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Autore: Vegeta_Sutcliffe    11/02/2018    8 recensioni
Senza pretese, senza troppe aspettative, senza troppe elucubrazioni mentali, una versione alternativa e personalissima dell'inizio della storia d'amore tra Bulma e Vegeta.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando pubblico queste cose, la colpa la dovete dare solo a PZZ20 che mi fa credere di essere brava lol
E, anche se fatta male, è una specie di dedica a lei <3


The Beauty, not the Beast


Aveva cercato Vegeta in tutte le stanze e l’aveva trovato sul terrazzo che si affacciava a una città artificialmente illuminata, intento a vedere il panorama, senza sapere realmente cosa guardare.
Si sedette accanto a lui, senza difficoltà perché le era concesso, come il Saiyan le aveva confessato. Quella vicinanza fisica si basava su una lontananza naturale di cui lui si faceva vanto e a cui lei, volente o nolente, si era dovuta rassegnare. Non aveva nessuna qualità speciale per essere stata reputata degna di stargli accanto se non la sua ridicola debolezza che non sarebbe potuta essere mai in alcun modo pericolosa, anche se lui fosse stato assopito e lei armata di una pistola. Lei era tanto pietosa e impotente che, se non fosse stato per il dono della parola, lui non l’avrebbe considerata più di qualunque insetto che gli sarebbe potuto ronzare intorno. Lei non era da temere, al limite da compatire e patire, ma Vegeta aveva trovato nell’indifferenza la strategia migliore, chè ignorarla era il metodo perfetto di rendere quegli incontri più estenuanti per lei che per se stesso. Eppure nonostante l’umiliazione che la presa di coscienza di quella vicinanza causava, non poteva far altro che cercarlo ogni sera per potergli stare accanto anche pochi attimi e per poter rinnovare nella sua memoria l’immagine della sua avvenenza.
Il tempo su di lei sembrava non aver sortito nessun effetto, non per una bellezza che pareva non poter sfiorire ma solo perfezionarsi, quanto per un’indole ancora troppo immatura e superficiale e per quei capricci da bambina che sembravano privarla della capacità di valutare razionalmente le possibili conseguenze delle sue decisioni. Il paradosso tra l’estrema razionalità, che il suo mestiere richiedeva, e la stupidità, a cui la sua natura la obbligava, non la disturbava più come quando era ragazzina, convinta di poter essere perfetta, e forse solo quella nuova acquisizione poteva definirsi una crescita in maturità.
L’attrazione per Vegeta era moralmente deprecabile, ma per chi la conosceva bene, e lei si conosceva meglio di chiunque altro, avrebbe saputo bene che i problemi ideologici sarebbero stati sempre meno impellenti che soddisfare l’esigenza del suo gusto estetico che riusciva a giustificare quasi ogni male.
Se fosse stata una novità quell’attrazione per il crimine, un tribunale l’avrebbe potuta assolvere per la sua incapacità di intendere e di volere, per l’essere soggetta ad una momentanea mania, ma il problema era che era recidiva e l’unica cosa che il tempo pareva aver modificato era l’entità del male da cui era attratta e la sua audacia nel cercare di portarlo tra le sue gambe. I suoi sforzi erano sempre stati adeguati alla sua età, se si fosse potuto considerare adeguato dichiarare le proprie misure ad Olong, quando gliel'avevano presentato come un maniaco stupratore. Bulma aveva sempre reputato che, se il maiale avesse avuto realmente l’aspetto di quell’uomo affascinante di mezza età, nessuna donna, se non quelle non scelte, si sarebbero mai potute lamentare di sevizie di qualunque tipo, perché la bellezza e il piacere non potevano essere male.
Che Yamcha avesse provato a rapinarli e ad ucciderli più volte non aveva mai avuto alcuna importanza. Quando aveva scelto Yamcha, l’avevano colpita il suo bel viso, i capelli neri e luminosi, un sorriso affascinante un fisico allenato e i propri ormoni da adolescente. Non aveva mai davvero considerato il suo primo ragazzo come un pericolo, l’unico pericolo sarebbe stato perdere l’occasione di averlo, fin quando anche le altre donne si accorsero della sua bellezza e lui si accorse delle altre donne. E per quanto spesso gli avesse tirato ceffoni in volto per la sua infedeltà, Bulma non era mai stata una santa e non si era mai negata il piacere di guardare altri uomini. E, se il generale Blue aveva avuto qualche problema insormontabile, non era certo la tenacia con la quale aveva provato ad ucciderli o con il quale cercava di procurare le sfere al suo superiore per i suoi loschi propositi di dominio, quanto per la sua palese attrazione per gli uomini. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato nell’amore un uomo, se non quello di togliere el possibilità migliori al genere femminile…
Ma prima di capire la sua omosessualità non aveva avuto il benchè minimo problema a strusciarsi addosso e a comportarsi da gatta morta e non avrebbe avuto il benchè minimo problema a tradire il suo ragazzo.
Bulma non era una cattiva persona, solo un’esteta e forse troppo superficialmente pensava che bene e bellezza coincidessero. Zarbon era diventato cattivo solo quando aveva assunto quella forma ributtante, in caso contrario, si sarebbe benissimo immaginata indossare l’uniforme degli uomini di Freezer…solo quando non fosse stata nuda e avvinghiata a Zarbon. Vegeta però quel giorno aveva ucciso, letteralmente, i suoi sogni e le sue fantasie romantiche e solo lo shock per l’aver visto ammazzare a sangue freddo un uomo l’aveva distratta dal fatto che Vegeta sarebbe potuto diventare il nuovo oggetto del desiderio.
Se n’era accorta, quando l’aveva invitato a dimorare alle Capsule corporation, quando ambiguamente aveva provato la psicologia inversa e gli aveva intimato di non avvicinarsi, quando lo aveva esperito uomo sotto la doccia, quando lo vedeva allenarsi a petto nudo, quando aspirava il suo odore.
Aveva provato più e più volte a ripetersi che Vegeta era un assassino, che era cattivo, era spregevole, che l’avrebbe potuta strozzare senza troppo impegno né sensi di colpa, ma ogni mantra, ogni buon senso, l’istinto di sopravvivenza avevano abdicato davanti la libidine. La ragione sembrava avvallare la posizione della fica, chè se non era abbastanza forte per costituire una minaccia, Bulma sapeva di essere abbastanza bella per potere interessare ad un uomo che, se non aveva un cuore, aveva sicuramente un pene.
Si sporse in avanti e si girò verso il suo viso, cercando delle labbra che inaspettatamente non le si negarono, ma nemmeno la ricambiavano. Era tutto molto strano, e non erano solo le aspettative che si andavano scontrando con la realtà: in fondo non avrebbe nemmeno potuto giudicare il modo di baciare di Vegeta, sapeva solo che entrambi erano con gli occhi aperti ad osservare un altrui reazione che tardava ad arrivare, che entrambi avevano la bocca appiccicata, senza che ci fosse nessuna sorta d’unione. Li staccò il bisogno fisiologico di lei di riprendere fiato e l’ennesima umiliazione che scaturiva nel pensare che non era abbastanza nemmeno fisicamente o la frustrazione nel pensarlo completamente asessuato…o gay. Di nuovo.
Eppure, per un uomo così enigmatico e altezzoso, anche una non reazione significava qualcosa come un tacito permesso e Bulma sapeva che lui ne concedeva pochi e per motivi ben precisi.
“Perché ti sei lasciato baciare?”
“Perché non avrei dovuto?” Vegeta non concepiva turbe amorose, tira e molla sentimentali, simbolismo terrestre in genere. Il bacio era un’azione fisica, nulla di più e nulla di meno. Non significava nulla. “Non mi avresti ai potuto ledere in alcun modo.”
Il Saiyan riusciva a collegare ogni fenomeno ad unico perno da cui faceva dipendere la sua morale e la sua etica e la sua epistemologia. Forza e la debolezza erano i due principi cardini del suo mondo e se la forza andava rispettata, la debolezza andava ignorata, non era così forte da imporsi e si sarebbe estinta da sola, così dall’alto della sua presunta superiorità il principe si permetteva clemenza con quelli come lei. Condiscendenza e un’umiliazione troppo grande per chi in fondo si sentiva importante: per Vegeta, Bulma valeva così poco da permetterle tutto, perché niente di ciò che faceva lei aveva possibilità di riuscita. Neanche eccitarlo e questo non riusciva a tollerarlo.
“Perché non hai ricambiato? Sono bellissima.” Se lui poteva permettersi quell’arroganza congenita, lei non avrebbe fatto finta di avere un’umiltà che non aveva per non urtare la sensibilità di altri. Era bella e sapeva di esserlo e sapeva che il principe, non in quanto Saiyan ma in quanto uomo, non doveva essere indifferente alla bellezza.
“Lo so.”
Quell’onestà era bizzarra, bizzarra ma apprezzata. Se anche il principe alieno, che tanta conoscenza aveva dell’alterità e delle varie forme che si sarebbero potute stimare e apprezzare, la reputava bella, significava che il suo aspetto trascendeva anche il mero gusto estetico terrestre ed era quasi sorto a paradigma universale.
“Non mi sarei nemmeno fatto sfiorare, in caso contrario.” 
Quell’onestà superba era apprezzata, apprezzata ma bizzarra. Se il principe alieno la trovava bella, il suo tacito non rifiuto e non assenso era ancora più enigmatico. Non riusciva a vedere un motivo per cui un uomo avrebbe dovuto rifiutare una bella donna, intraprendente a tal punto da non fare la preziosa e da detestare quelle regole non scritte dei corteggiamenti che volevano la donna passiva e l’uomo conquistatore.
“Non capisco…”
“Strano per una donna…” Vegeta era anche incredibilmente sessista e forse non sarebbe dovuta essere una sorpresa, considerando che l’aveva sempre chiamata schiava. Vegeta non aveva dato prova possedesse qualcosa di vagamente assimilabile ad un pregio o una qualità socialmente apprezzabile, ma continuava ad essere bello e lei, per il momento, non voleva altro che la sua bellezza.
“Se sono bella perché non hai ricambiato?
“Perché non volevo che fraintendessi un gesto per un sentimento che non c’è. Fate così voi terrestri.”
Vegeta era intelligente oltre che bello. Non usciva mai da quella casa e vedeva poco televisione, ma a quanto pare si era fatta un’idea pregiudiziale e pregiudizievole abbastanza chiara e… veritiera, ma da buona scienziata sapeva sempre che la scienza si faceva per induzioni e che ogni deduzione era valida solo logicamente parlando e abbastanza debole davanti l’empiria.
“Cosa pensi significhi il mio bacio?” 
Salì a cavalcioni sulle sue gambe stese e tentò di nuovo un bacio superficiale, nel tentativo di vincerlo, forte della sua debolezza e della sua bellezza manifesta e acclamata.
“Che hai sbagliato persona, perché sono una persona sbagliata.” E lo disse con un sorriso che aveva reso quella condanna morale un vanto e l’ammissione della propria depravazione totalmente irrilevante.
Vegeta era soprattutto bello, poco gli interessava che fosse intelligente e ancora meno gli interessava che fosse cattivo. Non sapeva se la bontà avesse quelle labbra da baciare, non sapeva se aveva quel profumo virile, né quella voce calda e non poteva permettersi di seguire un ideale tanto astratto e tanto relativo, solo per un prurito intimamente fisico. Vegeta era solo quello.
“Io dico che sei quella giusta.” Per l’ennesima volta quella sera, con la speranza che non sarebbe stata l’ultima in un futuro più o meno prossimo, cercò un contatto con le sua bocca, stavolta più lascivo, più peccaminoso, meno meccanico e meno fraintendibile con la tenerezza o l’amore. Leccò il perimetro delle sue labbra e ne assaggiò il gusto e la consistenza. Erano dolci, un ossimoro su Vegeta, erano lisce ed erano morbide, ma ancora così incredibilmente tenaci a non volersi fare violare oltre la superficie.
“Perché lo stai facendo?”
“Perché sei bello.”
Stavolta sorrise lei e Vegeta pensò che per una volta debolezza fisica, superiorità razziale e una presunta necessità di un amore, che lui non capiva, si potevano tollerare per quella bellezza e per quel corpo e per un’audacia che lo insinuava il dubbio circa la sua definizione di forza e sulle sue convinzioni sull'intelligenza delle donne. Bulma sembrava forte. Non aveva paura di essere definita volgare, né di fare la parte della persona volgare, ma stava dimostrando tanto coraggio e intraprendenza.
Non sembravano così diversi.
“Voglio solo scopare con te. Nulla di più e nulla di meno.”
Non erano così diversi.


Diamo per buono che Vegeta possa avere un morbido ripieno di bontà sotto una spessa coltre di muscoli da sempre, ma davvero Bulma era la persona più adatta per questa intuizione circa l’interiorità altrui?
Non è impossibile che Bulma si accorga di ciò che c’è in forma incoativa in Vegeta, ma è abbastanza improbabile: Bulma è l’emblema della superficialità e della vanità. Oltre la situazione del bacio e dell’effusioni sulla terrazza, tutto ciò che c’è in questo capitolo è stato tratto dal manga: Bulma da le sue misure ad Olong, si invaghisce di Yamcha, si struscia addosso al generale Blue e sbava dietro Zarbon.
A proposito del generale Blue: non sono assolutamente omofoba, ci tenevo a scriverlo chiaro per non dare adito a incomprensioni o malintesi. 
Nel versione GIAPPONESE dell’anime, Vegeta non chiama Bulma donna, la chiama schiava, quindi non vi scandalizzate. So che Vegeta sembra una persona spregevole all’inizio, ma… lo è. Anzi la tesi è proprio che a Bulma piacciano i Bad boy e penso che ci sono abbastanza prove per rendere plausibile questo mia versione dei fatti. Non voglio assolutamente negare il sentimento che li unisce con il tempo, si amano e mi piace crederlo, ma credo che c’è una differenza tra amore e infatuazione e Bulma non sembra così profonda da cercare fin da subito l’amore. E poi mi piace credere che crescano assieme come persone oltre che come coppia.
Grazie mille a tutti voi che avete avuto il coraggio, la forza, il piacere di leggere e grazie in anticipo a tutti quelli che vorranno lasciarmi un loro parere. <3

  
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