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Autore: SimonQuestor    28/06/2009    4 recensioni
Come ormai, se avete letto qualche mia ff, sapete, a me piacciono i personaggi di contorno xD O quantomeno anche loro. Parecchio. Per cui, stavolta ho voluto parlare di una di quelli che più mi colpiscono...Petunia Dursley. Che tutti penso disprezzino xD Spero troviate interessante questa fanfiction ^^ Leggete, mi raccomando! :P
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Petunia era distesa sul suo letto, un giorno di fine estate, in preda ad un forte mal di testa. Per la precisione era il 31 agosto. Il giorno dopo quell’angusta presenza, quel Potter che tanti dolori infliggeva alla sua casa, si sarebbe finalmente dipartito. Era strana la sua posizione. Teneva un braccio piegato in su, con la mano sotto la nuca. Le gambe piegate in strani angoli. L’altro braccio disteso di lato, fino ad arrivare ad un orlo del letto. Vernon era a lavoro, e quindi aveva tutto il letto per sé. La stanza aleggiava nel silenzio. E il silenzio riecheggiava nella penombra delle tende tirate. Soltanto uno spiffero di luce penetrava dall’infisso della finestra.
Petunia Dursley non era bella. Non lo era mai stata. E il frutto del rancore, della stizza, dell’odio, aveva peggiorato e scavato nei suoi lineamenti, abbruttendoli ancor più e rendendoli più duri, tozzi. I capelli ora non erano nemmeno acconciati come al solito, freschi di parrucchiere, bensì scomposti e arruffati. Lunghi fin sulle spalle. Poteva sentire i grugniti di Dudley, ancora pesantemente addormentato. Come anche gli schiocchi del becco della civetta di Harry. Quel maledetto, stupido animale. Una fitta la colpì alla testa al solo pensiero.
Ma disprezzava veramente quella civetta? Disprezzava davvero il suo padrone? No. Non avrebbe mai potuto.
Improvvisamente, un gemito le sfuggì dalle labbra. Quindi si portò le mani al viso, stringendolo in esse. E ci fu in quel gesto tanta sofferenza, che si stupì amaramente che qualcuno non venisse a soccorrerla, a consolarla.
Ma alla fine, Petunia Dursley, aveva deciso. Deciso di togliersi la maschera. La maschera, che così amaramente aveva deciso di indossare sin da bambina.


« Non sono una brava donna. Non lo sono mai stata. Non sono mai stata brava, carina, rispettosa di tutto e tutti, buona, dolce e tutto ciò che perfino i miei genitori adoravano e che in me non vedevano, delusi. Me ne pento. Solo ora mi rendo conto di aver speso male la mia vita, di non averla fatta fruttificare. Avrei…Si diamine, lo ammetto una buona volta. Avrei voluto essere come mia sorella. Era tutto quello che io non avevo, ma che forse avrei potuto avere se non fossi stata accecata dall’invidia. Oh l’adoravo. E nella memoria, l’amo ancora. Mi sembrava una fatina, che aveva una buona parola per tutti, anche per me. E quando ero con lei mi dimenticavo di essere la bambina pestifera, quella che tutti guardavano con malosguardo. Mi ricordo di quando disse alla mamma di essere stata lei a mandare in frantumi la vecchia teiera. Ero stata io. Ma quella volta, gli schiaffi li ebbe lei. E a pensarci, le lacrime mi vengono agli occhi. Ma ho imparato a nasconderle, a rigettarle indietro.
Poi, scoprimmo ciò che ha cambiato anche la mia vita, indirettamente. Un pomeriggio, mentre giocavamo a nascondino, un brutto cagnaccio ci abbaiò contro. E lei stese la mano, e lo trasformò in un orsacchiotto di peluche. Dio…Ricordo ancora l’invidia che provai. Perché fu quello che sentii, sin da subito. Non il sollievo per la salvezza, né ammirazione, né nient’altro. L’invidia. Perché lei c’era riuscita e io no. Perché? Ancora non so rispondermi. Ancora non ho capito perché la natura sceglie a chi somministrare certi doni e a chi no. Eppure non mi sembra di aver commesso delle colpe prima di nascere.
Insomma, la mia fantastica sorella era una Strega. I miei genitori ne erano entusiasti. Li ricordo i loro visi estasiati nello scoprire questa nuova dote di Lily. “ Abbiamo una Strega in famiglia! “ Ed erano tutti un tripudio, ed una valanga di baci per lei. Mentre io, io, come al solito ero relegata in secondo piano. Avevo anche subdolamente sperato che loro la ripudiassero, la cacciassero di casa. Ancora me ne vergogno.
Non renderei giustizia ai miei genitori descrivendoli così però, me ne rendo conto. Non che non mi volessero bene. Solo che non capirono mai che avrebbero…Avevo bisogno di più attenzioni. Non l’hanno mai capito. E io me ne rendo conto soltanto adesso, dopo aver trascorso una vita ad odiarli. Tanto astio ha inquinato la mia esistenza…
Arrivò quella lettera da Hogwarts. La scuola di Maghi! Se ne sarebbe andata…Sentì il cuore sprofondare. Mi lasciava sola. E per me era agghiacciante pensare alle mie giornate senza quello spruzzo d’allegria che era mia sorella. Vivevamo in campagna, oltretutto. La mia unica compagnia sarebbe stata il nostro cagnolone, Rupert. Feci finta che non mi importava. Le dissi che era una gabbia di matti.
Ma in segreto, quella stessa notte, mi svegliai e corsi allo scrittoio, dove sapevo che c’era la lettera di quella scuola. La lessi una volta e un’altra ancora, fino a che non ne imparai il contenuto a memoria. Quindi presi un foglietto di carta, e ci scrissi con la mia penna stilografica. “Caro Professor Silente…Sono Petunia Evans. Certamente deve essersi sbagliato, e non aver mandato la lettera anche a me…Aspetto sue notizie al più presto.”
E segretamente nutrì la speranza che quel mio tentativo non sarebbe andato a vuoto. Che tutto sommato sarei riuscita a seguire mia sorella.
Dio…Solo ora mi rendo conto di quanto sono stata stupida. Mi sono comportata come una bambina per tutta la vita. Come la volpe che non potendo averla disprezzava l’uva, così io, bocciata prima d’essere ammessa da Silente, ho cominciato ad odiare mia sorella. A costruire un castello d’odio che faceva star male entrambe, ma che era la mia unica difesa.
Se c’è stata nella mia vita una cosa che m’ha danneggiata, è stata l’invidia. L’invidia. E la chiamano un peccato capitale! Che razza di peccato è?! Non solo si passa la vita a dolersi e a piangere perché si vorrebbe avere un briciolo della fortuna che invece altri hanno in abbondanza, ma poi bisogna anche essere biasimati e puniti perché viene chiamata “ peccato capitale “. L’ennesima ingiustizia di questo mondo. Ma forse è vero…Se non avessi passato il mio tempo ad arrovellarmi e a crogiolarmi in questo sentimento, forse avrei fatto meglio. Ma ho ancora tempo. Tempo per riparare a quanto ho sbagliato. Per correggere le mie mancanze. E io voglio cambiare. Voglio smettere questa maschera. E Vernon capirà. Ne sono sicura. Perché io lo amo, e lui ama me. Capirà che io amavo e amo anche Lily e suo figlio…
Quanto crudele sono stata…Ho condannato quel bambino ad un’infanzia terribile. Ridotto ad una condizione di servo. Mi piange il cuore ora a pensare a quanto fosse invece di pietra allora, che non si lasciasse corrodere dal vedere quel bimbo triste a cui infliggevamo tanti dolori per pura…Non so cosa fosse. Stupidità, senza dubbio. Perché non si può far del male ad un innocente simile se non per stupidità. Fosse anche il figlio del più malvagio al mondo. Me ne rendo conto…Dio, quanto me ne pento! Sono stata una megera. Suo figlio…Tuo figlio, mia amata Lily. L’ho trattato come uno schiavetto, il più sudicio ed infimo dei barboni. Ho lasciato che il mio Dudley fosse prepotente con lui, lo taglieggiasse anche a scuola. E quando ho scoperto che anche lui era un mago l’ho odiato ancor di più…Ma tu capirai, e gli altri devono capire, che il mio cuore traboccava di astio, di sofferenza, di invidia, di rancore covato da anni. Ora sapete, e spero che possiate perdonarmi. Perché mai, mai avrei fatto tutto quello che ho fatto se non fosse stato ciò. E mi rendo conto che non è una giustificazione sufficiente ma…Mi appello alla vostra bontà. E non quella bontà e quella perfezione che tutti ostentiamo ogni giorno. Come anche io ho fatto, sempre. Tutti buoni, tutti bravi agli occhi degli altri. Ci comportiamo come marionette, pur di stare in società. Mai ci opponiamo, se non ai nostri cari. Ed è una cosa assurda come le lotte più cruente si svolgano proprio in famiglia…
Non so spiegarmelo…Forse un giorno capirò. Albus sarà contento di leggere quello che sto dicendo. E anche io, ora, mi sento libera. Credo che comprerò una gabbia nuova alla civetta…Dio, sto diventando matta.
Lily, perdonami…
Tua amata, e amante, Tunia.
  
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