Restai a guardare fisso
nel
bianco del cielo chiazzato da soffici nuvole di forme indistinte,
mentre il fresco vento mattutino primaverile mi frusciava nelle
orecchie e mi soffiava lieve tra i capelli, sollevandoli quasi
fossero vivi.
Percepivo i fili d'erba
verde giada su cui ero seduta solleticarmi i polpacci scoperti, e la
prima goccia di pioggia gelida precipitò obliqua sulla punta
del mio
naso. Stava per piovere.
Mi alzai lentamente
aiutandomi con le braccia dal punto impreciso del prato su cui mi ero
accucciata per una buona mezz'ora, e riuscii solo in quel momento a
scorgere il sole luminoso nascosto dietro le nubi grigiastre.
Mi concentrai intensamente,
finché non sentii più il contatto del terreno
umido sotto la suola
delle scarpe.
Chiusi gli occhi e cercai di
salire più in alto, mentre sentivo il getto d'acqua fredda
bagnarmi
i capelli, il viso, e i vestiti che ormai mi si erano appiccicati
tutti addosso come fossero aderenti. Arrivata a mezz'aria, sbattei le
palpebre un paio di volte e solo allora mi accorsi di come faticavo a
respirare.
Non ci feci caso. Aumentai
di velocità e m'intrufolai nel bianco vaporoso delle nuvole
sfumato
con un grigio perla. Quando passai sotto una tela di nubi ammucchiate
una contro l'altra, notai un raggio di sole infilzarne una, come una
lama incandescente e affilata. Attraversai l'interno di questa nuvola
e vidi la luce del sole luccicante. Ero molto in alto e sentivo il
calore dell'astro coprirmi, e m'immaginai di essere ormai asciutta
grazie a quel sole.
Sempre sotto la luce del
sole, mi diressi a casa, nascondendomi al di sopra delle nubi e
quindi non permettendo alla pioggia di bagnarmi nuovamente.
Arrivata sul punto in cui
probabilmente in basso c'era casa mia, mi lasciai trasportare dalla
forza di gravità e precipitai anch'io come quelle piccole
gocce
d'acqua.
Sbuffai. Avrei voluto stare
ancora un poco sotto quel sole tanto caloroso, tanto potente da
contribuire addirittura a migliorare il mio stato d'animo. Atterrata
con maestria davanti al portone di casa, suonai al campanello e mi
presentai fradicia a chiunque mi avesse aperto la porta. Era Trunks.
Mi chiese cosa ci facevo là fuori, sotto la pioggia. Giusto;
mi ero
dimenticata di essere uscita dalla finestra di camera mia e di non
aver avvertito nessuno del mio breve volo. E mi ero dimenticata pure
di essere in punizione.
A quel punto, udii i passi
di mia madre -li riconoscevo dal rumore che provocavano gli alti
tacchi delle sue scarpe- avanzare minacciosamente verso l'ingresso.
Apparve con uno sguardo vitreo dietro le spalle di Trunks.
Già dalla
sua fronte corrugata avevo compreso ciò che mi voleva
intimare.
Mantenendo l'espressione infuriata, mi indicò le scale con
un gesto
rapido del braccio. Entrai in casa, lasciando tracce bagnate dietro
di me. Sentii il ringhio cupo provenire da mia madre.
In quel momento ero sicura
che mi avrebbe persino sbarrato la finestra con tutti i lucchetti che
poteva trovare in un negozio di ferramenta e mi avrebbe chiusa in
camera a chiave. Magari l'avrebbe pure ingoiata. Potevo capirlo.
Infondo ammetto di aver agito da imprudente. Ma neanche la grande
scienziata Bulma Brief può bloccare la voglia di
libertà di una
saiyan.
Ecco un'idea di cosa si potrebbe combinare una decisa saiyan durante una classica punizione. Bra si sente molto libera e ha bisogno di uscire allo scoperto. Pur di bagnarsi come un pulcino. Questa strana idea mi ha stravolto quando guardavo le previsioni del tempo. E per me Bra è un personaggio piuttosto adatto in certe occasioni. Ringrazio in anticipo chi leggerà e soprattutto chi recensirà. Alla prossima!
tety