Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lapeck99    12/02/2018    1 recensioni
"Levi alzò un poco la testa e rivolse lo sguardo in alto per ammirare la splendida luna piena che con il suo bagliore rischiarava quella landa quasi del tutto inesplorata. Respirò profondamente e subito emise un lungo sospiro stanco. Chiuse gli occhi. Immediatamente i suoi pensieri ripresero a vagare."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte era così placida e tranquilla che non si sentiva alcun rumore. Una calma piatta regnava all'interno del Wall Rose e tutti, stranamente, dormivano rilassati. Perfino i soldati che erano di turno quella notte non sentivano il solito senso di oppressione che comprimeva loro il petto ogni giorno, per paura di dover affrontare per l'ennesima volta quei titani spaventosi. Tutti erano tranquilli, tranne una persona. Il capitano Levi non aveva ancora chiuso occhio da quando lui e la sua squadra erano ritornati dalla missione esplorativa. Si sentiva stranamente ansioso per un motivo a lui sconosciuto. Non riuscendo più a starsene a letto si alzò, si vestì rapidamente ed uscì dalla sua stanza. Pensò che sarebbe stato meglio andare a fare due passi. Una volta uscito fece una lunga passeggiata, non facendo neanche attenzione a ciò che lo circondava, era troppo assorto nei suoi pensieri. Ad un certo punto decise di salire sulle mura: voleva vedere la vastità e la calma del mondo esterno di notte. Non che non l'avesse mai vista, ma gli piaceva perdersi in quell'orizzonte immenso ogni tanto, soprattutto quando era solo e quando quei mostri non tentavano di superare le barriere, con la sete di sangue umano. Azionò il suo dispositivo per il movimento tridimensionale, e con un balzo rapido si alzò in volo. Era sempre elegante in ogni suo movimento, e mentre si spostava in aria sembrava così leggiadro. In pochi secondi atterrò con la leggerezza di un felino su quelle mura centenarie. Fece qualche passo in avanti fino a raggiungere il limite della costruzione e con indifferenza si sedette, lasciando penzolare pigramente la sua gamba destra dal muro e portando a sé quella sinistra, il tutto mantenendo sempre invariata la sua gelida espressione in volto. Alzò un poco la testa e rivolse lo sguardo in alto per ammirare la splendida luna piena che con il suo bagliore rischiarava quella landa quasi del tutto inesplorata. Respirò profondamente e subito emise un lungo sospiro stanco. Chiuse gli occhi. Immediatamente i suoi pensieri ripresero a vagare. Si chiese per quanto ancora doveva continuare questo massacro, quanti soldati e quanti civili sarebbero ancora dovuti morire prima di mettere fine a questo genocidio ed a questa prigionia che li teneva legati in quelle mura come se fossero uccelli in gabbia. Pensò a tutte le ingiustizie che aveva subito ma anche a quelle a cui aveva assistito. Immagini e ricordi dolorosi passarono in sequenza davanti ai suoi occhi di ghiaccio. Non poté fare a meno di pensare ai suoi più cari amici, Isabel e Furlan, che ormai non c'erano più da parecchi anni. Quel gigante maledetto li aveva ridotti a brandelli. Gli mancavano terribilmente quei due, erano gli unici che tenevano a lui veramente e che lo supportavano in quella vita difficile e amara trascorsa nella città sotterranea. I tre erano inseparabili e affiatati come fratelli. Era bello vederli sempre così carichi di speranze e di sogni. La loro determinazione era ammirevole. Un mezzo sorriso gli scappò ripensando alla vivacità di Isabel, ma poi tornò subito serio. La loro assenza pesava anche a distanza di molti anni. A quel punto la sua mente si spostò su Petra, quella dolce ma forte ragazzina che si era arruolata nella sua squadra qualche anno addietro. Lei fu la prima che seppe far sciogliere il suo cuore di ghiaccio con la sua dolcezza e con quei suoi occhioni dorati. Fu la prima che gli fece provare amore. Esatto, anche uno come Levi era in grado di amare. Avevano passato tanti momenti insieme, sia in battaglia che da soli. Iniziò tutto quando lei, dopo un certo periodo in cui si scambiavano piccoli sguardi, si avvicinò a lui con la scusa di voler parlare, per poi lasciargli un innocente bacio sulle labbra. Da lì i loro sentimenti reciproci iniziarono a rafforzarsi sempre di più. Erano molto legati l'uno all'altra e si facevano trasportare da quella nuova sensazione, pur mantenendo sempre lo stesso rigore e la stessa serietà in battaglia. Levi si ricordò di quella volta in cui Petra si era rifugiata da lui una notte sconvolta e in lacrime dopo aver assistito alla morte di alcuni dei suoi più cari compagni della squadra di ricerca. Gli raccontò che aveva visto un gigante che li squartava vivi, e che purtroppo non era arrivata in tempo per salvarli. Levi si intererì nel vederla, un po' perché lei era così innocente e pura, e un po' perché anche lui aveva vissuto un'esperienza simile. Anche se erano cose piuttosto normali per il corpo di ricerca, lei era solo una novizia e non si era ancora abituata del tutto a vedere queste atrocità. Non riusciva a digerire quella scena. Il capitano pensò al lungo abbraccio che le diede per farla sentire al sicuro. Pensò che quella notte era rimasta da lui. Si addormentarono perfino abbracciati. Chiudendo gli occhi gli sembrava di rivivere quell'abbraccio, quel calore che solo lei sapeva dargli. Ma ormai, l'idea che anche questo era svanito già da 3 anni, gli spezzava il cuore. Anche lei gli era stata portata via troppo presto dal gigante dalle fattezze femminili, ovvero Annie. In quel momento abbassò la testa. Una debole brezza fredda gli toccò il volto e gli scompigliò un poco i capelli corvini. 

 

Nel frattempo, in lontananza, qualcuno lo aveva visto da solo sulle mura. Si trattava di Hanji Zoe, la vivace e scaltra scienziata del corpo di ricerca. Aveva appena finito di annotare le ultime scoperte dei suoi esperimenti e si stava dirigendo nella sua stanza, ecco perché era ancora in giro a quell'ora tarda. Non capendo l'insolito comportamento del suo superiore, decise di raggiungerlo sperando di non disturbarlo troppo. Del resto conosceva anche troppo bene il suo caratterino. Si avvicinò alle mura e senza ripensamenti azionò il suo dispositivo. Con uno slancio deciso le scalò, per ritrovarsi poi esattamente in piedi dietro al capitano. Lui girò appena la testa e la vide, ma rimase in silenzio. Fu Hanji che allora colse l'occasione per parlare.

 

"Levi... cosa stai facendo qua da solo? E per di più nel bel mezzo della notte!"

 

"Potrei farti la stessa domanda." Rispose lui freddamente.

 

Hanji esitò un attimo, ma era preoccupata per lui. Intuiva che c'era qualcosa che non andava, ma aveva paura a chiederlo. Dunque si limitò a chiedere solo:

 

"Posso... posso sedermi qui con te?"

 

"Ma certo."

 

Rimase un po' stupita da questa risposta. Credeva che le avrebbe detto che per lui fosse del tutto indifferente, o peggio ancora che l'avrebbe mandata via. Si sedette lentamente vicino a lui, a gambe incrociate. Per un attimo si perse anche lei a guardare l'orizzonte ricoperto dalla luce velata della luna. Levi invece non aveva neppure distolto lo sguardo; non credeva che in quel momento avrebbe potuto reggere un qualsiasi contatto visivo. 

 

"Allora, vuoi dirmi cosa c'è che non va?" Si buttò Hanji, sperando di ottenere risposta.

 

"Davvero ti interessa?" Chiese lui brusco.

 

Hanji chinò il capo, e con un filo di voce sussurrò:

 

"Certo che mi interessa. Sono preoccupata per te, Levi. Non sembri in te. Per favore, parlami. Dimmi cosa ti affligge..."

 

Il capitano spalancò di poco gli occhi. Non sapeva bene neanche lui cosa fare in quel momento, era troppo confuso.

 

"Non ho nulla, davvero. Non ti preoccupare." 

 

"Non mentirmi. Vedo chiaramente che non stai bene. Ti prego..." 

 

La scienziata allungò un po' la mano e la posò delicatamente su quella fredda di Levi, che sorpreso da quel contatto si girò a guardarla. Hanji non lo aveva mai visto con gli occhi così stanchi e carichi di dolore.

 

"E va bene, ti dirò tutto." Sospirò.

 

Levi riprese a parlare:

 

"Sono stanco Hanji, tanto stanco. Stanco di continuare a vivere in questo modo, stanco di vedere centinaia di compagni morire in modo tremendo inutilmente. Stanco di provare affetto per qualcuno per poi vederlo mentre viene strappato via da me. Quanto ancora deve durare questa storia? Per quanto ancora dobbiamo soffrire così? Tutti quelli che amavo sono stati uccisi. Me li hanno strappati via, Hanji. Non sopporto più questo peso..."

 

La sua voce si spezzò in un pianto. Lacrime copiose iniziarono a lasciare solchi profondi nelle sue guance. Hanji era sconvolta: non lo aveva mai visto piangere, non pensava neanche che ne fosse capace ormai. Non si era mai resa conto di quanto fosse fragile in realtà. In quel momento qualcosa in lui si ruppe. Le sembrava di avere tra le mani un vaso delicatissimo pronto a frantumarsi da un momento all'altro. L'unica cosa che le uscì dalla bocca fu solamente il sussurro del suo nome. Non sapendo cosa dire, gli cinse il busto con il suo esile braccio. Si commosse nel vederlo piangere così.

 

"Ho paura Hanji. Mi ero ripromesso che non mi sarei mai più affezionato a nessuno. Tutti quelli che ho amato non ci sono più. Non posso più permettermi di soffrire così per qualcuno, non in questo mondo dove centinaia di persone muoiono ogni giorno. Non posso continuare a infliggermi questa pena. Prima Furlan e Isabel, poi Petra... non posso. E invece guardami, mi ci sono ritrovato di nuovo. Patetico."

 

"Che cosa intendi Levi?" Hanji non era sicura di aver capito il punto della situazione.

 

"Intendo che mi sono affezionato di nuovo, ma non voglio che accada ciò che è già successo in precedenza. Non voglio... non voglio perderti Hanji. Non anche tu. Sei l'unica persona che mi è rimasta. Non potrei sopportarlo, non un'altra volta. Non voglio che ti capiti qualcosa..." La sua voce si spezzò nuovamente.

 

Don't you think of me enough?

I've been burning my heart out

I've got to face, need to tell you

I won't run because I'm a reticent

 

Hanji rimase a bocca aperta. Anche lei provava qualcosa per il capitano da tempo ormai. Una lacrima scese anche sul suo volto quando capì che il sentimento era reciproco. Anche per lei, Levi era l'unico che le era rimasto. Ormai erano rimasti solo loro due della squadra di ricerca iniziale. Tutti gli altri erano morti ingiustamente uno dopo l'altro. 

La donna si avvicinò al corpo tremante di Levi e delicatamente poggiò le sue labbra su quelle del capitano, assaporando anche le lacrime salate che erano giunte fino a lì. Inizialmente lui ne rimase stupito, ma subito dopo chiuse gli occhi e strinse le braccia attorno all'esile corpo di Hanji. Non avrebbe più voluto lasciarla andare.

 

"Non ti lascio, Levi. Non ti abbandonerò mai. Non sei più solo." Sussurrò Hanji dopo aver allontanato le labbra da quelle di lui.

 

"Ci sono io con te, ci daremo forza a vicenda e continueremo a combattere per la nostra libertà come abbiamo sempre fatto. Lo so che sei stanco di ogni cosa, di ogni ingiustizia che dobbiamo vivere ogni giorno, lo siamo tutti. Ma prima o poi ci riprenderemo la nostra vita. Tutto questo passerà. Starai bene Levi, staremo bene."

 

You will know you're reborn tonight

Must be ragged, but I stay by your side

Even if my body's bleached to the bones

I don't want to go through that ever again

 

Qualche lacrima scendeva ancora dagli occhi di Levi. Ormai si era lasciato andare, aveva aperto completamente il suo cuore alla sua 'stupida quattrocchi'. Finalmente era libero di sentirsi se stesso. Le parole di Hanji però lo avevano un po' rassicurato ed iniziava a stare meglio, ma ancora non se la sentiva di lasciarla. La stringeva ancora, per paura che potessero portargli via anche lei. Siccome cominciava a far freddo, Levi avvolse istintivamente il suo mantello anche su di lei. Hanji abbassò il capo e lo porto al petto dell'uomo; lui poggiò il mento sulla sua testa, piena come sempre di tanti capelli scompigliati. Nessuno dei due saprebbe dire per quanto rimasero lì in quella posizione, ma per loro fu un momento bellissimo, rassicurante e interminabile. Entrambi riuscivano a trasmettersi calore e forza. Sapevano in cuor loro che se la sarebbero cavata, e per il momento bastò sapere solo quello. Un'altra piccola lacrima rigò il viso del capitano. Ma almeno sentiva che la sua forza stava tornando. Si sentiva di nuovo pronto. Finalmente non si sentivano più soli.

 

So cry no more, oh my beloved

Go ahead, be proud and fight it out

You are the one, our rising star

You guide us far to home yet girt.



Angolo dell'autrice: ciao a tutti! Sono tornata con questa nuova storia su Levi Ackerman, il mio personggio preferito di Attack On Titan. Volevo scrivere qualcosa di introspettivo su di lui, che appare tanto gelido ma sotto sotto ha le sue debolezze. Mi sono ispirata alla canzone Call Of Silence, tratta dalla colonna sonora della seconda stagione. Spero che vi piaccia ^^ Buona lettura!
  
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