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Autore: amy_hime    10/02/2018    0 recensioni
Ho provato a raccontare la relazione tra Saki e Kazutaka, come il primo sia divenuto l'ossessione del secondo, trasformando Muraki nel folle dottore che conosciamo ora. Aggiungo che mi sono basata soprattutto sugli avvenimenti del manga e non dell'anime. Spero vi piaccia!
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kazutaka Muraki, Saki Muraki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Saki aprì la porta, di ritorno dal suo allenamento di kenjutsu. Dietro di lui il sole stava ormai tramontano, tingendo il cielo di una brillante luce arancione.

Si tolse le scarpe e le lasciò sull'ingresso, poi fece qualche passo nel corridoio. La casa era innaturalmente silenziosa, notò il diciassettenne. Per un istante fu tentato di esclamare Ehi, sono tornato!, poi accantonò l'idea. In altre circostanze, quella frase avrebbe scatenato una crisi isterica alla matrigna e al suo adorato fratellino, ma per qualche ragione  Saki ebbe il sospetto che quel giorno non sarebbe riuscito a divertirsi. La casa era davvero troppo silenziosa.

Giunto in camera, il ragazzo mise a posto la katana, poi tornò nel corridoio principale. Oltrepassò la camera da letto di Kazutaka - i due non avrebbero mai potuto condividere la stessa stanza - , poi quella del padre, che non veniva più  usata dalla morte del proprietario. Quando Saki raggiunse la camera della matrigna, si fermò, notando la porta socchiusa. Dall'interno provenivano dei singhiozzi.

Allora ce l'hai fatta, Kazu pensò il ragazzo sogghignando. Benché odiasse quella stanza tanto piena di bambole da far venire la nausea, Saki non si sarebbe perso quello spettacolo per niente al mondo. Aprì la porta quel tanto che bastava per farlo entrare, poi se la richiuse alle spalle, senza staccare lo sguardo da Kazutaka, che piangeva in ginocchio accanto al cadavere di una donna. Il biondo fu costretto a ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere davanti allo sguardo disperato che gli scoccò l'albino.

- Nii-san... Io... Io ho... Ho ucciso kaa-san, Nii-san...

Ignorando il cadavere, Saki si inginocchiò accanto al fratellastro, poco più giovane di lui, cercando di nascondere le sue emozioni. Gli sfiorò il volto, sorridendo: - Non è vero, Kazu. Tu non l'hai uccisa.

Negli occhi di Kazutaka passò un lampo di pura disperazione. Il diciassettenne dai capelli argentei si tirò indietro di scatto, poi mostrò al fratellastro le mani macchiate di rosso.

- No... No Nii-san, ti sbagli... Io l'ho davvero...

- Smettila, Kazu. É stato un suicidio, tu sei solo arrivato troppo tardi e non sei riuscito a fermarla. Non è colpa tua.- lo interruppe Saki, prima di voltarsi per esaminare il corpo. 

Il vantaggio di far parte di una famiglia di medici era quello, in fondo: permetteva di compiere omicidi puliti, bastava una coltellata al posto giusto. Il fianco destro, ad esempio. Saki sogghignò, sarebbe stato facile mascherare il delitto.

- Nii-san, che stai...                       

- Ti sto salvando, Kazu. Dai, aiutami e falla stare in ginocchio. Prima che qualcuno ci scopra.

Il fratellastro obbedì, troppo sconvolto per provare a opporre resistenza, e rimase immobile a osservare Saki che, afferrato il coltello ancora conficcato nel corpo, cominciava a spostarlo verso sinistra, con un suono raccapricciante.

- Nii-san, perché... Perché lo fai?

Il biondo non alzò la testa dal suo macabro compito, ma rispose ugualmente:- Perché, dopotutto, sei il mio fratellino, Kazu. E il mio compito é proteggerti.

Sono un attore nato.

Si spostò, prese le mani della matrigna e le strinse attorno al manico del coltello, poi le stese nuovamente accanto ai fianchi della donna.

- Fatto. Un harakiri perfetto. Kazu, levati la giacca e tampona quelle ferite. Io vado a chiamare aiuto.

Kazutaka lo guardò senza capire. Provò a protestare:- Ma Nii-san, é già...

- Morta? Sì, io lo so. Ma gli altri no, non credi?

Gli strizzò l'occhio e uscì di corsa, gridando che serviva un'ambulanza, lasciando l'albino solo.

 

Quando i soccorsi arrivarono, Saki ricominciò la recita. Si avvicinò a Kazutaka, lo strinse e con gentilezza lo allontanò dal corpo, rincuorandolo:- Non è colpa tua se non ce l'hai fatta, Kazu. Non devi sentirti in colpa.- si appoggiò al muro, continuando a tenerlo stretto, poi si chinò su di lui, badando bene a nascondere ai presenti sia le sue parole che il ghigno sul suo volto - Questo sarà il nostro piccolo segreto, va bene fratellino?- gli soffiò nell'orecchio.

Fratellino, preparati. D'ora in poi, per quel poco che ti resta, vivrai nella mia ombra.

Quando i due fratellastri furono di nuovo soli, Kazutaka si liberò dall'abbraccio protettivo dell'altro. Saki cominciò a girovagare per la stanza, evitando le macchie di sangue sul pavimento. Si inginocchiò accanto ad una bambola adagiata sul pavimento e la osservò.

Sfiorò con le dita affusolate una crepa sul volto del giocattolo, appena sotto l'occhio sinistro, poi si rialzò e ridacchiò:- Che peccato. Nessuno curerà mai questo povero volto ferito...

Nel dirlo, il biondo urtò una mensola, facendo cadere le bambole che vi erano riposte sopra. I giocattoli rovinarono sul pavimento finendo in pezzi.

- Ooops... Sono davvero fragili.

Saki agguantò altre due bambole e le gettò a terra, aumentano il numero di cocci sul pavimento, poi fece per prenderne altre.

Kazutaka gli si lanciò addosso, furioso, impedendogli di continuare nella sua opera distruttiva. I due ruzzolarono per terra, ma alla fine il maggiore riuscì a prevalere.

- Non sei per niente gentile, considerando che ti ho appena salvato, sai?- il tono di Saki era derisorio, ma l'effetto che le sue parole ebbero sull'altro fu devastante. Kazutaka si allontanò di scatto, poi fece per lasciare la stanza. La voce del fratellastro lo inseguì nella fuga:- Anche se sei un debole, non è colpa tua. Puoi pure contare su di me, Kazu.

 

Per i sette mesi successivi, Saki si pose come punto di riferimento per Kazutaka, aiutandolo in tutto, sia nelle interrogazioni e nei compiti in classe, che nella vita quotidiana. Convinse il fratellastro a conoscere una ragazza, Ukyou, più giovane di loro di circa un paio d'anni, e Oriya, suo compagno di kendo.

Era quasi tenero sentirlo sussurrare "grazie, Nii-san" per qualunque cosa, ma gli intenti di Saki erano tutt'altro che gentili. L'unico desiderio del ragazzo era far sentire Kazutaka incapace, debole, totalmente dipendente dal fratellastro, trasformandolo lentamente in una marionetta.

E così fu. Il più giovane si lasciò condizionare, cominciò ad assecondare ogni desiderio del suo protettore. Davanti agli altri si comportavano normalmente, ma in casa, soli, Saki dava sfoggio di tutta la sua crudeltà, umiliando il ragazzo dai capelli argentei e trattandolo come un servo.

 

Questa recita non durerà ancora a lungo rifletté il giovane, osservando la luna piena dalla finestra della sua camera Le guardie del corpo della famiglia sospettano qualcosa... Avrei dovuto liberami anche di loro, ma ormai è troppo tardi. Poco male. Domani scoprirò quanto Kazu mi é fedele. E se le cose non andranno come avevo stabilito, lascerò che il mio fratellino sprofondi nelle tenebre. Saki si gettò sul letto, soffocando le risate sul cuscino. Avrebbe finalmente distrutto la famiglia Muraki, e totalmente.

 

Il mattino seguente, Saki si presentò da Kazutaka con un coltello in una mano e la katana nell'altra. Porse il primo all'albino, che gli scoccò uno sguardo interrogativo, ma accettò ugualmente l'arma.

 - Sai, Kazu, stavo pensando... Ormai la famiglia Muraki non esiste quasi più, e questa casa, così grande, é inutile. Mi piacerebbe andarmene.

-... Vuoi cambiare casa, Nii-san?

Saki si avvicinò all'altro, sorridendo:- Tanto per cominciare, Kazu, finiscila di chiamarmi Nii-san. Non sono il tuo fratellone, ma il tuo fratellastro. Saki é più che sufficiente. Quanto al cambiare casa, io in realtà avevo in mente qualcosa di più...  drastico.

Kazutaka osservò il coltello che aveva in mano, cupo.

- Oh. Capisco, Nii... Saki.

- Non sei obbligato a farlo, Kazu. La scelta dev'essere tua. Se hai paura di non farcela da solo, sono pronto ad aiutarti. Ti farò da kaishakunin.

- Va bene. Lo farò.

Saki esultò mentalmente, osservando il fratellastro inginocchiarsi e appoggiarsi la lama al fianco. Si portò dietro di lui, mantenendosi alla sua sinistra, e sollevò la katana, in attesa. Se tutto fosse andato per il verso giusto, Kazutaka avrebbe fatto harakiri senza bisogno di aiuto, e la storia sarebbe finita lì. Altrimenti... il biondo scrollò le spalle. Sapeva bene come mascherare un omicidio.

- Ehi, Saki...- la voce di Kazutaka lo riscosse dai suoi pensieri.

Cosa stai aspettando?! Squarciati il ventre, avanti! Sono due anni che attendo questo momento, da quando ho scoperto di essere il figlio illegittimo del dottor Muraki! Voglio distruggere questa famiglia una volta per tutte!

- Saki...?

- Che c'è, Kazu?-  chiese di rimando lui, sforzandosi di nascondere l'impazienza.  Ucciditi, Kazu!

- Se tu farai da kaishakunin a me, chi lo farà a te? Non voglio che tu abbia una morte disonorevole a causa mia.

L'ho addestrato fin troppo bene... Tanto vale dirgli la verità, ormai.

- Cosa ti fa pensare che io intenda suicidarmi, Kazu? Il mio nome è Saki Shido. Shido, non Muraki. Non intendo seguire il declino di una famiglia che non è la mia. Anzi, intendo esserne la causa. - scoppiò a ridere davanti allo sguardo incredulo e confuso dell'altro, poi continuò - non capisci, vero? Tu non sai cosa significhi essere odiato, vivere in una casa dove nessuno ti rivolge la parola! Da quando ho messo piede qui dentro, il mio unico desiderio é stato quello di distruggere questa famiglia. Prima ho ucciso nostro padre, poi ho fatto in modo che tu uccidessi tua madre... Sei una marionetta, la mia marionetta. E ora morirai anche tu.

 

Kazutaka si gettò a terra, evitando quasi completamente il fendente di Saki. Il coltello cadde dietro di lui, mentre un sottile taglio rosso gli si disegnava su una guancia. Fissò sconvolto il ragazzo che aveva chiamato fratello fino a qualche secondo prima:- Saki... Sei stato tu a uccidere... Per quale ragione l'hai fatto, maledetto?!

Saki si limitò a sogghignare, sollevando la katana per infliggere il colpo di grazia. Non ebbe mai il tempo di portare a termine il fendente. Il suono di uno sparo, il dolore alla schiena. Cadde tra le braccia del fratellastro. Raccolse le ultime forze, e sussurrò:- Sei un debole, Kazu. Non riesci nemmeno ad ammazzarmi.

Poi, il buio.

   
 
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