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Autore: Sweetcurry    29/06/2009    8 recensioni
Seduti sul divano in mezzo alle briciole, e a- cacchio, fra i cuscini trovai anche un’oliva! Cazzo ci faceva un’oliva sul divano?- qualsiasi altra cosa che non volli sapere, ci mettemmo a giocare ai videogiochi. Jimmy ed io, perché Matt era rimasto in cucina a telefonare alla sua domestica per chiederle se poteva venire un attimo a casa sua per uno straordinario, e Brian e Zacky non erano ancora scesi.
“Jim… hai fatto a botte ieri?” esclamai vedendo un graffio rosso sul suo collo, solo in quel momento. Era stato lui dunque a fare quel casino, quando io e Zack eravamo a berci i Mohito in cucina come dei coglioni.
Non mise nemmeno in pausa, fece solo un grugnito, e annuì.
[ The Rev / Johnny Christ ][ Accenno di Synacky ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Johnny Christ, The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avviso: nessuno scopo di lucro, fatti totalmente inventati. Non conosco i personaggi e non intendo insinuare nulla.


JJ





Giustamente quando vidi la bottiglia di birra che Jimmy aveva tenuto in mano per un’ora circa senza separarsene esser mollata succube di ogni pericolo, sul tavolino al centro della sala capii che c’era qualcosa che andava storto. Nella sua mente, probabilmente perché fino a quel momento non mi ero reso conto di nulla che andasse particolarmente storto, a parte Brian che faceva gare di rutti con sconosciuti e pretendeva che gli si desse ancora da bere.
Osservai Jimmy andare spedito verso un qualcuno/qualcosa di molto preciso -a lui, presumo-, ma per il momento non gli diedi importanza, era ubriaco marcio, nessuna cosa che faceva, poteva avere un minimo senso logico, che motivo c’era di stare a guardarlo?
Scrollai lievemente le spalle, e presi un sorso dalla mia povera Guinness. La terza. Quella sera non avevo molta voglia di bere, oppure non avevo ancora incrementato bene, dopotutto stare seduto su di un divano a guardare gente che si ubriacava, non era il massimo per spassarsela.
Deciso, mi misi in piedi sbattendo le palpebre per acquistare maggior lucidità, addirittura l’euforia di tutta quella festa mi faceva ubriacare.
Feci qualche passo convinto a dirigermi verso il bagno per pisciare, ma fui travolto da Zacky, che con grande maestria mi portò con sé a fare degli altri Mohito.
Perché dei Mohito, poi?
Non vedeva che la gente lì si faceva di canne e birra orribilmente schifosa?
Scrollai le spalle, di nuovo, e mi misi a fianco di Vee a fare cocktail. Evidentemente quella birra non era la terza, dovevo essermi perso qualche pezzo per strada perché comincia a controllare tempestivamente l’ora sull’orologio da parete che c’era in cucina, quasi ossessivamente, senza il quasi.
“E’ brutto quando ti mangiano l’ultima caramella sotto il naso vero?”
Mi girai confuso, cazzo iniziava a dire ora?
“Tu non puoi dire -Ehi, scusa la voglio io-, no, perché lui è un ospite e gliel’hai offerta… anche se la vorresti mangiare tu.” ora aveva iniziato a strappare le foglie di menta con nervosismo.
Aggrottai la fronte, di cosa cacchio parlava?
Non gli diedi retta in quel momento, forse già troppo ubriaco per stare ad ascoltarlo, e continuai a fare quel che stavo facendo.
“Johnny” mi chiamò, e mi voltai verso di lui “Come… come va con le ragazze?”
Mi sorrideva, ma potevo capire alla perfezione -forse era una sensazione che avevo- che c’era qualcosa cui stava pensando, e non riguardava ciò che mi aveva appena chiesto.
Non so nemmeno perché non gli risposi, ricordo solamente che dopo udii un forte rumore provenire dall’altra sala, e alcune grida divertite fare casino. Io e Zacky ci ritrovammo un’ora dopo a terra, con metà busto appoggiato al mobile della cucina e le gambe distese sul pavimento in piastrelle. Stavo facendo delle piccole palline di foglie di menta da lanciare in un bicchiere a poca distanza dai miei piedi, inutile dire che non facevo mai canestro. Zacky… Zacky non ricordo cosa stesse facendo, so solo che sentivo la pressione della sua testa contro la spalla, e i suoi capelli solleticarmi il collo -mi davano un leggero fastidio-, forse rideva, o forse già dormiva.

Fatto sta che all’interno dei miei ricordi quel che avvenne dopo non c’è, il solito vuoto che precede un post-sbornia, e un risveglio in un letto qualsiasi, o anche un pavimento se ti va peggio.
Quando mi svegliai, mi ritrovai -per fortuna- sdraiato a pancia in su, su di un letto matrimoniale dalle lenzuola completamente disfatte, con Zacky affianco con la faccia affondata in un cuscino che riusciva a malapena a respirare.
Rimasi a fissare i giochi di luce che si creavano sul soffitto, era mattina tardi? Scossi la testa, no, la luce era debole doveva esser presto oppure c’era brutto tempo. Appena mi sarebbe passato il mal di testa, mi sarei alzato, sì. Chiusi gli occhi in un tentativo di dormire di nuovo, o rilassarmi, ma nulla, non ne volevo sapere. Decisi, affranto, di alzarmi e andare a controllare se ci fosse qualcuno giù, o per lo meno andare a bere qualcosa. Acqua e aspirina magari.
Mi alzai e quando abbassai la maniglia, udii dei mugolii vari provenire dal corpo inerme di Zacky, forse stava sognando o forse si sarebbe svegliato. Aspettai qualche minuto, ma non diede altri segni, così proseguii per la mia strada. Scesi le scale accompagnato da delle voci e un sottofondo musicale che proveniva dalla cucina, mi diressi dunque lì, e ancora prima di entrarci riconobbi la voce di Brian.
Lui, che era uno di quelli che si sbronzava alla bell’è peggio, era sempre quello più attivo e felice al risveglio, come facesse, era oscuro a tutti, ma mi faceva venire voglia di tirargli un pugno ogni volta che si presentava tutto bel lindo e sorridente, con una tazza di caffè magari. O peggio un’altra birra.
Misi piede in cucina e quel che vidi fu Brian seduto su di uno sgabello, Jimmy che beveva caffè e Matt che cambiava stazione radio. Come sempre rimanevano solo loro fino a mattina tarda, gli altri erano buttati tutti fuori.
Quando mi videro, tutti elargirono in un grosso sorriso, Jimmy un po’ più intenerito -spiegatemi come mai di mattino faceva così e vi do una birra gratis-.
“Johnny!! Ben svegliato!”
Sorrisi a Matt che si era staccato per un attimo dalla radio e ora mi stava sorridendo anche lui, spostai la mia attenzione sul caffè di Jimmy, quasi con aria assatanata, ma lui mi porse una seconda tazza, contenente acqua. Lo osservai, muto, e lui ci buttò all’interno un’aspirina. La osservai frizzare e fare una schiuma che mi lasciò qualche secondo incantato.
Bevvi tutto e mi versai del caffè.
“Zacky non si è ancora svegliato?” scossi la testa in direzione di Matt che aveva appena posto la domanda.
“Vado a fargli il solletico!” esclamò alzandosi dal posto e portandosi dietro la tazza verde, Synyster.
Sentii al mio fianco Jimmy ridere leggermente, e sussurrare “coglione” nella sua direzione, ma Brian era già sparito oltre la porta su per le scale.
Mentre nella stanza si diffondeva la leggera musica di “All Summer Long” di Kid Rock, o meglio dei Lynyrd Skynyrd e Warren Zevon, per precisare*, m’immaginai  -non sapendo a cos’altro pensare- Brian che saliva sul letto matrimoniale con un ghigno sulle labbra e Zacky, povero, che subiva le sue torture.
Sorrisi, e bevvi ancora dalla tazza. Sospirai, il mal di testa si stava attenuando, ma la stanchezza comunque la riuscivo a sentire, accostai la schiena al mobile della cucina, e guardai Jimmy al mio fianco.
“Io scommetto che il pavimento lo laverà Matt… vero?” esclamò indicando le piastrelle appiccicose di alcol, cocktail e vari tipi di birre che la scorsa sera avevano impregnato anche questa casa.
Matt gli rivolse un’occhiata sopra la sua tazza, “Sì ed io mi chiamo Nicole” sputò ironicamente.
Jimmy rise, con la sua solita risata forte, per molti eccessiva, ma per noi che gli stiamo sempre affianco adorabilmente divertente, “Nicole, allora vai a prendere lo spazzolone”.
Risi anch’io. “E cambia sta cazzo di canzone!”.

Seduti sul divano in mezzo alle briciole, e a- cacchio, fra i cuscini trovai anche un’oliva! Cazzo ci faceva un’oliva sul divano?- qualsiasi altra cosa che non volli sapere, ci mettemmo a giocare ai videogiochi. Jimmy ed io, perché Matt era rimasto in cucina a telefonare alla sua domestica per chiederle se poteva venire un attimo a casa sua per uno straordinario, e Brian e Zacky non erano ancora scesi.
“Jim… hai fatto a botte ieri?” esclamai vedendo un graffio rosso sul suo collo, solo in quel momento. Era stato lui dunque a fare quel casino, quando io e Zack eravamo a berci i Mohito in cucina come dei coglioni.
Non mise nemmeno in pausa, fece solo un grugnito, e annuì.
“Ti ricordi almeno con chi?” chiesi, sospirando e preoccupandomi, sapevo bene che fare a botte era come routine per lui, ma ogni volta, non so perché, mi veniva una sorta di nodo allo stomaco… dalla preoccupazione forse?
“Un coglione” e la finì così, continuando ad ammazzare zombie o chissà cos’erano quei cosi mostruosi.
Vidi Matt entrare in sala con un’aria afflitta, “Ragazzi, la tipa arriva fra un’ora…”.
Si rese conto che dire o avvisarci di quando sarebbe arrivata la donna delle pulizie non avrebbe cambiato nulla, quindi scrollando le spalle, si mise a guardarsi intorno.
“Ma dove…?”
“Di sopra. Ancora.” gli risposi, guardandolo, e lui diresse lo sguardo verso le scale. Sorrise divertito, “Staranno scopando” esclamò, ridendo.
“Cazzo! Shads! Che schifo!” urlò all’improvviso disgustato Jimmy al mio fianco, risi sommessamente.


Salii in macchina di Zacky e lo vidi fare manovra ed entrare in strada, per dirigersi verso qualche posto dove avremmo dovuto rilasciare un’intervista verso le due del pomeriggio. Mi rilassai contro lo schienale morbido e osservai Zacky, capii in poco tempo che stava pensando a qualcosa.
“Zack? Tutto okay?” chiesi, perplesso.
Accelerò di poco, pigiando il piede sul pedale, e non mi degnò di uno sguardo. “Non sono cazzi tuoi, Johnny.”
“Okay, okay, tranquillo.”

Rilasciare interviste non era mai divertente, più che altro per il solito fatto che le domande fossero sempre ogni volta, riciclate, giustamente si parlava del disco, del tour e di eventuali pettegolezzi. Le domande più noiose erano soprattutto, “Come vi siete conosciuti” “Che cosa volete esprimere con i vostri testi” e chi ne ha più ne metta. Balle, balle e solamente balle.
Avrei voluto tanto urlare in quel microfono che ormai tutte le risposte le sapevano già, che cazzo ce le chiedevano?
Zacky, come sempre fu disponibile, e accettò con gentilezza ogni domanda che gli fu proposta, adoro quando partiva e non smetteva più di parlare, e nello stesso tempo magari, gesticolava pure. Tutto intento a spiegarsi al meglio. Mi rilassava che lui sapesse farci, con le signorine delle interviste.
Uscimmo e potemmo tornarcene finalmente a casa nostra, Zacky mi accompagnò a casa e mi salutò inforcando un paio di occhiali. “A stasera”.
Stare nella stessa band, ci permetteva di vederci ogni giorno, lavorare e divertirsi, ogni cosa.
Mi rilassai sul divano e quasi fui lì per schiantarmi dal sonno, ma la suoneria del cellulare mi  ridestò e mi fece  guardare intorno alla sua ricerca.
Scovato, risposi senza guardare il mittente.
“Johnny! Il fatto che qualcuno mi stesse urlando nell’orecchio mi fece desiderare di non aver risposto alla chiamata e di essermi appisolato beatamente. Staccai il telefono dall’orecchio e guardai chi mi chiamava, Brian. E chi altro?
“Brian?? Ma dove cazzo sei? Non sento nulla!!”
“Eh? Oh!” sentii di un tratto il silenzio e potei rilassarmi.
“Mi senti ora?”
“Sì, sì Syn. Che vuoi?”

Alle 6 e un quarto mi feci trovare davanti a casa sua, con il piede che tamburellava e i minuti che passavano. Brian, si sapeva, era uno schifo a presentarsi all’ora giusta, pronto e scattante per partire. No, era sempre in ritardo, mai una volta che ce la facesse a trovarsi all’orario giusto, per far contenti noi poveri disgraziati che ogni volta aspettiamo più di un quarto d’ora.
Trafelato, uscì dalla porta di casa, in mano un sacco nero della spazzatura, mi guardò e lo guardai a mia volta.
Non lo vidi abbandonare il sacco nel punto di raccolta rifiuti, così m’insospettii.
“Syn, cazzo hai lì dentro?”
Mi spinse verso la sua macchina e mi fece salire, di fretta, buttò il sacco fra i sedili posteriori e partì sgommando. Come suo solito.
“Che cosa hai combinato sta volta?”
“Hai ammazzato un gatto?” chiesi guardandolo accigliato.
“No! Ma va! Ho distrutto un lampadario che c’era in corridoio, hai presente quello prima della stanza degli ospiti? E’ un regalo dei genitori di Michelle, se lo scopre prima che abbia fatto in tempo a comprarne uno nuovo… no…” iniziò a sparlare e a tirare fuori un sacco di balle che non stavano né in cielo né in terra.
“Va bene, andiamo in un negozio di lampadari”
La cosa aveva alquanto dell’incredibile,  non il fatto che Brian avesse distrutto qualche mobile e/o lampada, bensì il fatto che la sua ragazza lo facesse preoccupare a tal punto da doverne comprare un altro precisamente uguale. Iniziai a credere che ogni donna che incontravamo ci riducesse in bambolotti paurosi di sgarrare, mi preoccupai. Ma non ne diedi così peso come faccio sembrare ora.

“Ma lo sai chi era il tizio che Jimmy ha picchiato?”
Syn mi guardò male, come incerto se dirmi o no quell’informazione. Sbuffò.
“Un tipo che aveva detto qualcosa sul tuo conto”
Lì restai di sasso, tanto che quel che riuscii a rispondere fu solamente “Oh”. Guardai avanti, e attesi che Brian raggiungesse il negozio. Semplicemente decisi di non pensarci, perché, andiamo, come mai Jimmy era sempre così protettivo ed orgoglioso nei miei confronti? Non volevo saperlo. O almeno mi costrinsi a non volerne essere informato.

Girare con Syn affianco, fra dei lampadari fu alquanto imbarazzante da parte mia, forse Syn non ci pensava troppo occupato a struggersi per la potenziale ramanzina da parte della sua ragazza. Fatto sta che alla fine dopo circa un’ora di giri ai limiti dell’assurdo, Brian non trovò nulla che facesse al caso suo, e mi riportò a casa fin troppo depresso. Mi lasciò sul mio cortile, dicendo che sarebbe andato a fare un altro giorno in qualche altro posto. Gli augurai di avere buona fortuna e me ne rientrai in casa, quella sera ci sarebbe stata l‘ennesima festa stile abbeveratoio**.


Osservai Zacky mangiucchiarsi le unghie, ancora ubriaco -perché in quei tempi si ubriacava sempre?-, e mi chiesi come mai di quel comportamento. Non era da lui, stare a fissare Michelle e Brian scoparsi la bocca a vicenda, o far girare la birra nella bottiglia fissandola.
Mi chiesi, con incredulità, se avesse qualche problema con Syn. Ultimamente, non li vedevo insieme come all’inizio, quando scherzavano e si tiravano i calci nel culo a vicenda. Ma Syn non sembrava accorgersi di tutto ciò. O Zacky di fronte a lui faceva il falso, e gli raccontava che tutto andava bene.
Toccai la sua gamba col mio ginocchio, “Zacky?”
“Li odio quando fanno così” mormorò quasi in un soffio, ma fui capace di sentirlo, anche attraverso tutta la  musica che ci rincretiniva e le urla degli invitati.
“Chi?” mi maledii internamente quando glielo chiesi, avrei dovuto esser più perspicacie. Michelle e Brian.
Erano loro il problema? Non gli andava giù che si baciassero di fronte agli altri? Oppure non gli andava giù che stessero insieme?
Spalancai  gli occhi, da quando Zacky era geloso?
Non avrei mai, non ero capace di pensare a lui geloso di Brian, aveva sempre appoggiato l’amico in tutto, dall’essere primo chitarrista, al comprarsi la villa vicino alla spiaggia. Tutto, non gli aveva mai dato fastidio, ma evidentemente eravamo noi a non accorgerci che qualcosa, qualcosa lo turbava.
Non ebbi modo di starci fin troppo a pensare, un tipo sconosciuto iniziò a parlarmi, era ubriaco, lo potevo vedere benissimo, ma in quel momento non seppi dirgli “Ehi, amico, vattene” perché lo trovavo stranamente piacevole al dialogo. Iniziai a prendere quel che beveva lui, o perché mi metteva in mano i bicchieri o perché glieli rubavo io, so solo che mi ritrovai a non avere più la concezione di giusto o sbagliato.
Credo che la serata la passai con lui, non mi ricordo nemmeno il nome accidenti all’alcol, fino a quando Jimmy si diresse all’improvviso verso di me, senza bicchieri o qualsiasi sorta di contenitore d’alcol fra le mani. Mi preoccupai, ma il mio amico lì non fece una piega, forse non sapeva nemmeno chi era Jimmy, penso davvero che lo ignorasse. Altrimenti si sarebbe messo a correre, correre velocemente anche.
Chiusi gli occhi quando vidi Jimmy alzare un pugno e quando li riaprii, vidi il setto nasale del tipo a fianco a me probabilmente rotto, e sanguinante. Scossi la testa, troppo ubriaco per accigliarmi, e guardai il Rev che in quel momento stava di fronte a me, in piedi, dai suoi 192 cm di altezza ai miei scarsi e addossati sul divano su cui ero seduto -o meglio spalmato.
“Vieni”
Non seppi bene come fare, ma in qualche modo lo seguii, facendo a zigzag tra le bottiglie sul pavimento, andammo fino in un corridoio, dove il Rev si fermò. Ubriaco com’ero, gli andai a sbattere contro e rovesciai il mio bicchiere con la birra a terra, risi piuttosto forte.
Guarda la birra fare una pozza a terra e quando rialzai il viso, mi trovai a pochi centimetri da Jimmy, mi sorrideva, con quel suo sorriso che mostrava poche volte. Non strafottente… non saprei come descriverlo, so solamente che mi piaceva un sacco in quel preciso istante, tanto che gli sorrisi a trentadue denti.
Fu in quell’istante che fra l’alcol che mi rendeva particolarmente felice, e i giramenti di testa che potei sentire qualcuno che mi stava baciando. Non capivo al momento chi fosse, -anche se era palese, ma il mio cervello era altrove-, ma sapevo per certo che baciava alla grande, e che mi dava un senso di protezione che mai avevo provato.
Solo quando il bacio s’interruppe, mi accorsi che avevo gli occhi chiusi, così li aprii e mi ritrovai seduto su di un mobile con le gambe aperte e Jimmy che mi baciava lungo il collo. Spalancai la bocca, comprendendo che mi stavo lasciando scopare da Jimmy e che era una cosa talmente assurda da essere piacevole ed eccitante.
Mugolai all’improvviso, forse senza un vero senso logico, ma il rumore che produssi fece staccare Jimmy dall’incavo del mio collo, come un bambino mi arrabbiai con me stesso per aver anche solo fiatato e averlo fatto interrompere.  Poi lo sguardo fisso e liquido di Jim e m’incantai nelle sue pupille, mi ci potevo specchiare.
“Johnny?” mi chiamò con voce bassa, mi vennero i brividi e credo che lui fu capace di sentirli, poiché le sue mani circondavano la mia vita.
Dovetti avere una faccia da imbecille patentato in quel momento, perché in quell’istante faci una sorta di mugolio -l’ennesimo-, per chiedergli che cosa voleva.
“Hai mai desiderato di farlo con un uomo?”
Non  gli risposi, non me ne diede tempo, mi sollevò dal mobile e mettendo entrambe le mani sotto il mio sedere mi portò nella prima camera che riuscì a trovare. Si preoccupò di chiuderla a chiave, cosa che non credetti davvero di aver visto: Jim premuroso di non farsi vedere mentre scopa? No, ero ubriaco, non glielo chiesi il motivo.
Avrei dovuto farlo, ma probabilmente avrei distrutto quell’atmosfera che si era venuta a creare. Fatta di ansia, sapore e odore di birra e stranamente, dolcezza.
Ricordo solo alcuni momenti di quel che avvenne dopo, una cosa che però mi lasciò stranito e incredibilmente soddisfatto fu la gentilezza di Jimmy nel baciarmi, spogliarmi che mi rimase impressa fino alla mattina seguente.
Il fatto che se anche avevo bevuto piuttosto tanto il giorno dopo grossomodo mi ricordavo quasi tutto mi rese particolarmente felice, c’era qualcosa da ricordare che mi faceva sorridere, e non me ne rimpiansi per niente.
Mi svegliai in quel letto enorme, la porta chiusa, e un’aria piuttosto pesante attorno. Mi guardai intorno, al buio, Jimmy non era qui. Ma sinceramente non avrei voluto la sua presenza, sapevo che non ci sarebbe stato e il suo esserci avrebbe comportato sviluppi inaspettati, cui non mi sentivo pronto. Non sarebbe stato da lui svegliarsi dopo di me.
Mi alzai e mi resi conto di avere indosso un paio di boxer, davvero, anche se in quel momento mi vergognai come nessun altro al mondo, sorrisi proprio come una ragazzina, e ringraziai il cielo di essere al buio, e da solo.

Mi vestii, raccogliendo i capi dal pavimento e m’infilai le scarpe al volo. Quindi aprii la porta e fui investito da una luce fin troppo forte, addirittura da coprirmi gli occhi col braccio.
“’Giorno”
Matt mi passò davanti, andando dritto per il corridoio e -scommisi verso la cucina (posto dove mi diressi anch’io fra l’altro).
Trovai Zacky appoggiato al bordo del lavabo di schiena, Brian e un altro ragazzo che guardavano la tv in sala, e Jimmy in piedi a bere un caffè, dalla sua tazza blu. Ero troppo assonnato anche per sorridere a tutti, quindi mi diressi verso la caffettiera e mi versai una tazza intera di caffè. Incredibile come di mattino fosse tutto assolutamente più calmo e razionale, come al rallentatore, la luce chiara, il caffè caldo, e quello stato assonnato in cui stai.
A volte il mattino era quasi meglio della sera. Ho detto quasi.
Zack mi si avvicinò e mi chiese di fumare una sigaretta assieme a lui, accettai annuendo leggermente, e me ne porse una. Le accendemmo sul fornello e prendemmo una bella boccata.
Jimmy stava  leggendo un giornale dall’altro lato della stanza, ma poteva benissimo sentire noi due che ci scambiavamo le chiacchiere. Zack si confidava bene con me, non so nemmeno per quale motivo, forse poiché ero piuttosto comprensivo di fronte alle sue confessioni o forse, beh ero il primo con cui aveva tentato di parlare di Brian e Michelle.
Avevo capito che lo infastidivano, ma non glielo facevo pesare per nulla, solo mi dispiacevo per lui.
“Ho passato una nottata di merda, Johnny”
Sorseggiai il mio caffè e continuai a fumarmi la sigaretta.
“Spero che la tua sia stata migliore, davvero”
Mi voltai verso Jimmy e vidi che anche se non ricambiava il mio sguardo e continuava a leggere, un sorriso sulle labbra c’era. E sapevo che quello cui pensava, non riguardava ciò che c’era scritto sul giornale.








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Note.
*[“All Summer Long” di Kid Rock, o meglio dei Lynyrd Skynyrd e Warren Zevon, per precisare]: allora in pratica Kid Rock per far sta song ha preso insieme Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd e Warewolves of London: Warren Zevon e ci ha fatto il mix, scrivendoci sopra il testo. Per quello che Johnny cita i rockers.
**[ Festa stile abbeveratoio]: © di Sory, thanks.

Sweetcurry’s Time.
Da non crederci che questa fiction sia finalmente ultimata, mi ci son messa d’impegno, davvero, e credo sia abbastanza carina, come mia prima JJ.
Il Rev, che dire del Rev (Lilla sai che stiamo parlando di te U_U)?? Assolutamente la cosa più adorabile di tutto lo scritto, mia opinione personale. Ho adorato ogni momento in cui compariva, lui, con la sua tazza blu.
E’ molto probabile che ne verrà fuori uno Spin Off, visto che la mania da Synacky che è in me non ha potuto fermarsi nemmeno in questa shot. Ho dovuto addirittura fermarmi per qualche ora, perché rischiavo di mandare a puttane la JJ e di farla solo con quel pairing, cosa che non volevo assolutamente. Che dire donne? Aspettate, e nel frattempo commentate questa qui, che mi è costata fatica, ed è bellina suvvia. Spero sia gradita, vi saluto, me ne vo in Inghilterra per 15 giorni, a fare la bella vita in mezzo alla pioggia *è per questo che ha comprato un paio di Rayban ieri! Per ripararsi dalle gocce di pioggia che credevate ù.ù?*, vado nella terra del Bellamy signori. Ci vedremo quando torno.

Baci baci,

Curry

 
Ps: Ah, e se volete fare commenti negativi riguardo alla mia capacità di fare grafica risparmiateveli, sono già depressa così come sono, grazie tante.


   
 
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