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Autore: kamy    05/02/2018    1 recensioni
Se Trunks si ammalasse, Goten riuscirebbe a occuparsi di lui?
Questa storia partecipa al Flu&Fluff a cura di Fanwriter.it!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Goten, Marron, Trunks | Coppie: Goten/Trunks
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio anche solo chi legge.

Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=_eK3hAUggPg.

 

Autore: Kamy
Fandom:  DBZ.
Iniziativa: Questa storia partecipa al Flu&Fluff a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 584.
Prompt: 1. A è un burrito di coperte per via dell’influenza. B avrà la pazienza di assisterlo?

 

 

Cap.1 L’influenza di Trunks

 

Trunks tirò su con il naso, sentiva gli occhi bruciargli e un dolore fortissimo al setto nasale, le tempie gli pulsavano. Chiuse gli occhi e si avvolse nelle coperte, ne aveva diversi strati che gli stringevano il corpo e lasciò ricadere pesantemente la testa sul cuscino, i capelli color glicine risaltavano su di esso.

“Sto malissimo” biascicò, con voce arrocchita.

“Sembri un burrito di coperte” disse Goten, mettendogli in bocca il termometro.

Trunks sbuffò e fece ondeggiare il termometro in bocca, mentre Goten si metteva seduto accanto a lui. Gli passò la mano sulla testa, accarezzandogliela, infilando le dita tra le morbide ciocche di capelli.

Trunks sentiva una certa sonnolenza, non riusciva a riaprire gli occhi.

Goten controllò ripetutamente l’orologio e allungò le gambe, fino a sbattere contro il letto e gettò indietro la testa, i capelli neri risaltavano sulla sua pelle scura. Si piegò nuovamente con la schiena in avanti e gli tolse il termometro dalla bocca, corrugò la fronte vedendo le labbra rosse di Trunks sporte e il rivolo di saliva che era rimasto aderito al termometro. Lo pulì con un fazzolettino, lo avvicinò al viso e impallidì, dicendo: “Trentotto. Non ti eri preso un febbrone così alto da quando eravamo piccoli”.

Trunks tentò di socchiudere gli occhi, erano liquidi.

“Come vedi non faccio come te, lamentandomi di star per morire” borbottò, la sua voce era sempre più cavernosa.

Goten incrociò le braccia al petto.

“Penso che mi toccherà occuparmi di te” rifletté.

“Da quando hai tutta questa pazienza?” farfugliò Trunks.

Goten posò il termometro sul comodino e si alzò in piedi, grattandosi la testa.

< Ora cosa si fa? > si chiese.

“Io ho un sacco di pazienza” si lamentò.

“Come quando dopo soli due giorni ti sei dimenticato di annaffiare le piante o come quando volevi crescere una lucertola e ti sei annoiato dopo solo un’ora e l’hai rifilata a tuo fratello?” domandò Trunks. Tossì un paio di volte e il muco gli scivolò dal viso.

Le iridi nere di Goten si illuminarono, il giovane trasse un pacchetto di fazzolettini e lo utilizzò per soffiargli il naso.

“Ero solo un bambino allora” borbottò.

Trunks gemette, mentre un po’ di sangue gli sporcava la narice.

Goten rabbrividì e appallottolò il fazzoletto, gettandolo in una busta dove ce n’erano altri.

“Ti conviene prepararmi la pezzuola…”. Trunks non riuscì a finire la frase per l’accesso che lo scosse, Goten si sedette al suo fianco e lo abbracciò.

“Bagnata? Subito, amore” disse.

Trunks cercò d’inarcare un sopracciglio.

“Io ti amo, sarà l’amore a darmi la forza di occuparmi di te” promise Goten. Annuì, irrigidì le spalle larghe e alzò il mento, guardando fisso fuori dalla finestra. La luce biancastra del sole filtrava nell’appartamento, illuminando il soggiorno dove stava il letto e la cucina, oltre una porta a vetri socchiusa.

“Perfetto, farò la fine dei nostri pesci rossi” lo punzecchiò Trunks. Ghignò e Goten lo lasciò andare, rialzandosi in piedi.

“Vedrai, uomo di poca fede” disse, dirigendosi verso la cucina.

Trunks sorrise.

< Tutto sommato non è tanto male pensare che per una volta sarà lui a occuparsi di me > pensò, addormentandosi.

Goten accese il gas e mise la pentola sul fuoco, riempiendola d’acqua.

< Voglio davvero occuparmi di lui, però ha ragione, da solo non ce la posso fare > pensò. Prese una sedia e vi si accomodò, guardando l’acqua in attesa che bollisse; estrasse il telefono dalla tasca e digitò il numero, avvicinandosi l’apparecchio al viso.

“Pronto, Marron, mi serve aiuto” disse.

  
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