See you later, Tommy

Newt aveva congedato i Radurai un’ora fa. L’Adunanza convocata per discutere cosa fare ora che Thomas aveva infranto una delle regole principali della Radura, aveva portato come risultato la nomina di quest’ultimo a Velocista. Il biondo era molto fiero del passo avanti; soprattutto, era contento di essere riuscito ad imporsi su Gally e gli altri.

Ora, lui e Thomas si stavano baciando dolcemente nel Casolare isolato; approfittavano della tranquillità. L’attrazione l’uno per l’altro era scoppiata un paio di giorni prima, proprio quando Newt aveva garantito a Thomas il suo appoggio per diventare Velocista. Quella stessa sera, i due si erano appartati a parlare nell’angolo dove Thomas dormiva di solito. Tra una chiacchiera e l’altra, Thomas gli aveva rivelato, con molto imbarazzo, che era da più o meno quando era arrivato che sentiva per lui un sentimento più forte dell’amicizia. Newt ne era rimasto abbastanza sorpreso e, prima che avesse potuto ribattere qualsiasi cosa, le labbra di Thomas avevano toccato le sue. Aveva ricambiato dopo pochi secondi.

I due si staccarono dopo pochi minuti per riprendere fiato.
“Non ti sono mancato?” gli domandò Thomas, sorridendogli. Newt gli accarezzò la guancia, sorridendogli a sua volta.
“Mi hai fatto prendere un colpo! Nessuno finora era mai riuscito a superare una notte nel Labirinto”
“Dovevo farlo, Newt! Alby e Minho erano intrappolati là dentro! Non potevo fare finta di niente”
“Lo so! Ma non eri obbligato…”
“Newt, sono qui, ora! Sono qui con te! Perché non provi a rilassarti?” Thomas lo baciò di nuovo, prima sulle labbra, ma poi scese lungo il collo. Gli era mancato, il suo Newt. Gli era mancato terribilmente. Aveva avuto paura di perderlo, di non riuscire a tornare da lui… ma doveva essere stato proprio quello che gli aveva infuso tanto coraggio da farlo sopravvivere e da fargli addirittura uccidere un Dolente.
“Sarei dovuto andarci io! Sarebbe dovuto toccare a me…” sospirò Newt, non riuscendo a trattenere un gemito. Thomas lo guardò negli occhi.
“E come avresti potuto? La tua gamba…”
“Già, la gamba…”
“Non vuoi dirmi che ti è successo?”
Newt appoggiò la testa contro il muro dietro di lui. Non era pronto a parlare a qualcuno del perché zoppicava, neanche con Thomas.
“Non è stato niente di che! Non preoccuparti…” gli mise una mano dietro alla nuca e lo attirò a sé per baciarlo nuovamente. Thomas non si oppose. Non insistette, deducendo che magari l’altro non aveva voglia di parlargliene in quel momento; ma si ripromise di tentare di nuovo.
Si staccarono ancora. Thomas spinse la porta e fece per uscire con la mano di Newt intrecciata alla sua, ma l’altro lo bloccò.
“Aspetta, Tommy! Non possiamo…”
“Cosa? E perché no? Io non mi vergogno di essere il tuo ragazzo!”
“Neanche io, Tommy. Non è per quello… è che… andiamo! Cosa credi che penserebbero gli altri se vedessero che esci con il presidente provvisorio del consiglio?”
Thomas rifletté.
“Che sono… un ragazzo fortunato?” domandò, arruffandogli i capelli e lasciandogli un bacio sulla guancia.
“No… cioè sì, ma che… insomma che io sono stato di parte nel prendere la decisione di nominarti Velocista!”
Thomas ci pensò su… in effetti era vero. Gli altri Radurai avrebbero potuto pensare che non se l’era guadagnato da solo, il ruolo.
“Aspettiamo ancora un po’, va bene?” gli disse Newt, prima di prendergli il viso tra le mani e baciargli castamente le labbra.
“A dopo, Tommy! Ci vediamo al solito posto?” chiese prima di uscire dal Casolare, facendogli l’occhiolino.