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Autore: momoallaseconda    10/02/2018    7 recensioni
Cominciava con uno strappo allo stomaco, doloroso per certi versi, ma sopportabile e ormai abitudinario da non farci quasi più caso. Poi arrivava la vertigine e gli occhi si offuscavano, si sentiva spinta a chiuderli come reazione istintiva all'ignoto e quando li riapriva aveva giusto il tempo di concedere al cuore un po' di sana tachicardia che subito se lo ritrovava davanti.
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**Per il compleanno di Zomi**
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CONNECTION



Non era mai stata una circostanza facile da gestire.
Capitava sempre in maniera diversa e all'inizio non era possibile prevedere quanto sarebbe durata.
Cominciava con uno strappo allo stomaco, doloroso per certi versi, ma sopportabile e ormai abitudinario da non farci quasi più caso. Poi arrivava la vertigine e gli occhi si offuscavano, si sentiva spinta a chiuderli come reazione istintiva all'ignoto e quando li riapriva aveva giusto il tempo di concedere al cuore un po' di sana tachicardia che subito se lo ritrovava davanti.
Felice, triste, all'aperto, al chiuso, non faceva differenza. Lui compariva sempre.
La prima volta era accaduto nei due anni di separazione forzata imposti dal capitano. Era sera, lei si trovava a Weatheria e scriveva seduta alla scrivania alla luce di una candela. Da cinque mesi non aveva notizie dei suoi compagni e più di una volta si era ritrovata a pregare un Dio in cui non credeva solo per non cadere preda della disperazione. Resistere e andare avanti era l'unico modo, se lo ricordava bene. Nami lo ricordava come fosse ieri.
Il foglio bianco, la penna, la sua stessa mano che sparivano, il dolore lancinante che si faceva strada all'altezza dello stomaco, seguito da un altrettanto intenso senso di vertigine che la faceva cadere in avanti. Sensazioni così strane e fugaci da lasciarla di stucco, incapace di capire cosa fosse successo, senza possibilità di immaginare che presto sarebbero diventate un abitudine oltre che il preludio di ben altro.
Si era rimessa dritta sulla sedia, ancora stordita, cercando di fare dei respiri profondi ed era stato in quel momento che tutti i suoi sensi erano tornati vigili, in allarme.
Non era più sola nella stanza.
Malgrado lo stupore iniziale il suo cervello sapeva perfettamente di non correre rischi su quell'isola e ormai riconosceva a pelle le movenze di ciascuno dei cari vecchietti che vi soggiornavano per rendersi conto immediatamente che la presenza in attesa che sentiva dietro di sé, immobile quanto lei, non era nessuno di loro.
Aveva capito in un secondo di chi si trattava, troppo il tempo passato in sua compagnia per non riconoscere quel respiro leggero e quel rumore di pendagli che si muovevano l'uno contro l'altro -tre, di tre pendagli- ma il suo cervello si rifiutava di elaborarlo. Si era convinta fosse uno scherzo della sua mente. Era impossibile, non poteva essere. Zoro non era davvero lì, dietro le sue spalle, fermo in attesa che si girasse a guardarlo. No, non era semplicemente possibile! E probabilmente proprio quella fermezza, la necessità di confermare quello che il cervello credeva, la convinse a voltarsi.
Un occhio. Un occhio dal taglio orientale, nero e brillante che la scrutava sconvolto di rimando, era stato tutto quello che aveva catturato il suo campo visivo per un secondo, prima di allargarlo e scoprire con orrore crescente di trovarsi davvero davanti allo spettro evanescente del suo compagno di ciurma dal cranio verde.
Zoro era lì nella sua stanza, seduto in evidente posa meditativa e la fissava incredulo.
L'attimo che le ci volle per metabolizzare la cosa fu semplicemente troppo. Ricordò solo di aver urlato e di essersi risvegliata sul pavimento sola, intontita e sconvolta con l'immagine dell'amico ancora stampata a fuoco nella mente ma di lui nessuna traccia.
Il panico si era impadronito di lei, insieme alla certezza di non aver sognato. Zoro era morto? Era il suo fantasma che aveva visto? Che cos'era quello?
Aveva dovuto convivere con quelle domande per i giorni a venire, impossibilitata a fare altro, terrorizzata solo di aprire un giornale e scoprire della effettiva dipartita del suo più vecchio compagno.
Zoro non poteva essere morto, si rifiutava di pensarlo. Ma che cos'era quello che aveva visto?
Non era durata a lungo la sua attesa, in capo a quattro giorni aveva sentito di nuovo quello strano dolore allo stomaco ed aveva retto alle vertigini solo perché già sdraiata. In piena notte lo spettro luminoso di Zoro le era comparso nuovamente davanti agli occhi, ma quella volta aveva avuto la prontezza di non urlare e mantenere saldi i nervi.
Appurato che non fosse un sogno, si era alzata a sedere, spostando malamente le coperte del letto nello stesso momento in cui lui apriva gli occhi -l'occhio! Cos'è quella cicatrice?- e realizzava dove si trovava.
Come la volta precedente era seduto in meditazione e la fissava sconvolto senza spiccicare parola.
La mente di Nami era invasa dalle domande e una trovò risposta facile non appena incrociò lo sguardo con il suo. Non veniva con intenzioni ostili.
A pensarci era ovvio, quando mai Zoro le avrebbe fatto del male intenzionalmente? Mai, se non fosse che non era certa quello fosse davvero Zoro. Nami ne aveva visti di fantasmi a Thriller Bark, quasi tutti innocui all'apparenza, eppure nessuno di loro era così reale e concreto come sembrava essere lo spettro che sedeva a gambe conserte al centro della sua stanza. Questo andava al di là di ogni umana comprensione. Era assurdo, se ne rendeva conto, ma doveva chiederlo, doveva sapere se il suo compagno era morto, doveva.
Zoro...? Sei... sei davvero tu?”
Con un coraggio che non credeva di possedere si alzò dal letto e gli si avvicinò con passo incerto.
Ti prego, dimmi che non sei un fantasma, ho bisogno di sapere che non mi sto immaginando tutto...”
Lo spettro di Zoro non parlava, se ne restava fermo a fissarla e sembrava soppesare le sue parole.
Nami gli si sedette di fronte senza smettere di guardarlo nemmeno per un attimo in fervente attesa, terrorizzata da quello che avrebbe potuto sentire ma bisognosa di risposte come mai prima.
Zoro, santo cielo, rispondi!”
Lo sentì respirare profondamente e chiudere l'unico occhio che aveva aperto.
Non sono morto.”
Fu l'unica risposta che le concesse e Nami sentì il proprio cuore impazzire nella cassa toracica.

La sua voce, era da cinque mesi che non sentiva la sua voce. Cinque lunghissimi mesi ed aveva rischiato di dimenticarla. Era sempre la stessa, calma, rassicurante, innegabilmente sua. Non era cambiata e con lei erano tornati prepotenti a scuoterla anche tutti i ricordi che le rievocava e aveva messo a tacere per necessità. Lui che la salvava da un'orda di uomini, lui che le chiedeva se stava bene, lui che dormiva sul ponte, lui che la chiamava strega, lui che le rimboccava le coperte e le misurava la febbre, lui che la aiutava tra le dune del deserto e su spiagge paradisiache.

Esitante, provò ad allungare il braccio ma la mano che avrebbe dovuto posarsi sulla guancia trapassò il suo viso e si ritrovò a sfiorare il vuoto. Lo aveva già inconsciamente intuito ma scoprire che non poteva toccarlo l'aveva sconvolta.
Se non sei morto, allora che cosa sei?” gli chiese tremando, ritraendo la mano come scottata, la pelle d'oca aumentata. Pretendeva di sapere la verità, glielo doveva almeno per lo spavento che le aveva fatto prendere giorni prima.
Lui l'aveva studiata per un attimo, grattandosi la testa in evidente difficoltà. Nami lo aveva fissato in aspettativa, bramosa, con il nervosismo che andava via via aumentando ad ogni secondo di attesa che si aggiungeva agli altri.
Sono Zoro.” dichiarò alla fine con un'alzata di spalle.
Una risposta molto da Zoro, in effetti, e Nami ci rimase così di sasso che non riuscì a trovare nessun valido motivo per ricoprirlo di insulti.
Frenò l'esasperazione cercando di mantenere la calma.
D'accordo. Abbiamo appurato che tu sei Zoro e io Nami...”
Il tono volutamente ironico venne colto perché lui alzò un sopracciglio, incitandola a continuare.
...quello che voglio sapere è perché dopo cinque mesi tu, o... o quello che sei, ti trovi nella mia stanza su Weatheria!”
Lui batté gli occhi confuso guardandosi attorno e rendendosi conto forse solo in quel momento di trovarsi seduto per terra in una camera da letto sconosciuta in piena notte. Tornò a focalizzarsi su di lei che pendeva dalle sue labbra e sospirò.
Non lo so.” ammise senza remore con un'espressione affranta che Nami giudicò fin dall'inizio assolutamente falsa.
Non mentire, non sei capace!”
Non sto mentendo!”
Nami si passò una mano tra i capelli, cercando di non alzare gli occhi al cielo.
Se pensi davvero che me la beva sei fuori strada!”
Lo guardò truce ricevendo in risposta la stessa occhiata e capì che continuando così non sarebbero andati da nessuna parte. La situazione era assurda, quello era Zoro! Incredibilmente era davvero Zoro, ma allo stesso tempo non era lui.
Anche in una situazione surreale come quella il suo cervello lavorava febbrilmente e si ricordò di non averlo trovato al suo risveglio la prima volta in cui si era manifestata quella... quella... cosa diavolo era?

Era stato lui a reciderla, qualsiasi cosa fosse, oppure il tempo che avevano era limitato? Doveva chiederlo.
Prese fiato ma lo sguardo le cadde inesorabilmente sul particolare che per primo aveva destato il suo stupore e le si strinse il cuore. L'ultima volta che l'aveva visto si stava ancora riprendendo dalle ferite di Thriller Bark.
Cos'è quella cicatrice?”
Stai facendo crescere i capelli?”
Nami batté gli occhi perplessa e lui si ritrovò a fare altrettanto. Avevano parlato nello stesso momento e se nella sua voce c'era sincera preoccupazione, in quella di lui aveva sentito una curiosità strana che suonava più come una sorta di approvazione camuffata.
Nami annuì distrattamente, ancora concentrata sulla cicatrice, stabilendo di dare un peso alla sua domanda in un secondo momento.
Dal canto suo, lui si rabbuiò appena.
La conseguenza di una negligenza.” aveva risposto lapidario e Nami capì di non poter pretendere di più, ma le domande bloccate in gola non erano di certo finite, se possibile si erano triplicate.
Sei davvero tu?”
Si.”
Ma quello che vedo non è... il tuo corpo...”
Vero.”
Dove ti trovi?”
Molto lontano da qui.”
Aveva la replica pronta ma lei non era da meno.
Come facciamo a parlarci e vederci se ti trovi molto lontano da qui?”
Zoro la guardò corrucciato e Nami sostenne il suo sguardo fieramente.
Credo...” azzardò e lei gli si fece più vicina. “...sia colpa mia...”
Il tentennamento e lo sguardo colpevole che le aveva rivolto erano solo l'ulteriore conferma. Zoro sapeva perfettamente di cosa stavano parlando ma continuava a cercare delle scuse per non doverlo ammettere chiaramente. Chissà perché poi, non si stupiva più dell'orgoglio sconfinato di quello spadaccino burbero.
Animata dal tentativo di aprirsi dimostrato da lui aveva provato a chiedere di più ma ne aveva ricavato poco. Zoro si era mostrato incredibilmente irremovibile su quel punto. Doveva bastarle sapere che grazie alla meditazione era riuscito a sviluppare in maniera differente l'Haki dell'Osservazione. Non aveva approfondito solo la possibilità di prevedere le mosse dell'avversario o uno scorcio di futuro, si era spinto molto più in là. In poco meno di cinque straordinari mesi di intensivo allenamento aveva raggiunto uno stato di pace interiore tale da riuscire a divenire un tutt'uno con le forze dell'ambiente circostante. Da questo era passato al divenire parte del tutto, a suo piacimento poteva annullare ogni cosa, persino la bestia che da sempre lo guidava in battaglia e che era stata la causa principale del suo temuto soprannome. Barriere come il tempo e lo spazio non esistevano più nel limbo che aveva creato ed era riuscito a spingersi oltre, nell'impresa che credeva solo un mito, proiettare un'immagine distorta ma cosciente di sé che potesse varcare ogni confine.
Non mi trovo qui nel senso letterale del termine. Il mio corpo si trova ancora dove Kuma mi ha mandato e questo” si indicò il petto evanescente con una mano “...non è reale, ma mi permette di entrare in contatto con le persone...”
Quindi è per questo che hai deciso di tentare questa strada? Volevi ritrovarci! Hai incontrato anche gli altri?”
Nami lo aveva guardato speranzosa e con una punta di invidia. Non sembrava un discorso tanto folle il suo, sapevano tutti che Zoro cercava nella meditazione una sorta di pace dei sensi, un equilibrio necessario a placare quella parte del suo animo che per il resto del mondo lo aveva reso un assassino. Era incredibile fosse riuscito in un'impresa simile che lei stessa faticava a credere possibile, ma sapeva anche della totale dedizione che impiegava nel continuare a migliorarsi, per sapere che poteva esserci riuscito davvero e in cuor suo poteva solo essere felice per lui.
Zoro sembrò preso alla sprovvista da quella domanda.
Gli altri...” deglutì prima di sospirare tetro. “No... io... posso raggiungere solo te.” ammise abbassando appena lo sguardo, come si sentisse responsabile.
Nami d'altro canto avrebbe dovuto sentirsi dispiaciuta, voleva sapere se i suoi compagni stavano bene, soprattutto Rufy, ma scoprire di essere l'unica a venire contattata da lui in quel modo le causò una curiosa stretta alla bocca dello stomaco.
Lei aveva qualcosa di diverso dagli altri. Cosa c'era che Zoro non diceva? Quella ammissione la fece sentire per un attimo quasi speciale, sembrava una connessione creata apposta per lei. Una considerazione lucida in un mare di emozioni che la fece accigliare.
Zoro, perché solo con me puoi...”
Ho poco tempo ancora.” l'aveva ignorata con una nota di urgenza nella voce.
Nami deglutì. Aveva visto giusto, quel legame non poteva durare molto.
Tra poco il contatto sparirà, non sono ancora in grado di controllarlo, si è già mantenuto più a lungo di quel che credevo. Ti vorrei chiedere solo un favore, ragazzina.”
Lei annuì, soprassedendo al 'ragazzina' solo perché sembrava mortalmente serio.
Non parlare con nessuno di quello che hai visto.”
Che cosa?? Perc...”
Non ne parlare!”
Zoro...”
Nami, non lo fare e basta!”
Una vena del collo le si ingrossò in maniera preoccupante e Zoro di certo aveva ringraziato di essere una proiezione intangibile lontana migliaia di leghe da lei.
Promettimi che ti terrai questa cosa per te.” le aveva chiesto più gentilmente.
Nami annuì, controvoglia e infastidita, ma annuì. “Sappi che mi dovrai un risarcimento per tutto questo...”
Inaspettatamente Zoro ghignò. “Non avevo alcun dubbio.”
Tornerai?”
Lui sembrò vacillare un istante ma lo dissimulò facilmente allargando il ghigno. “Se tu vorrai, si.”
Veloce come era apparso, il fantasma evanescente dello spadaccino svanì.
Nami si ritrovò a fissare il muro della sua stanza con troppe domande in testa e la certezza di poter aspirare a ben poche risposte.
L'agitazione le scorreva nelle vene. Era stata una cosa surreale! Non si vedevano da cinque mesi e in una manciata di minuti si era resa conto di quanto tempo fosse realmente passato senza i suoi compagni, senza i suoi punti di riferimento. Come avrebbe potuto resistere altri diciannove mesi?
Sperò con tutte le sue forze di rivederlo, si ritrovò a desiderarlo come l'aria.
Non aveva alcuna idea di come fosse possibile quella connessione tra loro, ma la promessa di nuovi incontri fu l'unico motivo che le impedì di impazzire.


Zoro mantenne fede al patto e da quella notte gli incontri si fecero costanti. Avvenivano sempre dopo il tramonto e all'inizio Nami si era chiesta spesso se ci fosse un motivo specifico dietro a tutto, salvo poi smettere di farci caso perché il solo vederlo le faceva dimenticare persino di porsi la domanda.
Almeno una volta a settimana le compariva davanti, sempre fermo in posa meditativa, sempre nella sua stanza e sempre con la luna alta nel cielo. Stava diventando bravo, dopo aver stabilito il contatto riusciva anche ad alzarsi e fare dell'altro senza dover restare concentrato sul legame.
Parlavano, spesso discutevano, ogni tanto lui meditava mentre lei leggeva, a volte se ne stavano in silenzio godendo solo della presenza dell'altro nella stessa stanza, intimamente felici di essere insieme, almeno loro, se non potevano avere tutta la ciurma.
Nami si era abituata presto alla novità e scoprì di attendere quei momenti con trepidazione crescente. Spesso era lei a chiamarlo attraverso quel filo invisibile che li manteneva costantemente legati, molte altre lui compariva prima che lei sentisse la necessità di farlo come due menti che ragionavano all'unisono. Anche se lui tendeva a parlare poco, riusciva ad apprezzare ugualmente questo suo lato perché le permetteva di scacciare la nostalgia un po' di più ogni volta solo con la sua presenza. Dal canto suo, Zoro pareva gradire allo stesso modo quella vicinanza, era un modo anche per lui per sentirsi meno soli e finì inevitabilmente per avvicinarli più di quanto avrebbero mai creduto, soprattutto quando lei mostrò il desiderio di imparare qualche mossa e gli chiese di farle da insegnante. Zoro l'aveva ascoltata attentamente mentre si dilungava in un monologo sulla sua recente volontà di difendersi da sola, non voler più essere un peso per nessuno.
L'aveva lasciata parlare senza interromperla e l'unica cosa che riuscì a risponderle senza suonare troppo entusiasta era stata una bugia.
Non ho di meglio da fare...”
Lei la prese come era giusto prenderla, come un'ammissione di gioia.
Mi dirai mai perché riesci a contattare solo me?”
Nami non perdeva occasione per cercare risposte, Zoro preferiva glissare direttamente la domanda.
Se vuoi imparare le regole base del combattimento dovrai legare stretti quei capelli.”

Ogni volta il legame durava più a lungo e in capo ad un anno Zoro aveva imparato a controllarlo abbastanza da farlo protrarre quanto e come voleva. Spesso decideva di trascorrere l'intera notte da lei, dall'altra parte della stanza, guardandola solo dormire con la luna come unica confidente dei suoi pensieri, immaginando il mare a cullare il suo sonno.
Il tempo non era l'unica cosa che stava imparando a controllare. Man mano che i mesi passavano gli incontri diventavano più frequenti e di conseguenza la sua figura si delineava più marcatamente. Giorno dopo giorno la proiezione prendeva forza e Zoro smetteva sempre più di somigliare ad un fantasma evanescente e tornava ad essere l'uomo reale che Nami conosceva.
Pur essendone entrambi felici la cosa si rivelò presto un'arma a doppio taglio. Più il corpo di Zoro prendeva forma più Nami notava sulla sua pelle segni inequivocabili di lotte e battaglie che le facevano venire la pelle d'oca. Alle sue richieste di spiegazioni lui sorvolava con fervore tornando ad essere il solito spadaccino burbero che aveva imparato a conoscere sulla nave, discutevano e lui spariva per ore, salvo poi quietarsi e tornare, chiedendole perdono.
Ci vollero altri due mesi di minacce perché Zoro ammettesse di trovarsi in compagnia di niente meno che Drakul Mihawk. Era atterrato sulla sua isola da quasi due anni, e per Nami la batosta era stata dura da digerire. Lo stava allenando, diceva, ma lei faticava a crederci, tanto più che le ferite sembravano sempre più profonde ogni volta.
Lo sapevo, le mie previsioni non sbagliano mai. È per questo che vieni spesso di notte... durante il giorno combatti con lui. Nessun altro sa di questa tua capacità?”
Parlavano spesso del modo in cui poteva funzionare quella speciale connessione. Per lo più era Nami a parlare e ad esserne incuriosita, Zoro ogni tanto riusciva a farsi strappare delle vaghe risposte.
Lui aveva annuito con un sospiro. “Devo svuotare la mente in qualche modo. Mihawk è un osso duro...”
Sembrava sempre più affaticato per quegli allenamenti e intimamente era felice che lui avesse lei come valvola di sfogo.
Ad ogni incontro lo salutava con tormento, temeva sempre di non rivederlo più. Eppure tornava, ogni volta, con il solito ghigno in viso e l'aria serena di chi si sentiva a casa e probabilmente lei era sempre un po' più felice di vederlo per ricordare l'ansia provata nei giorni precedenti.
Per evitare di coglierla in momenti inopportuni, Zoro compariva sempre alla stessa ora e per lei stava diventando difficile ignorare il motivo di quel bagno profumato e della ricerca spasmodica dei suoi vestiti migliori nell'armadio.
Voleva essere carina, per lui. Pazzesco anche solo da pensare.

Allo scadere dei due anni non potevano ancora toccarsi. La figura di Zoro continuava a rimanere intangibile, per quanto reale, e pur non dicendolo apertamente quella continuava ad essere la cosa che entrambi agognavano di più e che sembrava destinata a rimanere un desiderio, almeno fino a quando non si fossero rivisti di persona.
Nami si raccontava che fosse solo per una questione di salute, voleva poterlo curare all'occorrenza e Zoro manteneva alta la bandiera del raggiungimento del massimo livello di controllo su quella strana connessione che li univa.
Due bugiardi, due ragazzini convinti di aver capito tutto.
Ormai sapevano perfettamente di non riuscire a stare senza quel contatto.
Anche senza toccarsi quegli incontri facevano bene all'anima di entrambi, Nami lo vedeva, lo percepiva. La stanchezza svaniva quando lui le sorrideva orgoglioso per i progressi fatti con il Sansect. Pur di non farla preoccupare Zoro si impegnava costantemente negli allenamenti con Mihawk solo per non dover più portare quei segni che a lei facevano così paura, solo per non renderla triste.
Le cose erano cambiate tra loro e Nami non lo capì mai davvero se non quando finalmente si rividero a Sabaody.
Le lacrime sgorgarono a fiumi quella notte, quando poté per la prima volta gettargli le braccia al collo e mettere a tacere quel vuoto allo stomaco durato due anni. Zoro si concesse il lusso di affondare il viso in quei capelli rossi che aveva visto crescere insieme a lei giorno per giorno, incredulo di poterlo fare per davvero, e Nami pensò scioccamente che l'allenamento con Mihawk aveva dato i suoi frutti, li sentiva così bene sotto ai polpastrelli.
Rivedersi non cambiò materialmente nulla tra loro ma cambiò lo stesso ogni cosa. Troppo impegnati nel conseguimento dei propri obiettivi, si sentirono ben lieti di non mettere da parte l'altro dello sconvolgimento emotivo che la connessione aveva portato al loro rapporto.
Si tennero il segreto per loro, Rufy aveva dato ordini precisi e averli infranti, anche se non intenzionalmente, li faceva sentire sleali.
Erano insieme, sulla Sunny, con la loro famiglia, quello bastava, era la realtà delle cose o almeno lo pensavano, convinti com'erano che la solitudine fosse stata l'unico motivo a spingerli a connettersi costantemente.

La connessione e le troppe domande che si portava appresso passarono in secondo piano durante la battaglia sull'isola degli Uomini Pesce.
A Punk Hazzard semplicemente Nami pensava che non ne avrebbero più avuto bisogno ma si sbagliava.
Dressrosa arrivò puntuale a vederli di nuovo separati. Rufy ci aveva preso gusto a dividerli e se da un lato la distanza quella volta era infima e la durata ancora più inferiore, dall'altro si erano resi presto conto di non riuscire a stare troppo tempo lontani l'uno dall'altro, nemmeno se si fosse trattato di pochi giorni.
Nami sapeva come chiamarlo all'occorrenza e la presenza dei compagni era diventata per entrambi un'ottima scusante per giustificare la preoccupazione. Zoro aveva riattivato la connessione non appena era riuscito a ritagliarsi una pausa tra un fendente e l'altro. Non ne voleva abusare, voleva solo assicurarsi che le cose andassero come dovevano e, di riflesso, controllare che lei stesse bene.
La trovò a bordo della Sunny, dove doveva essere ma in procinto di affrontare la nave dell'Imperatrice pirata Big Mom senza speranze di uscirne indenni.
Comparire alle spalle di qualcuno che stava per lanciare un attacco poteva essere pericoloso, nonostante ciò lui e la sua intangibilità non ci pensarono due volte ad ignorare la cosa.
E quello cos'era ragazzina? Non ho sprecato tempo ad insegnarti tecniche di combattimento per poi non vedertele usare!”
In cinque secondi Nami aveva perso vent'anni di vita.
Sono in grado di combattere da sola, perché non torni da dove sei venuto??”
Le consuete vertigini avevano rischiato di farle perdere la presa sulla sua arma. Il Clima Tact si librava nell'aria lanciando fulmini e saette abbattendo nemici come mosche. In quel momento avrebbe volentieri fulminato anche la presenza fastidiosa con ridicoli baffi finti e occhialoni fuori moda che le stava appresso a distrarla.
Sono qui per controllare che il cuocastro non faccia affondare la nave.”
Occhi ansiosi scandagliavano il ponte cercando di prevedere nuovi attacchi diretti a lei, maledendo il suo essere del tutto inutile in quella forma.
IO sono quella che non farà affondare la Sunny!”
Occhi furiosi si accorgevano di sentirsi troppo esposti se lui le rimaneva al fianco, distraendola con la sua sola presenza.
Nami...”
Zoro, non è un buon momento!”
Occhi si fronteggiarono bellicosi, le bocche usate per ferire avrebbero voluto dire e fare altro ma si piegarono all'orgoglio insormontabile di entrambi.
Spero che Sanji sappia quello che fa...”
Ce la caveremo come al solito.”
Mi preoccuperò sempre se c'è il damerino che deve salvare la pelle a tutti.”
Qualsiasi cosa gli permettesse di attenuare il nodo che si era formato in gola era ben accetto. Insulti gratuiti al cuoco inclusi.
Zoro, Rufy ha bisogno di te. Vai, ti prego, noi ce la caveremo. Io me la caverò!”
Le parole più difficili da digerire, non si sarebbe mai abituato a saperla in grado di difendersi.
La lasciò determinata e con il sorriso sulle labbra circondata da onde e caos, sicuro che di Sanji ci si poteva fidare o gliela avrebbe fatta pagare.
Abbandonarla era una pena che non pensava di dover provare ancora.

A Zou era convinto di trovarla.
Doveva essere lì per forza, Nami non avrebbe disobbedito volontariamente ad un ordine di Rufy, nessuno di loro l'avrebbe fatto.
I cadaveri dei vostri amici.
Sentiva il sudore alla base del collo e ad ogni passo che le gambe diventavano di piombo. Non poteva essere stata la loro ultima conversazione quella sulla nave, non esisteva che fossero tutti stati sconfitti da un gruppo di volpini morbidosi!
Non si era accorto di aver smesso di respirare finché non la vide sana e salva, tra le braccia di Rufy. Era viva, erano tutti salvi.
No, invece, non tutti.
Il cuoco se n'era andato, Nami lo disse in lacrime e Zoro odiò con tutto sé stesso quelle lacrime. A causa loro una voragine gli si era aperta al centro del petto quando l'aveva rivista e sempre a causa loro la rabbia, così inopportuna in un momento in cui avrebbe dovuto essere in pace, lo aveva colto nel peggiore dei modi portandolo a dire cose che non pensava.
Non litigavano in quel modo da mesi, da anni, ed era accaduto di nuovo, per colpa di Sanji, no, per colpa delle lacrime che lei aveva versato per Sanji. Lacrime che aveva già visto rivolte a Robin, a Rufy, a Usop, a Chopper, ma non a lui, nemmeno quando vedeva il risultato degli allenamenti con Mihawk. Tempo speso a lacerarsi nel dubbio per la sua sorte e lei piangeva per Sanji. Come si sentiva a riguardo? Egoista ed idiota. Una gelosia irrazionale che bruciava nella vene. Aveva solo voglia di bere.
Il capitano sarebbe andato a riprendersi il damerino e tutti loro sarebbero partiti per Wano, quello era il piano. Per tutto il giorno avevano continuato offesi ad ignorarsi e l'avrebbero fatto anche lì, una situazione di stallo che sarebbe potuta durare per sempre se Nami non avesse deciso di seguire Rufy a Whole Cake Island e lui non si fosse sentito in dovere di dire la sua.
Non dovresti andare...”
Occhi al cielo, nero senza luna con qualche stella, occhi stanchi quelli di lei, ancora esasperati per il litigio di poche ore prima.
Sanji ci ha salvati.”
Sanji ci ha lanciato nella gabbia dei leoni!”
Ce la caveremo! Le mie previsioni non sbagliano!”
Certo, quello era uno dei dogmi assoluti sulla nave. Come Rufy non sapeva resistere a un pezzo di carne, Usop senza far esplodere qualcosa, Brook a chiedere ad ogni donna il colore delle sue mutandine, le previsioni di Nami non sbagliavano, mai. Presuntuosa come solo lei sapeva essere.
Big Mom non è un avversario alla vostra portata!”
C'è Rufy con noi e poi non la incontreremo nemmeno!”
Pensi davvero che Rufy non si metterà in testa di affrontarla se può farlo? Non ti facevo così ingenua!”
Non sei davvero tu a parlare!”
La verità è che non ti piace che qualcuno la pensi diversamente da te, Nami!”
Un piede pestò a terra con fervore, sollevando polvere e nuovi insulti.
No! Questo non sei tu! Lo Zoro che conosco io saprebbe che dal passato non si può scappare e quando meno te lo aspetti torna prepotente a tormentarti!”
Avvolte dall'oscurità c'erano labbra che tremavano e capelli sciolti sulle spalle che ondeggiavano mossi dal vento.
Lo Zoro che conosco io sarebbe orgoglioso di sapere che un suo compagno vuole rischiare tutto per salvarne un altro!”
Pugni chiusi stretti sul bacino, lacrime mal trattenute.
Lo Zoro che conosco io... ha lavorato a lungo su sé stesso per creare un modo affinché una sua compagna non impazzisse di dolore e solitudine!”
Un'accusa che nascondeva il senso di colpa, un senso di colpa che non aveva alcun motivo di esistere. Non aveva deciso lei di ritrovarsi un fantasma ad infestarle la stanza.
E lo farei ancora! Sono ancora quel ragazzo che veniva da te su Weatheria!”
Accuse incassate e messe da parte perché palesemente fasulle. L'amor proprio che tornava prepotente ma solo per rassicurare.
Sanji ha bisogno di noi, Zoro. Tu più di tutti dovresti capirlo.”
Era il 'non detto' ad incombere ingombrante e pericoloso tra loro ma Zoro preferì continuare ad ignorarlo.
Non sono tranquillo, Nami.”
Dovrai accettarlo lo stesso, proprio come me quando ti chiedevo di smetterla con gli allenamenti da Mihawk!”
Decisione gridata con una rabbia che aveva origini ben più lontane di quella notte.
Prima di andarsene gli diede il profilo, perfetto e definitivo. Zoro sapeva che non lo avrebbe ascoltato, non quella volta.
Questa connessione ha portato solo guai...”
Un sussurro amaro che spaccò due cuori a metà e furono parole altrettanto cattive quelle che sentì uscire dalla bocca di lei senza riuscire a frenarsi.
Non contattarmi più, Zoro.”
Il rumore di passi che si allontanarono nella notte fece da sfondo a quello della sua anima che si sgretolava in mille pezzi.


*


Whole Cake Island.
Capolavoro di pasticceria e inganni. Regno di terrore mascherato da utopica felicità. Patria adottiva di ogni specie esistente sul globo, meno una. Luogo di nascita di alcuni tra i più feroci combattenti mai incontrati. Territorio privato dell'Imperatrice pirata Big Mom.
Zoro ricorda perfettamente cosa le ha detto. Vale poco che se ne sia pentito l'attimo successivo, Nami lo ha sentito e la sua risposta non è stata facile da accettare.
Non contattarmi più.
Il ricordo brucia più della bile.
Non contattarmi più? Deve essere pazza se pensa davvero che bastino tre parole a fermarlo.
L'ha cercata, ancora e ancora. La pace non è prevista, deve trovarla, ma Nami è diventata scaltra, sa come non farsi trovare. Chiude la mente quando sente la vertigine prendere possesso dei suoi sensi, il dolore allo stomaco ormai parte di lei. Zoro non ha contatto, non la sente. Nami è furba, Nami ha capito come funziona, Nami non lo vuole vedere e la batosta è ad ogni tentativo più dura da digerire. Ma lei sa bene con chi ha a che fare, Zoro Roronoa non si arrende per così poco.
I canali a cui fare riferimento sono pochi e li tenta tutti, di continuo. Prima o poi uno di loro farà breccia, la troverà indebolita, con la guardia abbassata e lui vi si si infilerà e la sentirà, di nuovo. Rifiuta l'idea che sia morta. La morte è sicuro che saprebbe riconoscerla e non è quello il caso.
Il viaggio verso Wano è lungo, le cose da fare sono poche.
Non riesce a trovarla e questo influisce sulle sue giornate e sul rapporto con i compagni. Franky ha smesso di chiedergli aiuti con le invenzioni, Robin di portargli da mangiare, Usop semplicemente cambia strada quando lo vede. Law ha intuito qualcosa dai suoi scatti d'ira e nervosismo, non è stupido e se non l'ha già fatto è vicino ad intuirne il motivo.
L'attesa e il terrore lo rendono di nuovo la bestia che era riuscito a domare. Anche se aveva detto il contrario, non era stata la meditazione a placarla, è stata lei. Lei e i due anni trascorsi con lei.
Non può permettersi di non sapere. Tenta un'altra volta nel buio della sua cabina. Si concentra ad occhi chiusi, sente l'aria attorno a sé, percepisce il calore sulle punte delle dita, il respiro si fa regolare, un luogo senza spazio e tempo, fuori dall'universo ma nel suo nucleo esatto. La connessione riparte.
Vola sopra isole sconosciute, accarezza il vento impetuoso e il mare in burrasca. Vola vicino al sole e non si ferma, prosegue la sua corsa familiare oltre le montagne fino a che trova quello che cerca, uno spiraglio, una piccola fiammella accesa. Lo stomaco si stringe e la capriola è immediata.
Nami ha abbassato le difese, è vulnerabile. Sta pensando a lui.
La parte del suo cervello che non è impegnata a contenere il sollievo e l'entusiasmo lo mette in allarme. Perché dopo giorni Nami è vulnerabile?
Di nuovo, non può permettersi di non sapere. Si spinge deciso in quello spiraglio e quello che ci trova è capace di mozzargli il respiro per un attimo.
È sulla Sunny, ancora, e sono in piena battaglia. Big Mom è sopra di loro.
Zoro ha appena il tempo di distinguerla in mezzo agli altri che l'enorme Imperatrice pirata di cui ha tanto sentito parlare sferra il primo attacco.
Un brivido di sorpresa gli scorre lungo la schiena. Non è una donna normale, è gigantesca e potente, il fendente che scaglia potrebbe distruggere la Sunny come burro. L'istinto gli grida di spostarsi che potrebbe venir colpito, mentre la ragione gli ricorda che nessuno oltre Nami può vederlo e soprattutto che nessuno può toccarlo. Ma l'istinto vince ugualmente. Si sposta di lato, evitando per un soffio di cadere a terra mentre parte dell'albero maestro viene avvolta dalle fiamme. Le grida ovattate dei suoi compagni lo distraggono appena ma ha un obiettivo preciso, ha il fiatone ma non gli importa, deve solo trovarla e portarla al sicuro. Nemmeno si rende conto di quanto possa suonare disperato ed egoista quel pensiero.
Big Mom sovrasta nuovamente la nave, colpirà di nuovo, ma questa volta è pronto. In tutto il frastuono Chopper e Brook urlano qualcosa ma è troppo impegnato a raggiungerla per stare a sentire. È in piedi sul ponte accanto a loro e agita il Clima Tact con movenze esperte. Zoro la vede quella nuvola nera che si avvicina, lei la sta chiamando, ma è un adepto di Big Mom, cosa c'entra con loro? Zoro non capisce ma sa che non gli piace. L'aria è cambiata, è satura di elettricità come durante un temporale. Le previsioni di Nami non sbagliano mai eppure per la prima volta sa che accadrà.
Non ci pensa, non valuta il rischio, la pazzia e l'assurdità di quello che vuole fare, gli interessa solo una cosa ed è quella che lo spinge a fare gli ultimi metri di corsa e a spostarla dalla traiettoria del fulmine prima che la colpisca.
Nami si appoggia completamente a quel calore protettivo che sente all'improvviso cingerle la vita e chiude gli occhi in estasi, intrappolata da due braccia forti che la stringono e la allontanano dal pericolo che è stata troppo incauta per notare.
Sente Chopper urlare il suo nome e attraverso le palpebre distingue la luce accecante di una saetta da migliaia di volt che cade sul ponte della Sunny. No, non sul ponte, su Brook, che si è sacrificato al posto suo sapendo di non correre rischi ed ora il rischio lo corre qualcun altro.
Nami inorridisce quando si rende conto di essere circondata dalle braccia di qualcuno che non dovrebbe trovarsi lì, qualcuno che ha volutamente tenuto fuori dalla propria testa per i giorni precedenti, qualcuno che l'ha toccata e non lo poteva fare.
Zoro le restituisce la stessa occhiata sconcertata mentre piano scioglie la presa dai suoi fianchi ma la mantiene con il cuore che pompa accelerato, all'unisono con quello di lei.
È sconvolta da quello che vede, lo tocca per accertarlo di nuovo, ancora e ancora, tocca ogni parte del suo viso, del petto, delle braccia e lui la lascia fare, troppo sorpreso per osare dirle qualcosa.
Nami afferra poco di quello che le sta accadendo attorno, si rende conto che sono ancora nel pieno della battaglia ma non riesce a non guardarlo.
Zoro è lì, completamente lì, e lei non può fare altro che impallidire ancor di più.
Devi andartene!”
Zoro batte gli occhi, non è sicuro di aver capito bene.
Nami riprende colore e determinazione, allontanandosi di un passo.
Non dovevi venire!”
Che cosa...”
Sei fuori di testa??”
Zoro boccheggia guardandola trattenere le lacrime, tremiti la scuotono nel profondo ma si mantiene dritta e salda davanti a lui.
Tu mi hai toccato!” urla contro di lui, incurante di venir presa per pazza. “Sei tangibile, Zoro!”
Nella foga ancora nessuno si accorge di avere un altro membro della ciurma a bordo. La loro connessione non è più esclusiva e a Nami si mozza il fiato nel realizzarlo.
Lui si guarda le mani, ancora incredulo per esserci riuscito. “Lo so...”
Lo vede quel luccichio orgoglioso nel suo sguardo, Nami sa che è solo questione di secondi prima che ricordi di avere tre spade attaccate al fianco e decida di tentare la sorte sfidando apertamente l'Imperatrice in quella forma. Ma non demorde, non può permetterglielo, non è preparata a quello, lui doveva essere al sicuro.
Zoro, vattene! Non è la tua battaglia, questo non è un combattimento normale! Va via!”
Parole intrise di rabbia che poco combaciano con quello che traspare dal suo viso. Tutto in lei grida paura folle, di cosa esattamente non sa spiegarselo ma non servirà a niente. Adotta l'unico sistema che conosce per rispondere ad una pretesa furiosa, usare altrettanta ira.
Starai scherzando spero! Ora che sono qui e posso darvi una mano vuoi che me ne vada? Fossi matto!”
Nami lo raggiunge veloce bloccandogli il polso già scattato verso la Wado.
È un'implorazione quella che sente nella sua voce ora, un'implorazione impossibile da ignorare.
Non rischiare la vita quando non serve! Sei concreto, rischi troppo!”
Lo sai perfettamente che sono capace di difendermi!”
Si, ma prima non era un problema per me vederti combattere!”
Il battito che si ferma per lo stesso motivo in due cuori diversi.
Il frastuono intorno non si placa come quello nelle loro anime, ma Brook ha in mano la situazione, lui ha bisogno per un attimo di concentrarsi su di lei e su ciò che si è lasciata sfuggire.
Nami...”
Una mano che cerca l'altra ma l'altra vuole solo scappare, imbarazzata per una confessione che avrebbe dovuto portare con sé nella tomba.
Il respiro trattenuto per un attimo che lascia passare parole sussurrate che mai più ripeterà e non ce n'è bisogno, lei le ha sentite.
Ho creato la nostra connessione solo per un motivo...”
Sguardi che si incrociano terrorizzati ma fin troppo consapevoli.
Lo so...”
Ognuno ha la dichiarazione che si merita.
Non dovevo dirti quelle cose.”
Non era mai stato tanto vulnerabile.
Ho sbagliato. So quanto tieni alla nostra famiglia...”
Una carezza leggera che scivola su una cicatrice e muore su labbra dischiuse. Da quanto voleva farlo.
Non puoi chiedermi di abbandonarti di nuovo!”
Non morirò, Zoro. Abbi fede in quella stessa famiglia che proteggi da una vita. Siamo forti! Tocca a noi proteggervi, stavolta! Vinceremo anche Big Mom, tornerò e ci rincontreremo a Wano, aspettami.”
E sa che è la verità, quella non è mai stata la sua battaglia e loro sono forti. Lei è forte. Ci crede davvero Zoro, quando lei poggia lieve la sua bocca sulla sua in un bacio fugace che assicura molto più di un semplice sfioramento di labbra.
È una promessa la sua, di tornare da lui senza più nascondersi e Zoro le lascia carta bianca, si fida di lei e del suo giudizio.
La aspetterà, è quello l'ultimo pensiero e il suo sorriso l'ultimo regalo che la connessione gli concede prima di tornare dai compagni che ha lasciato sulla rotta per Wano. Sa che non smetterà mai di cercarla e lei non smetterà mai di chiamarlo, questa volta senza più bugie.
Zoro l'ha sempre saputo, i dogmi sono duri da cancellare.
Le previsioni di Nami non sbagliano mai.








Angolo -assolutamente non richiesto ma tant'è ormai ci sono- Autore:

Ciao tesoro mio!!!!
Eh si... ti tocca... gli anni passano ma le scemenze restano sempre le stesse, le mie però!
Non saprò mai dirti quanto ti adoro così ho voluto provarci in un altro modo...
Incrocio le dita perché il compleanno non va rovinato a nessuno e spero di non averlo fatto io!!
Sarai sempre una donna meravigliosa per tutte noi, vivi intensamente ogni attimo.

Un bacione megagalattico e ancora tanti auguri tesoro!
Momo


PS: Dopo questa non ti rompo più con Star Wars!



   
 
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