Quiete

«Pensavo fossi a letto», disse Cagalli, stupita di vederlo uscire sul ponte della nave a quell'ora tarda.
   «Non riesco a dormire», rispose lui.
   «E Fllay?»
   «È crollata dal sonno un'ora fa.»
   «Come se avesse molta stanchezza da smaltire», borbottò la bionda, maligna.
   Fingendo di non averla sentita, Kira le si avvicinò. «Posso sedermi con te?»
   «Sì, certo», acconsentì lei, felice di avere un po' di compagnia in quella tiepida notte di inizio marzo.
   «E tu? Non vai a letto?»
   «Mah... Preferisco rimanere a guardare le stelle ancora per un po'», spiegò alzando gli occhi al firmamento, mentre l'amico le si accovacciava accanto, la schiena contro la paratia. «È incredibile quanto sia grande lo spazio, vero?»
   «Mh... E pensare che fino a poche settimane fa vivevo lassù anch'io.»
   Lo sguardo di Cagalli si incupì. «Scusa.»
   «Per cosa?», domandò l'altro con fare assonnato.
   Lei rimase in silenzio: come poteva spiegargli che era per colpa di suo padre se quei Mobile Suit erano stati rubati da ZAFT, se lui si era trovato coinvolto in tutta quella storia, e se Heliopolis era andata distrutta? Kisaka le aveva raccomandato di non fare parola con nessuno della sua vera identità, e Cagalli non poteva che essere d'accordo, in quanto confessare ogni cosa avrebbe potuto nuocere ulteriormente a Orb. Di certo, lei non aveva la minima intenzione di seguire le orme di suo padre, tradendo la Nazione e schierandosi con l'Alleanza Terrestre – benché al momento si trovasse proprio a dover chiedere implicitamente il suo aiuto per tornare a casa. Alle volte, tuttavia, non le sarebbe dispiaciuto dire la verità almeno a Kira: lui le aveva salvato la vita sin dal loro primo incontro, e per quanto in seguito avessero avuto un piccolo alterco dovuto ai loro diversi punti di vista quando si erano ritrovati in Africa, avevano poi finito con l'affezionarsi l'uno all'altra, diventando buoni amici. Cagalli non sapeva spiegarsene la ragione, ma in certi momenti le pareva davvero di conoscere il ragazzo da sempre, e questa era una delle ragioni per cui le piaceva molto.
   Quella serie di riflessioni furono interrotte di colpo quando qualcosa si poggiò pesantemente sulla sua spalla. La Principessa si girò a fissare Kira, sprofondato nel sonno con il capo poggiato contro di lei. E dire che erano passati appena pochi minuti da quando lui l'aveva raggiunta sul ponte... Perché, invece, con Fllay non riusciva a dormire?
   La mente della fanciulla fu colta da un pensiero poco gentile nei confronti del giovane e della sua ragazza, per cui, arrossendo, Cagalli distolse lo sguardo, nascondendo la bocca nel palmo della mano, il gomito sul ginocchio. «Se Fllay dovesse svegliarsi e trovarci così, credo che potrebbe sgozzarmi nel sonno, domani notte», ragionò a bassa voce, non sapendo se scuotere il Sottotenente per invitarlo a tornare nella sua cabina o se invece lasciarlo riposare in pace, lontano da una persona che, evidentemente, non riusciva a dargli la serenità che meritava dopo un'intensa giornata di lavoro.
   «Cinque minuti e vado a letto, promesso...», mugugnò Kira, in tono cavernoso.
   «Ah, allora non stai dormendo», lo riprese bonariamente la bionda, sentendosi quasi presa in giro. L'altro non rispose più. «Kira?» Nulla. Cagalli sospirò, rassegnata all'idea di dover trascorrere la notte in quelle condizioni. «Poi ti meravigli se ti paragono ad un bambino...», sorrise, decidendo infine di rilassarsi anche lei e di posare una tempia contro la testa di lui.