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Autore: Il corsaro nero    05/02/2018    2 recensioni
C'è un filo rosso che collega coloro che sono destinati ad incontrarsi, a prescindere dal tempo, luogo o circostanza.
Il filo può allungarsi, aggrovigliarsi ma non potrà mai spezzarsi.
Il filo, qualunque cosa accada, resterà sempre legato alle loro dita, nascosto ai loro occhi, fino a quando il destino li farà incontrare e innamorare.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bra, Puar, Yamcha
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: LA PROFEZIA

Il viandante vestito con un semplice e logoro kimono e con una vecchia borsa entrò nel piccolo villaggio di montagna.

In giro non c'era anima viva, dato che era notte fonda, tuttavia egli vide le luci ancora accese di una locanda in fondo al villaggio.

L'uomo entrò e si sedette all'ultimo tavolo vuoto, ordinando un semplice piatto di riso come cena.

Mentre mangiava, la porta si aprì e un curioso ragazzo entrò nella locanda.

Era basso e pelato, indossava un kimono da monaco e possedeva una pelle tendente al verde.

Evidentemente aveva contratto qualche brutta malattia.

Il giovane guardò in tutte le direzioni e fece un sospiro.

Non c'era nessun tavolo libero...

L'uomo guardò quel povero ragazzo e diede un'occhiata al suo tavolo.

Forse aggiungendo una sedia...

Mi scusi, signor monaco, se vuole, può sedersi con me.” lo chiamò il viandante, facendo cenno al monaco di avvicinarsi.

Egli sorrise e si sedette al tavolo.

Grazie mille, per avermi offerto un posto, signore.” lo ringraziò il monaco e il viaggiatore disse: “Era mio dovere. Anch'io viaggio da molti anni e so cosa significava non poter sedere a un tavolo per mangiare.” “Spero tanto che la sua grande e infinita generosità venga ricompensata. Io mi chiamo Dende.” “Lieto di conoscerla, io sono Yamcha.”

Mentre mangiavano le loro ciotole di riso fumante, era il massimo che potevano permettersi, il monaco domandò a Yamcha: “Posso sapere qual'è il motivo per cui ha deciso di partire, signore? Cerca fortuna? Oppure cerca l'avventura” “No... nel mio palazzo ho tanto oro e non m'interessava conoscere il mondo... sono partito per dimenticare una delusione d'amore.” “Cos'è successo?” “Anni fa... vidi, mentre camminavo in una città, una donna bellissima, dai lunghi capelli turchini. Si chiama Bulma ed era la principessa di quella città. M'innamorai subito di lei e, grazie alla mia ricchezza, cominciai a frequentare la corte dove viveva... tempo dopo, scoprì che anche lei mi amava e pensavo che l'avrei sposata... ma poi è arrivato lui.” “Lui chi?” “Un giovane forte e affascinante samurai di nome Vegeta... in poco tempo, Bulma s'innamorò follemente di lui e lo sposò, tanto da avere un figlio. Io ero di troppo in quella corte e, così, me ne andai e cominciai a viaggiare per il mondo, procurandomi delle cicatrici che mi sfigurarono il volto. Non so come stanno quei due... ma non credo che Bulma sia felice. Lui era un guerriero cinico e spietato e, molto probabilmente, l'ha fatta soffrire innumerevoli volte... non credo che fossero destinati a sposarsi.” “Invece lo erano.”

Yamcha fissò quel monaco.

Invece di consolarlo o, almeno, di commentare su com'era strano il mondo, aveva dichiarato che Bulma e Vegeta erano destinati a sposarsi!

Cosa intende?” gli domandò seccato e il monaco rispose: “Io so molte cose sul destino di voi umani. Bulma e Vegeta erano da sempre destinati a stare insieme. Molte volte, Vegeta ha sbagliando, facendo soffrire Bulma... ma è stato grazie a questi sbagli che ha capito quanto importante fosse per lui Bulma. E' stato un cammino lungo e complesso quello che hanno affrontato... ma, adesso, sono riusciti a trovarsi e, quello che succederà, lo affronteranno insieme.”

Yamcha ascoltò, meravigliato.

Il monaco aveva raccontato di una coppia il cui amore era molto forte e potente... un amore che lui, ormai non avrebbe mai vissuto.

Tuttavia, il destino ha strane e imprevedibili vie. Di cui voi non riuscirete mai a capire il significato.” continuò il monaco e Yamcha domandò: “In che senso?” “Io so chi sarà la donna della tua vita.”

Per un attimo, il cuore di Yamcha smise di battere.

Il destino aveva in serbo per lui una moglie?

La moglie che aveva desiderato fin da quando era ragazzo e che aveva sperato fosse Bulma... esisteva?!

La prego, mi dica chi è.” lo pregò il giovane ma il monaco negò con la testa.

Tuttavia, Yamcha non volle arrendersi: “La pagherò! Mi dica chi è e dove si trova!” “E' ancora troppo presto...” disse il monaco.

Yamcha rimase sbalordito.

Cosa intendeva quel monaco con quella frase.

Vediamoci domani mattina davanti al tempio della città.” propose il giovane, ad un tratto, e, prima che Yamcha potesse fermarlo, il monaco si alzò e uscì dalla locanda.


Yamcha raggiunse, finalmente, il tempio e sulla scalinata vide il monaco che leggeva un libro.

Prima di avvicinarsi, il giovane riprese fiato.

La notte prima, dopo che il monaco se n'era andato, era andato a dormire senza pensarci più di tanto ma, quel mattino, si era svegliato di soprassalto e aveva corso senza fermarsi un attimo per raggiungere il tempio.

Una volta che si fu ripreso, si sedette accanto a lui.

Il monaco continuò a leggere con molta attenzione il libro e, preso dalla curiosità, il giovane lesse il contenuto e rimase senza parole.

Era scritto in una lingua incomprensibile.

Incredulo, affermò: “Credo di aver imparato ogni lingua nel corso dei miei viaggi... ma non ho mai visto una lingua simile prima d'ora.” “Questa è la lingua degli dei.” spiegò Dende “Sei fortunato a non conoscerla.”

Yamcha rimase sbigottito.

Vengo dal mondo delle divinità.” continuò il monaco “Mi occupo delle vostre faccende, dei vostri sentimenti, delle vostre vite per darvi la felicità. Sono il dio della vita e del destino. Riguardo alla tua metà... per ora ha solo tre anni. Dovrai aspettare. Sarà tua moglie quando ne avrà venti.”

Yamcha si sentì preso in giro e deluso.

La sua futura moglie aveva solo tre anni?!

Ma per chi l'aveva preso, per un maniaco?!

Vedendo la sua espressione, Dende tirò fuori dalla tasca un piccolo filo rosso.

Devi credermi.” gli disse il monaco e Yamcha domandò: “Che cos'è?” “Un filo.” “Mi scusi, ma lo vedo anch'io che è un filo.” “E' un filo molto speciale... serve per legare mariti e mogli. Una volta stretto il nodo, essi saranno inseparabili. La distanza non conterà. Il filo sarà più forte dell'acciaio. Il destino li avrà uniti e in qualche modo riusciranno a trovare la strada per incontrarsi.”

Yamcha abbassò lo sguardo, triste.

Come poteva sperare che una bambina di tre anni prendesse il posto di Bulma?!

Nessuna donna avrebbe mai potuto prendere il suo posto...

Vedendo il suo dispiacere, il monaco gli propose: “Se vuoi, posso mostrarti chi sarà la tua futura moglie.” “Davvero?” “Certo.”

Yamcha alzò lo sguardo e vide, con stupore che non era più seduto sugli scalini del tempio ma vicino a un piccolo pozzo nel bel mezzo di un affollato mercato.

Mentre Yamcha tentava di capire com'era finito lì, Dende gli disse: “La tua futura sposa è la bambina tenuta per mano dall'uomo davanti alla bancarella alla tua destra.”

Emozionato, Yamcha si voltò ma quando vide i due personaggi davanti alla bancarella rimase sconvolto.

La bambina aveva gli stessi capelli turchini e i grandi occhi azzurri della donna che per anni l'avevano fatto sognare mentre l'uomo che le teneva la mano avevi i capelli a fiamma neri.

Era impossibile sbagliarsi.

Quello era Vegeta, il samurai di cui Bulma si era innamorata, e quella bambina doveva essere sua figlia...

La figlia di Vegeta e di Bulma.

Non poteva essere...

Lui era destinato a sposarsi con la figlia di Vegeta e Bulma?!

Non poteva essere così crudele il destino!

Quella scoperta era persino più sconvolgente che la propria sposa aveva solo tre anni e che avrebbe dovuto aspettare ben diciassette anni per sposarsi.

Non voleva!

Lui non si sarebbe mai sposato con la figlia di Bulma e dell'uomo che gliela aveva portata via.

Non avrebbe sopportato una simile umiliazione!

Non mi sposerò con la figlia di Vegeta! Se è lei la mia sposa allora io non mi sposerò mai!” dichiarò, adirato, Yamcha, allontanandosi dal mercato, mentre la voce del monaco lo avvertiva: “Non puoi cambiare il tuo destino.”

Yamcha continuò a correre il più lontano dal mercato e della città.

Alla fine si fermò e si mise ad ansimare forte, non solo per la corsa ma anche per l'emozione.

La sua futura sposa sarebbe dovuta essere la figlia di Vegeta!

Che assurda ironia!

Ma avrebbe impedito al destino di prendersi gioco di lui!

Quella mocciosa non sarebbe mai diventata sua moglie!

Signore.” lo chiamò una vocina allegra dietro di lui.

Yamcha si voltò e vide dietro di sé la bimba coi capelli turchini che aveva visto al mercato.

La figlia di Vegeta e Bulma.

Colei che, secondo il monaco, sarebbe diventata sua moglie...

Adirato, si voltò verso di lei e, guardandola in malo modo, le sibilò: “Vattene via!”

La piccola si bloccò, incredula.

Sembrava che quell'uomo ce l'avesse con lei...

Mi scusi, signore...” insistette lei, timidamente, ma lui rispose: “Ti ho detto di andartene!” “Ma vede, il fatto è che...” “Non insistere! Sparisci!” “Perché mi tratta così male?” domandò lei, piazzandosi davanti a lui.

Yamcha tentò di sposarla ma la bambina non intendeva muoversi fino a che lui non le rispondeva.

E mentre cercava di togliersela di torno, i capelli turchini ereditati da sua madre, che per anni l'avevano fatto impazzire d'amore, continuavano a muoversi...

Vuoi proprio saperlo?” le rispose, seccato “Odio i tuoi capelli. Hanno un colore orrendo.”

La bambina spalancò gli occhi e le lacrime le rigarono il viso.

Yamcha, insofferente, spostò la bambina e, poi, si allontanò nella strada polverosa, lontano dalla città e da quella che sarebbe dovuta diventare sua moglie.


Padrone Yamcha, non credevo che sarebbe mai ritornato.”

L'uomo dal volto sfigurato entrò nel palazzo e salutò il suo servitore: “Ciao, Pual. E' da tanto che non ci vediamo, eh?” “Già... molti anni... da quando... da quando ha deciso di partire...”

Yamcha intuì cosa avrebbe voluto dirgli Pual.

Da quando si era innamorato di Bulma e da quando era partito, disperato, per dimenticarla dopo che lei aveva scelto Vegeta.

Da cui aveva avuto due figli...

Yamcha scosse la testa.

Adesso basta pensare a quella stupida mocciosa!

Non l'avrebbe mai più rivista!

Il suo castello si trovava nell'isola di Hokkaido mentre lei viveva a Kyushu.

Erano troppo lontani per rivedersi...

Già...” dichiarò mentre si allontanava dal servitore “Ma non preoccuparti. Ho deciso che non partirò mai più. Non voglio più avere niente a che fare con lei o con la sua famiglia.”

   
 
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