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Autore: __roje    01/02/2018    0 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo [32]

Cominciava a far freddo, e fui quasi costretto a tirar fuori giubbino e cappello. Era un pomeriggio come tanti, indossai giusto qualcosa di comodo per stare in giro. Mi osservai allo specchio per controllare come mi stava il cappello di lanetta blu scuro che avevo deciso di indossare.
“Sembro un cretino” commentai da solo ed eliminai l’elemento di disturbo.
Una volta lasciata casa aspettai che anche Hayato fosse pronto e mi avvicinai al suo giardino, aspettando al freddo, controllando che non fosse assai tardi. Era incredibile che fosse andata a finire in quel modo.
Ripensai al giorno prima, a quando poco dopo le lezioni eravamo stati placcati da Oija, che con fare quasi supplicante, ci aveva chiesto di uscire insieme a lui e Saori e di organizzare un gruppetto per andare tutti insieme al luna park. Preso dalla pena, e dalla sua supplica così disperata, avevo accettato senza ribattere.
“Fa dannatamente freddo” disse Hayato avvicinandosi a me. Aveva indossato qualcosa di molto casual, e portava un giubbino sportivo sui toni del grigio e del blu, e aveva indossato un berretto sportivo tenendo la visiera all’indietro lasciando la frangia bionda gli cadeva morbida sulla fronte e ai lati sulle orecchie, notai anche che aveva il naso già rosso per il freddo e si soffiava sulle mani per riscaldarsi.
“Dobbiamo andare solo al luna park, cos’è questo abbigliamento” osservai irritato.
Hayato sogghignò “Hai paura che qualcuno ci provi vedendomi così?”
“Figurati. Comunque andiamo che siamo già in ritardo.”
Ci incamminammo l’uno accanto all’altro.
“Non credo che questo sia il clima ideale per andare sulle giostre. Dovevi rifiutare”
Lo osservai bieco “E’ un favore che ci ha chiesto!”
“Hai troppi amici che ti chiedono un favore, questa cosa inizia a seccarmi.”
“Oija è anche amico tuo!”
Hayato mi scrutò serio per quella mia reazione, “Io non ho bisogno di amici e non ne voglio.”
Mi rattristava sempre notare quanto Hayato fosse ancora chiuso col prossimo. Non provava alcun interesse negli altri, non ci provava nemmeno ad aprirsi un po’ di più ed io non potevo essere l’unica persona a lui vicina, anche se quella sembrava la sua intenzione.
Fin da bambino mi ero sempre chiesto del perché di quella sua chiusura verso il prossimo, e del perché invece con me fosse tutto diverso. Era così con me solo per amore? Mi rattristava sapere che nella sua vita non c’era nessun altro a parte me. Piuttosto che provare gioia a quel pensiero, e alla mia posizione così speciale pensavo che era tutto così strano. Eppure alcune volte lo avevo visto parlare con Saori e chiederle consiglio, e un altra volta ancora lo avevo visto dibattere con Kuro. Ma anche con quest’ultimo era una faccenda più complicata di come sembrava, anche se continuavo a chiedermi cos’era successo tra quei due e se erano stati amici come lo eravamo io e Hayato.
Ma noi non siamo solo amici adesso. Quel pensiero mi attraversò la mente come un fulmine e il cuore ebbe un sussulto. Era tutto così diverso, eppure allo stesso tempo non era cambiato niente. Hayato camminava silenzioso accanto a me, guardando davanti a se e io gli stavo vicino come era successo tante volte. Agli occhi delle persone sembravano solo una coppia di amici, pensai, e quel pensiero mi rese triste stranamente. Ricominciai a pensare a cose tristi, al fatto che io volessi di più, gridare al mondo intero che tra di noi non c’era solo amicizia ma non potevo, eravamo entrambi ragazzi e mi chiedevo se anche Hayato si rendesse conto di quanto fosse complicata la cosa.
Raggiungemmo velocemente il luna park scelto da Saori per quella uscita di gruppo, e fu davvero insolito constatare che il tema di quel posto era il rosa ed Hello Kitty. Hayato nel vedere tutto quel tema così appariscente cercò di fare dietro front per andarsene ma lo fermai afferrandolo per la giacca.
“Lasciami!” urlò.
“Non puoi andartene! Stanno per arrivare tutti.”
“Prova a fermarmi allora!” e continuò a tirare mentre io tentavo di tenerlo fermo. Come al solito stavamo mostrando una delle nostre scenate davanti a tutti quei gruppi di ragazze che cominciarono a rallentare non appena si accorsero che il ragazzo che urlava era davvero bello. Si cominciò a formare una preoccupante folla di occhietti languidi. “Dobbiamo aiutare Oija!”
“Se la risolva da solo questa faccenda!”
“Oh siete già qui!” esclamò una voce familiare, ed entrambi ci voltammo a guardare verso di essa.
Erano appena arrivati Yoshida e con lui c’era la sua ragazza Mina, piccola e rossa in viso per il freddo. “Ciao ragazzi” salutò anche lei.
Hayato li guardò senza dire una parola ma aveva smesso con i suoi tentativi di scappare.
“Non ci credo, ma è bellissimo questo luna park!”
Commentò Mina osservando l’ingresso del luogo pieno di fiocchi, fiori e personaggi colorati di rosa e altri colori troppo vivaci. Si avvicinò un po’ per scattare delle foto, e Yoshida le sorrise per ricambiare il suo entusiasmo. Poi però si avvicinò a me afferrandomi per una spalla.
“Che diavolo è questo posto?!” domandò preoccupato e sudato.
“L’ha scelto Saori io non ne so niente...”
Hayato rise “La tua ragazza sembra felice, Yoshida-kun” osservò la ragazzina che se ne andava in giro salterellando e scattando foto a raffica.
“Spero che non mi chieda di fare delle foto con qualche strano personaggio rosa” si coprì il volto simulando lacrime finte.
Fu in quel momento che Mina gli andò incontro e gli scoprì il volto mostrando al suo ragazzo l’ampio sorriso che aveva, “Dopo facciamo una foto con Hello Kitty” gli sorrise.
“Ecco... io...”
Mina lo lasciò andare e ignorò la sua risposta, Yoshida ci guardò spaventato a morte.
“Sai, credo che dopotutto questa giornata sarà divertente” osservò Hayato mostrandosi divertito dell’evidente sofferenza di Yoshida, trascinato via dalla sua ragazza.
Arrivarono in ordine prima Oija e per ultima Saori, che chiese scusa del ritardo ma giustificò ciò con dei bento che aveva preparato per tutti noi. Un pensiero gentile, che apprezzammo ma l’unico che ne rimase talmente colpito da arrossire fu lo stesso Oija che non riuscì a dirle nulla.
Inaspettatamente c’era più gente di quanto credessi in quel posto, e all’ingresso fui spintonato dalla folla qua e là. Hayato allora, vedendomi in difficoltà mi afferrò la mano e mi tirò a se. Lo guardai colpito di tanta premura “Grazie” dissi con un filo di voce.
“Sta’ più attento baka.”
Per fortuna c’era tanta gente quindi nessuno si rese conto che mi teneva per mano e avrei voluto che ciò potesse continuare ancora ma dopo un po’ Hayato mi lasciò andare non appena fummo al sicuro, in uno spazio più aperto e fu allora che notai Yoshida, che teneva ancora stretta a se Mina. Invidiai profondamente che loro potessero mostrarsi alla luce del sole, mentre per noi tutto era diverso, a vederci da fuori sembravano due semplici amici che erano usciti in gruppo. Mi rattristò quella verità.
Non ci avevo mai pensato attentamente prima, visto che per settimane il mio chiodo fisso era stato come tenerlo lontano da me mentre ora non volevo separarmene in alcun modo e volevo quasi sbandierare ai quattro venti la nostra relazione. Non mi importava più di quella storia dell’omosessualità.
“Allora che giostra volete provare per prima?” si voltò verso di noi Saori sorridente.
Oija balbettò qualcosa di incomprensibile davanti a lei e quest’ultima fece fatica a capire cosa stesse dicendo.
“Quella” rispose secco Hayato indicando la grossa montagna russa rosa accanto a noi.
Sussultai per quella proposta “Sei impazzito?!” esclamai.
“Cos’è hai paura?” mi punzecchiò deridendomi.
“No!”
E subito dopo mi ritrovai sul primo vagone, ad urlare credendo di morire per ogni discesa. Accanto a me invece c’era Hayato che se la rideva divertito da quella giostra. Era la prima volta che lo avevo visto proporre qualcosa che gli piacesse ed era una novità anche per me constatare che aveva un debole per cose che facessero salire tanto l’adrenalina.
Una volta giù, io e Yoshida dovemmo sederci un attimo per riprenderci. Il mio povero amico aveva dovuto trattenersi dall’urlare per non sembrare un fifone con la sua ragazza, ma il suo viso pallido ne era prova e Mina tanto carinamente gli andò a prendere qualcosa da bere.
Ero seduta su una panchina qualunque, Saori e Oija erano spariti, Yoshida respirava profondamente aspettando la sua ragazza mentre io feci un bel respiro profondo. Hayato se ne stava in piedi davanti a me e si guardava in giro scrutando l’ambiente circostante.
“Andiamo datti una mossa che voglio provare un’altra giostra” e ne indicò un altra super pericolosa in fondo a tutto. Alla vista delle curve della nuova attrazione sbiancai.
“Vacci da solo!”
“Perché? Non c’è gusto se ci vado da solo.”
“Maledetto vuoi ridere di me per questo mi vuoi insieme a te..” lo guardai male e Hayato sorrise sfoderando un ghigno di divertimento. Il solito insomma.
Improvvisamente mi si avvicinò “Vuoi qualcosa da bere?” propose.
“No sto bene... grazie.”
Annuì e si allontanò portando nuovamente la sua attenzione altrove. Hayato era molto carino con me, lo dimostrava spesso di tenerci ma diversamente da una coppia normale noi non potevamo farci vedere in simili atti sdolcinati come tenerci per mano e vederlo portarmi dell’acqua sarebbe sembrato strano agli occhi di chiunque.
Mina fece ritorno e portò con se anche qualche snack che offrì anche a noi con un sorriso. Era davvero gentile, vederla prendersi cura di Yoshida mi fece venire un nodo allo stomaco. Io non potevo comportarmi allo stesso modo, anche se Hayato mi era davanti non potevo strappargli un bacio o stringermi a lui quando volevo come magari era concesso a lei.
Odiavo quella sensazione. Non eravamo mostri, sentivo anch’io il diritto di poter fare ciò che volevo, ma tale pensiero mi riportò ai giorni in cui avevo offeso Hayato per la sua omosessualità, a quando anch’io vedevo strane certe cose.
Tornarono anche Oija e Saori, quest’ultima aveva in mano dello zucchero filato rosa e se lo gustava contenta ridendo con il suo accompagnatore. Ricomposto il gruppo ci gettammo su altri giochi vari, la giornata proseguì molto velocemente e scacciai via ogni brutto pensiero lasciandomi andare per fare di quel giorno un prezioso ricordo insieme ad Hayato.
Hayato si divertì più di quanto avessi sperato, si gettava senza esitazione sulle giostre più pericolose e mi trascinava con lui con la forza ridendo per tutto il percorso un po’ di me e un po’ per l’attrazione. Diverse volte ci dividemmo anche dagli altri, riuscii a trascinarlo anche sulle tazzine e imbarazzato a morte restò per tutto il tragitto con le braccia incrociate e il capo basso incassato nelle spalle.
“Ti stai vendicando per prima eh?” mi rimproverò.
“Esattamente” scoppiai a ridere divertito della situazione e facendo girare la nostra tazza.
Dopo diverse ore ci concedemmo anche noi qualcosa da mangiare. Morivo di fame e lo stomaco aveva iniziato a brontolare, così entrambi facemmo la fila per gustare degli hotdog fumanti che profumavano di buono e quando riuscimmo comprarli ci gettammo su una panchina per mangiare in santa pace.
“Come fa a piacerti la mostarda. E’ orribile!” osservai mentre lo vedevo mangiare.
“Quando mai ne hai capito di cibo tu.”
Ci punzecchiammo come sempre, ma tra una battuta e l’altra trascorremmo davvero una piacevole giornata, lasciando spazio alle due coppiette e regalando del tempo anche a noi. Mi tranquillizzai un po’, magari da fuori potevamo sembrare amici ma non era importante ciò che vedeva la gente ma ciò che provavo io e sapevo che Hayato era il mio ragazzo.
Le dita di Hayato mi sfiorarono improvvisamente la bocca facendomi sussultare, il cuore cominciò a battermi forte. Lo fissai colpito di una cosa del genere. “Avevi della salsa sul viso maiale.”
Ridacchiai “Sono il solito eh?”
“Il solito stupido.”
Dando un occhiata intorno a noi notai in lontananza che Oija era sempre da solo con Saori e quest’ultima sembrava molto contenta della sua compagnia. Ero contento, ma lo sarei stato ancora di più se quei due fossero riusciti a stare insieme come coppia. Oltre ciò, a rendermi felice era che potevo passare del tempo con Hayato e quella giornata così come era iniziata volò, ci dimenticammo che era un luna park a tema Hello Kitty e riuscimmo a divertirci. Fu tutto diverso, Hayato era più aperto, rideva, mi prendeva in giro ma al tempo stesso mi toccava, cercava la mia mano e ogni scusa era buona per sfiorarmi per sentire che ero accanto a lui.
Hayato riattaccò la chiamata mettendo via il cellulare e mi fissò, “Yoshida vuole andarsene e portare Mina da qualche parte per mangiare. Resteremo solo noi e Oija con Saori.”
“Credo sia meglio lasciarli da soli.”
Annuì e parve contento di quella idea, “Tu cosa vuoi fare? Ce ne andiamo anche noi?”
Ci pensai un po’. Il parco era davvero bello di notte, e ogni giostra cominciava a brillare rendendo il tutto ancora più suggestivo. “C’è una giostra che ancora non abbiamo fatto!” aggiunsi.
Hayato confuso non capì a cosa mi stessi riferendo fin quando non lo trascinai dinanzi a quest’ultima, spalancò gli occhi nel ritrovarci un enorme ruota panoramica illuminata di rosa e bianco.
Senza indugiare oltre e senza una fila chilometrica riuscimmo a salire su una cabina delle tante e cominciò il nostro ultimo giro. Quella era la conclusione perfetta di un giorno perfetto e sperai dentro di me di averne ancora altri così.
Seduto di fronte a me c’era Hayato che guardava fisso fuori dai vetri della cabina, lo sguardo fisso su nulla di particolare ma quegli occhi azzurri erano capaci di brillare anche nella penombra di quella piccola cabina di metallo.
“Chissà se Oija ha combinato qualcosa con Saori” cominciò a dire di punto in bianco guardandomi e improvvisamente tornai alla realtà, dopo aver girato a vuoto nei miei pensieri.
“Chissà. Ma credo che a Saori possa piacere un tipo come Oija.”
“Tu dici? Non lo vedo proprio il suo tipo.”
Ridacchiai, “Perché sai qual’è il suo tipo? Nemmeno Mina ce la vedevo con Yoshida eppure guardali.”
“Già hai ragione. Certa gente si accontenta.”
I battiti del mio cuore erano diventati più pesanti e li sentivo suonare ripetutamente contro lo sterno. Quella sensazione era strana ma piacevole e mi succedeva solamente quando davanti a me c’era lui. Portai la mano al petto per sentirne ogni pulsazione e assaporare quel tepore.
“Cos’è quel sorriso?” mi domandò all’improvviso.
“Nulla. Sono solo felice.”
“Per Oija e Saori? Beh forse si dovremmo essere contenti per loro.”
“No. Sono felice di essere qui insieme a te.” Hayato riportò i suoi occhi su di me, li sgranò sorpreso della mia ammissione e della mia espressione così intensa. Ero sorpreso anch'io di me stesso, ma era tutto così perfetto che non avrei voluto essere da nessun altra parte se non con lui e ora più che mai mi rendevo conto di quanto ci tenessi. “Quando ti sei arrabbiato per la storia di Mayu ho avuto paura. Ho temuto che tutto tornasse come prima, ho avuto paura di non poterti parlare più e in quel momento mi sono accorto che in tutti questi anni mi sono sentito molto solo perché con me non c’eri tu.”
Improvvisamente avevo il disperato bisogno di dirgli tutto ciò. Volevo che capisse che non era il solo, che non lottava contro un amore a senso unico.
Hayato mostrò un sottile sorriso “Non ricordarmi di quel periodo... è stato uno dei più brutti che abbia mai vissuto. Non facevo che chiedermi com’è che fossimo arrivati a litigare per una terza persona.”
“Hayato...”
“Aki io ti amavo anche a quei tempi e quando scoprii che a piacerti era quella ragazza sentii il cuore andare in pezzi. Mi chiedevo perché invece di me tu avessi scelto lei, cos’è che aveva di speciale. Quando lei mi si dichiarò colsi l’occasione di farle del male e fui al tempo stesso felice che lei non fosse presa da te.”
“Ti ho fatto soffrire davvero tanto..”
Hayato scosse la testa “Al contrario. Mi hai permesso di capire cosa fosse l’amore e ora che sei mio non ho più bisogno di ricordare di quel periodo.”
Quante volte ancora sarebbe stato lui ad aprirsi così tanto? Quand’è che anch’io sarei riuscivo ad essere così sincero. Sentivo una strana rabbia ribollirmi nelle vene per la mia incapacità di essere completamente onesto. Così feci l’unica cosa che potevo fare visto che tutte le parole mi erano morte dentro. Mi alzai dal mio posto e inaspettatamente mi misi a sedere accanto a lui, Hayato fu colto di sorpresa, ma continuai ad avvicinarmi abbastanza da riuscire a poggiare la testa sulla sua spalla e a stringergli la mano. Chiusi gli occhi lasciandomi andare alle emozioni, crogiolandomi del suo buon profumo.
“Dopo posso restare a dormire da te?” domandai con un filo di voce.
Sentii Hayato sussultare nel sentirmelo chiedere ma poi tornò calmo “Certo.”
Non capivo più nulla, nè perché avessi avuto tanti dubbi prima ma ora era tutto così chiaro. Nel stringere la sua mano sentivo ogni emozione invadermi tutto il corpo, lui era mio, come io ero sempre stato suo. Forse non mi era mai stato davvero chiaro prima ma ora sì, ero profondamente innamorato di Hayato.


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