Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Saruwatari_Asuka    14/02/2018    3 recensioni
"Shion lo trovò così, sdraiato sul pavimento accanto alla Cloth d'argento (...). Il bambino aprì pigramente gli occhi, puntandoli poi in quelli dell'uomo di fronte a sé. Sembrava molto anziano, ma anche saggio e rassicurante. Non si sentì minacciato, Mu, e si permise di sbadigliare e stropicciarsi gli occhi con forza, con l'intento di svegliarsi per bene."
---
{Baby!Mu e Shion. Fluff e Angst a volontà!}
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Παιδική ηλικία - childhood'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

First Meet

 

 

Mu si era ritrovato in quel promontorio un po' per caso e non era del tutto sicuro di come avesse fatto a raggiungerlo.

Il giorno prima, sua madre era morta, o almeno così gli avevano detto. Mu aveva tre anni e non era stato in grado di capire cosa fosse successo di preciso. Semplicemente, era tornato a casa e l'aveva trovata a letto, così si era steso accanto a lei che dormiva ed era rimasto lì tutta la notte. Suo padre era sparito almeno un anno prima e lui aveva solo lei, ormai.

Era stata la signora che veniva ad aiutare la madre a portarlo via di peso, a staccarlo da lei con forza, dicendogli che sua madre non c'era più e che non l'avrebbe più rivista. Lei piangeva, e allora Mu aveva iniziato ad urlare, a scalciare, e quando era riuscito a farsi lasciare si era di nuovo avvinghiato al corpo della madre e un istante dopo era sparito con esso.

Era così che si era ritrovato lì, nel bel mezzo del niente. Aveva lasciato sua madre a riposare, perché era certo che stesse solo dormendo, e aveva iniziato ad esplorare il posto. Era piccolo e non riusciva a trovare niente da mangiare, nei dintorni. Non riusciva ad arrivare ai frutti sugli alberi, e le bacche non lo saziavano. Una volta, senza sapere come, affamato e in lacrime, si era ritrovato con le mani piene di frutta. Frutta fresca, appena colta. Non aveva idea di come avesse fatto, e non ci era più riuscito, purtroppo.

Dopo due giorni, però, la fame era tornata implacabile, sua madre dormiva ancora, e non lo aiutava di certo. Mu si avvicinò, le diede un bacio sulla fronte e sorrise "Torno subito, mamma," disse, piano. Quasi un sussurro, come se potesse disturbarla.

Ma Mu non era stupido e, nonostante avesse solo tre anni, aveva capito che sua madre non si sarebbe più svegliata.
Forse non voleva semplicemente più farlo. Forse era stanca di lui, di doversene occupare. Non lo sapevo.

Sapeva che dopo quattro giorni, era fredda come il ghiaccio, e non per le temperature dello Jamir, e sapeva che la signora che aiutava sua madre aveva ragione.

Non sarebbe più tornata, era morta.

Ma lui non poteva comunque lasciarla lì, anche ora che aveva capito.

Chiuse gli occhi, come quando aveva preso sua madre e si era teletrasportato lì, e si concentrò di nuovo. Non sapeva su cosa di preciso, perché non conosceva quel posto, ma quando li riaprì era in un altro posto ancora. Davanti a lui, una pagoda altissima, apparentemente disabitata.

Non c'era nessuno nei dintorni, non c'era neanche niente, in effetti. Nemmeno le porte. Mu scrollò le spalle, e dopo essersi accertato di essere solo, fece di nuovo quella cosa strana. Quando aprì gli occhi, stavolta era dentro la pagoda.

Era un luogo strano, pieno di cose strane. Scatole di bronzo e d'argento. Tanto disabitato non doveva esserlo, però, perché cercando per la casa trovò diverse cose commestibili. Afferrò dei panini, un barattolo di...marmellata? Non sapeva leggere, ma aveva fame e basta, quindi si sedette a terra e infilò un dito nel barattolo; sembrava buono, quindi continuò. Anche il panino era buono.

Mangiò tutto, affamato, e quando finì si alzò e si affacciò alla finestra, ma non c'era niente per chilometri e chilometri. Chissà se da lì era visibile il posto in cui aveva lasciato la madre? Sarebbe dovuto tornare da lei, supponeva. Farlo subito. O magari andare a cercare aiuto? Non lo sapeva.

Si avvicinò invece ad una delle Cloth che c'erano in quella stanza, sfiorandone appena il metallo freddo.

Anche quell'armatura sembrava morta. Già. Morta proprio come sua madre. Anche se non era una persona, era quella la sensazione che gli diede.

"Vorrei aiutarti," sussurrò il giovane Mu "Mi dispiace, ma non so come fare."

La Cloth risuonò, come a parlargli. Mu sentì una voce in testa, qualcosa, o qualcuno, che gli parlava. Non capì quello che gli aveva detto, ma era una prova che quell'armatura non doveva essere morta. Non ancora, almeno.

Così, quasi senza pensarci, si sdraiò davanti ad essa. Quando aveva trovato sua madre, al ritorno dal pomeriggio di giochi, non c'era stato niente da fare, era già troppo tardi, anche se si era sdraiato accanto a lei. Ma a quell'armatura avrebbe potuto fare compagnia, mentre aspettava che qualcuno venisse a curarla, a ripararla.

 

Shion lo trovò così, sdraiato sul pavimento accanto alla Cloth d'argento che non si era ancora deciso a riparare, poiché con solamente due Gold Saint ancora poco più che bambini al santuario, c'erano troppe cose da fare.

Ma quando aveva sentito che la pagoda era stata invasa, aveva subito fatto ritorno in Jamir per controllare quello che stava succedendo, sperando che Saga e Aiolos fossero abbastanza maturi da non far succedere nulla in un'ora d'assenza.

Di certo, non si aspettava di trovare lì un bambino. Un bambino che, a giudicare dall'aspetto, era proprio come lui. E se era arrivato lì dentro, doveva essere in grado di teletrasportarsi, che ne fosse consapevole o meno.

Si inginocchiò davanti a lui e lo scosse, il cuore stretto in una morsa; quando doveva avere, quel frugoletto? Due anni, tre? Era davvero piccolo. Di recente aveva avvertito il cosmo di altri due cavalieri, in Italia e Svezia, e dovevano essere poco più grandi di quel fagotto, ma anche se li aveva mandati a prendere, di certo non era pronto a trovarsi davanti lui.

In quel secolo i Gold Saint si stavano svegliando troppo presto, erano tutti troppo giovani. Certo, anche lui, Dohko e i loro vecchi compagni lo erano stati, ma forse perché per la prima volta si trovava dall'altra parte della barricata, la cosa lo straniva.

Il bambino aprì pigramente gli occhi, puntandoli poi in quelli dell'uomo di fronte a sé. Sembrava molto anziano, ma anche saggio e rassicurante. Non si sentì minacciato, Mu, e si permise di sbadigliare e stropicciarsi gli occhi con forza, con l'intento di svegliarsi per bene.

"Mi dispiace molto! Non volevo entrare, questa è casa sua? Ho...avevo tanta fame, e allora..." provò a spiegarsi, ma non sapeva che scusa trovare. Dopotutto, era entrato in casa di qualcuno senza permesso, non c'erano giustificazioni. Sua madre gli diceva sempre che non si faceva, ma lui non ci aveva pensato, quando aveva visto che non c'era nessuno.

"Come hai fatto ad arrivare qui?" gli chiese Shion, ma non c'era astio nella sua voce, solo estrema tenerezza, ben mascherata da un tono duro.

"Non lo so. Ho chiuso gli occhi, e poi ero qui," fece Mu, poi indicò l'armatura "E' venuto per ripararla? Dice che sta soffrendo molto, e che non vuole morire. Può fare qualcosa?"

Shion sgranò gli occhi, piacevolmente sorpreso. "Come hai detto?"

"Che sta soffrendo e..."

"Come fai a saperlo?"

"Me lo ha detto lui. E' anche molto triste."

Shion si lasciò andare ad un sorriso, fissando quel bambino. Sentiva la risonanza delle armature, percepiva la loro anima, la loro vita. Poteva diventare un ottimo riparatore. Erano due secoli che non incontrava qualcuno con un così grande dono, e lo aveva cercato a lungo.

Quel bambino non aveva ancora un Cosmo molto sviluppato, non riusciva ancora a comprendere del tutto a cosa fosse destinato, ma avrebbe detto a grandi così.

Enormi.

"Posso ripararlo e lo farò," rassicurò, mettendogli una mano fra i capelli corti e biondi con fare rassicurante. "Quello che hai fatto è una cosa molto particolare, e non tutti ne sono in grado, te ne rendi conto, piccolo?"

"Credo di sì," annuì il bambino.

"Potresti imparare anche tu ad aiutare queste armature. Sei in grado di capire che sono vive, quindi puoi aiutarle."

"Davvero? E come si fa?"

"Adesso è troppo presto per te. Ma, dimmi, qual è il tuo nome? Da dove vieni?"

"Mi chiamo Mu, signore. E non vengo da nessuna parte. Non più, ormai."

Shion assunse un'espressione dubbiosa e scettica, ma non fece altre domande. Non era il momento. Quello che aveva detto poteva significare molte cose, primo fra tutte che non aveva più un posto dove tornare.

"Io mi chiamo Shion, e mi farebbe molto piacere se tu volessi venire con me, Mu, in un posto che si chiama Grande Tempio. Presto, lì arriveranno molti altri bambini come te, e non sarai più solo."

"E mi insegnerà a riparare le armature?"

"Naturalmente," assentì il Gran Sacerdote. E non solo quello, gli avrebbe insegnato. Shion lo sentiva, lo percepiva chiaramente, anche se era ancora solo una sensazione; presto l'armatura dell'Ariete avrebbe richiamato a sé un nuovo Cavaliere.

"Prima, può aiutarmi a fare una cosa, signor Shion?"

"Una cosa?"

"La mia mamma è lì da qualche parte. Devo trovare un posto dove possa riposare in pace, ma non sono capace. Ho provato, ma..." la voce di Mu si incrinò, e il bambino si lasciò sfuggire un lungo singhiozzo, seguito da altri, lasciando che le lacrime gli rigassero il viso.

Shion sospirò e lo prese a fatica in braccio, facendogli premere in visino sulla spalla, ignorando la tunica nera del Gran Sacerdote che andava macchiandosi delle lacrime di quel bambino.

Ma andava bene che piangesse. Presto, troppo presto, avrebbe dovuto dire addio a quella spontaneità, all'infanzia e alla gioia di quell'età.

"Puoi portarmi da lei, Mu? Nello stesso modo in cui sei arrivato qui tu?"

Mu, le spalle ancora scosse dai singhiozzi e il volto ben nascosto, annuì. Un attimo dopo, erano spariti, e Shion ebbe l'assoluta certezza che quel bambino nascondeva un grande talento.

 

 

Angolino Autrice:

Pensavo di essere in fissa con Shaka, ma mi sbagliavo. Ora mi sogno Mu bimbo pure la notte!!
E niente, ho scritto di come ha incontrato Kiki, e come Kiki è rimasto solo, e quindi perché non scrivere anche di come ha incontrato Shion, e di come è lui ad essere rimasto solo?
L'altro giorno mi preparavo per andare a lavoro e puff, niente, mi sono vista questo Mu piccino picciò che parlava con le armature e niente, eccolo xD Che dire? I Jamiriani sono una droga! Qualcuno mi disintossichi!
Spero sia vagamente accettabile. Anche questa scritta totalmente di getto, ieri notte. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Un bacione,
Asu <3

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Saruwatari_Asuka