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Autore: candidalametta    29/06/2009    3 recensioni
Perché la tua vita è così; radicalmente intrecciata con la morte, il bene con male, il reale con la magia, che sei scalza sotto un albero in piena notte accanto ad un vampiro che ti ama.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le fiamme violette di urticante ferocia che lambiscono la mia anima, perché non sono che questo. È come lo strappo in fondo al cuore di mille delusioni insieme, lo sgomento dell’abbandono, il bruciore della perdita. Contemporaneamente, misticamente.
E poi qualcosa di più confuso, il buio, lo squarcio della luce, era luce?
Il buio ancora più opprimente, come chiusa in una scatola.
Ma il concetto di chiuso funziona solo se hai un corpo, non se sei solo spirito, e il dolore delle ossa contro il fondo di legno è prerogativa degli umani e tu hai imparato che non lo sei più.
Che hai lasciato per sempre il mondo, con i suoi sapori, i suoi odori.
L’odore di stoffa umida, resina e terra.
Ma la terra è vita, l’umido terriccio dove poggiano i piedi i mortali e tu non puoi più possederlo, incontrarlo.

Perché tu sei morta.

E di te resta solo un’anima confusa e un corpo che non puoi più sentire.
Che non percepisce le strisce di seta che coprono le venature del legno sotto i polpastrelli delle mani intorpidite, la corrente di ritorno di uno spazio troppo corto per un respiro.
Che non vedono il riflesso di un coperchio a pochi centimetri dal viso.
Che non cercano di spaccare le fragili assi con movimenti decisi e disperati, che non scavano nella terra con frenesia assordante , le unghie non strappano fili d’erba alle prime zolle scoperte, un corpo che non gravita fuori da un angusto letto tutt’altro che eterno per uscire il busto spingendosi con le braccia ormai nere di fango e un viso sporco che si lascia scivolare indietro, spalancando le labbra nella bramosia di ingoiare ancora aria, fino a saziarsi. Gettando indietro il capo come un mostro risorto per guardare la luna al contrario.

Gettando indietro il capo nel curvarsi della schiena che abbandona le lenzuola soffocando il grido in fiotti d’aria tiepida.

Sveglia.

Ti ritrovi ancora sveglia alle ore improbabili della notte, dopo poco tempo che il capo aveva schiacciato il cuscino, cercando quel sonno che ormai paragoni alla morte. Una morte che qualcun altro ha cacciato indietro, che la tua migliore amica ha visto per te ancora una volta.
Sconvolta, con le mani che stringono spasmodicamente le coperte di lino mentre l’incubo, il ricordo, non riesce a starti lontana ogni volta che provi a sognare.
Resti con il sfiato a metà cercando di non fare troppo rumore nella consapevolezza che qualcuno con il sonno pesante è rimasto per vegliare tu che non puoi più riposare.
Ti alzi, consapevole di non aver più nulla da fare in quel letto, che lo odi come il feretro da cui sei scappata, ti avvicini alla finestra, cercando un minimo di conforto, poggiando i gomiti sulla lastra buia del vetro freddo, scostandoti i capelli dalla fronte ignorando lo sguardo allucinato che si riflette davanti a te. I tuoi stessi occhi vuoti, l’espressione di spavento che scema lentamente dai tratti tesi.
Non sopporti il tuo volto, la curva acuta dei tuoi tratti angosciati, o peggio, l’immobilità fissa dell’impotenza.
Scivoli silenziosa fino al piano di sotto scostando gli oggetti che qualcuno ha spostato, i libri di magia che invadono il tappeto sotto il tavolino basso. Cianfrusaglie, abiti sparsi delle troppe persone che vivevano il dolore della tua perdita tutte insieme e che ora cercano di proteggerti da te stessa con un unico fronte che vorresti abbattere.
Esci dalla porta seguendo con la punta delle dita la balconata che portico che porta in strada.
Perché nessuno può capire cosa stai provando, nessuno di loro può guardarti negli occhi, cercare il tuo sguardo e dirti che sei tornata a casa, che nessuno ti riporterà in quel cimitero, che non lo vedrai più, che la luna resterà per sempre in alto nel cielo a ricordarti che sei sulla terra.
La guardi tra le ombre tremolanti degli alberi che ornano il viale tra l’asfalto scuro e silenzioso della notte profonda.
Nessuno può farlo.
Nessuno ne ha il coraggio.
Nessuno prova a stringerti tra le braccia per farti capire che il tuo cuore batte ancora contro il petto di chi ami.
Hanno paura.
Una maledetta paura di quella “cosa” che ha riportato in vita il corpo di un’amica, gli occhi vuoti che non fanno riconoscere l’anima della cacciatrice. Tremano all’idea di quale imperdonabile sbaglio possa aver compiuto la strega, se un demone fosse tornato al tuo posto. Con il tuo corpo.
Accenni qualche passo fino al tronco del primo albero, poggiando il palmo sulla lineare ruvidità del tronco, aspirando l’aroma intenso della linfa che lo nutre, l’odore acro del tabacco.
Ti spingi oltre il primo quarto del tronco per ritrovarti con gli occhi blu di Spike incastrati nei tuoi. Sorpresi e sgranati tra la nube di fumo, cogliendo il piccolo scatto di un muscolo vicino la gola.
Sentendolo pronto a chiamarti, a stringerti, colmare quel baratro che ti attornia come un fossato difende un castello magnificamente protetto.
Ma lo vedi anche fermarsi per sondare quanto sia profondo, controllare nel buio del tuo sguardo quanto slancio ci vorrà, traballando sul bordo dell’abisso deciso a buttarsi se necessario.
“Buffy”
Alzi lo sguardo fino al suo viso, perdendoti nel riflesso chiaro della pelle del suo volto, osservando ancora i tratti affilati, il biondo lucido dei suoi capelli.
Ti accorgi di essere stanca di fuggire da tutti, che vuoi soltanto essere capita, disperandoti del pozzo senza fondo dell’unicità di chi continua a guardarti stravolta.
Sei stanca di scappare, di fingere, di ingoiare bocconi amari e seguire un’etica che non ti è mai sembrata così lontana.
Non ne puoi più di essere votata alla tua personale religione.
Che non è Dio o Demone.
Che non è più bene o male.
Che non vuoi più tra luce e ombra.
Ma solo tra vita e morte.
Vorresti soltanto vivere, tra vivi, e rilegare la morte a incubi confusi che continui a vedere ogni volta che le palpebre si abbassano per pochi secondi.
Attimi di buio.
Tremi, nel dolore assoluto della disperazione di chi va incontro al proprio destino senza potersi ribellare.
Perché la tua vita è così; radicalmente intrecciata con la morte, il bene con male, il reale con la magia, che sei scalza sotto un albero in piena notte accanto ad un vampiro che ti ama.
Ti ama senza curarsi di nasconderlo.
Lo puoi vedere dallo sguardo pulito di come ti sta accanto.
Lo puoi sentire nel suo petto ansante che si riempie dell’aria che sai satura del tuo odore, non di preda ma di donna.
Potresti perfino sentire il ronzare dei suoi pensieri di quanto gli sei mancata.
Nelle dita che si stringono dolcemente in un mezzo pugno dalla voglia di stringerti.
Quello sguardo sofferente e innamorato che non sai spiegare sul suo viso.
Che si accetta e basta, come un dono.
E senti che solo lui possa capirti, perché anche lui è morto e rinato.
Dalla tomba alla terra.
Dall’inferno al suo amore, che ti getta addosso senza che tu possa sottrarti.
Che ti scivola addosso come una carezza che ora puoi percepire.
Perché hai di nuovo pelle e sensi e sguardo.
Perché senti di nuovo il suo profumo freddo ma persistente.
Perché puoi ancora sentire la sua pressione delle tue labbra contro le tue.
Tra le mani bianche dalle dita sottili, dai palmi candidi sulle tue guance.
E riconoscere un bacio.
Avrei voluto scrivere una dolcissima spuffy per cacciare via i pensieri tristi di questi giorni… invece è uscito questo. Ovviamente è ambientato dopo il ritorno di Buffy dall’oltre tomba. Quando è ancora così spaventata, sconvolta e confusa che non da cosa stia accadendo realmente. Probabilmente uno dei periodi più neri della sua esistenza… altro che la mancanza di Angel! Beh, se non altro tra i suoi pensieri ho potuto intromettere Spike… è l’unico che possa capirla in fondo secondo me… Grazie in anticipo per i commenti ;)
  
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