kyungsoo che lavorava velocemente.
- Muffin. Menta e cioccolato. -
- Hyuuuung! - Si lamentò Jongin quando Jongdae premette un po' troppo forte nell'incavo del collo. Quel bastardo aveva servito un'intera infornata di muffin Royal Berry ad una coppia di fidanzati in cerca di un dolce di nozze e alle loro famiglie. Mossa sleale, ma vincente. E aveva anche il coraggio di lamentarsi del massaggio che Jongdae gli stava facendo?
Le sue dita scivolarono dietro il collo del ragazzo e premettero li dove sapeva che Jongin era più sensibile.
Kyungsoo era ancora concentrato sull'impasto e la lampada del laboratorio oscillava mandando ombre inquietanti sulle pareti della stanza. Era sera, molto oltre l'orario di lavoro di Jongdae, ma Jongin doveva fare gli straordinari e Jongdae gli doveva quello stupido massaggio. E a dirla tutta non moriva dalla voglia di tornare a casa da un Minseok scorbutico per via del lavoro e ad un letto freddo e vuoto.
- Soo, cosa succederebbe se invece del cioccolato al latte mettessi quello fondente? -
- Che diventerebbero muffin menta e cioccolato fondente. -
- E se non mettessi il latte normale ma– che ne so– quello di riso? -
Le mani di Kyungsoo si fermarono per un istante. Sollevò un sopracciglio e Jongdae strinse la presa sulle spalle di Jongin, ma per proteggersi da quello sguardo che sembrava volesse incenerirlo.
- Cambierebbe il gusto. -
- E se non mettessi le uova cosa succederebbe? -
Jongin ridacchiò, Kyungsoo fece un lungo sospiro.
- Succederebbe che poi dovrei togliere anche il burro, farebbero schifo ma sì, il tuo fidanzato potrebbe mangiarli. Era questo che volevi chiedere, no? -
Jongdae abbassò gli occhi e ricominciò a massaggiare la schiena di Jongin con particolare energia.
- Non è il mio fidanzato. Volevo cercare di espandere i nostri confini. -
- Non cambierò i miei dolci, non servirò mai qualcosa che non mangerei nemmeno io. -
E il tono di Kyungsoo era così categorico che in un'altra occasione Jongdae avrebbe smesso di parlare già da un pezzo. E probabilmente avrebbe anche cambiato stanza. Ma c'era qualcosa che lo convinse a continuare il discorso, qualcosa che gli ricordava il calore di una sciarpa stretta al collo e la gratificazione di ricevere il più bel sorriso come ringraziamento.
- Se il nostro café potesse offrire una gamma di prodotti anche ai più esigenti, non avremmo più concorrenza. Immaginati un celiaco o qualcuno intollerante al lattosio che entra nel nostro locale e trova qualcosa da ordinare a parte il caffè. Basterebbero un paio di recensioni da queste persone e il passaparola farebbe il resto. In poco tempo potresti veramente farti un nome. -
Jongdae si batté il cinque mentalmente per l'ottima strategia escogitata. Nessuno avrebbe potuto dire che il suo ragionamento non filava e in più non avrebbe dovuto ammettere il vero motivo che gli suggeriva quei pensieri. Kyungsoo dal canto suo lo guardò per qualche secondo con le sopracciglia aggrottate e le labbra serrate, un'espressione stranamente incerta per lui, ma presto scosse la testa e tornò a lavorare.
- Non c'è abbastanza richiesta. - Concluse infine e dal suo tono si capiva che ormai era deciso, la fine del discorso.
Jongdae sentì un pizzico di delusione ma cercò di mascherarla con uno sbadiglio.
In fin dei conti lui non doveva niente a nessuno, non era compito suo decidere cosa vendere o no nel café e non aveva senso rimanerci male solo perchè uno dei suoi clienti avrebbe potuto ordinare solo insulsi ventagli di sfoglia per tutta la sua vita. Se non gli andava bene così, Junmyeon poteva sempre cambiare locale.
Jongdae deglutì e le sue mani si fermarono sulle spalle di Jongin, improvvisamente senza forza.
Gli sarebbe davvero andato bene non vedere più quel ragazzo difficile? Passare giorni, settimane, mesi senza quel sorriso gentile che precedeva la migliore mancia della giornata? Non vedere più quelle guance piene e rosate appena dal freddo, così come la punta del naso?
Sì. Ovvio che gli sarebbe andato bene, perchè non avrebbe dovuto? Jongdae si sarebbe solo liberato di un problema in più, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di sbagliare le sue ridicole ordinazioni o passare le serate su Google a cercare ricette in inglese per accontentarlo. Andava tutto bene, non sarebbe cambiato niente.
Junmyeon non se ne andrà, stai immaginando tutto da solo.
Jongdae si risvegliò all'istante dai suoi pensieri solo per accorgersi che quella vocina era nella sua testa e che Jongin stava per addormentarsi sulla sedia del laboratorio e Kyungsoo stava girando l'impasto distrattamente.
- Jongin svegliati, ti do un passaggio a casa. - Disse dando un colpetto alla testa dell'interessato, il quale sbadigliò sonoramente e scosse la testa.
- Kyungsoo hyung ha detto che me lo darà lui appena finisce di cucinare. -
Jongdae non insistette oltre, sapendo che Jongin avrebbe sempre preferito la compagnia del pasticcere e cacciò le mani nelle tasche dei pantaloni. - Allora divertitevi, io vi precedo. Domani apre Sehun quindi prendetevela comoda. -
Stava quasi per incamminarsi verso il suo armadietto a recuperare gli effetti personali quando la voce di Kyungsoo lo interruppe un'ultima volta.
- Hyung. -
Jongdae continuò a dargli le spalle ma girò la testa verso di lui.
- Lunedì ho il giorno libero e magari posso dare un'occhiata a qualche ricetta. - Disse con gli occhi bassi, quasi sconfitti.
Jongdae non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni, sapeva perfettamente cosa voleva dire e gliene fu grato. Una piccola scintilla di eccitazione gli percorse la schiena e lo fece sorridere ampiamente.
- Grazie Soo. -
E uscì dal laboratorio.
 
Byun Baekhyun era il suo migliore amico dai tempi delle scuole medie, quando Baekhyun gli aveva attaccato una gomma da masticare nei capelli dicendo che in quel modo avrebbero profumato sempre di menta. Era incredibilmente rimasto suo amico al liceo quando Jongdae aveva passato la peggiore fase della sua vita, quando la sua prima e unica ragazza lo aveva lasciato per uno dei suoi amici e Baekhyun lo aveva aiutato ad uscire dal complesso d'inferiorità che lo aveva buttato a terra per mesi e che a periodi minacciava ancora di tornare. Erano rimasti amici anche quando Jongdae gli aveva confidato di non avere intenzione di continuare gli studi, sentendo il bisogno di crearsi una sua autonomia e quando era scoppiato in lacrime qualche mese dopo, sotto l'influenza dell'alcool, chiedendogli perchè non riuscisse ad innamorarsi di nessuno e sentendosi più solo che mai. Baekhyun gli aveva detto che probabilmente stava guardando dal lato sbagliato della strada e Jongdae non aveva capito il senso di quelle parole finché non trovò lavoro in un piccolo ristorante cinese vicino al suo nuovo appartamento, dove lavorava anche il figlio dei proprietari. Yixing gli insegnò molte cose, come trasportare più di due piatti alla volta, come dare un bacio alla francese, come sentirsi amato, ma mai come ricambiare quell'amore. Anche dopo quella rottura, Baekhyun era rimasto al suo fianco.
Per questo Jongdae si sentiva sempre in dovere con lui e non sapeva mai dire di no alle sue richieste d'aiuto. Nemmeno quando queste coinvolgevano tre gemelli e un esame agli sgoccioli.
Tra tutti i lavori part-time che Baekhyun poteva trovarsi, fare il baby sitter era il più terribile e allo stesso tempo il più azzeccato per lui. Terribile, perchè la combinazione di tre poppanti di quattro anni più Byun Baekhyun sfociava nel caos più totale, urla e grida e oggetti volanti da far invidia all'entropia stessa. Azzeccato, perchè nessuno sapeva seguire, far divertire e mettere in riga quei tre bambini meglio di Baekhyun. La situazione però gli sfuggiva inevitabilmente dalle mani ogni volta che una sessione d'esami si avvicinava e allora Jongdae si ritrovava in un qualche modo seduto sopra un tappeto con disegnato un intreccio di strade e tre mocciosi che gli correvano intorno facendo sfrecciare le loro macchinine.
- Jongdae ti prego fai stare zitto Numero Due, è la terza volta che rileggo questo paragrafo. -
Baekhyun si reggeva la testa con entrambe le mani mentre un evidenziatore pendeva dal suo labbro. Sembrava davvero stanco, con le occhiaie marcate e i capelli in disordine e Jongdae sospirò sapendo già che avrebbe fatto ogni cosa che l'amico gli avesse chiesto. Cercò tra i tre bambini quello con il pezzo di nastro adesivo con su scritto "2" (Un sistema escogitato da Baekhyun dopo che Jongdae non era ancora riuscito a riconoscere i gemelli dopo parecchie visite) e lo afferrò tra le braccia ficcandogli un biscotto tra le dita.
Subito anche Numero Uno e Numero Tre cominciarono a chiedere a gran voce il loro biscotto e Baekhyun grugnì così forte che Jongdae lasciò direttamente l'intera scatola alle tre pesti pur di farli stare buoni.
- Accendi la tv Dae, metti i cartoni animati, un horror, un porno, non mi interessa, qualunque cosa li faccia stare zitti. -
Jongdae non si lamentò e afferrò il telecomando dal divano accendendo la televisione e mandando avanti i canali finché non trovò una replica di un cartone animato per bambini che non aveva mai visto. I tre gemelli si sedettero a gambe incrociate composti davanti allo schermo, troppo vicini in realtà, ma Jongdae sperava che la vicinanza li stancasse più velocemente. Si scambiarono in silenzio la busta di biscotti ascoltando le battute del protagonista, un simpatico maialino viola, e ridendo di tanto in tanto a battute che non facevano ridere. Baekhyun sembrava essersi rilassato un poco e i suoi occhi scorrevano veloci sul libro voluminoso davanti al suo naso.
Jongdae inarcò la schiena per farla schioccare e lasciò un piccolo gemito di piacere sentendo le ossa scricchiolare in consenso. Finalmente poteva tranquillizzarsi anche lui e si allungò sul divano con una lattina di soda tra le mani, pronto a godersi l'attimo di pace.
In tv il maialino viola aveva appena incontrato un tenero coniglietto bianco con delle ridicole sopracciglia a zig zag e...
A Jongdae andò di traverso la soda. Cercò di fermare il disastro che minacciava di uscirgli dalle labbra ma la bevanda gli salì su per il naso dandogli quell'orribile sensazione di frizzante al cervello e tossì sputando il liquido sul tappeto.
- Dae, ti ho chiamato per guardare i gemelli non per fare più casino di loro. - Disse Baekhyun senza alzare nemmeno gli occhi dal libro per controllare che l'amico stesse bene.
Jongdae lo ignorò completamente asciugando la mano sui jeans e tornando a guardare lo schermo dove il coniglietto bianco stava costruendo una barca a vela con dei bastoncini, il tutto intonando una stupida canzoncina.
Quella voce.
Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma quella voce la conosceva, gli era terribilmente familiare anche se adesso sembrava distorta, più acuta e allegra.
I tre gemelli scoppiarono a ridere ad una scena del cartone animato e Jongdae era troppo concentrato ad ascoltare la voce dei personaggi per accorgersi dello sguardo di fuoco che gli rivolse Baekhyun.
Sfortunatamente il coniglio bianco non era un personaggio fisso nella storia e nella puntata successiva non compariva già più.
- Baekie, come si chiama questo cartone animato? -
- Si chiama 'devo studiare'. -
Jongdae fece una smorfia e aprì una nuova lattina di soda, porgendola all'amico e posizionandosi dietro di lui per massaggiargli le spalle. Ormai era diventato un esperto.
- Non lo so come si chiama. - Cedette quasi subito dopo Baekhyun. - I gemelli lo guardano solo se non c'è altro in tv. -
- Uhm. - Fu la semplice risposta di Jongdae, un po' deluso. Pensava davvero di aver riconosciuto quella voce, ma magari era solo la sua immaginazione, il suo subconscio che gli giocava brutti scherzi.
- Dae mi prepareresti un caffè? -
- Nel mio giorno libero? -
- Senza latte e con tanto zucchero! -
E Jongdae sorrise, perchè tanto non sarebbe mai riuscito a dirgli di no.
 
Sotto Natale, benché non fosse una zona centrale della città, il quartiere dove si trovava lo Sweet Lies si accendeva di mille luci, la gente affollava i marciapiedi in cerca di qualche negozio interessante dove trovare gli ultimi regali e le caffetterie si riempivano di clienti che cercavano un riparo dal freddo. Jongdae non aveva mai capito cosa spingesse le persone ad organizzare delle proteste proprio in quei giorni, quando il cielo minacciava di far cadere una tempesta di neve e nemmeno il più pesante dei piumini poteva mantenere il corpo ad una temperatura normale, ma non se ne era neanche mai lamentato visto che una manifestazione a pochi passi dal locale voleva dire più clienti e, di conseguenza, più mance.
Ma quel mattino sembrava che ogni singolo partecipante all'evento (del quale Jongdae non aveva ben capito l'utilità) fosse entrato nel café e fosse ora in fila davanti al bancone, aspettando il suo turno. Jongin stava disperatamente cercando di convincere un gruppo consistente di ragazzi a sedersi nei pochi tavoli rimasti ancora liberi, per cercare di smaltire i clienti al banco. Kyungsoo stava lavorando non-stop dentro il suo laboratorio, uscendo di rado solo per sostituire i vassoi di brioche con altri appena sfornati. Fortunatamente Sehun aveva accettato di fare un paio d'ore di straordinari quel giorno o Jongdae dubitava che sarebbe riuscito a gestire la folla spazientita che esigeva i loro caffè.
Aveva appena consegnato un americano ad un uomo particolarmente sgarbato quando con la coda dell'occhio vide Junmyeon entrare nel locale e fare una smorfia alla lunga coda di persone davanti a lui.
Era in ritardo rispetto al suo solito orario, non che Jongdae ci avesse fatto troppo caso, ma il modo in cui controllò subito l'orologio sul polso confermò i pensieri del barista.
Jongdae gettò un'occhiata all'ora segnata sul display del forno a microonde e strinse i denti sapendo che non aveva il tempo di pensare ad altro se non alle ordinazioni che continuavano ad arrivare.
Lavorava velocemente, facendo più caffè alla volta per portarsi avanti con le ordinazioni successive. Avevano finito la cioccolata calda e Kyungsoo era troppo impegnato per poterla preparare, Sehun batteva scontrini senza sosta e Jongin si preoccupava di pulire i tavoli nel secondo in cui venivano liberati, quindi dovette segnarsi di riempire nuovamente il distributore da solo e di svuotare il cestino dell'umido dove le bucce delle arance da spremuta si stavano accumulando oltre l'orlo del bidone.
- Due cappuccini da portare via e vi ho messo un tartufo in omaggio, per il ritardo. Potete pagare in cassa. -
Jongdae respirò a fondo facendo schioccare il collo e aspettando che il cliente successivo si avvicinasse al banco. I suoi occhi cercarono automaticamente il volto di Junmyeon e lo trovarono ancora una volta chino ad osservare l'orologio, un tic nervoso alla mano mentre tamburellava contro la coscia in un gesto frettoloso.
Jongdae mancò di sentire l'ordinazione delle due ragazze al banco e si scusò con un inchino mentre afferrava lo shaker e procedeva a preparare i milkshake. Nei pochi secondi in cui aspettò che il latte montasse e poté permettersi di lasciar vagare lo sguardo per la sala, vide Junmyeon che si sistemava la sciarpa attorno al collo e guardava verso la porta d'uscita, dalla quale stavano entrando nuovi clienti.
Stava per andarsene, non aveva più tempo.
Spense lo shaker prima del previsto, finì di preparare i milkshake con poca attenzione e senza preoccuparsi che fossero ancora troppo liquidi e li allungò alle due ragazze in fretta e furia senza perdersi in scuse o sorrisi. Non aspettò nemmeno che il cliente successivo si facesse avanti, afferrò immediatamente un bicchiere di carta della misura più grande e mise in moto la macchina del caffè, pescando nel mentre tra gli sportelli sotto il bancone tutto ciò che gli serviva. In tempo record avvitò il tappo di plastica al bicchiere to-go ed infilò un ventaglio di sfoglia dentro un piccolo sacchettino bianco.
- Junmyeon! -
Non aveva mai avuto modo di chiedere al ragazzo quanti anni avesse e non sapere quale onorifico usare con lui lo mise in imbarazzo, ma fu felice che il ragazzo alzò immediatamente lo sguardo con occhi sorpresi. Era ancora in tempo.
Jongdae gli mimò con il capo di spostarsi verso la cassa e lanciò il suo grembiule a Sehun perchè prendesse il suo posto finché batteva lo scontrino al suo cliente usuale.
Junmyeon lo guardò con un misto di sorpresa e divertimento negli occhi, le guance tinte di un meraviglioso color pesca appena visibile da sotto la sciarpa. Jongdae gli consegnò il sacchetto con la colazione e lo scontrino schiarendosi la voce.
- E' un cappuccino di soia. Ci ho messo anche la cannella e poca schiuma come piace a te. Scusa se non è ciò che volevi ordinare, ho avuto poco tempo per decidere. -
Jongdae vide il ragazzo sorridere, o meglio, vide i suoi occhi stringersi in quel suo modo meraviglioso e tipico di quando sorrideva.
- Dio, ti adoro Jongdae. Ero a tanto così dal rinunciare e tornare a lavoro. -
Accettò il sacchetto e allungò i soldi per il conto, precisando come al solito di non volere il resto.
Jongdae fece un mezzo sorriso e abbassò gli occhi, salutandolo con un sussurro che però era sicuro Junmyeon avesse sentito.
Nonostante la grande folla che ancora occupava l'entrata del Sweet Lies, Jongdae si fermò qualche secondo, con le mani salde sul bordo del bancone e gli occhi chiusi.
Lo adorava, Junmyeon aveva detto che lo adorava e Jongdae sapeva che non intendeva niente di più di un pizzico di gratitudine per il favore che gli aveva appena fatto, ma il suo cuore stava battendo all'impazzata. Non aveva mai voluto ammettere del tutto di cercare l'approvazione del ragazzo fino a quel punto, di guardarlo in volto chiedendosi se un giorno ci sarebbe mai potuto essere qualcosa di più di un sorriso gentile, magari un sorriso interessato o un contatto tra le loro mani.
Non sapeva quasi niente di quel ragazzo. Non sapeva se era single, se avesse qualche possibilità con lui e nemmeno se ci fosse qualcosa che lo spingesse a varcare la soglia del locale ogni giorno, a parte la colazione. Come poteva fargli quell'effetto se di fatto erano estranei?
- Mi scusi, potrei pagare? -
Jongdae aprì nuovamente gli occhi tornando alla realtà, alla realtà dove Junmyeon era solo un suo cliente e lui doveva darsi una mossa a battere quei maledetti scontrini. Una realtà dove forse Junmyeon gli piaceva più di quanto fosse disposto ad ammettere.
 
Nel periodo in cui Jongdae lo aveva frequentato, Yixing era sempre stato un ragazzo diretto e sicuro di sé, abbastanza da non lasciare spazio alla sua timidezza. Quando Jongdae non trovava le parole per dire qualcosa, Yixing le trovava per lui. Per questo il ragazzo si era sempre sentito leggermente a disagio con le persone simili a lui, soprattutto quando la timidezza sfociava in un inevitabile silenzio imbarazzante. Ancora di più non aveva mai imparato a riconoscere i segnali che le altre persone cercavano di mandargli se questi non gli venivano direttamente mostrati sotto il naso. Se la ragazza del tavolo due gli faceva l'occhiolino sorseggiando il suo espresso, era perchè le era andato qualcosa in un occhio. Se un cliente storceva il naso dopo aver assaggiato il suo americano, era perchè scottava troppo, anche se sapeva di aver messo troppa miscela.
Se Junmyeon era seduto al tavolo da quarantacinque minuti con solo un frullato proteico davanti a sé, era perchè evidentemente aveva del tempo libero e voleva rilassarsi. Anche se era tardo pomeriggio, un orario in cui Junmyeon non si era mai presentato. Anche se la sua sciarpa era stata riposta sulla sedia affianco, come se non avesse intenzione di rindossarla a breve. Anche se il ragazzo continuava a guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno.
Jongdae non era proprio bravo a riconoscere i segnali, e odiava non capire.
- Perchè è qua a quest'ora? Jongin cosa ti ha detto? -
Jongin appoggiò sul banco il vassoio con le stoviglie sporche di alcuni tavoli. Aveva gli occhi stanchi e le spalle curve, ma fortunatamente mancava solo un'ora prima della chiusura del locale.
- Ha detto che non vuole nient'altro, che se ha bisogno di qualcosa mi chiama lui. - Concluse il ragazzo con un tono annoiato.
Jongdae sistemò per l'ennesima volta i piccoli pasticcini sul ripiano che erano già perfettamente allineati, giusto per farsi vedere impegnato in qualcosa mentre scrutava Junmyeon da poco lontano. Il suo cliente aveva il capo chino sul suo telefono, una mano intrecciata tra i capelli che tirava piano di tanto in tanto e la cannuccia del suo frullato intrappolata tra i denti, mentre la masticava distrattamente.
- E' sabato, non viene mai il sabato e di certo non di sera. Chiedigli se sta aspettando qualcosa. -
Jongin lasciò un grugnito e inarcò la schiena per far schioccare le ossa.
- E' un cliente, non mi interessa il perchè di quello che fa. Perchè invece non prendi un po' di coraggio e glielo chiedi tu? -
- Per esattamente lo stesso motivo, è un cliente, non c'è motivo di volerlo sapere. -
Jongin lo guardò con rimprovero, le labbra corrucciate in quell'espressione che il giovane usava sempre quando Jongdae se ne approfittava della sua posizione di hyung. La sua certezza stava vacillando, Jongin gli voleva bene e sotto sotto Jongdae sapeva che si sentiva in debito per tutte le volte che lo aveva riaccompagnato a casa dopo il lavoro.
Jongin sbuffò sonoramente. - Arrivo subito. -
Jongdae ghignò e spostò subito lo sguardo verso Junmyeon che stava ora aspirando gli ultimi rimasugli del suo frullato, gli occhi che vagarono distrattamente sull'orologio da polso. Quando Jongin lo raggiunse, Jongdae non seppe che cosa esattamente gli stesse domandando, ma le labbra di Junmyeon si stesero in un sorriso e annuì lentamente sbattendo le ciglia.
Jongdae fece cadere accidentalmente l'ultimo Chocolate Bazooka dal vassoio e si chinò subito per gettarlo via prima che qualcuno se ne potesse accorgere. Quando tornò sui suoi piedi Jongin si stava già allontanando e aveva una strana luce degli occhi, quasi colpevole.
- Che ha detto? - Chiese il ragazzo ancora prima che il minore mettesse piede dietro il banco.
Jongin si scompigliò i capelli e fece un mezzo sorriso.
- Ha detto che sta aspettando una persona. -
Jongdae ci mise qualche secondo a digerire la notizia, lanciò nuovamente un'occhiata verso Junmyeon e questa volta riuscì a vedere esattamente come stavano le cose.
Junmyeon aveva preso un drink leggero, qualcosa di semplice che non lo riempisse troppo così avrebbe potuto prendere qualcos'altro più tardi. Non aveva la sua solita borsa che Jongdae aveva collegato a chissà quale lavoro il ragazzo facesse, segno che non era li per caso. E soprattutto aveva occupato uno dei tavoli più lontani sia dalla vetrina che dall'entrata, come se volesse un po' di privacy in quella stanza non abbastanza grande per averla.
Junmyeon aveva un appuntamento con qualcuno.
Junmyeon aveva un appuntamento con qualcuno e andava bene così, a Jongdae non dava fastidio.
Junmyeon aveva un appuntamento con qualcuno e Jongdae stava mentendo spudoratamente, oh Dio, gli stava dando fin troppo fastidio.
Gli aveva detto che lo adorava, gli aveva chiesto il nome! Non chiedi il nome a qualcuno se non provi il minimo interesse nel sapere qualcosa su di lui. Anche se Jongdae doveva ammettere che voler sapere qualcosa su qualcuno non voleva dire automaticamente volerci uscire assieme, ma non aveva importanza in quel momento.
Sentì qualcosa di caldo ribollirgli nelle orecchie, una sensazione sgradevole di vergogna mista a paura che gli stava facendo perdere la lucidità sulle sue azioni. No, non poteva portare a Junmyeon un bignè di crema all'uovo spacciandolo per vegano, non era colpa sua se aveva un appuntamento con chissà quale persona molto più importante e bella di lui. E Jongdae non poteva nemmeno chiedere un permesso per tornare a casa prima per una sciocchezza del genere, anche se sentiva tutte le sue insicurezze tornare in superficie. Non aveva mai davvero superato del tutto il suo problema di autostima e per qualche motivo Junmyeon sembrava gli stesse ricordando che le persone così perfette come lui non si mischiavano insieme ai ragazzi comuni. Ai ragazzi comuni che lavoravano in una caffetteria e che non avevano bisogno di possedere scarpe costose e una valigetta per il lavoro.
- Tutto okay hyung? - Chiese Jongin cautamente.
- Certo che va tutto bene. I miei Chocolate Bazooka sono finiti, mi devi un massaggio e oggi tornerò a casa con la migliore mancia della settimana grazie a Mr.Sugarfree Boy seduto la. -
Il tono di Jongdae uscì più acido e irritato di quanto avrebbe voluto. Anche il vecchio soprannome non era voluto, ma si sentiva come se fosse tornato al punto di partenza con Junmyeon. In fin dei conti, le poche cose che aveva scoperto di lui non bastavano per poter dire di conoscerlo. Magari era un serial killer, o faceva parte di una qualche gang e doveva incontrarsi proprio con il suo capo. O magari ne era lui stesso a capo.
Jongin ridacchiò appena e appoggiò una mano sulla maniglia della porta che dava al laboratorio di Kyungsoo. - Non ci sono molti clienti, ti dispiace se ti lascio da solo per qualche minuto? -
- Vai, tanto Kyungsoo ti caccerà come al solito e dovrai tornare qui con me, perchè non esiste giustizia per le persone come noi. Siamo destinati a rimanere dietro il bancone mentre gli altri si prendono i migliori biscotti di Kyungsoo o la migliore... cosa vegana che i ricchi snob sanno offrire. - Jongin a quel punto era già a metà strada tra il locale e il laboratorio, rideva di gusto e intimava Jongdae ad abbassare la voce o i clienti avrebbero potuto sentirlo, Junmyeon in particolare. - La sai una cosa? Dovremmo uscire assieme Jongin. Jongin? Jongin! -
Il ragazzo si era già chiuso la porta alle spalle lasciando Jongdae in un totale stato di trance e rabbia verso la sua vita che non andava mai per il verso giusto. Tornò al banco e ci si appoggiò sospirando e accorgendosi solo in quel momento che Junmyeon lo stava fissando, leggermente scioccato forse per averlo sentito alzare la voce con Jongin, ma non ebbe tempo di preoccuparsene perchè l'unico altro cliente nel locale si alzò in quel momento per chiedere il conto.
Jongdae lanciò un'occhiata all'orologio nella parete di fronte: solo mezz'ora e poi avrebbero chiuso.
A quel punto Junmyeon stava aspettando da più di un'ora questa fatidica persona e Jongdae non seppe se esserne felice (se anche ad uno come lui veniva data buca, allora Jongdae recuperava un po' di fiducia nella giustizia) o se chiedergli direttamente chi fosse questo suo appuntamento e poi andare a prenderlo per il collo, perchè sinceramente, se la vita ti da l'occasione di uscire con Junmyeon solo uno sciocco non si presenterebbe.
Aspettò ancora cinque minuti, in silenzio, pulendo particolarmente bene una zona del banco solo per tenere la mente occupata. Junmyeon continuava a guardarlo di tanto in tanto e Jongdae dovette resistere alla tentazione di usare quel tono acido e ferito per dirgli che il suo appuntamento molto probabilmente non si sarebbe presentato.
Sospirò a fondo, chiuse gli occhi e lasciò cadere lo straccio sul ripiano.
- Posso portarti qualcosa? - Chiese con voce piatta e stanca verso un Junmyeon che lo scrutava curioso e seguiva ogni suo movimento.
Il ragazzo scosse la testa, poi si schiarì la voce. - No grazie, magari più tardi. -
Jongdae strinse i denti per qualche secondo. - Non voglio sembrare scortese, ma tra venti minuti chiudiamo. -
Jongdae stava davvero cercando di rimanere calmo, per quanto sapesse di esserci rimasto male, non era un ragazzino e sapeva che doveva mantenere un certo comportamento a lavoro.
- Lo so, ti prometto che non sarò di disturbo. - Disse Junmyeon con quella voce soffice e familiare che Jongdae ormai si immaginava pure quando non si trovava nel locale.
Il ragazzo aveva un sorriso sincero sulle labbra e il capo appoggiato sul palmo della mano aperta a sorreggerlo. Nel complesso, Junmyeon era meraviglioso e Jongdae dovette ricordarsi di respirare. Poi dovette ricordarsi che Junmyeon aspettava un appuntamento a cui lui, come cameriere di turno, avrebbe probabilmente assistito.
Sempre se questa misteriosa persona si fosse mai presentata.
Perchè a cinque minuti dall'orario di chiusura, Junmyeon era ancora solo al tavolo, il ginocchio che si muoveva velocemente in un tic nervoso e gli occhi incollati sul suo orologio.
Jongdae cominciò a sentirsi in colpa per tutti i brutti pensieri che aveva fatto, sotto un certo punto di vista gli dispiaceva e non poté fare a meno di addolcire lo sguardo e rimanere nascosto dietro il bancone per dargli gli ultimi minuti di speranza senza pressioni.
I suoi occhi continuavano a spostarsi dalla figura curva di Junmyeon all'orologio.
Tre minuti, due minuti, uno...
A malincuore Jongdae si tolse il grembiule e bussò alla porta che dava al laboratorio per fare segno a Jongin che era ora di chiudere. Si muoveva lentamente, quasi aspettandosi che da un momento all'altro entrasse veramente qualcuno dalla porta d'ingresso, ma Junmyeon non sembrava essersi dato per vinto, sembrava essere ancora in attesa, ancora speranzoso.
Jongdae si avvicinò con lo scontrino già stampato tra le dita, lo appoggiò piano sul tavolo del ragazzo e solo allora Junmyeon alzò gli occhi di scatto su di lui, più attento che mai.
- State per chiudere? - Chiese velocemente, quasi come se si fosse dimenticato di respirare.
Jongdae annuì con un mezzo sorriso.
- Mi dispiace, ma non penso che il tuo appuntamento arriverà. -
A Junmyeon tremarono appena le labbra, un leggero rossore gli prese le guance e la punta delle orecchie. Era bellissimo, era così vulnerabile e onesto nelle sue espressioni, che Jongdae strinse le mani a pugno per non allungarle e toccargli le guance. Junmyeon mantenne lo sguardo sui di lui, gli occhi puntati sui suoi, mentre un sorriso timido ma sincero gli si apriva sulle labbra.
- Invece è appena arrivato. - Disse mordendosi poi le labbra e aspettando una qualunque reazione da Jongdae.
Dal canto suo, Jongdae, non riusciva a muoversi. Da una parte pensava di aver capito male, di essersi immaginato tutto solo perchè davvero, davvero voleva che fosse così, ma dall'altra sentiva che il panico stesse lentamente prendendo possesso del suo corpo e improvvisamente non si ricordava più come si parlava.
- Io... -
Jongdae sentiva la sua voce soffocata e lieve, quasi impercettibile. Junmyeon stava aspettando lui? Che cosa voleva dire? Non si erano nemmeno parlati, come faceva a sapere i suoi orari? Come aveva potuto aspettarlo per più di un'ora seduto al tavolo senza dirgli niente? Come aveva potuto fargli credere di essere già impegnato quando Jongdae aveva sentito il cuore pesante per tutto il tempo che lo aveva visto seduto a quel tavolo?
- Ti va di sederti? -
Chiese Junmyeon con lo sguardo pieno di speranza e prima ancora che se ne potesse accorgere, Jongdae si ritrovò seduto, dalla parte opposta rispetto a lui.
Jongin rientrò nella stanza per la solita routine prima della chiusura e Jongdae lo rispedì deciso dentro il laboratorio di Kyungsoo, vietandogli di uscire se non fosse stato lui stesso a dirglielo.
 Jongdae aveva così tante domande da fare al ragazzo, così tanti quesiti che non riusciva a spiegarsi, ma Junmyeon era li davanti a lui e sembrava essere ugualmente imbarazzato, quindi il barista decise di cominciare dalle questioni più innocue.
- Posso prepararti qualcosa? -
Junmyeon scattò subito in piedi. - Non serve, faccio io. Hai lavorato fino ad adesso e sarai stanco. Dimmi quello che vuoi e te lo preparo. -
Jongdae evitò di dirgli che dopo un'intera giornata con l'odore del caffè sotto al naso l'unica cosa di cui aveva voglia era la pizza del take away, invece si scomodò dalla sedia e seguì Junmyeon fino a dietro il bancone cercando qualcosa tra gli avanzi del giorno che gli potesse fare da cena.
- Sai davvero usare le macchine per le bevande? - Chiese in un lampo di curiosità e Junmyeon sorrise grattandosi la base della testa.
- Non proprio, ma posso provarci. -
Jongdae non riuscì a trattenere un piccolo risolino. Junmyeon era davvero adorabile tutto impacciato mentre cercava di capire da dove effettivamente uscisse il liquido per i caffè, ma in un qualche modo la tensione stava sparendo a poco a poco, finché non tornarono al tavolo con due Americano enormi.
Jongdae si allungò a prendere ben tre bustine di zucchero, Junmyeon non ne prese nessuna, e anzi, adocchiò quelle del barista con le sopracciglia corrucciate.
- Sto per morire? - Chiese Jongdae stuzzicando il ragazzo.
- Come? -
- Mi stai guardando come se stessi versando veleno nel mio caffè. -
- E'... niente. Non preoccuparti. -
Jongdae non poté che ridere ancora più forte.
- Dillo pure, ti vedo che stai per scoppiare dalla voglia di dirmelo! -
Junmyeon si morse il labbro inferiore, sembrò ancora indeciso se dare voce ai suoi pensieri, ma un veloce sguardo all'espressione di Jongdae gli fece rilassare i muscoli del volto e lasciò un piccolo sospiro.
- E' davvero veleno quello che stai mettendo. -
- Ehi! Sto usando quello di canna! - Cercò di difendersi Jongdae.
- Lo zucchero di canna non è tanto meglio di quello bianco, dovresti usare quello integrale e dovresti usarne meno... molto meno. -
Jongdae si morse l'interno delle guance leggermente imbarazzato. Non sapeva cosa dire, non l'aveva neanche mai sentito nominare lo zucchero integrale e di certo non lo avevano in negozio. Ma sapeva che Junmyeon non stava mentendo e per quanto non gli importasse minimamente di che tipo di zucchero stesse usando, il non sapere come ribattere lo fece sentire a disagio, inferiore.
- Lo sapevo, scusami. Io devo davvero imparare a chiudere la bocca. -
- No va bene, immagino che tu sappia un sacco di cose sul cibo. -
Junmyeon sembrava nuovamente sul punto di fare una nuova precisazione, poi i suoi occhi si addolcirono e mise da parte la sua tazza di americano.
- Mi chiamo Kim Junmyeon. So che può sembrarti assurdo ma era da moltissimo tempo che volevo parlare con te. -
Jongdae dovette smettere di sorseggiare il caffè perchè il suo stomaco fece una capriola. Come doveva prendere le sue parole? Era un complimento? Cosa stava cercando di dirgli?
- Perchè? -
Junmyeon puntò gli occhi sul tavolo, quasi per non dover osservare direttamente Jongdae.
- Perchè sei sempre stato molto gentile con me e paziente e grazie a te ho un posto dove venire ogni giorno sapendo di poterci uscire soddisfatto. -
- Oh. - Jongdae cercò di mascherare il tono deluso. Ovviamente Junmyeon era così perfetto da sentirsi in dovere di ringraziare il barista che per lavoro gli faceva la colazione ogni mattina. Ovviamente Jongdae si era fatto delle aspettative e ovviamente dovette trattenere il respiro per non scoppiare nel suo solito commento acido e cattivo ogni volta che le cose non andavano come voleva lui. Ma Junmyeon stava picchiettando con i polpastrelli sul tavolo, dannatamente vicino alla mano di Jongdae, troppo vicino perchè fosse un caso.
- In realtà volevo parlarti perchè ogni volta che entro qui dentro spero sempre di vederti. -
Junmyeon tenne lo sguardo basso, un po' timido anche se le parole non sembravano troppo insicure. Per lo meno non quanto il cuore di Jongdae che stava letteralmente vacillando ad ogni parola pronunciata dal ragazzo.
- Ti guardo lavorare ogni giorno e quando esco da qui e bevo qualunque cosa tu mi abbia preparato mi immagino che tu abbia lo stesso profumo. - A quel punto Junmyeon appoggiò i gomiti sul tavolo e si sorresse la testa, scuotendola appena come se non ci credesse che stava davvero confessando tutte quelle cose. Jongdae era pietrificato, le gambe gli formicolavano ma aveva paura che se si fosse mosso Junmyeon sarebbe sparito da li davanti o che si sarebbe messo a piangere. Perchè era un debole e sì, gli veniva da piangere. Ogni volta che Junmyeon riprendeva a parlare, lui faceva un piccolo balzo e il calore al collo diventava un po' più insistente, un po' più soffocante.
- Ho comprato una candela alla cannella perchè mi ricorda di te. Oh Dio, lo sai quanto fa male quando la paraffina si disperde nell'aria che respiri? Ma quando l'ho vista non ho potuto fare a meno e... in realtà penso che tu abbia le labbra più belle che abbia mai visto e ti devo confidare che alla mattina dovrei bere solo succo d'arancia ma avevo paura che ordinando solo quello non mi avresti mai notato. -
Jongdae quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
Mai nessuno nella vita gli aveva fatto una confessione simile e Jongdae non aveva idea né di come prenderla, né di come rispondere. Non era nemmeno sicuro di aver capito tutto circa quella candela, sicuramente doveva aver capito male per le sue labbra ma... Kim Junmyeon, ovvero Sugarfree boy, gli aveva davvero fatto passare le pene dell'inferno per mesi, solo per farsi notare?
- Aspetta, mi stai dicendo che ho dovuto seguire un corso accelerato di caffetteria americana a causa tua, solo perchè tu avevi paura che non ti notassi se avessi fatto ordinazioni troppo semplici? -
Junmyeon annuì, pallido in viso.
Beh, di certo il suo scopo era stato raggiunto.
Per qualche secondo Jongdae dovette fermarsi a riordinare le idee, non era facile digerire tutte quelle informazioni, ma Junmyeon sembrava agitato tanto quanto lui e comunque ce la stava mettendo tutta per portare avanti quella discussione.
Un secondo prima il ragazzo teneva lo sguardo basso e colpevole, quello dopo Jongdae sentì le dita fredde di una mano entrare in contatto con le sue. Junmyeon lo stava guardando cautamente e non osava troppo, ma aveva un braccio teso ed era palese ciò che stesse cercando di fare. Eppure non pretese niente, non fu un gesto audace e violento come si vedeva nei film, lasciò vagare la mano accanto alla sua come in una richiesta silenziosa e Jongdae si sorprese da solo quando, con il cuore in gola, allungò le sue stesse dita ad intrecciarsi timidamente con quelle del ragazzo. Non era una stretta definita, solo indice e medio si toccavano, ma Jongdae sentiva il petto bruciare per l'emozione e per l'incredulità di cosa stesse effettivamente accadendo.
Jongdae si schiarì la voce per recuperare un po' di lucidità, essere mano nella mano con Junmyeon gli faceva sembrare improvvisamente più facile dire ciò che pensava. In fin dei conti il ragazzo aveva appena fatto un passo verso di lui, gli aveva fatto capire che era interessato in quel modo in cui Jongdae aveva sempre voluto che fosse e non voleva allontanarlo proprio ora che era così vicino.
- Pensi davvero che avrei potuto non notarti? Ti sei mai visto allo specchio? - E lo indicò dalla testa ai piedi. - Ho passato giornate intere a maledirti, perchè non mi sentivo mai all'altezza di essere un buon barista a causa tua. Le tue richieste erano quasi impossibili da ricordare, spesso non sapevo neanche cosa volessero dire. -
- Mi dispiace. - Disse Junmyeon, ma nel frattempo sorrideva e guardava le loro dita incollate. E Jongdae si fermò a guardarle e sorrise anche lui.
- Quanti anni hai? So il tuo nome ma non come devo chiamarti. -
- Ventisette. Tu? -
Jongdae lasciò un piccolo grugnito. - Ventisei, hyung. -
Junmyeon sembrò particolarmente compiaciuto dalla nuova scoperta e il più bello dei sorrisi gli colorò le labbra. Jongdae avrebbe voluto avere una macchina fotografica a portata di mano, per poter immortalare la bellezza del suo sorriso che riusciva a raggiungere ogni volta anche gli occhi. Poteva davvero permettersi una tale meraviglia?
- Allora Kim Jongdae, e non prendere paura,ho letto il tuo cognome sulla targhetta, questa mattina mi sono svegliato e ho pensato che se non avessi cercato di conoscerti oggi, non avrei più avuto il coraggio. Non sono un tipo da fermare la gente per la strada solo perchè penso che sia bellissima, quindi non farti una cattiva idea su di me, è davvero molto tempo che mi domandavo se fossi single o se– sai– ti potessi spaventare per questa cosa. - Disse il maggiore indicando entrambi.
- Sono single. E non penso di essere bellissimo. -
Junmyeon spalancò appena gli occhi, sorpreso e turbato da quella risposta. Jongdae sapeva che non tutti riuscivano a capire come si sentisse lui, come se ogni complimento fosse forzato o detto per ricevere qualcosa in cambio. Per un qualche motivo si fidava di Junmyeon, ma non era neanche una di quelle persone che alla prima lode si gettava ai piedi di qualcuno.
Junmyeon sussurrò qualcosa che suonò simile a 'lo sei invece' ma Jongdae ricacciò indietro il pensiero concentrandosi invece sulle infinite domande che voleva porre lui stesso al ragazzo.
- Tu dove passi le tue giornate invece? - Chiese Jongdae prendendo un altro lungo sorso di caffè. - Quando non sei qui ovviamente. -
- Lavoro in quartiere. Di solito vengo qui durante la pausa della mattina. -
- E cosa fai? -
- Non ridere, ti prego. -
Jongdae si morse un labbro sentendo che gli stava già venendo da ridere. - Promesso. -
- Do la voce ai personaggi dei cartoni animati. -
Jongdae sentì gelare le ossa, un vago ricordo di un coniglietto bianco che parlava con un tono di almeno tre ottave più alto di quello di Junmyeon, ma già allora aveva riconosciuto qualcosa di terribilmente familiare in quel suono. Non ci poteva credere, scarpe costose e borsa da lavoro erano pagate con un lavoro da...
- Un doppiatore? - Chiese incredulo.
Junmyeon arrossì e annuì piano.
- Di cartoni animati, ogni tanto canto qualche sigla ma principalmente mi assegnano i ruoli dei personaggi buffi. Dicono che io abbia una voce che fa ridere i bambini. -
I bambini dovevano avere un udito distorto perchè la voce di Junmyeon era così dolce e rassicurante che Jongdae non si sarebbe sorpreso se da un momento all'altro avesse spalancato le ali e fosse tornato in Paradiso.
Nella sua mente si materializzò l'immagine di un Junmyeon in tuta da ginnastica e con due pupazzetti infilati sulle dita, mentre raccontava ai tre gemelli seguiti da Baekhyun la più bella storia d'avventura cambiando voce per ognuno dei personaggi. Aveva promesso a Junmyeon che non avrebbe riso, ma la verità era che al solo pensiero del ragazzo con accanto un bambino, il suo cuore faceva dei tuffi profondi da fargli perdere il fiato.
Cercò di affogare il rossore che gli stava salendo su per il collo dentro il suo bicchiere di caffè e ritirò immediatamente le dita ancora in contatto con quelle del ragazzo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che Junmyeon si accorgesse di quanto gli stessero sudando le mani.
Evitò di soffermarsi sullo sguardo leggermente deluso del maggiore, chiedendosi se fosse davvero così o se fosse solo la sua mente che vedeva ciò che voleva vedere, poi svuotò l'ultimo sorso della bevanda ormai fredda.
Jongdae sapeva di non essere la persona più estroversa del mondo, ma aveva sempre voluto estraniarsi dallo stereotipo del ragazzo timido e balbettante che arrossiva ad ogni complimento. Odiava sentirsi a disagio con le altre persone ed era sempre il primo a sorridere a qualcuno solo per ricevere un sorriso di ritorno.
Con Junmyeon era diverso.
Prima di tutto Jongdae non lo conosceva abbastanza da sapere cosa potesse permettersi di chiedere e cosa no, non sapeva che argomenti fossero un tabù con lui o quanto potesse spingersi in là con gli scherzi prima di passare il limite. Inoltre Jongdae voleva disperatamente fare bella figura con lui e si sentiva come se ad ogni parola potesse dire qualcosa di sbagliato e perdere le attenzioni del ragazzo.
Junmyeon dal canto suo non aiutava con quel suo modo di lanciare complimenti un secondo prima e nascondere il volto quello dopo, faceva solo sentire Jongdae ancora più a disagio non sapendo come interpretare le sue parole.
Con chiunque altro Jongdae avrebbe già rinunciato, non era da lui rimanere in una situazione imbarazzante di sua spontanea volontà, ma qualcosa dentro di lui, forse tutti i giorni che aveva passato dietro il bancone ad immaginare come sarebbe stato poter toccare il suo volto, gli stava dicendo di non mollare e di dargli ancora tempo.
Jongdae voleva ancora sapere come sarebbe stato toccare il suo volto. Junmyeon era incredibilmente espressivo, forse a causa del suo lavoro, e ogni volta che curvava le sopracciglia o rideva, le se guance si facevano ancora più piene ed invitanti. La punta delle sue dita formicolava all'idea di potersi posare sulla sua pelle e Jongdae si costrinse a spostare lo sguardo sul pavimento accanto a Junmyeon perchè, seriamente, si doveva dare una calmata.
Junmyeon aveva uno strano sorrisetto compiaciuto, quasi come se potesse leggere il tormento interiore che stava vivendo il ragazzo, ma Jongdae cercò di distogliere l'attenzione da sé con nuove domande.
- Allora, da quanto sei vegano? - Chiese tamburellando con le dita sul tavolo, cercando di rendere la domanda il più casuale possibile. Non era certo che Junmyeon fosse a suo agio a parlarne, vista la difficoltà con cui Jongdae ne era venuto a conoscenza.
- Più o meno due anni. - Rispose il maggiore giocando con il tappo di plastica del suo Americano. - E' iniziata più come una sfida con degli amici ma dopo il primo mese mi sentivo già meglio fisicamente. Ho fatto qualche ricerca e diciamo che preferisco che certe cose rimangano fuori dal mio corpo. -
Jongdae sorrise imbarazzato, pensando a quante volte aveva offerto al ragazzo dolci che probabilmente gli avevano dato la nausea al solo pensiero di cosa contenessero.
- Mi dispiace che tu non possa trovare molto qui da noi. -
Junmyeon mise subito le mani in avanti per rassicurarlo e Jongdae ebbe la tentazione di stringergli nuovamente la mano. - Non devi scusarti! Ho cambiato due posti prima di trovare questo e sinceramente nessun altro tiene il latte d'avena come ingrediente standard quindi non ho intenzione di cercare altrove. -
Il ragazzo sorrise e prese un piccolo respiro come se volesse aggiungere qualcosa, ma subito dopo tornò ad appoggiarsi composto sulla sedia, le labbra più strette che mai.
- Cosa? - Jongdae si sentì domandare senza nemmeno volerlo.
Junmyeon scosse la testa afferrando il suo caffè e cercando di chiudere il discorso ma Jongdae era determinato a scoprire cosa stesse per dire.
- Ho promesso che non rido! -
- Non è quello, è che... - Junmyeon fece una smorfia indecisa, sembrava davvero sul punto di cedere e Jongdae non lo fece apposta a spingere in avanti il piede e toccargli il polpaccio, ma il maggiore dovette prenderlo come un invito a parlare perchè si morse il labbro e prese un nuovo piccolo respiro.
- Se tu volessi, potrei insegnarti. Voglio dire, per il locale, se mai qualcuno oltre a me dovesse chiedertelo, potrei insegnarti a cucinare vegano. -
Jongdae rimase in silenzio per qualche secondo, pensando a come dovesse interpretare quelle parole. Era un appuntamento? Non era un appuntamento?
- Certo. Sarebbe fantastico. - Effettivamente non gli interessava cosa fosse finché Junmyeon era compreso nel pacchetto.
Dei piccoli colpi arrivarono dalla parte del laboratorio di Kyungsoo e Jongdae sapeva che aveva fatto aspettare fin troppo Jongin. Per quanto volesse continuare a rimanere seduto a quel tavolino con le dita che tremavano appena per l'emozione e il sorriso più bello al mondo davanti ai suoi occhi, Jongin doveva tornare a casa e anche Junmyeon, probabilmente, perchè aveva già recuperato la sua solita sciarpa e se la stava legando al collo in quel modo un po' sorpassato e classico.
- Meglio che vada. - Disse il ragazzo con un'espressione di scuse, doveva decisamente aver capito la situazione. Eppure Jongdae non si sentì minimamente in colpa.
- Questo è il mio numero. Scrivimi se ti va l'idea delle lezioni di cucina. - Junmyeon gli passò un piccolo tovagliolo con un numero di telefono scritto frettolosamente. - Io– spero che ti vada, in effetti. -
Fortunatamente Junmyeon non rimase ad aspettare una risposta, fece un semplice cenno con la mano e raccolse le sue cose incamminandosi verso l'uscita.
Jongdae aspettò che la porta venisse richiusa alle sue spalle e solo quando si fu assicurato di essere da solo, prese un lungo respiro e rilasciò l'aria e la tensione che stava trattenendo. Assurdo, era stato tutto così assurdo che se non avesse ancora in mano il numero di Junmyeon non ci avrebbe ma creduto che fosse davvero successo.
Nella sua mente girava un video delle labbra di Junmyeon che si muovevano velocemente mentre parlava, che si stiravano in un sorriso, quel sorriso che ormai Jongdae sognava pure la notte e per la prima volta si prese tutto il tempo necessario per immaginare come sarebbe stato far parte della vita del ragazzo.
Sarebbe stato assurdo, appunto. Meraviglioso, un po' spaventoso, sicuramente imprevedibile. Jongdae ebbe una velocissima visione di loro due al supermercato, con un solo carrello mentre si lamentavano di ogni cosa che l'altro cercava di infilarci dentro. Jongdae sorrise rendendosi conto di quanto si sentisse come una adolescente con la prima cotta.
Quando Jongin fu liberato dal laboratorio, Jongdae si rese conto che a vivere l'incubo era stato più Kyungsoo che il minore. Il laboratorio profumava di cioccolato e mele e Jongin aveva la bocca piena di briciole sul lato, mentre Kyungsoo aveva lo sguardo omicida di chi stava per commettere una strage.
- Hyung! Raccontaci tutto! - Esplose subito Jongin facendo cadere un vassoio, fortunatamente, vuoto.
Kyungsoo strinse gli occhi per la rabbia e cacciò via entrambi i ragazzi chiudendosi la porta del laboratorio alle spalle.
- Peccato che Sehun non sia venuto oggi, glielo avevo detto che avresti fatto centro. -
Jongdae scrollò le spalle, non era successo niente tra loro ma non voleva che Jongin lo sapesse. L'idea che gli altri pensassero che tra lui e Junmyeon ci fosse qualcosa gli piaceva più di quanto volesse ammettere.
- Mi devi ancora un massaggio. -
- Mi hai imprigionato dentro una stanza con Kyungsoo hyung per quasi un'ora, sai cosa vuol dire? -
- Che ti ho fatto probabilmente il più bel regalo della mia vita. -
Jongin ghignò. - Esatto hyung, facciamo che te ne devo due. -
Jongdae scoppiò a ridere, Jongin si unì a lui. Nella sua mente risuonò la risata di Junmyeon e il suo cuore cominciò a battere un po' più velocemente.
 
La settimana successiva Jongdae era più in forma che mai. Aveva superato il suo record di clienti in una sola ora e aveva trovato un bellissimo nome ai cupcake alla zucca di Kyungsoo, al quale Jongin aveva storto il naso invidioso.
Stava preparando la quarta cioccolata calda della mattina quando Jongin si avvicinò al suo orecchio sussurrandogli un leggero "E' qui" e facendo un cenno verso l'ingresso.
Il volto di Jongdae si illuminò all'istante e quasi lasciò cadere la tazza in ceramica che teneva in mano per poter salutare Junmyeon che entrava in quel momento.
Junmyeon aveva il volto nascosto dalla sua enorme sciarpa e le guance più colorate che mai, rivolse un sorriso al barista (e Jongdae se ne accorse solo perchè i suoi occhi divennero due fessure brillanti) e si mise in fila ad aspettare il suo turno.
Jongdae sentì l'eccitazione scorrergli lungo le braccia mentre preparava le ordinazioni dei clienti ai tavoli, una sorta di brivido che lo costringeva a stare in movimento, a sorridere, ad essere cordiale, a ricordare a tutti che era un bellissimo giorno per essere felici.
Strappò lo scontrino dell'ultimo cliente in attesa alla cassa e con un grande sospiro raggiunse il bancone dove sapeva che ci sarebbe stato Junmyeon ad aspettarlo.
Il maggiore stava seguendo la sua solita routine, ispezionando ogni fila della vetrina in cerca di qualcosa che sapeva anche lui che non avrebbe potuto mangiare, facendo quella deliziosa smorfia (da quando era diventata deliziosa? Jongdae l'aveva sempre detestata!) alla realizzazione che anche quella mattina avrebbe bevuto solo caffè e alzando poi gli occhi su quelli pieni d'aspettativa di Jongdae.
- Cosa posso prepararti? - Chiese Jongdae pieno di energie.
- Uhm, mi fai un Golden Milk senza miele e con poco pepe, se è possibile con l'olio di mandorle dolci e non con quello di cocco. -
Jongdae non aveva la minima idea di cosa fosse un Golden Milk, ma era abbastanza sicuro che Junmyeon lo stesse prendendo in giro, quindi strappò il foglietto con l'ordinazione e fece un grande sorriso.
- Perfetto! Le porto subito la sua spremuta d'arancia! - Al che Junmyeon scoppiò a ridere abbassando un poco la sciarpa e rivelando il suo sorriso. A Jongdae mancò il respiro per qualche secondo.
Vedere Junmyeon appoggiato al bancone non era strano come aveva pensato dopo i recenti avvenimenti, gli dava una sensazione di sicurezza e calore, come se finalmente potesse abbandonarsi all'idea che il ragazzo fosse davvero li solo per lui. Per un certo verso Jongdae si sentiva anche meno a disagio, avere il bancone in mezzo a loro, dover andare incontro alle aspettative del maggiore solo in fatto di colazione, era rassicurante almeno quanto la sensazione che aveva provato giorni prima quando Junmyeon gli aveva stretto la mano.
Jongdae era sempre stato più bravo a fare caffè che a parlare apertamente di sentimenti.
Afferrò un piattino e ci posò sopra il bicchiere di spremuta, poi prese il piccolo sacchettino di carta che aveva preparato vicino alla macchina del caffè già dalla mattina e lo porse al ragazzo assieme alla sua ordinazione.
Junmyeon alzò un sopracciglio sorpreso e tastò il sacchettino cercando di capire cosa contenesse.
- E' un plumcake alla banana. Lo ha fatto Kyungsoo ma la ricetta l'ho cercata io. Ci ho messo quasi una notte intera a capire cosa fossero i semi di chia. -
Junmyeon aprì il piccolo sacchetto annusandone il profumo e sbirciando il dolce all'interno.
- Non vedo semi di chia. -
- Perchè quando abbiamo capito che non erano indispensabili Kyungsoo si è rifiutato di metterli. Ha detto che i semi si piantano ma non si mettono sui dolci. -
Il maggiore fece un piccolo sorriso, ma qualcosa nei suoi occhi fece capire a Jongdae che non era del tutto certo, che aveva ancora qualche dubbio sulla capacità di Jongdae di cercare ricette adatte a lui e di Kyungsoo di portare a fondo una ricetta che non approvava in nessun aspetto.
Jongdae si morse il labbro.
- Siamo stati molto attenti, te lo prometto. E' fatto anche con un latte vegetale speciale, il Kosh-qualcosa. -
- Cashew. - Junmyeon sorrise e nonostante non sembrasse comunque rassicurato dalla cosa, spezzò un boccone del dolce e lo portò alla bocca.
- Cashew, esatto. - Confermò Jongdae. - L'ho fatto arrivare apposta per te. -
- E' davvero buono, Jongdae. Grazie. -
Jongdae si sentì fiero di sé stesso e cercò di nascondere come i complimenti del ragazzo gli facessero già così tanto effetto.
Jongin tornò al banco di corsa a prendere nuovi ordini e passando vicino alla cassa fece squillare la campanella da tavolo un paio di volte, segno che Jongdae si era preso fin troppo tempo per parlare con Junmyeon.
- Devo andare. - Disse infatti questi cogliendo subito il segnale.
Jongdae annuì e accettò la banconota ormai familiare con un sorriso imbarazzato.
Junmyeon stava quasi per andarsene quando si voltò nuovamente verso il barista e gli rivolse quello sguardo metà incerto, metà speranzoso che faceva ogni volta che non trovava le parole per dire qualcosa.
- Ci vediamo stasera allora? -
Jongdae si morse l'interno delle guance. Non lo aveva dimenticato, non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Avevano passato gli ultimi giorni a scambiarsi messaggi al riguardo e al solo pensiero di poter passare una serata con Junmyeon, il ragazzo sentiva l'emozione fargli tremare le gambe.
- Certo. - Rispose quasi senza fiato, evitando lo sguardo sorpreso di Jongin accanto a lui.
Jongdae guardò Junmyeon allontanarsi coprendosi nuovamente la bocca con la sciarpa e non poté fare a meno di immaginare se sarebbe mai arrivato il giorno in cui sarebbero state le sue stesse labbra a tenerlo al caldo.
 
A ripensarci, Jongdae era stato più bravo del previsto, non aveva osato troppo con le scarpe eleganti ma aveva comunque stirato la camicia buona, rigorosamente indossata fuori dai pantaloni perchè altrimenti avrebbe dovuto stirarla anche la volta dopo. Aveva anche seguito il consiglio di Minseok di portare una bottiglia di vino, solo che in casa non avevano vino e Jongdae era quasi certo che Junmyeon non lo avrebbe bevuto, quindi aveva ripiegato su due lattine di birra e la gentilezza di arrivare fino all'appartamento di Junmyeon in macchina perchè "No, Jongdae. Non puoi andare da lui in autobus solo per farlo sentire in dovere di riaccompagnarti a casa al vostro primo appuntamento". Jongdae aveva precisato che non era il loro primo appuntamento, aveva precisato che non era affatto un appuntamento, ma nemmeno lui credeva alle sue parole.
- Sei qui. -
Junmyeon aprì la porta con i capelli arruffati e le ciabatte di plastica più brutte che Jongdae avesse mai visto. In un qualche modo se lo era immaginato che il maggiore non potesse essere così perfetto in tutto. Indossava un maglione pesante grigio e dei pantaloni da ginnastica neri, Jongdae era certo che nessuno al mondo a parte Kim Junmyeon pensasse che quello potesse effettivamente chiamarsi 'abbinamento', ma incredibilmente addosso a lui sembrava la collezione invernale di Balenciaga.
- Entra pure, scusa per il disordine. -
Nella vita reale, quando una persona si scusa per il disordine, chiede scusa per i due granelli di polvere che gli sono sfuggiti dopo aver pulito tutto il giorno in vista degli ospiti. Quando Junmyeon si scusava per il disordine, lo faceva per davvero. L'appartamento era un casino, scarpe abbandonate all'entrata, vestiti che pendevano da ogni maniglia della casa e un paio di cuscini a terra furono solo alcune delle prime cose che Jongdae riuscì a notare, ma nonostante quello, si vedeva come Junmyeon si fosse messo d'impegno per sistemare la stanza, lo poteva capire dalle riviste impilate ai piedi del tavolo che Dio solo sa dove fossero state fino a quel momento. Jongdae era sempre stato un ragazzo ordinato e si sorprese a pensare che non gli importava se Junmyeon fosse il contrario, niente aveva importanza quando la casa profumava di candela alla cannella e Jongdae sapeva che era il profumo che Junmyeon gli aveva attribuito.
Sentì la porta d'entrata venire chiusa alle sue spalle e Jongdae fece un respiro profondo.
Erano a casa di Junmyeon, erano soli e non riusciva ancora a crederci.
- Hai fame? - Chiese Junmyeon facendo strada verso la cucina già visibile dall'ingresso.
- Certo. - Disse Jongdae un po' insicuro. Non voleva rovinare l'umore della serata ma il solo pensiero di essere così vicino a Junmyeon gli aveva chiuso lo stomaco ancora prima di arrivare li.
Junmyeon si voltò verso di lui e fece un sorriso un po' imbarazzato.
- Mi dispiace allora, perchè devo confessarti una cosa. -
Jongdae alzò le sopracciglia in attesa.
- Non so cucinare, non sono nemmeno sicuro di saper usare il forno. Quindi spero che ti piacciano i noodle istantanei perchè io vivo solo di quelli e di ciò che mi prepari tu al mattino. -
Jongdae spalancò la bocca seriamente sorpreso.
- Pensavo che l'intero proposito della serata fosse insegnarmi a cucinare. -
Junmyeon si grattò la fronte e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi, quelli un po' imbarazzati che facevano vedere il ragazzo per come era veramente: un po' insicuro ma determinato, divertente, bellissimo.
- L'intero proposito della serata era passare del tempo con te. -
Jongdae si sforzò di deglutire. Sapeva che Junmyeon stava aspettando che dicesse qualcosa, ma cosa poteva dire quando ogni singola cellula del suo corpo gli stava suggerendo di mandare tutto al diavolo e correre tra le sue braccia?
Sentiva i palmi delle mani farsi sempre più sudati mentre tentava di resistere alla voglia di stringere i capelli del ragazzo tra le sue dita, di inalare il suo profumo e scoprire se le sue labbra fossero davvero così screpolate come gli erano sempre sembrate.
- I noodle vanno bene. - Rispose infine, perchè era un idiota e non riusciva ancora ad accettare un complimento senza dover soppesare ogni significato nascosto.
I noodle in fin dei conti andavano davvero bene e sotto sotto Jongdae era sicuro che li avrebbe potuti apprezzare più di qualunque altro piatto a base di tofu.
I due ragazzi mangiarono scambiandosi qualche domanda innocente. Jongdae voleva davvero sapere tutto sui personaggi a cui Junmyeon dava la voce, chiedendogli, anzi, supplicandolo di interpretarne qualcuno. Junmyeon al contrario, voleva sapere tutti i dettagli più semplici della vita di Jongdae, il suo colore preferito, se gli piacesse leggere, se fosse mai stato all'estero...
Durante la cena le loro gambe si erano scontrate più volte sotto il tavolo e nessuno dei due pensava che fosse casuale. Jongdae si era anche quasi strozzato con i noodle quando Junmyeon aveva sfacciatamente fatto scorrere il lato del piede lungo il suo polpaccio, ma non si era azzardato a rispondere al gesto. Ancora poco e neanche il tavolo tra loro lo avrebbe fermato dall'afferrare l'orrendo maglione del ragazzo e attirarlo a sé.
Quando finalmente Junmyeon decise che non avrebbero dovuto sprecare l'occasione di insegnare davvero qualcosa a Jongdae, la tavola venne presto abbandonata e si spostarono in cucina, ognuno con una lattina di birra in mano. Junmyeon aveva cercato la ricetta più facile che fosse riuscito a trovare per dei muffin al cioccolato, niente di pretenzioso, alta probabilità di riuscita.
- Se Kyungsoo mi vedesse in questo momento non mi farebbe più entrare nel suo laboratorio. -
Jongdae prese un sorso della sua birra e ispezionò gli ingredienti che Junmyeon aveva posizionato sul ripiano da lavoro. In un certo senso non c'era nulla di nuovo, niente di strano o incredibilmente complicato. Non c'erano le uova e il latte era di soia, a parte quello, era come fare un dolce normale.
- Okay, io verso, tu mischi. - Disse Junmyeon concentrato sulla ricetta. Aveva le sopracciglia leggermente incurvate e le labbra in fuori mentre cercava di capire in che ordine aggiungere gli ingredienti. Jongdae avrebbe tanto voluto prendere il telefono e scattargli una foto in quella posizione, ma avrebbe voluto dire distogliere gli occhi da lui ed era l'ultima cosa che voleva fare.
- Mi passi il cacao? - Jongdae scosse la testa guardandosi intorno e trovando la piccola confezione di cacao amaro accanto al resto degli ingredienti. La porse al maggiore e le loro dita entrarono in contatto per un breve momento, ma che bastò per mandare un brivido lungo il braccio di Jongdae.
Junmyeon fece un piccolo sorriso, appoggiò la confezione sopra il ripiano e afferrò la mano ancora tesa del ragazzo, soddisfatto. Le dita di Junmyeon erano fredde rispetto alle sue, ma aveva aspettato così tanto per poter risentire quella sensazione e Jongdae sentiva che il cuore sarebbe potuto esplodergli nel petto. Aveva sempre avuto delle mani piccole ma affusolate, quelle di Junmyeon erano più forti e riuscivano ad avvolgere completamente la sua, facendolo sentire in un qualche modo al riparo, protetto.
- Vorrei tenerti sempre per mano. - Jongdae aveva imparato a conoscere il lato romantico di Junmyeon durante le sere passate a scambiarsi messaggi, nonostante il ragazzo fosse un tipo introverso, riusciva sempre ad uscirsene con le frasi più inaspettate e dolci, facendo inevitabilmente perdere un battito a Jongdae. Jongdae non era ancora riuscito a rispondere decentemente ad una di quelle dichiarazioni.
- Se mi tieni per mano non possiamo finire il dolce. -
E Jongdae lo vide nei suoi occhi che Junmyeon stava pensando a qualcosa, probabilmente ad un'altra delle sue frasi mielose da perfetto cliché. Per un secondo sperò anche che la dicesse ad alta voce, ma presto sentì la sua mano venire rilasciata e cadere al suo fianco.
Junmyeon sorrideva gentile, una silenziosa promessa che sarebbe tornato a reclamare il suo posto più tardi.
Jongdae ricambiò il sorriso, abbassò lo sguardo, soppresse completamente il lamento che gli stava per salire dalla gola alla perdita del contatto, si ripeté mentalmente che avrebbe avuto modo di recuperare in un altro momento, che non doveva essere egoista e frettoloso. Dio, quanto poteva essere fortunato che Junmyeon volesse proprio lui?
Jongdae cercò di distrarsi guardandosi intorno e facendo finta di interessarsi al contenitore di plastica a forma di dinosauro (ormai Jongdae si era reso all'idea che 'Junmyeon' e 'kitsch' fossero sinonimi) con all'interno quei ventagli di sfoglia che a Junmyeon sembravano piacere tanto.
- Lo sai? Non sono mai stato bravo con... -
Junmyeon stava versando il cacao amaro direttamente dalla confezione, senza prima misurarlo, e un'enorme grumo di cacao era caduto dentro la ciotola sollevando una nuvola scura che aveva appena colpito in pieno il ragazzo.
Jongdae scoppiò a ridere sventolando le mani per cercare di farsi largo in quella nube di cacao, lanciò un'occhiata all'impasto ora completamente color cioccolato e poi guardò Junmyeon che era rimasto paralizzato, un leggero broncio a metà tra il deluso e il sorpreso che non riuscì a sfuggire agli occhi attenti del minore.
Junmyeon aveva due strisce parallele di cacao su una guancia, cosa che fece ridere Jongdae ancora più forte. In un attimo di euforia il ragazzo si sporse oltre il ripiano e afferrò il contenitore a forma di dinosauro, estraendone un ventaglio e spezzandolo a metà.
- Cosa fai? - Chiese Junmyeon con la voce strozzata.
Jongdae portò ogni metà del ventaglio sopra la testa del ragazzo e ridacchiò compiaciuto.
- Ecco, un bellissimo coniglietto. -
Junmyeon spalancò gli occhi e si scosse i capelli cercando di scappare dal ragazzo. Portò una mano al volto tentando di pulirlo al meglio ma facendo solo più un disastro e dando a Jongdae un nuovo motivo per ridere.
- Non è giusto! Io sto facendo tutto il lavoro e vengo anche deriso! -
Jongdae si sentiva leggero, erano passati anni dall'ultima volta che si era sentito così bene in compagnia di qualcuno. Forse, era proprio la prima volta e per un secondo si sentì in dovere di aiutare quel povero ragazzo che gli stava dando così tanto in quell'ultimo periodo.
Afferrò un tovagliolo e si avvicinò a Junmyeon con l'intenzione di pulirgli la guancia, ma proprio quando stava per alzare il braccio, il maggiore fu più veloce di lui e con l'indice della mano gli sporcò la punta del naso con l'impasto dei muffin.
Jongdae rimase senza parole, quello era un vero e proprio tradimento.
Junmyeon ridacchiava facendo cadere inconsciamente le ciocche di capelli davanti agli occhi, aveva ancora un po' di cacao sulla guancia ma improvvisamente Jongdae non si sentiva più in dovere di aiutarlo a pulirlo, anzi, stava quasi per iniziare una vera e propria lotta di cibo come quelle che si vedevano nei film, ma Junmyeon aprì la bocca e ne uscì l'ultima cosa che Jongdae si sarebbe aspettato.
- Meow. -
- Cosa? -
- Sai, per le tue labbra... Meow. -
Jongdae non seppe se prenderlo come un complimento, in fin dei conti a tutti piacevano i gatti, no? Ma Junmyeon non gli diede modo di pensarci troppo perchè subito dopo il ragazzo si sporse in avanti e posò un bacetto sulla punta del suo naso, schiudendo le labbra e rimuovendo completamente la macchia di impasto.
Jongdae sentì le gambe congelarsi sul posto, i muscoli tendersi e le mani chiudersi a pugno. Voleva sorridere, o dire qualcosa, giusto per non far pesare troppo quel momento di silenzio, per non far credere a Junmyeon di avere sbagliato, perchè non aveva sbagliato, anzi, Jongdae sentiva che sarebbe potuto saltare in aria per la gioia, sentiva che tutto ciò che voleva in quel momento era che...
...era che Junmyeon lo guardasse come lo stava guardando in quel momento, con le mani strette sulle sue spalle, la fronte così vicina alla sua che quasi potevano toccarsi. Voleva solo che lo guardasse con quel misto di indecisione e desiderio che vedeva ora nei suoi occhi, con le palpebre semi chiuse e le sopracciglia incurvate in una smorfia di sofferenza, ma quel tipo di sofferenza che provi a doverti trattenere dal fare qualcosa che vuoi davvero, davvero fare.
Il suo respiro era regolare ma pesante, o forse a Jongdae si erano tappate le orecchie perchè improvvisamente era tutto in silenzio e l'unico rumore che percepiva era il battito del suo cuore e tutta la sua attenzione era rivolta alle labbra di Junmyeon che da così vicino non sembravano più tanto screpolate e su cui passò velocemente la punta della lingua, leccando via l'ultima traccia rimasta del cacao.
Jongdae sussultò e il secondo dopo sentì le mani di Junmyeon stringergli il volto e le labbra premere contro le sue. Non si rese nemmeno conto di quando chiuse gli occhi, Jongdae sapeva solo che quel bacio aveva il sapore del cacao e che non sarebbe mai più riuscito a mangiare un muffin senza pensare a quanto esperte fossero le labbra di Junmyeon che si schiudevano contro le sue, bagnandole, mordendole, rubandogli il fiato. Jongdae avvolse il ragazzo con le sue braccia, strinse il tessuto del suo maglione perchè sentiva le gambe cedere un poco alla volta, perchè il suo profumo era inebriante e ad ogni secondo sentiva che stava diventando sempre più dipendente da lui. Junmyeon inclinò la testa, fece scontrare i loro nasi e fece salire una mano a stringere i capelli del minore. Respirò profondamente nel bacio e spinse Jongdae contro il ripiano della cucina, intrappolandolo con il suo stesso corpo e Jongdae lo poteva sentire, lo capiva dal modo in cui le labbra del ragazzo stavano reclamando furiosamente le sue, lo percepiva dal mondo in cui il petto bruciava al contatto, Junmyeon non aveva intenzione di lasciarlo andare e Jongdae non poté che esserne compiaciuto.
Quando si staccarono, non c'era rimpianto nei loro occhi, ma una sorta di promessa che quello sarebbe stato solo il primo dei tanti momenti che avrebbero condiviso assieme. Da quel momento Junmyeon avrebbe sempre profumato di cacao amaro per lui.
I muffin furono un disastro e vennero presto dimenticati in cucina. Junmyeon invitò Jongdae a guardare un film e non mollò mai la presa dalla sua mano e prima di lasciarlo tornare a casa, il maggiore lo baciò di nuovo.
 
Nelle due settimane successive ci furono molti cambiamenti nella vita di Jongdae: aveva imparato a preparare il miglior Golden Milk del paese, aveva comprato uno spazzolino nuovo che aveva dimora fissa nel bagno di Junmyeon e il suo stato di Facebook non recitava più 'single'.
Non aveva ancora imparato a pronunciare correttamente la parola 'Cashew' ma Junmyeon era paziente ed era anche bello, divertente, accattivante e quel tipo di imbarazzante che faceva sciogliere Jongdae in mille sorrisi. E soprattutto era suo.
 
Quella mattina Jongdae aveva due occhiaie spaventose sotto gli occhi, reduce da una terribile serata chiuso in laboratorio con Kyungsoo, ma non si lamentava, non quando era stata una sua idea.
Junmyeon arrivò come sempre alla solita ora, la sciarpa sempre stretta attorno alla bocca, le scarpe sempre eleganti che Jongdae aveva scoperto essere in finta pelle.
- Siediti, ho una sorpresa per te. - Disse Jongdae non appena vide il compagno raggiungere il bancone dove stava controllando alcune ordinazioni.
Junmyeon annuì e cercò un posto libero tra i tavolini del locale, sedendosi infine sullo stesso posto dove lui e Jongdae avevano avuto il loro primo vero incontro.
Jongdae si morse il labbro entrando nel laboratorio di Kyungsoo e avvicinandosi ad una serie di dolcetti coperti con la carta stagnola.
- In bocca al lupo. - Gli disse Kyungsoo con quel suo solito tono neutrale, ma Jongdae sapeva che in fondo anche lui si sentiva orgoglioso per la sua nuova creazione.
Afferrò l'intero vassoio e tornò nella sala principale, appoggiandolo sul ripiano dove Jongin gli aveva già creato un nuovo posticino. Le dita gli tremavano leggermente mentre scriveva sul cartellino il nome dei dolci e si assicurò di lasciare posto nella parte in basso per disegnare un grande cuore con la dicitura 'Vegan Ok!'.
Jongdae sospirò e appoggiò uno dei dolcetti in un piatto, accanto alla spremuta d'arancia che ormai non serviva nemmeno più che Junmyeon ordinasse, lo conosceva così bene.
Jongin gli aveva gentilmente concesso una breve pausa di quindici minuti e Jongdae sapeva che gli avrebbe dovuto un favore ma per quella volta andava bene così, per il momento voleva solo far felice il suo uomo.
Quando si sedette nel posto vuoto davanti a Junmyeon, questi adocchiò immediatamente il contenuto del vassoio, impaziente di scoprire la sua sorpresa e subito le sue labbra si stesero in un sorriso smagliante.
- E' per me? - Junmyeon raccolse il piccolo muffin al cioccolato e lo rigirò tra le dita. La parte superiore era stata decorata con uno spruzzo di panna di soia, su cui erano state appoggiate le due metà di un ventaglio di sfoglia immerso nel cioccolato. Il risultato assomigliava vagamente alla sagoma di un coniglietto e Jongdae andava molto fiero della sua idea.
- Senza zucchero, niente uova, niente latte, solo cioccolato fondente. Ti presento i miei Sugarfree Dark Chocolate Bunny. -
Junmyeon alzò le sopracciglia al nome, rise, raccolse un po' di panna con un dito e la assaggiò senza esitazione. Junmyeon si fidava di lui, ormai sapeva che Jongdae non gli avrebbe mai preparato qualcosa senza prima controllare gli ingredienti una volta in più del necessario.
- Grazie. - Disse infine il ragazzo e Jongdae annuì, soddisfatto, felice. Se non fosse stato di turno e se non fossero stati nel mezzo di una sala piena di gente, Jongdae sapeva che Junmyeon lo avrebbe ringraziato in modo diverso, magari con uno di quei baci che tanto amava, quelli che non duravano mai abbastanza e che li tenevano sull'uscio della porta per lunghissimi minuti, senza volersi separare.
Ma ogni cosa ha il suo tempo e in quel momento Junmyeon poté solo allungare la mano e stringere quella di Jongdae, forte e decisa.
E Jongdae poté solo stringere la sua di ritorno e promettere che non l'avrebbe più lasciata andare.

 
- end
 

NOTE: Buonasera e grazie a chiunque sia arrivato alla fine di questa storia lunghissima che non ho idea di come io abbia fatto a far durare così tanto. Il prompt era nato su twitter quasi come uno scherzo ma mi è piaciuto abbastanza da volerci dare una chance, in teoria doveva essere una storia semplice e leggerissima, non so come sia finita a scrivere quasi 30 pagine e a metterci in mezzo argomenti più pesanti di quanto avrei voluto inizialmente.
Junmyeon 'vegano' è stato un incidente di percorso, avevo bisogno di un motivo per cui effettivamente facesse quelle ordinazioni super complicate e una dieta particolare mi è sembrata la cosa migliore, oltre al fatto che mi sentivo abbastanza sicura sull'argomento così da evitare di scrivere sciocchezze. E' stato più divertente di quello che mi aspettavo e spero che abbia divertito anche voi ;)
Una piccola questione prima di chiudere: avevo una mezza idea di rendere questa storia la prima di una raccolta di CoffeeShop!AU tutte incentrate sullo Sweet Lies, stessa ambientazione e stessi personaggi ma pairing diversi. Una specie di raccolta di spin-off di questa storia. La prima coppia a venire trattata sarebbe la KaiSoo visto che già in questa storia ne è stato fatto un accenno, ma non vorrei che poi diventasse tutto troppo tirato o esagerato. Fatemi sapere se vi piace l'idea o se è meglio che mi fermi qui e ovviamente fatemi sapere se vi è piaciuta questa fic, ero un po' titubante a pubblicarla, quindi mi farebbe davvero felice sapere cosa ne pensate!
Grazie e alla prossima ;)

 
myunroro
   
 
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