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Autore: apeirmon    01/02/2018    5 recensioni
I sogni ci offrono una visione della vita tramite un'angolazione diversa, che ci permette di accorgerci di aspetti che ci nascondevamo. Ma se abbiamo il coraggio di lasciarci guidare da essi, tutto diventa più chiaro.
[fanfiction partecipante al contest è dolce sognare... Dolce? Indetto da eleCorti sul forum di efp]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agumon, Altri, Hikari Yagami/Kari Kamiya, Taichi Yagami/Tai Kamiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Corro.
Entriamo tutti e dieci nel palazzo più vicino, mentre sentiamo quel mostro sterminatore accumulare potenza.
“Cannoni Devastanti!”
Di colpo, avverto il pavimento crollarmi sotto i piedi e la mano di Koushirou cercare di afferrarmi il braccio.
Vedo Sora e Takeru cadere, con i loro Digimon che li seguono dall’alto. Tra di loro c’è mia sorella, indebolita dall’influenza.
“Onii-chan!”
“Hikari!”
Non percepisco.
 
Sono nel corridoio dell’ospedale: insoddisfazione e fretta. Devo trovare Hikari.
Apro una porta, ma dietro c’è Nanimon che balla. Chiudo e passo alla successiva.
No, questa non voglio aprirla. Vado dall’altra parte del corridoio e spalanco la terza. Mi ritrovo davanti Nanomon.
“Vai da qualche parte senza memoria? E se non ricordi da dove vieni, ti è servito?”
Mi giro per aprire un’altra porta, ma nel corridoio c’è la sala d’attesa: sconcerto e colpa. La mamma mi dà uno schiaffo. Poi un altro. Continua mentre mi sgrida.
“Ti avevo detto che Hikari era molto malata. Adesso te la prendi tu la malattia!”
Il mio pallone da calcio rimbalza da un sedile all’altro, finché non mi passa davanti. Lo calcio, lo seguo sull’erba del campo: libertà prigioniera dell’evasione.
Il pallone diventa la testa di Etemon , che inizia a muoversi senza che sia io a colpirla. La inseguo fino al limite del campo e giro l’angolo di un corridoio.
Vedo Agumon: sollievo e incertezza.
“Non è colpa tua! È colpo! Baby Meteora!”
Mi butto di lato per evitare il fuoco e giro la testa per sapere dov’è finito. Lo vedo esplodere su un distributore di merendine. Ne esce una confezione.
Agumon la prende e la mangia, diventando subito più grande.
“Non basta! Non basta!”
Prende il marchingegno a testate e io scappo fuori in strada: rinuncia e ricerca.
C’è un’ambulanza parcheggiata con il portellone di dietro aperto. Salgo.
Papà chiude le ante e mi sorride, mentre sento che ci muoviamo.
“Che bello che viaggi con me anche se faremo un incidente!”
Gli sportelli si riaprono: realizzazione. L’ho trovata.
È stesa su un letto di una camera d’ospedale. Mi avvicino.
“Scusa se non ho tirato bene la palla.”
Ingiustizia. Le lacrime mi graffiano il viso.
“Perché ti preoccupi di questo? Dovresti riposare. Dimenticati di Etemon.” le dico.
“Ma onii-chan mi vuole in squadra. Non importa cosa faccio.”

“Taichi-san. Taichi.san!” mi chiama la voce di Koushirou. Apro gli occhi.
“Dove siamo?” chiedo, alzando il capo e vedendo una specie di galleria.
“Mugendramon ci ha fatti finire sotto la città. Sora-san e gli altri si sono separati da noi.”
Mi alzo.
“La medicina! Dobbiamo darle la medicina! Hikari!”

Note dell’autore: Ho ambientato questa storia all’inizio dell’episodio 49 per correlarla a “Intermezzo a fiato”, ambientata al termine dello stesso. Entrambe le storie si focalizzano sull’interiorità del protagonista, ma mentre lì ho descritto varie situazioni con analisi razionale e lentezza narrativa, qui ne ho riportato una sola, a parte quella di cornice, con il ritmo quasi più rapido che ho potuto e in modo emotivamente rappresentativo. Qui il significato del sogno:

La ricerca della chiarezza in sé stessi inizia con una visualizzazione vaga (“nani” è il pronome interrogativo giapponese per “cosa?”) senza limitazioni (il ballo).
Quando si inizia a procedere con metodo si teme di sbagliare (la seconda porta non viene aperta) e si prepara prima uno schema (l’informatica di Nanomon). Usare solo questo schema senza tener conto (memoria) dell’aspetto irrazionale (punto di partenza) non fa avere un quadro completo dell’insieme.
Sconcerto e senso di colpa sono emozioni che impediscono di agire (sala d’attesa). Da quando Taichi ha messo a rischio la vita di Hikari si sente oppresso dalla responsabilità verso di lei (la malattia) e necessita di immergersi impulsivamente in molte attività per equilibrare (pallone che cambia continuamente i sedili). Questo, però, gli toglie il controllo delle situazioni (testa di Etemon, Digimon molto istintivo, autonoma) e lo porta a pentirsi (uscita dal campo), come nel colosseo di Etemon o nella piramide di Nanomon.
Agumon, che rappresenta la sua interiorità, lo avverte che non deve ferirsi, perché ha già subìto una ferita (“Non è colpa tua! È colpo!”), e dice che vuole ancora una rassicurazione (merendina).
Taichi esce a cercarla e si rifugia nell’ambulanza. Il padre gli fa capire che anche se c’è un pericolo, ossia un cambiamento che non si sa gestire, ha fatto bene ad andare a cercare la risposta (viaggio).
Trovata la sorella, che esprime il metodo giusto, apprende di voler coinvolgere gli altri in quello che fa senza preoccuparsi per loro, come nelle due situazioni suddette e nel caso del lutto di Mimi. In effetti, il cambiamento si vede due puntate dopo, con il divieto a Koushirou di combattere Piemon fino all’arrivo di Yamato.
   
 
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