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Autore: itachiforever    31/01/2018    13 recensioni
Questa storia partecipa alla Sfida Natalizia “Ti regalo una storia” indetta dal gruppo facebook EFP Famiglia.
Il prompt scelto è il numero 2 di Laura: Questo è il periodo più festoso – Cercatemi la tradizione di famiglia più bella e scriveteci una storia – Ispirato al corto “Le avventure di Olaf”
Wilson è un giovane Pit Bull appena adottato, come spesso capita, per fare da regalo di Natale ad un bambino. Il Natale ha sempre incuriosito molto il cucciolone e ora non vede l'ora di scoprire come viene festeggiato dalla sua nuova famiglia. Sicuramente sarà molto meglio del pasto in più al canile, proprio come il suo vecchio amico Scott gli ha raccontato.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tradizioni di famiglia
 
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Questa storia partecipa alla Sfida Natalizia “Ti regalo una storia” indetta dal gruppo facebook EFP Famiglia.
Il prompt scelto è il numero 2 di Laura: Questo è il periodo più festoso – Cercatemi la tradizione di famiglia più bella e scriveteci una storia – Ispirato al corto “Le avventure di Olaf”






Era la mattina del 23 Dicembre al canile e mi ero svegliato alle prime luci dell’alba. Avevo disturbato il povero Scott per tutto il tempo. Se non fosse stato abituato a me probabilmente mi avrebbe morso.
In ogni caso, se vi state chiedendo chi io sia, il mio nome è Wilson, ho un anno e due mesi e sono un Pit Bull.
Voglio raccontarvi la storia del giorno più bello della mia vita, quello della mia adozione, quando ho trovato la famiglia migliore che potesse capitarmi.
Scott, il vecchio Pastore Tedesco con cui condividevo il box, era stato costretto a sopportarmi finché Sara, la volontaria che si sarebbe occupata della mia adozione, non venne a prendermi per portarmi a sgranchirmi le zampe coi miei fratelli.
Non sempre c’erano abbastanza persone o abbastanza tempo per portare un po’ a spasso tutti i cani della struttura, quindi capitava che ci mettessero all’interno di un recinto a gruppetti.
Io andavo sempre coi miei fratelli, ma quella fu l’ultima volta. Li avrei salutati e probabilmente non li avrei più rivisti.
Sara mi fece uscire dal box, mi mise la pettorina e mi portò allo sgambamento, dove la mia vecchia famiglia mi stava già aspettando.
“James! Ce ne hai messo di tempo!” Mi disse mio fratello Remus.
“Solo perché sei stato adottato non vuol dire che tu debba farci aspettare così tanto.” Aggiunse mia sorella Lily.
“Scusatemi, ma non è colpa mia se Sara mi ha preso per ultimo.” Risposi.
Io provengo da una cucciolata da otto, sei maschi e due femmine. Ci separarono presto da nostra madre, troppo presto. Poi ci lasciarono davanti al cancello del canile, dove ci presero e ci diedero degli strani nomi. Siamo rimasti insieme per un paio di mesi, poi alcuni di noi iniziarono ad essere adottati. Crescendo ci separarono e ci misero in box diversi, i nostri giochi e i nostri litigi diventavano più violenti e temevano che saremmo finiti col farci male sul serio. Spero che anche Remus ed Alice abbiano trovato una nuova casa, con una bella famiglia ad accoglierli.
Sara ci concesse come al solito un quarto d’ora, che passammo a giocare tra di noi. Poi ci riportò tutti nei nostri box, così ebbi il tempo di salutare un’ultima volta il vecchio Scott, prima che lei venisse di nuovo a prendermi.
Mi fece un bel bagno e mi tagliò le unghie e per non farmi sporcare di nuovo mi tenne nell’ufficio.
“Presto arriverà il tuo nuovo padrone a prenderti” Mi disse. “Sei contento, James? Sei stato molto fortunato, voi Pit Bull siete difficili da far adottare. E giusto in tempo per Natale!”
Sono sempre stato molto curioso riguardo al Natale. Scott me ne parlò una volta, raccontandomi di quando ancora aveva una famiglia, prima che diventasse troppo vecchio e malato. Diceva che era il periodo più bello dell’anno, con tanto cibo e tante coccole sia per gli umani che per i loro animali domestici. Sembrava che gli umani adorassero questa loro festa e se era davvero una cosa così bella speravo di poter farne parte anche io, almeno una volta.
Proprio come aveva detto Sara, presto una macchina si fermò davanti al cancello e ne scesero tre persone: un uomo, una donna e un bambino. La mia nuova famiglia.
Fino a quel momento avevo visto solo l’uomo ed ero felicissimo di poter conoscere finalmente anche gli altri. Mi feci rimettere il guinzaglio e andammo subito ad accoglierli.
Sara dovette tenermi forte, perché non vedevo l’ora di poter giocare con loro, soprattutto con il bambino, che sembrava felice almeno quanto me.
“Buongiorno, Giacomo.” Salutò Sara.
“Ciao, piacere di rivederti! Questa è mia moglie Elisa e lui è Filippo.”
“Piacere di conoscervi. Sei contento Filippo? Questo è James.”
Così scoprii i nomi dei miei nuovi proprietari.
“Quindi è lui che portiamo a casa?” Chiese il bambino, sorridente. “Posso accarezzarlo?” Chiese a Sara, che mi chiese di stare buono e non agitarmi.
Ma come potevo non agitarmi? Ero così felice!
“Certo che puoi, ma fatti annusare la mano prima.”
Il piccolo Filippo tese la mano e io non persi tempo ad odorarla che subito gli andai addosso per fargli le feste.
“Siamo sicuri che non morda?” Chiese la donna.
“Non si preoccupi, James è tanto buono quanto vivace. È ancora giovane, vuole solo giocare.” La rassicurò Sara.
“Ma è di razza o è un incrocio?”
“Siamo abbastanza sicuri che sia un Pit Bull puro.”
“Ah, questo non me lo avevi detto.” Disse Elisa a Giacomo.
La signora non sembrava molto contenta di me, ma ormai ero abituato. Non ho ancora capito bene il perché, ma le persone si spaventano quando scoprono che sono un Pit Bull. Cosa c’è di male?
“Non ti preoccupare” La rassicurò il marito. “Tutte le volte che sono stato qui non ha causato problemi. Guarda, ha già fatto amicizia.”
“A discapito di quello che si crede, i Pit Bull possono essere ottimi cani per famiglie. James è già stato un po’ addestrato, basta avere un po’ di pazienza e sarà il cane perfetto per voi.”
Mentre i tre adulti parlavano, Sara aveva allentato un po’ la presa sul guinzaglio, così fui più libero di giocare con Filippo. Aveva già scoperto il mio punto debole, i grattini dietro le orecchie.
“Posso tenere io il guinzaglio?” Chiese ad un certo punto.
“Va bene, ma tienilo forte e non andare in giro per adesso.” Acconsentì Sara, passandogli il guinzaglio.
Se Filippo continuava a farmi le coccole, dove voleva che andassi?
Finalmente gli adulti si decisero ad andare a sistemare i moduli per l’adozione in ufficio e io cercai di stare il più vicino possibile al mio nuovo amichetto. Nessuno dei due tirava il guinzaglio, sicuramente saremmo andati molto d’accordo.
“Allora” Chiese Sara a Filippo “Gli cambierai nome o gli lascerai quello che ha già?”
“No no” Rispose il bambino “Voglio darglielo io.”
“Sa già come chiamarlo, vero amore?”
“Alla mamma non piace tanto il nome che ho pensato, ma non mi importa. Voglio chiamarlo Wilson.”
Wilson. Io trovo che sia un bellissimo nome.
“Carino!” Gli sorrise Sara. “Qualche personaggio che ti piace si chiama così?”
“Sì! È il cognome di Deadpool, ma non volevo chiamarlo Deadpool, sembrerebbe troppo strano.” Affermò convinto il bambino, e io ero d’accordo con lui.
Quando tutto fu sistemato ci dirigemmo in macchina insieme e Filippo mi fece mettere comodo sul sedile posteriore accanto a lui. Il viaggio in macchina fu molto bello e andammo più lontano di quanto io fossi mai andato fino a quel momento. Vidi per la prima volta la città, con i suoi edifici piccoli e grandi, tutti addobbati in occasione del Natale.
Ci fermammo davanti ad una villetta in periferia: non era molto grande, ma aveva un bel giardinetto e un parco vicino. Già immaginavo tutto quello che io e Filippo avremmo potuto fare, convinto che insieme avremmo vissuto mille avventure straordinarie.
Una volta entrati in casa, i genitori fecero al bambino un sacco di raccomandazioni su come comportarsi ora che c’ero anche io in famiglia, e dopo aver assicurato loro che avrebbe pensato lui a tutto mi tolse il guinzaglio e mi portò a visitare tutta la casa.
“Ascolta Wilson. La mamma non vuole che dormi in camera mia per ora, ma se ti comporterai bene sono sicurissimo che alla fine potrai stare con me. Per ora la tua cuccia la metto qui in corridoio, così siamo comunque vicini.” Mi disse alla fine Filippo, posizionando in un angolo un grosso cuscino rosso morbidissimo. Era il posto più comodo che avessi mai provato per dormire. Altro che la vecchia coperta di lana del canile!
La casa era davvero molto carina e sicuramente parte del merito andava a tutte le decorazioni natalizie sparse in giro. Avevano anche un grande albero pieno di palline colorate e piccole luci in salotto. Era bellissimo da vedere e se non fosse stato per la mamma, che provava in tutti i modi a distrarmi, probabilmente avrei combinato qualche guaio cercando di prenderne una. Così Filippo mi portò in giardino e giocammo insieme tutto il giorno.
La sera, mentre loro cenavano a tavola, io mangiavo da una ciotola le crocchette più buone del mondo e in più rimediai anche degli avanzi di carne. Poi io e Filippo, con suo padre, andammo a fare una passeggiata prima di andare a dormire.
Ammetto di essermi eccitato un po’ troppo quella volta. Il guinzaglio dovette tenerlo papà alla fine, stavo tirando un po’ troppo perché il piccolo Filippo riuscisse a tenere il passo. Ne approfittai per iniziare a marcare un po’ il territorio.
Tornati a casa, Filippo andò a letto quasi subito e io lo copiai sistemandomi nella mia nuova cuccia. Un po’ più tardi anche i genitori andarono a letto e la notte passò tranquilla. Il giorno dopo era la Vigilia, aveva detto Filippo, e la sera avrei conosciuto parte della famiglia.
E infatti, dopo una giornata in cui la mamma non fece altro che cucinare prima per il pranzo e poi per la cena, salimmo tutti in macchina alla volta della casa della bisnonna materna di Filippo.
La bisnonna abitava in un appartamento abbastanza grande in città e anche lì era tutto decorato a festa. C’erano ghirlande e festoni, un albero di Natale – decisamente molto più vecchio di quello che avevamo noi – e una sala da pranzo con una grande tavolata imbandita per almeno una trentina di persone.
Appena arrivati trovammo ad aspettarci la bisnonna e i nonni, poi pian piano arrivarono anche un’infinità di zii e cugini. Non avevo mai visto tante persone tutte insieme!
Filippo fu felicissimo di presentarmi a tutti e io ricevetti un sacco di carezze e grattini. Poi andammo in una cameretta con i suoi cinque cuginetti e giocammo insieme finchè non fu il momento di mettersi a tavola.
Tutti parlavano e c’era una gran confusione. Facevano così chiasso che le musiche natalizie che avevano messo alla radio non si sentivano neanche.
Nonostante il rumore però non mi lamentavo affatto. Giravo tra le sedie e il più delle volte ricevevo qualche bocconcino, così di adorare le polpette al sugo della nonna, ma anche la pizza della zia non è affatto male.
Prima di passare al dolce e attendendo la mezzanotte, tutti si divisero in gruppetti. C’era chi chiacchierava, chi giocava a carte e poi, ovviamente, c’ero io che giocavo con tutti i bambini. I cuccioli umani sanno essere davvero fastidiosi a volte, anche per un combina guai come me.
Prima di rimettersi a tavola i piccoli vennero mandati in bagno a lavarsi le mani, non potevano mangiare il dolce dopo aver toccato me, dissero le loro mamme. Ma se sono un cane pulitissimo io!
In ogni caso, tutti ubbidirono e vennero ricompensati con pandoro arricchito da crema al mascarpone. Mi sarebbe piaciuto assaggiarlo, ma sembra che i dolci umani facciano male a noi cani.
Poi finalmente arrivò la tanto attesa mezzanotte.
Tutti proruppero in urla festose e venne stappato lo spumante. Tutto quel rumore improvviso mi colse di sorpresa, spaventandomi. Non ero affatto abituato a tutta quella confusione, credevo ci fosse chissà quale pericolo in agguato e per di più ero ancora molto giovane. Come se non bastasse, presto da fuori iniziarono a sentirsi dei terribili boati e dei lampi di luce colorata ricoprirono il cielo. E mentre tutti, tra abbracci e baci si avvicinavano alle finestre e ai balconi, io mi andai a nascondere sotto ad un tavolo in un angolo, tremante e con la coda tra le zampe.
Il Natale mi piace, ma gli umani devono per forza fare tutto quel rumore? Ancora oggi, anche se sono cresciuto, non mi sono abituato.
Inizialmente nessuno si accorse della mia scomparsa. Erano tutti impegnati a farsi gli auguri, a guardare i fuochi d’artificio, e subito dopo i bambini ricevettero i loro primi regali. Filippo ricevette soprattutto soldi, un Babbo Natale di cioccolata e un pupazzetto di Deadpool. Solo in quel momento si ricordò che c’ero anche io. O meglio, si rese conto che non c’ero! Iniziavo a temere che si fosse già scordato di me.
Il bambino si mise a cercarmi per tutta la casa e ben presto pensò di controllare sotto al mio tavolo.
“Wilson! Che ci fai qui sotto?”
Non potendo parlare, uggiolai, cercando di fargli comprendere al meglio il mio disagio.
“Perché piangi? Va tutto bene, non aver paura.” Il piccolo Filippo si infilò con me sotto al tavolo, cercando di confortarmi.
“Non ti piacciono i fuochi d’artificio, vero? Non preoccuparti, dentro casa non possono farti nulla.”
Averlo vicino servì a farmi ritrovare un po’ di coraggio e dopo qualche grattino nel mio posto preferito uscimmo dal nostro nascondiglio.
“Che stavate facendo voi due lì sotto?” Ci chiese il nonno vedendoci comparire.
“Wilson si è spaventato e l’ho tranquillizzato.”
“Bravo. I cani hanno un udito molto sensibile, devi sempre stargli vicino e farlo sentire al sicuro in queste occasioni.”
“Sì nonno, ci penserò io d’ora in poi!” Assicurò Filippo, abbracciandomi. È proprio un bravo bambino.
Passammo ancora un po’ di tempo con i parenti prima di tornare a casa e avrei tanto voluto giocare un po’ con quel “Deadpool”, ma il mio padroncino non sembrava molto contento dell’idea.
Poi andammo tutti via, parecchio stanchi ma felici. I bambini non vedevano l’ora di andare a letto, così Babbo Natale sarebbe arrivato prima.
Scott mi aveva parlato di questo vecchio panciuto con la barba bianca e vestito di rosso. Diceva che la notte di Natale portava dei regali ai bambini, ma lui non era mai riuscito a vederlo e ormai dubitava anche della sua esistenza.
Non mi andava l’idea che un estraneo entrasse in casa mentre i padroni dormivano, ma se a loro andava bene, allora sarei stato d’accordo anche io.
Appena arrivati in casa Filippo corse subito in salotto e io lo seguii. Lo vidi aggiungere una piccola statuina a quello che poi scoprii essere un presepe. Lui e i suoi genitori rimasero davanti a quella curiosa scena per qualche minuto, in silenzio, poi tutti si prepararono per andare a dormire.
Anche quella notte passò tranquilla. Cercai di rimanere sveglio per vedere se questo Babbo Natale sarebbe arrivato, ma alla fine il sonno ebbe la meglio e mi addormentai.
La mattina dopo Filippo si svegliò presto, facendo svegliare me e i suoi genitori subito dopo. Si diresse subito sotto l’albero per scartare qualche altro regalo che si era misteriosamente aggiunto la sera prima.
Tutta quell’allegria era contagiosa, e poi successe una cosa che non mi aspettavo per nulla. Filippo mi fece avvicinare ad un pacchetto dal quale proveniva un buon odorino.
“Questo è il tuo regalo di Natale! Aprilo!” Mi disse contento. Un regalo per me?! Stupendo!
Filippo posò a terra lo scatolo incartato e senza perdere tempo mi avventai ad aprirlo. Sparsi pezzi di carta e cartone ovunque, divertendo Filippo e suo padre – un po’ meno la madre – e trovai il regalo più bello che un cane possa ricevere: una palla da tennis e dei biscottini a forma di osso.
I biscottini li feci sparire in fretta, poi mi concentrai sulla palla. Aspettai che il mio bambino facesse colazione e si vestisse e poi andammo in giardino a giocare. Non avevo ancora capito che lo scopo del gioco è riportare la palla e aspettare che venga lanciata per andarla a riprendere, ma ci divertimmo lo stesso.
Poi dovemmo rientrare, perché dovevamo andare a pranzo dai parenti del papà, così avrei conosciuto anche il resto della famiglia.
Credo sia il caso di correggere ciò che ho detto prima.
Il regalo più bello che un cane possa ricevere non è una palla, né tanto meno dei biscotti. Il regalo più bello è avere una famiglia che ti ama e ti stia vicino. Per la vita.







Angolo Autrice
Ciao a tutti e grazie di essere passati da qui!
Questa è la prima original che pubblico e devo dire che è un po’ una sorta di esperimento che ho voluto fare.
Ho adorato il corto a cui il prompt della storia si ispira e non mi sono voluta discostare troppo. Ho voluto raccontare il tutto da un punto di vista un po’ diverso dal solito, preservando l’ingenuità e la purezza di Olaf, trasferendole in un’altra creatura. Spero che Wilson vi piaccia ^^
Ho scelto di scrivere tutto con uno stile molto semplice ed essenziale, sperando di rendere il pov più verosimile. Spero solo di non averlo scritto in maniera troppo “infantile”.
La tradizione che ho scelto è quella che fino a qualche anno fa era della mia famiglia. Ho cambiato nomi e sessi per privacy XD Mi ha fatto piacere da un lato ricordare quanto fosse bello il Natale quando ero piccola, anche solo per il semplice fatto di passare del tempo assieme a tutta la famiglia. Ma ahimè, le cose cambiano, le persone se ne vanno e si allontanano. Si cresce e la magia finisce. Non è stato facilissimo per me scrivere questa storia, per quanto semplice possa sembrare. Ho rievocato ricordi bellissimi che però ora fanno molto male.
In ogni caso, la smetto con questi sentimentalismi che forse è meglio. Spero che questa piccola storia vi piaccia. Pareri e consigli sono sempre bene accetti!
Alla prossima e buon anno! (Con un ritardo impressionante, ma ok)

 
  
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