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Autore: cricotton    28/06/2009    5 recensioni
house ha appena lasciato andare Stacy con Mark, e anche se non lo vuole ammettere, è distrutto. cameron vorrebbe stargli vicino, ma come avvicinare quello scontroso di un dottore? ambientata il giorno dopo la 2x11.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Salve a tutti^^

Salve a tutti^^!! Mi sono accorta che, rileggendola, c’erano un po’ troppi errori e non era ben leggibile, così ho deciso di ripostarla. Ancora un caloroso grazie a tutti coloro che l’hanno letta, recensita e messa tra i “da ricordare” e/o “preferiti”.

 

Bisogno di parlare

 

Era una mattina di novembre  … e una macchina stava tranquillamente andando sul freddo cemento della strada per andare al lavoro. Dentro di essa, c’era una certa Allison Cameron. Per chi non la conoscesse, era una  dottoressa di quasi trent’anni, laureata in immunologia e che lavorava al Princeton Plainsboro Teaching Hospital nel rinomato reparto di Diagnostica.
Stanca di tutto quel silenzio che l’avvolgeva, accese la radio e mise un cd.  Sorrise mestamente, quando sentì le note di una canzone che in quel periodo ascoltava parecchio …  

I never really knew how to move you
So I tried to intrude through the little holes in your veins
And I saw you
But that’s not an invitation
That’s all I get
If this is communication
I disconnect
I’ve seen you, I know you
But I don’t know
How to connect, so I disconnect…*

Era  una canzone bellissima, ma anche malinconica … eppure le piaceva così tanto da identificarsi con quelle parole: sembrava che quella musica fosse stata scritta su di lei, e sul suo difficile rapporto con il suo  capo, per cui lei sente di provare qualcosa di molto profondo …  lavorava per lui già da un anno, però non riusciva ancora a comunicare con quell’uomo , non riusciva a capire cosa lui provasse veramente, quali fossero i suoi pensieri … più ci provava, più House la allontanava … quando lei avrebbe solo voluto dargli tutta se stessa …
Senza neanche volerlo, i suoi pensieri vagarono  sui fatti che erano accaduti ultimamente : il pericolo dell’Hiv, la notte passata con Chase, il ritorno di Stacy … già, Stacy … Allison pensò per un momento che avrebbe dovuto odiare quella donna, per aver fatto frantumare la sua speranza di poter stare con House, per averlo fatto allontanare da lei ulteriormente; ma in fondo, le era anche grata. Grata a Stacy per il fatto di aver visto per la prima volta House sereno. Di aver visto per la prima House innamorato di qualcuno. Molti forse – tra cui House e se stessa-  riterrebbero un paradosso essere riconoscente alla propria rivale in amore, ma era la pura e semplice la verità. Non c’erano nozioni logiche per spiegarlo. Se lei poteva renderlo davvero felice, si disse, non poteva far altro che esserlo per lui.
Come al solito, arrivò puntuale al parcheggio dell’ospedale. Spense il motore, scese dalla macchina, la chiuse e si avviò tranquilla verso l’entrata, canticchiando piano e mesta quella canzone.
Fu allora che la sua attenzione venne colpita da un moto nera e arancione di sua conoscenza. Si fermò e la guardò, sgranando gli occhi. Prese il cellulare e controllò l’ora: com’era possibile che House si trovasse già al lavoro per le otto, quando si sapeva che a lui piaceva arrivare due ore più tardi?!?
 Alzando le spalle, rimise il telefonino in tasca.
Nonostante lei non volesse ammetterlo, Cameron era preoccupata per l’arrivo in anticipo di House. Di solito, lui si fermava in ospedale di notte solo per trovare una difficile diagnosi, ma l’ultimo caso che avevano era stato risolto brillantemente. Se ce ne fosse stata una di notte, di sicuro House non si sarebbe fatto scrupoli di chiamarla nel cuore della notte per trovare la diagnosi … ma quella notte non aveva ricevuto nessuna telefonata.

“Dev’ essere successo qualcosa ad House!” ritenne con se stessa “ma d’altronde, perché dovrei  preoccuparmene? Non è più affar mio, ora che c’è Stacy!”.
Tuttavia, senza neanche pensarci veramente, fece l’esatto contrario: si diresse verso il reparto di Oncologia per parlare con Wilson: di sicuro lui sapeva cos’era successo!  Ad un tratto, fermò spaventata e pensò: “ e se poi trovo House? Che cavolo racconto come scusa? Di sicuro mi prenderebbe in giro per tutto il giorno per essermi preoccupata per lui! Ma sii, ti inventerai  qualcosa, Allison!”, e più sicura, prese l’ascensore.
Davanti alla porta di Wilson, prese un bel respiro e bussò. Sentendo il cordiale ‘avanti’ dell’oncologo, aprì e lentamente entrò.

 Fu sollevata di trovare solo Wilson. Egli era chinato su delle analisi, e quando sentì Allison chiedere se poteva entrare, alzò gli occhi sulla collega. “Ah, Cameron! Siediti! Che cosa ha combinato House questa volta?” chiese ridendo. “Niente, solo che House oggi è in anticipo e questa non è una cosa da tutti i giorni!”. Cameron rispose, sedendosi su una sedia davanti alla scrivania.
James, continuando a guardare le analisi, disse sovrappensiero: “Da quello che so, è stato qui tutta la notte!”.

 A quelle parole, Cameron non poté fare a meno di allarmarsi. Wilson, capendolo, cercò di tranquillizzarla: “Ma non preoccuparti: non è successo nulla di grave!” e le sorrise. Ella, non ancora tranquilla, chiese: “Che è successo?”.

Lui sospirò. Sapeva benissimo cosa lei provasse per il suo migliore amico, come sapeva bene che House si sarebbe vendicato in qualche modo per quello che stava per fare. Tuttavia disse: “In teoria, non dovrei dirtelo, ma di te mi posso fidare. House ha lasciato Stacy.”
Cameron non riusciva a credere alle proprie orecchie: “Co-come?” balbettò. Lasciando perdere le analisi, Wilson le disse: “L’ha lasciata andare con Mark.”. Lei continuava a non capire: “House ha lasciato Stacy? Ma perché? Perché vuole continuare a farsi del male?” si chiese. Wilson parve capire quello che lei stava pensando, poiché esclamò: “Non chiedermi il motivo per cui continua a farsi del male, perché, anche se sono suo amico, non riesco a capirlo. Ieri sera, mentre stavo andando via, ho visto Stacy che radunava le sue cose. Poi, avendo capito quello che lui aveva fatto, l’ho raggiunto sulla terrazza e lassù ci siamo scontrati. Ho provato a dirgli che continuare a soffrire lo rende solo infelice, ma lui non vuole comprendere da quanto è testardo!” egli sospirò: “non capisco proprio che gli passa per la testa …”    “…Pensava di non poter cambiare abbastanza per renderla felice. Ecco perché l’ha lasciata.” Continuò lei, tristemente. Adesso capiva: in fondo, lui non era insensibile come voleva far sembrare! “Già, ma ora? Chissà quanto si sentirà solo, in questo momento!” pensò. 

Wilson la guardò: “Ti prego, Cameron: fa’ finta di non sapere niente!” “Non preoccuparti: da me non partirà una parola!” lo rassicurò e, ringraziandolo, se ne andò.

 

o0o

“Da quanto tempo sto quassù?” si chiese House, appoggiato sul bordo della terrazza con lo sguardo fisso sul fondo, dove la vita sembrava riprendere il suo continuo e frenetico corso. “Forse tutta la notte … eppure non sono stanco!”.

Rabbrividì per il freddo e si strinse nella leggera giacca del completo. La gamba gli faceva male da sembrar che urlasse dal dolore, ma lui non ci badò. Non aveva voglia di prendere il Vicodin, anche se il suo corpo ne aveva bisogno disperatamente in quel momento; non aveva voglia di niente …
L’aveva lasciata andare. Aveva lasciato andare Stacy … il suo unico amore, il suo unico appiglio, che già una volta lo aveva tradito, ma di cui continuava a sentire il bisogno. Sospirò e chiuse gli occhi. Che cosa provava in quel momento? Non lo sapeva neanche lui, lui che di solito sa sempre tutto. Forse desolazione, non come quella di tutti i giorni che lo rendeva quello che era … un bastardo  e solo .forse un senso di solitudine più forte di quello che di solito provava … ma in fondo che importanza aveva cercar di capire cosa stesse provando? Tanto, lei non era lì con lui, sebbene lei  sarebbe rimasta, se non fosse stato per lui stesso.
Se fosse stato egoista come il suo solito, non l’avrebbe fatto. L’avrebbe tenuta con sé, anche se solo per pochi mesi … tuttavia, quando vide Mark così disposto a tutto, pur di restare con Stacy, non si era più sentito di pregarla di rimanere. Perché lui sarebbe rimasto lo stesso e alla fine l’avrebbe fatta solo soffrire … e lei questo non se lo meritava. Invece Mark sarebbe cambiato, si sarebbe sforzato maggiormente nella riabilitazione, e solo per lei. Perciò aveva deciso di rinunciare a lei, andando contro i suoi stessi desideri.
Sentì gli occhi pungere: che stesse per piangere? Si stropicciò gli occhi e pensò che fosse il freddo.
Voleva stare solo … non desiderava altro che stare da solo …
Sennonché, sentì qualcuno aprire la porta. Senza neanche guardare chi fosse, gridò rabbiosamente : “Wilson, la tua ramanzina me l’hai già fatta ieri notte! Vai a sgridare qualcun altro! Lasciami in pace!” “Non sono Wilson …” gli rispose una voce pacata.

 Al suono di quella voce, sobbalzò e girò lo sguardo verso la porta, sbalordito. Esattamente davanti a lui, a qualche metro di distanza, c’era Cameron, la sua più giovane dipendente, con in mano la sua tazza rossa e un sorriso dolce. Dannazione! Quanto odiava quel sorriso , in questo momento! Così in antitesi con il suo stato d’animo …
Cercando di  non apparire stupito, le parlò sgarbatamente: “ Che cosa ci fai qui?”. Cameron, per nulla spaventata o arrabbiata, rispose: “Wilson mi ha detto che sei stato qui tutta la notte. Ho pensato che avessi bisogno di un caffè per riscaldarti, e così ho pensato di portartelo!”.

House sospirò: per prima cosa, diede mentalmente del bastardo a Wilson: come al solito non si era fatto i suoi! Distogliendo lo sguardo da lei, guardò di nuovo in giù e disse: “ E scommetto che ti ha già raccontato tutto, non è vero?”.

Lei gli si avvicinò lentamente: “Mi dispiace …”. E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.  Non aveva certo bisogno di sentirla dire che le dispiaceva  per lui! Senza rendersene conto, la investì riversando su di lei la propria rabbia e amarezza: “Non ho certo bisogno di un ‘mi dispiace’! Tieniti per te il tuo spirito da crocerossina”. Cameron capì di aver fatto una mossa assai sbagliata; senza scoraggiarsi, continuò: “Avanti, bevi … se no, tra poco morirai assiderato!” e gli porse la tazza che stava diventando tiepida a causa della temperatura bassa.

 House guardò la tazza: il fumo che usciva dal bordo era troppo invitante per il suo corpo intirizzito; tuttavia, non la prese. 

 Allison sorrise rassegnata, poi fissò gli occhi in basso, come per sperare che il pavimento le desse il coraggio di dirgli ciò che lei in quel momento aveva nel cuore. Trovando finalmente il coraggio, esclamò: “. Io … so come ti senti.” “No. Tu non lo sai.” Le rispose con tono categoricamente triste, continuando a non guardarla negli occhi.

Lei continuò: “Prima che tu dica o faccia qualcosa, ti prego, ascolta quello che ho da dirti. Poi, dì pure tutto quello che vuoi: che sono una crocerossina rompiscatole che non si fa mai i fatti suoi! Ma per favore, ascoltami!”.

 Vedendo il timido sorriso abbozzato di lui, si appoggiò anch’ella sul bordo un po’ sollevata e guardò anche lei in giù:” Capisco come ti senti: ti senti profondamente solo e totalmente distrutto, perché l’hai lasciata andare, andando contro i tuoi desideri. Pensavi di non poterla rendere felice, e hai preferito farle del male prima in modo che poi sarebbe stata felice con Mark”.

Sentendosi addosso lo sguardo attento di lui, non ci badò: “ Tu dici che io e te siamo profondamente diversi, ma in fondo …  non lo siamo” e finalmente incontrò il suo sguardo:”Anch’io ho fatto lo stesso per te. Vedendoti così sereno, ho preferito mettere da parte i miei sentimenti per te. Perché? Perché tutto ciò che voglio, è vederti felice House! Se non vuoi me, a me sta bene, anche se mi fa male … però, per la tua felicità, ero, sono e  sarò sempre disposta anche a vederti stare con qualcun’altra.” House rimase colpito da quel discorso: come faceva lei a capirlo così profondamente? si chiedeva.

Si scostò dal bordo. Lei fece lo stesso. “Ora, ciò che voglio è darti un consiglio disinteressato: parlane con qualcuno. So quanto è difficile per te, ma finiresti per distruggerti dai tuoi troppi pensieri. Parlane con Wilson, con la Cuddy… o anche con me, se vuoi. Come se fossimo amici! Ti prometto che non mi farò alcuna idea sbagliata su te e me. Vorrei solo starti vicino come amica …. Non chiedo niente di più.” Il suo lungo e profondo discorso finì. Cameron ebbe come la sensazione di essersi tolta un peso dal cuore: lei gli aveva mostrato tutto quello che provava e adesso spettava a lui decidere o no se voleva condividere questo suo dolore con lei o no. Lasciò il caffè sul bordo e, timidamente, allungò la mano e strinse la mano di lui con cui il suo capo si aggrappava al bastone.

House sussultò a quella carezza, ma non gli dispiacque: quel contatto, non sapeva come spiegarselo, gli dava conforto.
La fissò negli occhi; lei, sentendosi quegli occhi su di sé, arrossì e lasciò andare la mano.

Sorridendo, disse: “Sarà meglio che scenda. Foreman e Chase saranno già arrivati da un pezzo!”.  E lo lasciò da solo, il quale istintivamente, sorrise.

o0o

 

Erano quasi le undici di sera, e Cameron stava tranquillamente leggendo un libro distesa sul divano, col caminetto acceso e bello scoppiettante. Le venne voglia di prepararsi una tazza di cioccolata calda e si alzò.

Quando fu in piedi, sentì qualcuno bussare alla porta d’entrata.

 Lei sorrise. Nessuno avrebbe bussato alla porta, se non qualcuno con un bastone. Sicura, andò alla porta e l’aprì.

 Aveva visto giusto: davanti a lei c’era un House un po’ stanco e un po’ imbarazzato, che disse: “Ciao.” “Ciao” lo salutò lei di rimando.

 Lui abbassò gli occhi come per tentare di trovare le parole, come per tentare di lottare contro il suo istinto di rimanere da solo ad affondare nel suo dolore come aveva sempre fatto.

E finalmente, dopo pochi minuti che parvero ad entrambi un eternità, le trovò: “Avevi detto che potevo parlare con te, e così ho pensato …”.
Questo bastò ad Allison. Con gli occhi scintillanti e un sorriso rassicurante, esclamò: “Vieni. Entra!”.

………

 

* i versi sono della canzone “Communication” di The Cardigans. È stata questa canzone che mi ha ispirato questa one-shot, perché credo che rispecchi perfettamente il tentativo di Cameron di riuscire a comunicare con il suo cinico e misantropo e terribilmente affascinante capo^^.

 

  
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