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Autore: Sameko    15/02/2018    2 recensioni
Frisk aveva sempre voluto un cagnolino, sin da quando era piccola... ma non avrebbe mai immaginato che due dei suoi amici avrebbero dovuto, un giorno, ricoprire suddetto ruolo.
|Ispirata alla Gaster Blaster AU|
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Papyrus, Sans
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Puppy Blaster







Una volta ogni tanto, vi era un periodo di alcuni giorni in cui né lei, né i famosi fratelli-scheletro si rendevano disponibili per alcun genere di attività. Facevano letteralmente le valige, salutavano tutti i loro amici e ritornavano a Snowdin, nell’Underground silenzioso e oramai disabitato.
Perché mai sentivano così tanta nostalgia di casa, come Undyne spesso e volentieri amava definire quei loro periodi di ritiro? Beh, presto detto e, soprattutto, spiegato: perché a turno uno dei due fratelli ( Frisk sperava non venisse mai il giorno in cui sarebbe accaduto ad entrambi in contemporanea ), si trasformava in un grosso cagnone di ossa ambulanti e perdeva qualsiasi facoltà intellettiva in concomitanza alla mostruosa trasformazione… e, quando ciò accadeva, non erano esattamente cordiali in presenza di una gran quantità di esseri umani.
Questo mese, era toccato a Sans fare il cucciolo di casa per qualche giorno – era sicura che lui avrebbe ironizzato in questo modo, se soltanto avesse potuto parlare nello stato in cui si trovava.
« Oh avanti, Sans! Sono i miei soliti spaghetti, si può sapere che cos’hanno di strano? »
Sans, come in risposta a quella che era stata la domanda del fratello, emise un lieve ringhio, spingendo via col muso il piatto di spaghetti formato famiglia che Papyrus gli aveva posato davanti.
L’altro scheletro mise immediatamente su un cipiglio severo.
« Non fare il bambino, non li hai nemmeno assaggiati! »
Come offeso da quello che era stato il rimprovero del minore, Sans procedette a poggiare il tozzo muso d’osso sulle zampe, ignorando il lieve pestare dello stivale di Papyrus sul pavimento del capanno degli attrezzi.
Frisk guardò con simpatia e una punta di compatimento a quella scena. L’ironia di tutta quella situazione, era che lei era l’unica a sapere degli ‘scivoloni’ che entrambi i fratelli facevano quando trasformati. Come Papyrus era solito mostrare più apertamente il suo apprezzamento verso le freddure del fratello maggiore, così anche Sans si ritrovava incapacitato a nascondere la sua avversione verso gli spaghetti del più piccolo. E Sans, non appena lo era venuto a sapere, le aveva chiesto di fare il possibile affinché Papyrus non venisse a conoscenza della cosa in questo modo. A causa di ciò, lo scheletro più alto era straconvinto che, durante i suoi giorni da Gaster Blaster – così si chiamava quella particolare forma –, Sans diventasse un po’ schizzinoso in fatto di cibo.
Ritenne pertanto che fosse meglio intervenire, prima che le cose precipitassero come era già successo in precedenza – Papyrus era ancora un pochino amareggiato per la riduzione in brandelli della sua sciarpa preferita, dispetto perpetratogli da Sans dopo che lo aveva inavvertitamente provocato cercando di imboccarlo.
« Ehi, Sans, guarda cos’ho qui per te~ » Lo chiamò quasi canticchiando, mentre si alzava e infilava la mano nella tasca interna del giubbotto che stava indossando.
Sans alzò immediatamente la testa quando tirò fuori una bottiglia di ketchup, le luci bianche nelle sue orbite si ravvivarono, segno che aveva efficacemente catturato il suo interesse… riconobbe subito, tuttavia, il bagliore del sospetto nel suo sguardo. Non si fidava completamente di lei, ma Frisk aveva già preventivato una simile reazione dopotutto.
La trasformazione in Gaster Blaster era un meccanismo di difesa contro gli umani, così le avevano spiegato i due scheletri la prima volta che lei aveva assistito a quella di Papyrus ed era stata quasi assalita da lui. Le cose sarebbero potute finire molto male in quell’occasione se Sans non avesse portato via il minore tramite scorciatoia. Entrambi i fratelli non sospettavano si sarebbe innescata, non dopo che avevano già vissuto per tre mesi sulla superficie a contatto con una miriade di umani, ma da allora erano stati sempre attenti nel calcolare e prevedere i giorni in cui si sarebbe manifestata.
Superato lo spavento iniziale, Frisk aveva provato a convincere i suoi amici che sarebbe stato senz’altro positivo far abituare le loro forme di Gaster Blaster alla presenza umana – anzi, essenziale. Come la giovane sperava non sarebbe mai capitato che entrambi i fratelli si trasformassero nella stessa manciata di giorni, sperava anche non sarebbe mai avvenuto in pubblico, con una folla di persone intorno che potevano essere messe in potenziale pericolo. Era per questo vitale compito che anche lei, a meno che non avesse impegni improrogabili ad impedirglielo, tornava nell’Underground insieme ai fratelli-scheletro. I progressi fino ad ora c’erano stati ma, con Sans che aveva attualmente adottato una posizione tendente al guardingo, non si era mai abbastanza prudenti.
Si avvicinò con cautela a quest’ultimo, ogni passo misurato, la bottiglia di ketchup in una mano e l’altra parzialmente levata verso l’alto, per cercare di mostrarsi quanto più inoffensiva possibile.
Le orbite leggermente torve del suo amico continuarono ad osservarla con un muto giudizio, come se volessero scandagliare nel suo animo per trovare anche solo un minimo cenno di ostilità.
Un basso ringhio lasciò le fauci semiaperte di Sans, i suoi occhi si indurirono per un istante, un lungo istante in cui la ragazza credette di aver incontrato lo sguardo di un pericoloso predatore e non quello che, seppur vi fosse la trasformazione di mezzo a renderlo più gelido, riusciva bensì a conservare una traccia di confortante familiarità.
Allargò brevemente gli occhi non appena udì quel suono duro e di palese avvertimento e si allontanò di un passo dall’animale scheletrico.
« Frisk- »
« È tutto ok, Papyrus. Ha ragione, mi sono avvicinata troppo. »
Non nascondeva tuttavia a sé stessa che, per un momento, avesse cercato di ricordare a quando risaliva il suo ultimo salvataggio.
Rimase ferma lì dove si trovava, deglutendo silenziosamente per scacciare i rimasugli del piccolo spavento che si era presa.
Dopo una manciata di secondi, riallungò lentamente il ketchup verso Sans, sempre mantenendo l’altra mano ben in vista.
Il Blaster occhieggiò la bottiglia con ancora un accenno di percepibile sospetto, la sua coda completamente immobile a mezz’aria.
Quando lo vide alzarsi e muovere un passo verso di lei – a lei ne sarebbero occorsi altri tre per raggiungerlo –, Frisk dovette reprimere l’impulso di arretrare, a maggior ragione quando quell’enorme testa calò sulla sua mano per annusare ciò che lei aveva da offrirgli.
A poca distanza, Papyrus era in allerta quanto lei, pronto ad intervenire ad ogni evenienza. Il fatto di poter contare su di lui nel caso la situazione fosse precipitata la incoraggiò a restare immobile, persino quando Sans premette il muso contro il suo addome, ad estendere la sua ispezione olfattiva al resto del suo corpo. Il suo fiato filtrava tiepido attraverso gli strati di vestiti che stava indossando ed era certa lo avrebbe decisamente scambiato per un gigantesco cane – o un toro colossale, viste le dimensioni – se il suo naso fosse stato umido come quello di un qualunque mammifero.
Non poté trattenere il risolino che le lasciò le labbra quando, giunto ad annusarle il viso, uno sbuffo più forte degli altri le fece sventolare i capelli in ogni direzione. Era stato già difficile resistere alla sensazione solleticante che il respiro di Sans le aveva suscitato lungo il resto del suo corpo, figuriamoci quando le aveva ridotto la capigliatura ad una zazzera informe.
Allontanatosi un poco da lei, Sans abbassò quindi la testa al suo livello e spalancò le fauci, esponendole le file di rasoi che nascondeva all’interno e… e, cielo, la presenza di tutte quelle zanne rendeva la sua bocca pericolosamente simile a quella di uno squalo. 
Io mi terrei a debita distanza se fossi in te.
Le spalle le si raggelarono in risposta all'ottimo suggerimento di Chara e fu solo quando Sans emise quello che aveva tutta l’aria di essere un grugnito impaziente che la ragazza fu in grado di inquadrare il motivo di quell’azione.
Svitò con movimenti calibrati il tappo della bottiglia di ketchup e procedette a spremerne l’intero contenuto nella bocca in attesa di fronte a lei. Si aspettava che la salsina sarebbe passata attraverso lo spazio vuoto che separava le file di denti dal resto del teschio, ma si sorprese quando vide il ketchup scorrere spontaneamente giù nella figurata gola di Sans. Inutile dire che fu una delle viste più bizzarre di cui si era mai resa partecipe, dal momento che non riusciva a smettere di domandarsi dove fosse andato a finire tutto quel ketchup – aveva mangiato per anni con Sans e Papyrus e non aveva mai visto cosa accadesse all’interno dei loro corpi quando ingoiavano un boccone di cibo.
Il rumore delle fauci del Blaster che si richiudevano la distrasse da quelle riflessioni e la ragazza riportò la sua attenzione sul muso d’osso che si trovava ora a pochi centimetri dal suo naso. Le luci nelle orbite del suo amico stavano brillando molto più intensamente, uno scricchiolare insistente di ossa si era diffuso nel capanno.
« Papyrus… » Lo chiamò la giovane, con un sorriso sghembo trattenuto a stento. « È quello che penso che sia? »
« Sì, Frisk. » Replicò Papyrus, con un pizzico di comico fastidio. « Che viziato! »
Suo malgrado, Frisk non ebbe la forza di trattenere la risata che si era sforzata di sopprimere. Sans stava scodinzolando come un cagnolino che aveva appena ricevuto un gustoso snack – peccato non avere il cellulare sottomano per scattargli una foto!
Sans avvicinò nuovamente il muso e lo strofinò due o tre volte contro il suo fianco, in quello che Frisk interpretò come un segno di ringraziamento. Non aveva previsto, tuttavia, che l’animale scheletrico la avrebbe poi presa per il cappuccio del giubbotto, sollevata da terra, e posata vicino a sé.
Prima che la ragazza potesse anche solo provare ad alzarsi, la coda che aveva dapprima solo sentito dimenarsi andò a premere contro il suo corpo per tenerla bloccata lì contro la cassa toracica di Sans, mentre il Blaster si accucciava giù a terra in una posizione raccolta.
Frisk sbatté sbigottita le palpebre, alzando lo sguardo in direzione di Papyrus per chiedergli delle silenziose spiegazioni: sul volto del suo caro amico c’era soltanto un sorriso smagliante.
« Wowie, ti ha preso in simpatia finalmente! » Esclamò lo scheletro, visibilmente intenerito da quanto era appena accaduto.
« Finalmente? » Ripeté lei, accarezzando goffamente il muso di Sans quando quest’ultimo strofinò ancora contro la sua spalla. Aveva provato in passato ad avvicinarsi alla forma di Gaster Blaster sia dell’uno che dell’altro, e ciascuno dei suoi due amici le aveva dato un po’ di gatte da pelare: Papyrus si era sempre mostrato incredibilmente ostile nei suoi confronti, sempre in allerta, sempre pronto a ringhiarle contro ogni qualvolta provava ad avvicinarglisi. Solo il tempo e una sana dose di pazienza da parte sua avevano lentamente appianato le sue ostilità… e adesso lei e Papyrus diventavano quasi inseparabili durante i giorni della sua trasformazione, trascorrevano ore giocando nella neve e rincorrendosi fra gli alberi mentre Sans li osservava da breve distanza; e Sans, d’altro canto, era pigro esattamente come la sua normale controparte, ma non le era stato mai semplice avvicinarlo, non perché fosse particolarmente aggressivo, più che altro perché diventava molto più schivo del solito.
« Già. Io dormo così con Sans ogni notte. » Le spiegò Papyrus con nonchalance, dandole momentaneamente le spalle per dirigersi dall’altra parte del capanno, dove un’enorme coperta giaceva piegata alla bell’e meglio. Quel gesto da solo le fece presagire che ogni possibilità di rientrare in casa per risposare era ufficialmente fuori dalla sua portata stasera.
« Spero di non dover dormire anche io così ogni notte. » Commentò ironicamente Frisk. Per una notte soltanto avrebbe potuto provare ad addormentarsi nonostante il premere di quelle grosse costole contro la schiena, ma una seconda volta subito dopo la prima? Probabilmente no, non ne sarebbe stata in grado.
Papyrus ridacchiò di gusto nel mentre che tornava indietro con la coperta fra le braccia. La sollevò in aria e la lasciò depositarsi sul corpo affusolato di Sans, il quale alzò il muso per strofinarlo affettuosamente contro la gamba del fratello. Il minore gli grattò la testa poco sopra le orbite, suoni simili alle fusa di un gatto rimbombarono dolcemente nella cassa toracica del Blaster, un insieme di vibrazioni che Frisk poté percepire contro la propria nuca.
« Appena si addormenterà, potrai tornare in casa. » La rassicurò Papyrus, sollevando la coda di Sans per sistemarsi accanto a lei e poi portarsela in grembo. « Non penso si offenderà dopo che lo hai riempito di schifezze esattamente come voleva! »
Lo scheletro procedette quindi a guardare di malocchio il maggiore già mezzo assopito – difficile a dirsi, a questo punto, se Sans avesse inteso che stesse parlando di lui.
« Proverò a restare per stanotte. » Disse Frisk, nascondendo dietro la mano il sorrisetto che le aveva fatto incurvare le labbra. Niente da fare, i suoi due amici avevano il magico potere di rallegrarla, sempre e comunque, non importava quale forma assumessero.
Avrai un mal di schiena mica da ridere domani mattina. ”
Il suo sorriso, invece che stemperarsi, si allargò ulteriormente quando udì il freddo commento di Chara.
“ Mi sacrificherò per questa volta. ” Le rispose la giovane, con tono d’ironia. Dopotutto, era stato carino da parte di Sans ‘invitarla’ a trascorrere la notte lì, nel comodissimo capanno degli attrezzi, non poteva mica rifiutare così la sua ospitalità giusto?
Papyrus le sorrise entusiasta, i suoi zigomi spolverati da un lieve ma adorabile rossore di felicità.
« Buona notte allora, Frisk! Sono contento che tu abbia deciso di rimanere qui con noi! » Disse, prima di dare un colpetto sulla coda di Sans per attirare la sua attenzione. « Buona notte, fratello! »
Un suono simile ad un leggero borbottio lasciò le fauci ben chiuse del Blaster, che la ragazza non seppe se interpretare come una risposta indolente, o come un segnale che il ‘cucciolo’ voleva essere ora lasciato in pace – non svegliare il can che dorme, diceva in fin dei conti il detto.
« Buona notte anche a voi, ragazzi. » Sussurrò lei, chiudendo gli occhi mentre l’allargarsi e il comprimersi della cassa toracica di Sans si faceva sempre più lento a contatto col retro della sua testa, il confortante ronzio delle anime di entrambi i fratelli era una rilassante melodia di sottofondo nel silenzio del capanno.
Era senza dubbio il pigiama party più strano a cui avesse mai partecipato ( sempre se di pigiama party si potesse francamente parlare ), ma non sarebbe certamente stato il più sgradito, non se c’erano due dei suoi più fidati amici a tenerle compagnia.








Sameko's side
One shot scritta a dicembre e finita nel dimenticatoio fino ad ora? PRESENTE!!
Avevo voglia di fluff e qualche volta penso faccia bene indugiare in questo genere senza l’angst di mezzo… anche se, devo ammetterlo, questa AU ( ma si può davvero parlare di AU quando, in fin dei conti, l’unica cosa che cambia è che Sans e Papyrus possono trasformarsi in dei Gaster Blaster? ) offre degli spunti interessanti per storie a stampo più serio. Ma non era ovviamente quello a cui puntavo, volevo solo qualcosa che mi facesse sorridere mentre scrivevo. :3 Oh, per questa volta ho deciso di utilizzare la teoria che vuole Chara come narratore del gioco perché mi mancava "sentirla" brontolare. ^^"
Spero sia piaciuta a chi di voi è arrivato a leggere fin qui!
Baci!
 
 
Sameko
 

 
   
 
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