Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
per: ThelviaBB.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=UcnlWk-SY_k.
★Autore:
Kamy
★Fandom: One
Piece.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al Flu&Fluff a cura
di Fanwriter.it!
★ Numero
Parole: 594.
★ Prompt
parole: 10. A ha una scadenza
importante (scuola, lavoro, club, whatever), si ammala ed è
costretto a
chiedere aiuto a B per finire tutto.
Il
cuoco e lo spadaccino
La
luce del grande lampadario rosso sangue tingeva di
riflessi vermigli tutto l’ambiente, compresi i grandi vetri
delle credenze e i
piatti che ricoprivano la grande tavolata.
Su
una delle sedie foderate era accomodato Sanji e
Roronoa, ritto davanti a lui, lo fissava.
Sanji
assaggiò il vino bianco contenuto in un
bicchiere, sentì un sapore acidulo pizzicargli lingua e
palato, sospirò e
adagiò sul tavolo il bicchiere.
“Non
posso crederci…” gemette. Chiuse gli occhi e si
passò la mano sul viso, il suo naso era arrossato e umido.
Fu colto da un
capogiro e rischiò di cadere all’indietro, Zoro lo
afferrò per una spalla e lo
fece sedere di scatto su una sedia, dandogli una manata sul capo.
Sanji
arcuò la schiena e tossì, scosso da tremiti.
“Cuocastro
di merda, dovresti stare in un cazzo di letto. Ti devo ricordare che
hai una
febbre da cavallo?!” sbraitò Zoro.
Sanji
gemette e si premette le mani sulle orecchie,
una ciocca di capelli biondi gli aderiva al viso sudato.
“Ti
ho già detto che se non finisco di decidere il
menù per domani, sono fregato! Te lo vuoi far entrare in
testa, spadaccino di
terza categoria?!” ringhiò.
Zoro
si appoggiò al ripiano della cucina e incrociò le
braccia muscolose, schioccando la lingua sul palato.
“Se
non fossi un cuocastro
di terz’ordine, avresti già finito il tuo progetto
parecchio tempo prima della
scadenza” sibilò.
Sanji
si tastò nelle tasche e con le mani tremanti,
trovò sigarette e accendino, ne mise una in bocca e la
accese. Il muco gli colò
dal naso e giocherellò con l’accendino, facendolo
scattare un paio di volte,
ritmicamente.
“Mi
mancano i vini, maledizione. Era tutto pronto e
ora non riesco a capire se si abbinano o no. Che vuoi capirne tu,
‘marimo’?”
domandò secco.
Zoro
si grattò sopra l’orecchio,
all’attaccatura dei
capelli verdi.
“Di
liquori me ne intendo e, tutto sommato, anche di
vini” borbottò.
Sanji
inarcò un sopracciglio, la sigaretta gli cadde
dalle labbra.
“Non
guardarmi così, sopracciglio a ricciolo. Fino a
mangiare quelle schifezze sul tavolo e capire a quale vino associarle,
sono
capace anch’io. L’unico rischio è di
morire avvelenato” si lamentò Zoro con
voce rauca.
Sanji
si voltò, nascondendo il viso in un fazzoletto e
starnutì rumorosamente, avvertiva un dolore scendere dalla
fronte fino agli
angoli degli occhi. Si soffiò il naso e sospirò,
sentendo la gola dolore, si
voltò nuovamente verso Zoro e sporse il labbro inferiore.
“Se
ti fa così schifo quello che cucino e te ne
lamenti sempre, perché fai almeno tre volte bis? Sentiamo,
poi, perché saresti
disposto ad aiutarmi?” domandò Sanji.
Zoro
lo raggiunse con passo cadenzato, facendo
ondeggiare le spade alla sua vita e gli afferrò il mento,
facendogli sollevare
la testa.
“Perché
tu, il tuo culo, quello che cucini e il tuo
bel faccino sono miei. Nessun altro deve osare non apprezzare il tuo
lavoro”
ringhiò.
“Quindi
per amore, maledetto uomo-alga?” sibilò Sanji.
“Sì
e vedi di farti andare bene il mio amore,
imbecille” disse Zoro.
“D’accordo,
sono costretto ad accettare il tuo aiuto,
non posso assolutamente rimandare ancora” gemette Sanji con
tono sconfitto.
Vedeva sfocato e avvertì salire una sensazione di nausea.
Roronoa
cercò di baciarlo, ma Sanji si scostò.
“Prima
vedi di aiutarmi a finire il mio lavoro, poi ti
farai attaccare i miei virus” biascicò il cuoco.
Zoro
gli palpeggiò il sedere e ghignò.
“Sappi
che stanotte ti farò sudare a modo mio per
farti guarire, perché dopo il lavoro, esigo il
piacere” sussurrò lascivo.
“Baka”
borbottò Sanji, le gote già accaldate dalla
febbre arrossirono ancor di più.