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Autore: Dreamer_Vampire    14/02/2018    8 recensioni
Destiel| Missing Moment| Contesto non definito| Angst| Charlie è patrimonio dell’umaità| Words: 7.000
Sono passate le feste natalizie al bunker, la situazione si è evoluta ma non in maniera piacevole. Sam le ha provate tutte ma le cose non sembrano migliorare, pensava che la chiave di tutto fosse risolvere la tensione sessuale, si sbagliava di grosso. Non ha scelta, deve chiamare la regina di Moondoor.
|Sequel di “A Christmas Guide to kiss a Hunter” e “A Christmas Guide to bang a Hunter”|Raccolta: Castiel and the Holiday Season|
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Castiel and the Holiday Season'
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VALENTINE’S DAY, OR THE HUNDRED WAYS I TRY TO SAY I LOVE YOU



Destiel| Missing Moment| Contesto non definito| Angst| Charlie è patrimonio dell’umaità| Words: 7.000
Sono passate le feste natalizie al bunker, la situazione si è evoluta ma non in maniera piacevole. Sam le ha provate tutte ma le cose non sembrano migliorare, pensava che la chiave di tutto fosse risolvere la tensione sessuale, si sbagliava di grosso. Non ha scelta, deve chiamare la regina di Moondoor.
|Sequel di “A Christmas Guide to kiss a Hunter” e “A Christmas Guide to bang a Hunter”|Raccolta: Castiel and the Holiday Season|
 
 
 




È mattina inoltrata quando Sam spalanca la porta del bunker, ha la maglia incollata al petto e alcuni capelli umidi di sudore appiccicati sulla fronte. Non fa poi così caldo fuori, siamo comunque a febbraio, ma deve aver corso veramente tanto oggi per trovarsi in queste condizioni. E si, gli piace correre ma se sono le dieci del mattino ed è tutto sudato la colpa è solo di una persona, di Dean.

Non fraintendete, è stato Sam quello che ha spinto le teste di quei due idioti fuori dall’armadio ed è felice per loro, davvero. Certo non si aspettava che quel demente di suo fratello intraprendesse una relazione sessuale così attiva da tenerlo sveglio la notte. Sarà tutta quella tensione repressa di nove anni che sta emergendo all’improvviso, chissà.

La cosa più ridicola di tutta questa situazione è Dean che continua a negare che lui e Cas stanno effettivamente insieme. A quanto pare si tratta di un legame profondo (e non vuole pensare al sorriso perfido di Dean quando ha marcato la parola profondo) dove ci sono occasionali benefici per eliminare lo stress. Certo.

Occasionali il cazzo. Non c’è nulla di occasionale in quello che sta accadendo in cucina.
 

Cas ha le gambe di Dean strette intorno al bacino, i pantaloni neri abbassati fino alle caviglie e la camicia tutta stropicciata sulla schiena, solo una natica è coperta dal tessuto bianco, il resto è impigliato tra le dita di uno dei piedi di Dean.

“Dean…”

“Sì Cas, sì così…” muove il bacino per andare in contro alle spinte sempre più sconnesse, Cas scende a mordergli il collo con più forza quando finalmente viene. Ha il respiro leggermente affannato ma questo non gli impedisce di passare la lingua sulla pelle arrossata dai suoi denti.

Il tavolo di plastica della cucina non gli è mai sembrato così tanto scomodo sotto le sue cosce, ha le gambe praticamente incollate e stringe ancora tra le dita la cravatta di Cas, che si allontana da lui solo per poggiargli un leggero bacio sulle labbra gonfie e rosse e sorride guardando i suoi occhi verdi appagati.

“Dean, tra una settimana è San Valentino e stavo pensando…”

Sam si sta togliendo gli auricolari dalle orecchie quando entra in cucina e rimane traumatizzato a vita dalla scena che si trova davanti. Fa giusto in tempo a sentire la parola San Valentino e il suono osceno dei corpi che si staccano prima di gridare così forte che Dean praticamente salta dal tavolo.

“Buongiorno Sam” dice Cas con tono infastidito, non riuscirà mai a trovare il momento giusto per comunicare a Dean i suoi piani per San Valentino. Vedere la faccia infastidita di Castiel non fa altro che far infuriare di più Sam, che con una mano a coprirgli gli occhi corre fuori dalla
stanza, inciampando sul trench beige gettato sul pavimento del corridoio.

Quando si gira di nuovo verso Dean, lui si è già alzato i pantaloni e con un sorriso che non raggiunge gli occhi sgattaiola via dalla cucina.
 

Ti renderò felice, Cas. Certo, cosa pensava?
 



***


 

“Charlie, la situazione sta sfuggendo di mano. Non farò mia più colazione su quel tavolo. Anzi, non entrerò mai più in cucina”

“Sam, calmati”

Non mi calmo! Ho visto Dean con le gambe aperte nella stanza dove mangio”.

“Troppi dettagli…”

Ma Sam continua a parlare come se Charlie non fosse dall’altro lato del telefono a sorbirsi le sue lamentele.

“E sai la cosa più scioccante? Cas era infastidito. Lui. Era. Infastidito. Loro scopavano sul tavolo della cucina e hanno anche la faccia tosta di arrabbiarsi!”

“Silenzio, fai parlare la tua Regina” dice Charlie con finto tono autoritario anche se è veramente dispiaciuta per Sam e tutti i soldi che userà per andare in terapia per… beh per sempre. Sam si preme il palmo della mano sugli occhi, cercando di eliminare la scena dalla sua mente.

“Dobbiamo fare qualcosa”

“E lo faremo Sam, lo faremo…”
 


***


 
Doveva essere una cosa facile, un vampiro che staccava teste a caso in una città a mezz’ora di distanza. Peccato che i vampiri sono diventati due, poi ne sono usciti altri quattro e ora Dean ha così tanto sangue addosso da non riuscire neanche più a vedersi il colore della pelle. Non è stato difficile ucciderli tutti ma comunque ha un braccio leggermente slogato. Niente che non possa passare con una buona nottata di riposo, ma a quanto pare ogni scusa è buona per andare a bussare alla porta del suo angelo.

Ovviamente prima si dirige verso il bagno, perché togliersi tutto quello schifo da dosso è d’obbligo e poi cammina veloce lungo il corridoio, prima che Sam finisca di pettinarsi i capelli o fare qualunque cosa da donna faccia lì dentro per un’ora intera, e bussa alla porta di Castiel. Non si sentono rumori all’interno, sembra quasi che sia vuota ma poi Cas bisbiglia un leggero entra, e Dean non se lo fa ripetere due volte.

È seduto sulla grande sedia in legno vicino alla scrivania, sta scarabocchiando qualcosa su un foglio pieno di simboli, sembra enochiano. Non lo
guarda neanche in faccia quando si avvicina, posa solo la penna sul tavolo e il rumore riverbera in tutta la camera.

Cas ha i capelli umidi, anche lui deve essersi fatto da poco la doccia. Ha addosso quella maglia blu che gli sta tanto bene, non è di Dean, l’hanno comprata poche settimane fa quando Charlie è venuta a trovarli con la scusa di un comic con nelle vicinanze. È quasi dello stesso colore dei suoi occhi, anche se in tutti questi anni Dean non ha mia davvero trovato qualcosa che rendesse giustizia al blu degli occhi di Cas.

L’angelo ha allontanato la sedia dalla scrivania, abbandonando definitivamente il foglio e si gira verso Dean. Alza un sopracciglio, è arrabbiato, Dean lo sa, sa che colpa sua ma in perfetto stile Winchester sorride e si avvicina facendo finta di niente.

Le gambe di Cas sono leggermente aperte e non è di certo colpa sua se sono così maledettamente invitanti, e più forte di lui, si siede sulle sue gambe afferrando le spalle dell’angelo e le stringe piano. Non lo bacia davvero ma avvicina le labbra, le tocca piano senza fare nessuna pressione. Le mani di Cas gli stringono i fianchi, non per invitarlo a muoversi ma per farlo stare fermo, lontano.

“Che c’è, Cas” gli soffia sulle labbra, cercando di avvicinarsi un po’ di più ma le sue mani sono troppo forti e Dean ci rinuncia, non prima di aver fatto scontrare nuovamente le loro labbra.

Cas però gira il viso, guarda la porta evitando il contatto.

“Non riesco più a farlo Dean”

“A fare cosa?” ovviamente sa di cosa sta parlando, ovviamente è più facile far finta di non saperlo. Evitare di pensare che se ha quegli occhi tristi è solo colpa sua, che se non va più a cacciare con loro è perché davvero non riesce a sostenere lo sguardo di Dean per più di due secondi, non riesce a non innervosirsi quando i suoi occhi indugiano troppo sui corpi delle ragazze che gli passano accanto.

Alza di nuovo le sopracciglia, guardandolo brevemente negli occhi, trasmettono tutto il suo disappunto. Ha lo sguardo stanco, stanco di far finta che vada tutto bene e di accontentarsi delle briciole che ogni giorno Dean gli lascia. Lo capiva all’inizio, Dio se non lo capisce anche ora.

Conosce ogni centimetro della sua anima, ogni crepa, ogni pensiero che gli passa per quella testa idiota. Arriva un punto però quando ti rendi conto di non poter andare avanti e ci ha provato a non fare pressioni, a fare finta di niente come fa Dean ma semplicemente non ci riesce.

E magari è colpa sua, perché non ha messo le cose in chiaro fin dall’inizio è solo che gli sembrava inutile dopo quasi un decennio di conoscenza. Quindi abbasserà la testa e farà finta di niente un’ultima volta.

“Hai qualcosa da fare la prossima settimana?” sussurra, allentando leggermente la presa sui fianchi di Dean.

“La prossima settimana? Tipo San Valentino?” anche lui ora ha le sopracciglia aggrottate, gli occhi leggermente sgranati che si riempiono sempre più di panico.

“Tipo San Valentino” lo dice piano, perché sa già cosa aspettarsi, che reazione Dean avrà alla cosa.

Lo sguardo di Dean cambia in un secondo, passa dal panico all’ilarità come se nulla fosse, come se Cas non volesse morire davanti a quel sorriso.

“Lo sai Cas…” ridacchia, deglutendo così forte che Cas può sentirlo. Sta cercando di nascondere l’imbarazzo ma Cas non è stupido.

Allontana le mani dai suoi fianchi e cerca di alzarsi, Dean si trova in piedi e non sa neanche come, con un metro e ottanta di angelo con gli occhi così pieni di rabbia che per un attimo sembra essere tornato il Castiel di una volta, l’angelo del Signore.

“No Dean, non lo so” fa un passo avanti, Dean indietreggia inconsciamente.

“Cosa vuoi da me?” sussurra continuando ad avanzare verso di lui, presto si ritrova con le spalle contro la porta e non sa nemmeno quando ci è
arrivato.

“Cas…”

“Sta zitto” e Dean ubbidisce subito, odia vedere quello sguardo deluso su di lui. Tutti ma non Cas, non Cas. “Non posso darti questo, Dean” continua, “Non ce la faccio più”.

E almeno Dean ha la decenza di rimanere in silenzio perché sa che Cas ha ragione, sa che deve lasciarlo andare perché non può dargli quello che vuole. E lo sa che questa è la sua occasione, ha la possibilità di dirgli che ci tiene a lui e che è un coglione, che vogliono la stessa cosa ma la gola
si chiude, non riesce a parlare e vorrebbe urlare, resta.

“Cas” sussurra un’ultima volta, come se fosse una preghiera, non c’è bisogno di guardarlo negli occhi per sapere che sono lucidi. “Mi dispiace”
 
 

“Non hai mai voglia di qualcosa di più?”
“Scusa hai presente chi siamo? Facciamo veramente schifo nella vita domestica. Fallimento totale.”
“Non ti capita mai di pensare a qualcosa? Non dico il matrimonio o cose così, ma qualcosa con un cacciatore. Qualcuno che capisca la vita”*
 

Per quanto possa sembrare strano Dean ci aveva pensato, eccome se lo aveva fatto. Non era la prima volta che il pensiero gli sfiorava la mente.
Potrete non crederci, Dean Winchester in una relazione? Grazie, ma no grazie. Forse perché la sua vita è stata così piena di cose brutte che non è mai riuscito a riconoscerne una bella quando gli passava davanti agli occhi, e quando lo ha fatto non si è mai azzardato a pensare che la cosa durasse, semplicemente perché non poteva accadere, non a lui almeno. Eppure spesso, dopo una giornata di caccia, salvato la ragazza, ucciso il mostro, si trovava solo nella sua stanza, in quell’enorme letto che così grande non è alla fine.

E forse sì, si è chiesto un paio di volte cosa si prova ad entrare nella tua camera e trovare qualcuno ad aspettarti, qualcuno sotto le coperte che occupa più spazio di quanto dovrebbe con degli stupidi pigiami addosso. Si è chiesto come sarebbe bisbigliarsi la buonanotte, fingere di lamentarsi per il poco spazio rimasto a disposizione e allo stesso tempo scivolare verso le braccia calde della persona accanto a te e semplicemente sentire. Sentire il respiro che piano piano diventa più profondo, il petto che si alza e si abbassa e non devi preoccuparti degli incubi, dei dolori nel petto, di sentirti solo. Si è chiesto cosa si prova a svegliarsi con qualcuno la mattina dopo, come dev’essere sorridersi con gli occhi socchiusi e il sonno che non vuole ancora lasciarti andare del tutto.

Non è una cosa che riesce ad accettare però, come non riuscirà ad accettare le parole che stanno per uscire dalla bocca di Cas. Sa già come reagirà, che farà di tutto, dirà di tutto pur di allontanarlo.
 

“Ti amo” e Dean chiude gli occhi, abbassa lo sguardo, non può guardarlo mentre parla.

“Sei un angelo” l’espressione di Cas si riempie di confusione, non capisce dove stia andando a parare, poi deve leggere qualcosa nei suoi occhi perché sembra realizzare la situazione, gli occhi diventano duri all’improvviso e si allontana di poco dal corpo di Dean schiacciato sulla porta.

“Pensi che non sappia cosa è l’amore” e non è una domanda, Dean annuisce comunque ma continua a guardare tutto fuorché Castiel.

“Hai presente quando ti ribelli contro il Paradiso, volti le spalle ai tuoi fratelli e sorelle?” si ferma un attimo prima di continuare, perché non vuole alzare la voce. Odia gli occhi bagnati di Dean, sgranati per il peso delle sue parole. “O quando muori diverse volte giusto per mettere in chiaro che ci tieni?”

“Cas, aspetta…” si stacca dalla porta, cerca di avvicinarsi ma Cas afferra la maniglia e si volta a guardarlo un’ultima volta prima di uscire,

“Quello è amore, Dean”.

Il rumore di una porta che sbatte non gli ha mai fatto così male.
 
 

Non sa esattamente dopo quanto tempo esce dalla stanza di Castiel, in corridoio la luce è ancora accesa quindi probabilmente qualcuno è sveglio. Sam infatti è seduto ad uno dei tavoli della libreria e deve aver sentito la discussione perché quando i suoi occhi incontrano quelli di
Dean non sono arrabbiati, almeno non come dovrebbero essere dopo la scena della mattina. Lo guarda dispiaciuto e allo stesso tempo anche un po’ deluso e vaffanculo pure tu, Sam.

“Stavo per preparare qualcosa, hai fame?”

“No” risponde secco, poi afferra la giacca e sale velocemente le scale verso l’uscita.

“Tipico…” borbotta passandosi una mano tra i capelli, prende il cellulare e lo sblocca in fretta.
 

Sam: Dean e Cas hanno litigato, Dean sta probabilmente andando al bar.

Non fa neanche in tempo a poggiare il telefono sul tavolo che questo subito vibra segnalando una nuova notifica, sorride quando il nome con cui si è registrata Charlie lampeggia sullo schermo.

Regina di Moondoor: Me ne occupo io.
 


***
 

“Un altro, grazie” non sta urlando ma comunque alcuni si girano verso il suo sgabello quando lo dice. Il barista scuote la testa, guardando Dean con disapprovazione ma gli riempie comunque il bicchiere. Dean lo guarda male, cosa? Anche tu sei deluso dal mio comportamento? Vai a farti fottere.

E si accorge di averlo detto ad alta voce solo quando una testa di capelli rossi arriva come una furia e gli toglie il bicchiere dalle mani, buttando giù il contenuto al posto suo. Dean è pronto a prendere a pugni qualunque essere gli abbia rubato l’alcol ma si blocca quando vede Charlie
davanti a lui.

“Baci Cas con quella bocca, stronzetto?”

“Cosa ci fai qui?” dice con tono leggermente biascicato, afferra la bottiglia da dietro al bancone e se la versa da solo, Charlie si siede sullo
sgabello libero accanto a lui.

“Anche io sono felice di vederti, Dean”

“Sam ti ha mandato a sgridarmi? Non ho bisogno di una mamma, Charlie” ma lei non è ferita dalle sue parole, poggia la mano su quella di Dean e lui la guarda subito negli occhi sorridendo per la prima volta durante tutta la serata.

“Qual è il problema?”

“Io sono il problema”

“Dean… sei ubriaco” e Dean alza le sopracciglia.

“Sei davvero un genio allora”

“Raccontami cosa è successo” dice seria, allontanando la bottiglia dalle mani di Dean e versandosi una generosa dose nel suo bicchiere.

“Cas mi odia”

“Cas non ti odia, ha detto di amarti. Quindi la destiel è canon, allora?” sorride comprensiva e si aggiusta una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Sammy sei una pettegola…” mormora ridendo e poi con tono più basso continua, “Non è possibile che mi ami”

“Hai mai letto i libri di Chuck?” Dean aggrotta nuovamente le sopracciglia non capendo dove vuole andare a parare.

“Li ho vissuti in prima persona”

“Quindi sai che quando Castiel era sotto il controllo del Paradiso, Naomi gli ha fatto uccidere migliaia di Dean per dimostrare di essere di nuovo leale all’Impero?”

Cerca di non sembrare scioccato della cosa ma gli riesce abbastanza difficile nascondere le emozioni con tutto quell’alcol in corpo.

“Sai Charlie, a volte mi chiedo cosa sarebbe successo se mia madre non fosse morta nell’incendio, se mio padre non avesse addestrato me e Sam alla vita da cacciatori. Probabilmente Sammy sarebbe un grande avvocato e lui e Jess a questo punto della loro vita avrebbero già due marmocchi biondi che scorrazzano per casa, anche un dannatissimo cane chiamato Bones. E magari io avrei fatto il meccanico, non lo so, e forse una sera in un bar avrei incontrato qualcuno...”

“Qualcuno come Cas?”

Dean incurva un lato della bocca, è un piccolo sorriso triste che fa stringere un po’ il cuore di Charlie. “Si, forse. Forse qualcuno come Cas”. Si porta il bicchiere alla bocca e sorseggia altra birra prima di continuare. “Non fraintendermi Charlie, amo la mia famiglia. È praticamente tutto quello che ho ma a volte... a volte vorrei che le circostante fossero diverse e forse, forse non sarei il casino che sono ora”. Chiude gli occhi per un attimo, “Vorrei che non fosse accaduto nulla”

“Non spetta a noi decidere, possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso”**

“Non mi hai appena citato Gandalf?” Ridacchia Dean, ha la gola che gli graffia quando il suono raggiunge le labbra.

“Cosa? È un maestro di vita!” Sorride per alleggerire un po’ l’atmosfera poi afferra una spalla di Dean e la stringe leggermente tra le dita, vuole solo comunicargli che lei è lì e che ci sarà sempre non importa cosa accada e Dean sembra capirlo perché si gira verso di lei e sorride, è un sorriso vero questa volta che raggiunge gli occhi leggermente velati di lacrime.

“Di cosa hai paura Dean?”

Dean sembra rifletterci abbastanza, passa così tanto tempo che Charlie pensa di non ricevere una risposta.

“Non lo so, di mandare tutto a puttane. E se rovinassi qualcosa, se capisse che non merito tutte queste attenzioni? Non riuscirei a tornare
indietro, non potrei mai tornare ad essere suo amico o vederlo sparire tra le nuvole perchè si è stancato di... non lo so, ci sono un milione di cose che potrebbero andare storte e io non voglio... non vogli-”
 
“Non vuoi perderlo?”

Dean scuote la testa e la abbassa per un attimo, osserva le dita che stringono inconsciamente il bordo in legno del bancone. Non si era neanche accorto di essere diventato una ragazzina con il ciclo ma che vogliamo farci. È che Charlie riesce a risvegliare un lato di lui nascosto a tutti gli altri, nessuno riesce a farlo parlare così tanto, non ci riesce Cas e nemmeno Sam.

Non sa se essere grato di poter finalmente avere qualcuno con cui parlare o spaventato dalle cose che gli escono dalla bocca ogni volta che Charlie e l’alcol sono nella stessa stanza.

“Sono stato la sua rovina da praticamente quando ci siamo conosciuti. Pochi mesi ed era già l’angelo più ricercato del Paradiso e per cosa? Non riesco neanche a guardarlo negli occhi senza sentirmi terribilmente in colpa per tutto quello che ho fatto”

“Dean, Cas ha fatto le sue scelte” e c’è un Cas ha scelto te sottointeso che fa un po’ morire Dean.

“Beh, ha fatto delle pessime scelte” Io sono una pessima scelta. Charlie è quasi arrabbiata quando Dean pronuncia le ultime parole, come se ne fosse rimasta offesa.

“Smettila Dean, le persone hanno il diritto di amarti e non puoi decidere tu per loro! Smettila di pensare di non valerne la pena Dean Winchester perchè se c’è una persona in questo mondo che merita di essere amata quella sei tu” e Dean può vedere gli occhi lucidi di Charlie quando si gira di nuovo a guardarla.

“Charlie...”
 

Ma lei lo interrompe “No ascolta, lo so che provi le stesse cose che Cas prova per te e smettila di trovare scuse. Prenditi quello che ti rende felice e non pensare a quello che potrebbe o non potrebbe succedere. Hai paura di perdere Cas se gli dici quello che senti per lui, cosa credi che accadrà quando non lo farai? Conoscendolo rimarrebbe con te comunque perché è un dannato idiota, come lo sei tu, ed è a quel punto che non riuscirai a guardarlo negli occhi perché ogni volta che incrocerai il suo sguardo vedrai tutto quello che potevi avere e che invece non sei stato coraggioso abbastanza da accettare” ispira profondamente e cerca di calmarsi, ci sono un paio di persone che la stanno guardando ma a lei non sembra importare minimamente. Fissa Dean negli occhi con uno sguardo così fiero che anche lui viene in un qualche modo contagiato da tanta determinazione.

“Promettimelo Dean, per una volta pensa a te stesso e renditi felice” e non le sfugge la lacrima che bagna all’improvviso una guancia di Dean, è subito lì che la raccoglie e poi lo stringe in un abbraccio così forte che nessuno crederebbe mai che tanta forza provenga da braccia così piccole.
Dean si lascia abbracciare perché è l’unica cosa che può fare e anche perché è bello per una volta essere abbracciati e non abbracciare. Lo fa sentire al sicuro, nonostante le braccia che lo stringono appartengono ad una ragazzina che pesa a stento cinquanta chili.

“Te lo prometto, Charlie” ricambia l’abbraccio per un attimo e stringe forte le braccia intorno alle sue spalle, principalmente perché è più facile dirle quello che le vuole dire con la faccia nascosta nei suoi capelli rossi. “Lo sai vero, che ti voglio bene?”

“Lo so” sorride e si stacca dall’abbraccio che stava durando fin troppo, “E ora portiamo il tuo culo ubriaco a casa”
 
 
 
 

“Ci sei quasi, attento al gradino” ci sono rumori di passi che provengono dall’entrata, poi la porta di apre e Cas può chiaramente vedere chi sta per scendere le scale del bunker. Charlie e Dean si fanno strada nella libreria anche se Charlie sta cercando di reggere il corpo di Dean e allo stesso tempo non cadere sotto il suo peso. Non ci sta riuscendo molto.

“Cosa è successo?” domanda Castiel allarmato, chiude il libro che stava fissando più che leggendo e si alza per andarli in contro.

“Chiacchiere fra ragazze” sorride Charlie, ha un tono di voce normale ma Dean sembra pensarla diversamente perché grugnisce e mette una mano sulla sua bocca per zittirla. Cas lo guarda con le sopracciglia aggrottate, passano gli anni ma non è ancora abituato a Dean ubriaco.

“Oh andiamo Dean, sono troppo vecchia per queste cose” sbuffa poi guarda Cas cercando aiuto ma l’angelo non deve capire la situazione quindi continua, “Cas un aiutino?” e alza le sopracciglia verso Dean per cercare di rendere il concetto più chiaro.

“Si certo, scusami” Cas si avvicina, sembra guardare Dean e valutare prima la situazione, lui grugnisce un’altra volta e solo allora l’angelo decide che sì, è abbastanza ubriaco e per il momento può mettere da parte la loro discussione. Dean però non deve pensarla allo stesso modo perché quando la presa di Charlie lascia il suo corpo e il braccio di Cas si allunga nella sua direzione, il suo naso si trova in un qualche modo incastrato tra la spalla e la faccia di Cas e non può proprio staccarsi perché è così comodo.

“Odori così tanto, Cas” sorride sul suo collo, accarezzando la pelle con la punta del naso un po’ fredda per le temperature esterne.

Cas sembra immobilizzarsi poi ripensa al fatto che Dean è ubriaco e probabilmente non ricorderà niente di tutto questo domani, quindi stringe
entrambe le mani sulla base della sua schiena e avvicina un po’ di più il corpo di Dean al suo.

“E Charlie esce di scena, stronzetti” dice quando Dean inizia a mugugnare frasi a cui davvero non vuole dare un senso. Non le sfugge però il sorriso triste di Cas e il modo in cui gli occhi studiano attentamente ogni respiro di Dean.

“Buonanotte Charlie, e grazie” sorride nella sua direzione.

“Quando vuoi, angioletto” sorride anche lei e poi esce dalla stanza prendendo il corridoio. Probabilmente passerà la notte al bunker, è troppo tardi per guidare.

“Cas...”

“Ti porto a letto, Dean” e a Dean sembrano risvegliarsi all’improvviso le capacità motorie perché si stacca dal corpo di Cas, anche se continua a premere una spalla contro quella dell’angelo per sorreggersi e raggiungono la sua camera. La luce nella stanza è ancora accesa, forse Dean l’ha lasciata così prima di uscire. Cas lo guida verso il letto, toglie le coperte e lo fa sedere sulle lenzuola, gli sfila le scarpe non staccando mai gli occhi dal suo viso e gli toglie anche la camicia a quadri. Non si preoccupa di rimuovere jeans e maglietta, questa notte dormirà così. Dopo che finalmente riesce a farlo stendere gli mette una coperta addosso, riempie velocemente un bicchiere di acqua e lo poggia sul comodino insieme all’aspirina di cui sicuramente avrà bisogno domani mattina.

Spegne la luce e sta per chiudere la porta quando Dean lo ferma.

“Cas”

“Cosa, Dean?”

“Rimani... per favore”

“Perché dovrei?” ma Dean non sembra interessato a dare una risposta.

“Buonanotte, Dean” e subito dopo la stanza è immersa nel buio.

“Te lo prometto. Ti prometto che troverò un modo per dirti che ti amo” ma ormai è troppo tardi perché Cas possa sentirlo.
 


***



“Un Hamburger con doppio bacon” dice, sorridendo alla cameriera ma non è il solito sorriso che Dean Winchester riserva alle ragazze della tavola calda, abbassa in fretta gli occhi solo per incrociarli un attimo dopo con quelli di Cas, seduto nella panca di fronte alla sua. Charlie è accanto a lui, sorridente come al solito.

“Lo stesso per me, grazie” replica Cas dopo poco, chiude il menù che fingeva di leggere solo per evitare di guardare Dean negli occhi.

“Sai Cas, ogni tanto potresti provare qualcosa di nuovo” gli fa un cenno Sam quando la cameriera si è ormai allontana con le loro ordinazioni.

“Non ho bisogno di mangiare Sam e sappiamo benissimo che Dean mi ruberà comunque il cibo, tanto vale ordinare qualcosa che gli piace” guarda la finestra mentre lo dice, hanno occupato il solito tavolo più vicino all’uscita, certe cose non cambiano mai.

Dean si immobilizza all’improvviso, la bottiglia di birra ferma a mezz’aria tra le sue labbra e il tavolo. Charlie gli sorride comprensiva e non gli sfuggono neanche gli occhi di Sam. È un caso patetico.

Finalmente la cameriera arriva con il loro pranzo, è calato un silenzio così imbarazzante che anche la ragazza si affretta ad allontanarsi, lasciando i piatti con le loro ordinazioni al bordo del tavolo. Charlie si schiarisce la gola e afferra il suo hamburger vegetariano, non ci mette molto per trovare un argomento nerd da condividere con Sam.

Dean mangia in fretta il suo panino, ha lo stomaco chiuso ma afferra comunque il piatto di fronte al suo, quello di Cas, semplicemente perché dopo quello che l’angelo gli ha detto gli sembra abbastanza maleducato non farlo e non vuole essere la causa di altri occhi pieni di sensi di colpa.

Sono un po’ imbarazzanti visti dall’esterno, presi da una silenziosa conversazione che solo loro possono capire. Charlie e Sam non ci fanno neanche più caso.

“Scusa” mormora Dean quando le loro dita si scontrano vicino al bordo del piatto ma Cas gli regala comunque un piccolo sorriso che riesce a far stringere il petto di Dean in un qualche modo. Non è difficile capire che gli sta chiedendo scusa ma aggrotta le sopracciglia perché diamine Cas, sono io a doverti chiedere scusa. È in quel momento che gli viene un’idea.

“Dovremmo passare dal supermercato prima di tornare al bunker” dice in fretta, cercando di non essere imbarazzato.

“Ci siamo andati ieri, Dean”

“Lo so ma ho dimenticato di comprare delle cose” si affretta ad aggiungere e Charlie deve capire qualcosa perché urla “Io sto davanti” e tutti ridono.

Quando però Dean si avvicina all’Impala rimane per un momento con le chiavi in mano, ci gioca tra le dita e il metallo freddo tintinna ogni volta che si scontra con il suo anello.

“Dean?” domanda Sam, con la mano già pronta ad aprire lo sportello dei sedili posteriori.

“Cas, dovresti guidare tu” e cala un silenzio così pesante che ha quasi paura di aver detto qualcosa di sbagliato. Ma Sam e Charlie sembrano capire, Cas dall’altro lato ha sgranato gli occhi così tanto che sembrano essere tornati indietro nel tempo, in quel bordello di tanti anni fa con l’Apocalisse che incombeva sulle loro teste.

“Dean, ne sei sicuro?” domanda incerto ma si sta già avvicinando a Dean che stende una mano con le chiavi pronte ad essere afferrate. Annuisce e si avvicina a Sam ma viene bloccato da Charlie a metà strada, sembra aver cambiato idea e ora vuole stare dietro con Sam per parlare di cose da nerd, certo Charlie.

Prova una stranissima sensazione quando entra in macchina e vede Cas alla sua sinistra. Non è una brutta sensazione, è piacevole. Cas afferra il volante con entrambe le mani, ha le dita strette così tanto che le nocche sono bianche. Ogni movimento che fa è leggero ma allo stesso tempo sicuro e attento. Sta dando all’Impala le attenzioni che merita e guarda ogni tanto Dean con la coda dell’occhio per assicurarsi di non star facendo nulla che possa dargli fastidio. Lo sguardo di Dean lo incontra tutte le volte anche perché non guarda la strada neanche per un momento. Ha il viso girato verso l’angelo per tutto il tempo e neanche si accorge che la macchina si è fermata quando arrivano al supermercato.

Vedere Cas accanto a lui, che guida la sua amata macchina, gli è sembrata la cosa più giusta del mondo e quando l’angelo si gira di nuovo verso di lui per restituirgli le chiavi cerca di comunicarglielo con gli occhi.

È sicuro che Cas capisca cosa sta cercando di dirgli, Ti amo e te lo sto dicendo così, e Cas fa un leggero sorriso, indugia un po’ sul posto cercando le parole da dire ma poi Sam si schiarisce la gola e si affretta ad uscire dalla macchina.

“Ahia!”

“Sta zitto” sussurra Charlie, dopo aver colpito Sam sul braccio. È solo Dean a sentirli, Cas è già sparito nel supermercato.
 


***



“Sam credo che dovresti uscire” dice Dean entrando nella libreria diverse sere dopo.

Sam non alza lo sguardo, è immerso nella lettura di un manuale con così tante pagine che a Dean viene il mal di stomaco solo a guardarlo da lontano.

“Sam” ripete alzando di poco il tono di voce, non può perdere tempo il forno è acceso e la crostata quasi pronta.

“Cosa, Dean” è scocciato e non lo guarda in faccia, forse è meglio così considerando le condizioni di Dean.

 “Ho detto che devi andartene” a quel punto gli occhi di Sam incrociano quelli di suo fratello che sta gesticolando animatamente con un cucchiaio di legno leggermente sporco di impasto sul bordo.

È abbastanza ridicolo effettivamente, Sam non sa se sta ridendo per la faccia rossa e imbarazzata di suo fratello o il grembiule sporco di farina legato sui fianchi. Sopra c’è scritto Kiss the cook, è scritto in rosso e le lettere spiccano sul bianco del tessuto. Ora che Dean ha fatto alcuni passi verso di lui può vedere meglio in che condizioni pietose si ritrova, ha un po’ di polvere bianca sulla faccia e i capelli biondicci sparati in tutte le direzioni sono imbrattati di farina. Nel dubbio Sam ride per entrambe le cose e non è difficile soprattutto quando Dean lo guarda con quello sguardo irritato anche se non è davvero arrabbiato.

“Porta anche Charlie” sembra quasi una domanda, Sam può sentire tensione nella voce di suo fratello. Charlie gli ha detto cosa Dean ha in mente per stasera, sta organizzando questa cena da almeno tre giorni e sa che non è stato facile per lui venire a patti con i suoi sentimenti. Se deve essere sincero è dannatamente fiero di suo fratello ed è così felice che per una volta abbia pensato anche a se stesso, non preoccupandosi di eventuali problemi o stupidi implicazioni.

Si alza facendo strisciare un po’ la sedia sul parquet e non si preoccupa neanche di chiudere il libro, raggiunge Dean in pochi passi e stringe le braccia introno alle sue spalle con così tanta forza che lui quasi non respira. Passano pochi attimi prima che anche Dean ricambi, attento a non sporcare la camicia di suo fratello con l’impasto rimasto sul cucchiaio.

“Sono felice per te, Dean”

“Aspetta a dirlo, Samantha” Sam lo guarda con le sopracciglia alzate, quasi toccano la linea dei capelli per quanto le alza. Non essere cretino, Dean sembrano urlare ma lui fa finta di niente e non ricambia lo sguardo. Sam gli dà un’ultima pacca sulla spalla prima di uscire dalla libreria, non prima però di voltarsi e guardare di nuovo Dean negli occhi, ha uno sguardo dannatamente serio e ha quasi paura che possa dirgli qualcosa di importante.

“Dean…”

“Si?” chiede incerto, pronto a qualunque cosa Sam possa dirgli. Almeno crede.

“Usate le protezioni” e scoppia a ridere così forte che la testa rossa di Charlie spunta dalla sua camera. Ha un’espressione interrogativa ma inizia a ridere anche lei quando vede il cucchiaio di legno di Dean fare alcune capriole in aria prima di colpire uno dei polpacci di Sam mentre scappa nella sua stanza.

“Puttana” urla ma quando si gira sta ridendo anche lui.

Arriva in cucina giusto in tempo per sfornare la crostata, il timer ha appena spento il forno con un suono acuto che irrita Dean da praticamente quando hanno deciso di comprarlo.
Ha un odore dannatamente buono, è un cerchio perfetto, cotto al punto giusto e le mele tagliate a spicchi gli fanno venire l’acquolina in bocca.

“Tu non sei per me, sei per Cas” sussurra alla crostata, riponendola di nuovo sul ripiano per farla raffreddare.

La leggendaria crostata di Mary Winchester, nessuno ha mai fatto le crostate buone come le faceva sua madre. E forse è idiota preparare qualcosa da mangiare a qualcuno che non ha davvero bisogno di farlo ma non conosce molti modi per far capire alle persone che tiene a loro e diciamo che le parole non sono mai state il suo forte.

È una delle poche cose che John Winchester è riuscito a salvare dall’incendio, non l’ha davvero mai preparata fino ad ora e Cas lo sa. Certo ne ha mangiate di crostate ma ha sempre pensato che la ricetta di sua madre andasse utilizzata per qualche occasione importante e forse questa lo è?

Scuote la testa perché davvero, è un caso perso. Come glielo spieghi ad una persona che ogni volta che gli hai detto sono felice di averti qui, in verità stavi cercando di comunicargli quanto ci tenevi e che tutte le volte che guardavi Cas andarsene senza dire una parola stavi solo urlando per favore, rimani.

Passa poco più di un’ora quando sente la voce di Charlie gridare Buona fortuna, Dean e la pesante porta del bunker chiudersi dietro di lei e Sam.

Ora è solo, finalmente.

Dean inizia ad andare nel panico.

Lui non mangia neanche, sono un idiota, continua a pensare mentre apparecchia la tavola per due persone. Non usano praticamente mai la tovaglia, di rado usano perfino il tavolo. Sono sempre stati abituati a mangiare sul divano ma da quando abitano al bunker è tutta un’altra cosa.

Non capisce il motivo del suo nervosismo, è di Cas che stiamo parlando. Conosce ogni minima parte di Dean, sa quanto è rotto dentro eppure non si è mai tirato indietro, non se n’è mai davvero andato. Forse è proprio questo il problema? Vorrei che fosse già qui.

È quasi tutto pronto, deve solo vestirsi, gli hamburger stanno per uscire dal forno e la tavola è perfettamente apparecchiata, è così immerso nei suoi pensieri che non sente il fruscio di ali che preannuncia l’arrivo di Cas o l’angelo che si avvicina quando vede che Dean non si è accorto di lui.

“Dean?”

Dean lascia il vassoio all’improvviso ma Cas riesce a prenderlo prima che cada sul pavimento.

“Cazzo, Cas” ritira subito il dito che si è scottato pur di non far cadere gli hamburger, Cas però non si allontana, sembra stranamente rapito dalla macchia sulla guancia di Dean. Ha sviluppato una specie di fetish per la farina nei suoi capelli da Capodanno. Cas ferma la sua mano prima che tocchi il getto dell’acqua fredda e ne approfitta per pulirgli la faccia, il bruciore al dito sparisce subito.

“Grazie” borbotta, è imbarazzato e Cas piega la testa di lato con capendone il motivo.

“Come mai sei qui?”

“Mi hai chiamato tu” aggrotta le sopracciglia, continuando a non capire. “Se vuoi posso andare via”

“No!” lo dice così velocemente e ad alta voce che anche lui salta per il suo stesso tono. Si slaccia velocemente il grembiule e lo getta da qualche parte sulla cucina.

“Perché non ti siedi?” ed è solo ora che Castiel nota la tovaglia apparecchiata, i tovaglioli perfettamente piegati e poi guarda di nuovo Dean che
lo sta fissando con uno sguardo così pieno di panico che lo fa quasi ridere. Per evitargli ulteriore imbarazzo si toglie il trench e lo poggia sulla sedia, si toglie anche la giacca nera e si arrotola le maniche della camicia.

“Lo so che non mangi” inizia, deglutendo così forte che il rumore riverbera in tutta la stanza, “Però ho pensato che magari è San Valentino… e ti avrebbe fatto piacer-”

“Va bene, Dean” si schiarisce la gola, “Siediti”

Non ci mettono molto per superare l’imbarazzo iniziale, parlano di tutto e niente come se nulla fosse successo e Dean si sente la persona più stupida del mondo per aver solo pensato di essere nervoso. Cas mangia gli hamburger con un sorriso enorme sulle labbra e diventa rosso ogni volta che fa dei leggeri gemiti mentre mastica un boccone.

“Senti Cas, mi dispiace” dice ad un certo punto.

“No Dean, non c’è bisogno. Non avrei dovuto spingerti a fare qualcosa che non sentivi di fare”

“Ma avevi ragione, solo… avevo bisogno di capirlo. Non sono bravo con le parole come lo sei tu e sono sicuro che combinerò tanti di quei casini in futuro ma sono stanco di vederti soffrire per colpa mia e voglio essere felice… con te. Ho bisogno di te Cas, non dimenticarlo mai”guarda Cas negli occhi e lui non dice niente, si limita ad annuire e a sorridergli, Dean gli è grato per questo. Dire altre parole sarebbe stato inutile, almeno quando si parla di loro due.

“Spero ti entri ancora un pezzo di questa” e quando tira fuori la crostata dicendogli che è la ricetta di sua madre lui ha quasi un infarto, (ne avrebbe probabilmente avuto uno se fosse stato umano).

“Dean…”

“Lasciamelo fare, okay?” e Cas annuisce perché è chiaro il nervosismo sulla sua faccia e si sente già abbastanza in colpa per tutto quello che è successo. Forse è andato oltre il limite, forse ha spinto Dean in una direzione verso la quale non era ancora pronto ad andare. Probabilmente è stato egoista, sbagliato, non ha mai avuto una buona capacità di giudizio quando si parla di Dean Winchester.

“Per una volta voglio fare qualcosa per te” e gli sorride, questa volta senza dubbi o altri pensieri per la testa.

Castiel aggrotta le sopracciglia, “Fai sempre qualcosa per me” Semplicemente essendo te stesso, ma questo non lo dice ad alta voce anche se Dean sembra capirlo lo stesso. Ed è normale che ad ogni morso il petto di Cas si stringa sempre di più?

Sembra quasi che sulla crostata ci sia scritto: Anche io provo lo stesso per te ed è il mio modo per fartelo capire. E quindi Cas raggiunge una delle mani di Dean che sta stringendo un fazzoletto così forte che è quasi diventata una pallina di stoffa. La stringe e lo guarda, Ho capito Dean, sembra dire.



***


 
“Dici che ha funzionato?”

Le braccia di Cas stringono la schiena di Dean che sta dormendo a pancia in giù con la faccia praticamente spiaccicata nel suo collo. Possono vedere solo il sorriso di Cas, Sam non ricorda di aver mai visto un’espressione così serena sul suo volto.

“Stanno dormendo e sono vestiti, credo proprio che abbia funzionato” risponde Charlie ed è esce il cellulare dalla tasca. Sta attenta a togliere il flash prima di scattare la foto.

Sam la guarda interrogativo, “Per i posteri” dice, alzando le spalle.

“Lasciamoli dormire” e Cas e Dean sono di nuovo nel buio.
 
 


















N/A (?)
“Dean, l’uomo che sussurrava alle Castagne” cit. la mia beta bellissima

*dialogo tra Sam e Dean durante la 11x04 – “Baby”

**è quello che dice Gandalf (più o meno) a Frodo nel primo film del Signore degli Anelli
 

Ce l’ho fattaaa! Forse. (Io volevo scrivere solo smut pieno di tresh, che brutta vita

So che magari volevate qualcosa di divertente, qualcosa che urlasse RATING ROSSO e vi giuro che era partita così e non so esattamente cosa è successo. È diventato tutto angst e depressione e non so come, perdonatemi spero vi piaccia lo stesso.

E spero anche che sia abbastanza canon, mi sono lasciata trasportare dalla tristezza e dalla mia visione pura della destiel.

Lo so che nel bunker Cas non dovrebbe avere le ali però io le volevo, e facciamo finta che tutta la storyline degli angeli, Metatron e
Marchio di Caino non esitano. CHARLIE È VIVA PERCHE’ LO DECIDO IO e l’unico problema di questa storia è Dean in denial.


Well, Happy Valentine’s Day, dedico questa storia ad Elena perché mi ha convinta a scriverla e a tutte le ragazze di Destiel Fics Italia, vivibbì <3 (E spero di non avervi deluso ahahah)

Comunque vi faccio notare che siamo a più di 7.000 parole, IO HO SCRITTO UNA OS DI 7000 PAROLE. E sono la stessa persona che le faceva di 1500-2000. Cha-Cha-Change *voce di David Bowie in sottofondo*

Un ringraziamento speciale alla mia amika Claudia a cui ho rotto palesemente il c**** perché questa storia non mi piace neanche un pochino e a Gheib perché mi beta sempre <3 <3

Andate a leggere le altre mie storie! “All of me” vi aspetta

*scappa via*
 


 
   
 
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