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Autore: thewordsthief    30/01/2018    1 recensioni
La sera del 31 Ottobre 1981, Voldemort si reca a Godric's Hollow per uccidere Harry, finendo per uccidere solo i suoi genitori.
Questo lo sappiamo tutti.
Ma c'è una parte della storia che i libri non raccontano.
La sera di Halloween del 1981 vista con gli occhi dei coniugi Potter. Cosa avranno provato negli ultimi minuti della loro vita?
Dal testo:
"Non ci sarà alcuno scontro, lui sa che non ho speranze di sopravvivere.
Eppure, non è tanto la prospettiva della mia morte imminente a spaventarmi, quanto piuttosto l’idea di non poter più vedere le persone che amo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Voldemort | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Osservo rapito il sorriso di Harry. Sta guardando gli sbuffi di fumo emessi dalla mia bacchetta, ride mentre tenta di afferrarli con le manine. È felice, il piccolo Harry, in quel suo sereno mondo di bambino, in cui la minaccia di Voldemort non esiste. Tuttavia è un mondo sorprendentemente fragile, il suo, una parentesi di cristallo nella dura realtà, che potrebbe infrangersi da un istante all’altro.
Sento cigolare la porta del salotto e sobbalzo. Ho sempre paura che quell’istante possa essere arrivato. Alzo gli occhi e, quando incrocio quelli verdi di Lily, mi do dello stupido. Lui non può trovarci, non qui. Siamo al sicuro.
“È tardi, James” sussurra lei “È ora di mettere Harry a letto.” Sorride mentre lo prende in braccio per avviarsi di sopra.
Sbadiglio e, stiracchiandomi, mi alzo, per poi uscire a mia volta nell’ingresso. La mia bacchetta resta sul divano, in salotto. Dopotutto, siamo al sicuro.
Arrivo nell’ingresso, ma non faccio in tempo a posare il piede sul primo gradino che la porta salta. È davvero lui stavolta, ci ha trovati, siamo in pericolo.
“Lily, prendi Harry e corri! È lui! Scappa! Io lo trattengo…” non appena finisco l’ultima frase, mi rendo conto di quanto essa sia stupida. Sono solo e disarmato, non posso resistere più di qualche secondo contro di lui. Morirò. Ma se permetterà a Lily di salvarsi, ne sarà valsa la pena.
Una figura incappucciata irrompe nell’ingresso. Il volto sfigurato, gli occhi rossi, il naso piatto come quello dei serpenti.
È davvero lui.
Mi stupisco dei miei stessi pensieri. C’era ancora una parte di me che credeva potesse non essere lui? C’era ancora una parte di me che sperava?
 
 Ricordo alla perfezione il giorno in cui scoprimmo che Voldemort ci dava la caccia. Ricordo la paura sul tuo volto, Lily, le lacrime represse a stento, la promessa silenziosa che entrambi avremmo fatto tutto il possibile e anche di più perché Harry vivesse.
E così, quando Silente ci suggerì l’Incanto Fidelius, non avemmo esitazioni.
La nostra prima, scontata scelta come Custode Segreto fu Sirius. E proprio lui ci suggerì di scegliere Peter al suo posto. Perche, in fondo, chi avrebbe mai sospettato di lui? Del piccolo, timido, gentile Peter Minus?
Ci siamo fidati di lui, e lui ci ha traditi.
Ma come avremmo potuto prevedere che fidarci di uno dei nostri migliori amici sarebbe stato un errore?
 
Mi volto, ti vedo in cima alle scale, con Harry in braccio, e mi rendo contro di essere stato uno stupido a pensare che saresti scappata.
Avrei dovuto saperlo, che avresti voluto lottare, tu sei fatta così. Possiedi quel qualcosa di speciale, che ti spinge a comportarti sempre da eroe. Ma non è questo il momento di fare l’eroe, Lily. Adesso devi salvarti, scappare e portare Harry con te.
“Evans…” solo una parola, appena sussurrata, ma che in qualche modo tu riesci a udire.
Come può una semplice parola significare così tanto?
Come può essere così intrisa di ricordi?
“Potter” mi sembra di sentirti sussurrare, e capisco che stai pensando la stessa cosa.
Ci scambiamo un ultimo sguardo, poi tu ti volti e corri su per le scale.
Una tensione che non mi ero accorto di provare mi abbandona, ora che so che hai qualche speranza di sopravvivere.
Finalmente pronto ad affrontare colui che da mesi popola i miei incubi, mi volto.
 
Ho paura.
Lui mi sta guardando, un ghigno gli sfigura ulteriormente il volto pallido.
Non ci sarà alcuno scontro, lui sa che non ho speranze di sopravvivere.
Eppure, non è tanto la prospettiva della mia morte imminente a spaventarmi, quanto piuttosto l’idea di non poter più vedere le persone che amo.
Ed è per loro che ho paura.
Ho paura per Lily, per quello che le succederà quando sarò morto, e ho paura per Harry, per quello che gli succederebbe se anche Lily dovesse morire.
 
In quelli che sono gli ultimi istanti della mia vita, mi concedo di dire addio a coloro che sono stati tutta la mia vita e che saranno, nella morte, i miei unici rimpianti. Un addio che resterà per sempre nella mia testa, certo. Ma non riesco a sopportare il pensiero di morire senza averlo fatto.
Penso a Sirius. Sirius che era mio fratello, Sirius che è scappato dalla sua famiglia e ne ha trovata una nuova nella mia, Sirius che senza nemmeno pensarci ha accettato di essere il padrino di Harry, Sirius che avrebbe dovuto essere il nostro Custode Segreto, Sirius che se lo fosse stato sarebbe morto piuttosto che tradirci.
Penso a Remus.  Remus che temeva che il suo Piccolo Problema Peloso ci avrebbe allontanati da lui, Remus che, in qualità di prefetto, ci rimproverava quando scappavamo da Hogwarts ma che poi, puntualmente, ci seguiva, Remus che ha avuto l’idea della Mappa del Malandrino, Remus che era il nostro grillo parlante.
Poi penso a Peter. Peter che non aveva altri che noi, Peter che aveva sempre paura di finire nei guai, Peter che di tutti noi era il meno coraggioso, Peter che ci ha traditi, Peter che ci ha uccisi.
Eppure, pensando a Peter, non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Non posso non pensare che, forse, se l’avessimo fatto sentire più forte, più coraggioso, non sarebbe diventato un traditore.
Le lacrime iniziano a pungermi gli occhi quando penso a Harry. Harry, che cercavamo di proteggere da tutto questo, Harry che è sempre stato identico a me, tranne che per gli occhi. Quei due smeraldi che Harry ha come occhi, quelli li ha presi dalla madre.
I miei ultimi, e ormai disperati, pensieri vanno a Lily. La donna che ho amato con tutto me stesso fin dal primo istante in cui i miei occhi hanno incrociato i suoi.
Un’unica, silenziosa lacrima mi scorre lungo la guancia mentre guardo Voldemort sollevare la bacchetta.
Ti prego, fa’ che loro vivano
E poi eccole, le due parole che segnano la fine della mia vita.
Avada Kedavra.
 
Avada Kedavra.
Un grido che proviene dal piano di sotto segna la fine della sua vita.
Le lacrime che fino a poco fa mi sono sforzata di trattenere iniziano a scendere.
Non faccio niente per fermarle, tanto continuerebbero a cadere.
Passano pochi secondi, durante i quali Harry mi guarda confuso, troppo piccolo ed innocente per capire che suo padre è appena stato ucciso ad appena una rampa di scale di distanza da noi, poi il piccolo inizia a piangere con me.
Non posso perdere anche te.
Uno schianto, la porta si apre, lasciando entrare lui.
Deposito lentamente Harry nella sua culla, poi mi piazzo davanti a lui con le braccia spalancate, nel vano tentativo di fare da scudo al piccolo che, seppur ignaro di tutto, continua a piangere disperato.
“Spostati, stupida… spostati…”
Più che parole, i suoi sembrano sibili.
I sibili della serpe che è.
“Harry no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry…”
“È il mio ultimo avvertimento…”
“Non Harry! Ti prego… Per favore… lui no! Harry no! Per favore… farò qualunque cosa…”
“Spostati… spostati, ragazza…”
Spostarmi significherebbe lasciare che lui uccida Harry.
Spostarmi significherebbe sopravvivere.
Spostarmi significherebbe veder morire mio figlio.
Non ho nemmeno bisogno di pensarci.
Vedo Voldemort sollevare la bacchetta, e so che questi sono i miei ultimi istanti di vita.
Faccio in tempo a formulare un unico pensiero, grazie per il nostro piccolo infinito, James, prima che la vita abbandoni definitivamente il mio corpo. 


   
 
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