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Autore: SantaStyles    16/02/2018    0 recensioni
-"Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?"Domandò Theresa con tono poco calmo.
-"Non ho detto questo!"Ribatté Willy, camminandole davanti con fermento.
Tutto ebbe fine prima ancora di cominciare...
Questa storia non è mia; ma di Deppiana-Directioners su Wattpad. Tutti i diritti vanno a lei e alla sua meravigliosa storia!
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5

IL PRIMO FEBBRAIO



Theresa era stesa sul divano verdognolo di casa sua con un cuscino verde stretto tra le mani. Aveva le lacrime agli occhi e contemplava l'alto soffitto immersa nei vecchi tempi passati quando, improvvisamente, il suo cellulare prese a vibrare. Non aveva alcuna voglia di rispondere: voleva solo essere lasciata in pace. Ma non poteva, tuttavia, ignorarlo in eterno, anche perché era da tutto il giorno che non cessava di vibrare.

Quindi sospirò, tirandosi infine su ed asciugandosi gli occhi col dorso della mano. Mise da parte il cuscino che stringeva, prese tra le mani il suo cellulare e il cuore le balzò subito in gola alla vista del nome -e della foto- sulla schermata: Il Re Del Cioccolato.

Con gli occhi colmi di smarrimento, apprensivi più di tutto, Theresa schiacciò il tasto verde con mani tremanti e rispose a quella chiamata, chiedendosi cosa stesse cercando quel suo pazzo cioccolatiere.

«Pronto?»

«Finalmente! Sono ore che ti chiamo!»Si lamentò quest'ultimo.

«Direi da tutto il giorno...»Abbassò lo Sguardo Theresa.

«Appunto! Perché?»Le domandò il cioccolatiere con sarcasmo.

«Non volevo sentire nessuno.»Rispose la sua bimba mentre tornava a stendersi sul divano.

«Neppure me?»Biascicò il mago del cioccolato, arrecandole tenerezza.




 

«Speravo tanto di sentirti, amore mio, ma non posso cedere...»Si disse mentalmente la ragazza.





 

«Lascia perdere e dimmi che vuoi!»Tirò a corto lei.

«Almeno dammi uno straccio di risposta!»Esclamò il cioccolatiere costernato.

«Willy, cosa vuoi?»Inveì Theresa.

«Uff...»Sbuffò lui. «Volevo invitarti alla fabbrica domani.»

«Non hai già degli ospiti?»Gli chiese Theresa: aveva ascoltato tutto al telegiornale.

«Io voglio anche te.»

Il Signor Wonka abbassò lo sguardo, affranto: la sentiva schiva... distante!

«Ah, be'...»

La sua bimba apparve laconica... lo era!

«Non vuoi venire, eh?»Intuì deluso il cioccolatiere.

«No!»Ammise Theresa.

«Okay, ciao!»

La chiamata s'interruppe.

Theresa rimase immobile lì dov'era con il cellulare ancora poggiato vicino all'orecchio. Le sembrava di percepire ancora la sua voce, ma in realtà erano solo i suoi singhiozzi incontrollati, perché, frustrata, tornò a stringere forte a sé quel cuscino verde e bagnandolo sul bordo. E ancora una volta, a sua insaputa, il cellulare -che le era caduto- prese a vibrare.

Senza guardare chi fosse, Theresa lo raccolse e rispose alla chiamata.

«Pronto?»

«Sapevo che saresti scoppiata a piangere.»

Era ancora lui... e stava piangendo.

«Ho sbattuto la testa contro il muro e piango per dolore.»Mentì la sua bimba.

«Certo, e tu pensi di scaricarmi così?»Sorrise costernato il maestro Wonka.

«Sì!»Affermò la sua bimba, sincera con lui e, soprattutto, con se stessa.

«Quanto sei ingenua, tesoro!»Disse il cioccolatiere e aveva ragione: in fondo l'aveva curata lui. «Con me le bugie non attaccano: ti conosco meglio di me stesso.»

«Cosa ti serve adesso?»

Theresa cambiò discorso perché era una scappatoia più facile che restare lì a piangersi addosso.

«Volevo invitarti di nuovo alla fabbrica domani... Non accetto un no come risposta!»Mise subito in chiaro lui.

«Il mio no è irrevocabile, Willy!»

«Ma perché mi fai questo?»

«Perché domani vorrei soltanto riposare.»

«Tu vieni, poi dopo potrai riposare nella tua stanza.»

Il cuore martellava così forte nello stomaco di entrambi da percepirne ogni battito, ogni sofferenza attraverso un comune apparecchio.

«‘Mia’ stanza o ‘nostra’ stanza?»

Theresa stava soffocando qualcosa di pungente in gola... cos'era? Il dolore? Un groppo? No, era la mancanza di lui.

«Dove preferisci e... e poi qui c'è qualcuno che vuole rivederti!»Rispose febbrilmente lui.

«So bene che vuoi rivedermi tu, Willy, quindi basta.»Supplicò mestamente Theresa.

«Non solo io, tesoro.»

«Ti faccio sapere.»

Theresa stava per chiudere la chiamata...

«ASPETTA!»Le urlò il maestro.

«Cosa vuoi ancora?»S'arrabbiò Theresa: aveva una così matta voglia di baciarlo...

«Ti amo.»La spense il suo unico amore mentre una lacrima rigava il volto di entrambi. «E tu? Mi ami ancora?»



 

«Sì, ti amo ancora.»



 

«Addio, Signor Wonka!»Esclamò Theresa, mettendo fine alla chiamata.

«Theresa?... Ehi?... Ha riagganciato di nuovo? Dopo tutto quello che ho fatto... TU!»Il cioccolatiere inveì contro una foto della sua bimba da tre anni poggiata sul suo comodino. «TI STO ODIANDO CON TUTTO ME STESSO! PERCHÉ NON ESCI DALLA MIA VITA COSÌ COME CI SEI ENTRATA? ESCI DAI MIEI PENSIERI... perché ti amo e ti odio al tempo stesso... Senza di te mi sento uno schifo... e ogni giorno che passa affondo in un barlume di tristezza privo di una nuova speranza.»

Willy Wonka prese a singhiozzare per la prima volta in vita sua. Il dolore era troppo difficile da sopportare e solo in quel frangente se ne rese realmente conto: lo stava vivendo sulla propria pelle... e faceva male, molto. Come aveva fatto lei, per così tanto tempo, a sopprimerlo, a resistergli?

Intanto che cercava risposta tra le lacrime, Theresa si era alzata dal divano per aprire la porta, perché qualcuno, tipo la sua migliore amica, aveva suonato il campanello.

«Theresa!»Esclamò Ana tutta pimpante.

«Oh, ciao, Ana!»La salutò Theresa, facendosi da parte per farla entrare in casa.

«Ma cosa ti è mai accaduto?»Le chiese l'amica allarmata.

«Solo una cosa sconvolgente.»

Theresa finse un sorriso rassicurante mentre si chiudeva la porta alle spalle.

«Ne vuoi parlare?»

Entrambe sedettero sul divano.

Theresa rimase qualche secondo in silenzio, persa coi pensieri nel pavimento bianco che circondava casa sua. Infine si decise a parlare: con Ana non aveva segreti.

«Poco fa mi ha chiamata Willy.»Sospirò.

«COSA?»L'amica sgranò gli occhi.

«Mi ha invitata alla fabbrica domani... assieme agli altri.»

«Hai ricevuto un biglietto d'oro in particolare?»

Ana era visibilmente contenta: non sopportava più vederla in quello stato. Ormai erano mesi che fingeva di stare bene...

«No, penso che quella dei biglietti d'oro sia stata solo una scusa per vedermi.»

«E tu cos'hai risposto?»

«Che ci avrei pensato.»Rispose Theresa, alzandosi dal divano per andare in cucina. «Vuoi una tisana?»

«No, ma ci andrai alla fabbrica, vero?»Le domandò Ana, raggiungendola in cucina.

«No!»Fu la risposta secca di Theresa. «Sicura di non volere la tisana?»

«Fanculo tu e la tisana!»L'apostrofò Ana facendo, stizzita, ritorno in salotto.

«Che stai combinando?»Le raggiunse Theresa.

«Una cosa molto promettente, vedrai!»Ghignò la sua amica.

Ana, bellissima ragazza dai capelli lisci e neri, sorriso lucente e due grandi occhi verdi, prese il cellulare di Theresa dal tavolino e, frugando nella rubrica, riuscì a trovare quel che stava cercando: il numero del cioccolatiere. Ghignò.

Theresa, intuendo le sue intenzioni, le mimò un no col capo, ma Ana sghignazzò ed inviò la chiamata, attendendo quella risposta che, solo in secondo momento, l'avrebbe ammazzata seduta stante, perché l'amica era già pronta a strangolarla.

«Theresa?»Rispose speranzoso il cioccolatiere.

«No, Signor Wonka! Sono Ana, un'amica di Theresa.»Rispose la ragazza.

«Oh... le è successo qualcosa?»Chiese il Signor Wonka, distaccato: lui voleva sentire la sua bimba...

«Affatto! Anzi, Theresa ha accettato il vostro invito!»Mentì Ana; subito Theresa cercò di strapparle il cellulare dalle Mani, invano.

«Ah, davvero?»Domandò egli con scetticismo.

«Ma sicuro! Ora ve la passo!»Ana porse, ghignando, il cellulare a Theresa.

«Io ti uccido, eh!»Le mimò quest'ultima.

«Sì, sì! Però domani, visto che non ci sarai.»La prese in giro l'amica.

«Signor Wonka...»Disse Theresa, turbata.

«Penso che potresti anche smetterla con questa storia, no?»Sbuffò il cioccolatiere.

«Io... volevo solo...»

«... solo dirmi che Ana ha mentito e che domani non verrai!»La interruppe egli.

Quest'ultimo stava per chiudere la chiamata...

«NO!»Urlò Theresa; il tempo sembrò fermarsi per ascoltarla. «Io... io verrò domani!»

«Se lo stai dicendo per compassione, ti prego di smetterla: farai del male a te stessa più che a me.»Disse il maestro mentre la ragazza faceva ritorno in cucina.

«Willy, passa a casa mia e ne riparleremo con calma... ahi!»Esclamò, questo perché si era scottata un dito con la pentola della tisana.

«Che diamine hai combinato?»S'allarmò il cioccolatiere.

«Niente! Vieni o no?»Lo schernì la sua bimba.

«Dove abiti?»Le domandò esasperato il Signor Wonka, sospirando e anche divertito per quel suo comportamento: quella passerotta non era cambiata di una virgola.

«Dove mi hai lasciata l'ultima volta!»Agganciò Theresa.

Il cioccolatiere si ritrovò a grattarsi il capo, scocciato, mentre Theresa tolse la pentola della tisana dal fornello. Quimdi sedette a tavola con Ana, attendendo impaziente l'arrivo del suo cioccolatiere ed ignorando quello che le stava dicendo l'amica, perché prese a rimuginare su ciò che si sarebbe detta con quell'uomo che l'aveva salvata: forse avrebbero chiarito, forse avrebbero parlato di dolci, oppure avrebbero...

I pensieri furono interrotti dal campanello che suonò dopo solo dieci minuti: era stato veloce...



 

Ding Dong!



 

«Vado ad aprire io!»Esclamò Theresa.

Mise subito da parte la tisana per andare ad aprire la porta: non vedeva l'ora di vederlo, di risentirlo, di toccarlo anche solo col pensiero.

«Non consumarlo tutto, mi raccomando!»La prese in giro Ana.

«Sta' zitta, scema!»Le ringhiò contro Theresa.

«Sì, ti voglio bene anch'io!»Ribatté la sua amica.

Theresa era vicina alla porta. Sbirciò nell'occhiello mettendosi in punta di piedi -era più bassa rispetto a lui- e lo vide. Indossava un semplice jeans nero, una maglia bianca e una camicia rossa con quadri neri e bianchi.

Un abbigliamento insolito, pensò subito la sua bimba, aprendo la porta ed affogando in quei due occhi blu che presero a scrutarla come se non ci fosse un domani.

«Ciao!»Le disse il cioccolatiere per rompere il ghiaccio.

«Ciao!»Le guance di Theresa avvamparono. «Pensavo non venissi...»

«Invece sono qui!»Sorrise il maestro Wonka.

Silenzio. Sguardi. TU-TUM! incontrollati.

«A-accomodati!»Biascicò la sua bimba, facendosi da parte per farlo entrare in casa.

«Ti ho portato un po' di dolci.»Disse il cioccolatiere, porgendole un sacchetto colorato.

«Dovrei offrirti io qualcosa, visto che sei mio ospite, ma grazie per il pensiero.»Sorrise Theresa, sfiorando quella calda mano cioccolatosa per prendere il sacchetto ed avvertendo strani formicolii allo stomaco: cos'erano? «Vi-vieni, voglio presentarti Ana.»Biascicò di nuovo, portandolo con sé in cucina, dove la sua migliore amica aveva attizzato le orecchie, origliandoli. «Lei è Ana. Ana, lui è Willy.»

«Piacere di conoscerla, Signor Wonka.»

Ana gli porse una mano dopo essersi alzata dalla sedia.

«Il piacere è mio, cara.»

Il cioccolatiere ricambiò la stretta di mano.

«Non mi hai mai accennato il suo fascino.»Bisbigliò Ana a Theresa in provocazione.

«Non ci provare, che ti uccido sul momento!»Le ringhiò quest'ultima a denti stretti e con gli occhi offuscati dal fuoco.

«Gelosa, eh?»Sorrise Ana. «Be', mi piacerebbe moltissimo restare, ma ho tantissimo lavoro da sbrigare, senza contare gli impegni e il resto!»

«Strano...»Theresa simulò di pensare. «Non conosco persone che hanno impegni alle undici di sera.»

«Io sì, tesoro!»Ana la baciò sulla guancia. «Buon susseguirsi, Signor Wonka!»Disse, e prima di andarsene gli bisbigliò all'orecchio: «Se vuole portarsela a letto, lo faccia pure: la camera è sempre rassettata!»

Il cioccolatiere arrossì violentemente sulle orecchie.

«Ana!»La riprese Theresa; ella ghignò, uscendo poi dalla cucina.

La porta d'ingresso si aprì per poi chiudersi. In casa rimasero solo loro due povere anime imbarazzate. Lui guardava lei, lei guardava lui. L'aria era tesa...

«Siediti!»Gli ordinò Theresa, poggiando il sacchetto colorato sul tavolo ed avvicinandosi allo scolapiatti per prendere una tazza. «Ti vuoi una tisana?»

«No, sono qui per sapere se domani vieni o meno.»Le confessò il cioccolatiere, andando dritto al dunque.

«Se... se ti avessi chiesto di venire qui per me e non per l'invito alla fabbrica, saresti venuto ugualmente?»

«Sarei accorso da te in mezzo secondo! E ti confesso che volevo farlo da giorni, solo pensavo non fossi più qui.»La fece sorridere egli. «Ci sarai davvero domani?»

«Inizialmente ero contraria. Poi ci ho pensato... solo che Ana è stata più rapida di me!»

Fortuna che Theresa era di spalle...

«Mi stai dicendo la verità?»Indugiò lui.

«Sì... e anche no.»Rispose lei, sincera. «La vuoi una tisana?»

«No, e non mi convinci affatto!»Esclamò il Signor Wonka, restando sul suo argomento.

«Sono solo stanca, ecco tutto!»Confessò Theresa, versando la tisana in un'altra tazza nonostante il suo cioccolatiere non la volesse.

«Allora vado!»Disse il maestro, alzandosi.

Fu un attimo...

«NO!»Urlò la sua bimba; lui la guardò sbigottito. «La vuoi o no, questa dannata tisana?»

«Basta che non me lo chiedi più!»Sorrise il cioccolatiere, tornando a sedersi.

Theresa sedette al suo fianco, porgendogli poco dopo la tisana. Poi prese dal sacchetto colorato un paio di dolci e, anche se era stato lui a portarglieli, gliene offrì qualcuno, soprattutto un dolce in particolare: biscotti accatastati gli uni sugli altri con in mezzo cioccolato alla nocciola e sopra una bella spolverata di zucchero a velo.

Servendosi di un coltello per dolci, Theresa lo divise in due e ne mangiarono una parte ciascuno, lo zucchero a velo che volava dappertutto e la loro risata a riempire le quattro mura che li circondavano mentre rimasero a chiacchierare per un tempo indefinito, dimenticandosi dei loro problemi sentimentali.

Il Signor Wonka stava parlando a Theresa dei suoi nuovi dolci in sperimentazione, tipo le Toffolette alla violetta. Era ravveduto di aver insinuato cose inesatte, per questo mostrò alla sua amata le nuove ricette segrete scritte proprio quella mattina, chiedendole addirittura consiglio sulle varie forme o colori o sapori. Spesso faceva anche stupide battute che solo in quel frangente potevano far ridere, ma, loro malgrado, si fece tardi e Theresa cominciò a sbadigliare.





 

«Maledetta stanchezza...»Pensarono entrambi. 






 

«Bene, io credo che sia giunto il momento di andare.»Disse il cioccolatiere alzandosi dalla sedia.

«Vai già via?»Theresa s'alzò di scatto.

«Sì, tesoro!»

«Perché?»

«Perché voglio lasciarti riposare.»Le sfiorò dolcemente una guancia egli.

Theresa rimase a specchiarsi nei suoi occhi per molto tempo, poi abbassò lo sguardo e lo accompagnò alla porta per salutarlo. Lì il cioccolatiere stava per abbracciarla, ma prima che le sue braccia potessero circondarla forte e il suo calore avvolgerla si fermò. Theresa rimase ferma, gli occhi intenti a guardare, malinconici, quell'uomo che stava andando via di corsa. Quindi fece per entrare in casa, quando una salda presa la spinse verso un calore protettivo che per lei era vita.

Era stato un breve attimo sfuggito del tempo. Il cioccolatiere era a metà rampa di scale quando il cioccolatiere aveva deciso di tornare indietro e spinse la sua bimba contro il suo corpo, avvolgendola forte nelle proprie braccia per non lasciarla più andare: era sua... di nessun altro!

«Amo il Pino Silvestre.»Biascicò la ragazza.

«Lo so, per questo l'ho messo.»Confessò il cioccolatiere, portandole via un bacio dalla guancia.

«Vorrei che il tempo si fermasse...»

Entrambi stavano trattenendo le lacrime, a fatica.

«Devi essere tu a fermarlo.»Le sussurrò lui, ma Theresa non voleva farlo soffrire ancora.

«Scusami, ho sonno e vorrei coricarmi.»Mentì, separandosi da quell'uomo a capo chino.

«Dormi bene.»Disse il suo maestro, baciandole la fronte e correndo poi via, urlandole per le scale: «TI AMO!»

«Ti amo anch'io.»Sorrise Theresa, chiudendosi la porta di casa alle spalle.


 

*


 

Un nuovo giorno giunse alle porte. La sveglia sul cellulare di  prese a suonare alle otto in punto del mattino seguente. Gli occhi erano contrari a svegliarsi proprio come la voglia della ragazza, che però decise di alzarsi lo stesso dal letto: gli aveva promesso di esserci...

Addosso aveva ancora l'odore del suo cioccolatiere, ma non ci pensò molto e, preparandosi per quel grandioso e lungo giorno, si diresse in cucina per la colazione. Preparò cibo a sufficienza per due persone, perché, puntuale come un orologio, Ana andò a casa sua come ogni mattina, carica di buste ed energia che spruzzava da ogni poro.

«Fai shopping di prima mattina?»Le domandò Theresa con sguardo accigliato.

«Ovvio!»Assentì l'amica con aria boriosa.

«E cos'hai comprato?»

Theresa finse curiosità: conoscendola, sapeva già cosa ella aveva comprato.

«Qualcosa di carino per te: tà-dah!»
Ana le mostrò un bellissimo abito bianco avorio con corsetto cristallizzato, uno strascico non troppo lungo, una gonna lunga di seta morbida e una fascia semplice sulla vita; le scarpe erano del medesimo colore ma, più che un abito normale, quello sembrava...

«A me sembra un abito da matrimonio.»Le fece notare Theresa.

«Sei la futura moglie di Sir Willy Wonka, dopotutto!»Fece spallucce Ana: effettivamente quello era un abito da matrimonio.

«Non ti sembra di esagerare?»Chiese seriamente Theresa, mettendo da parte la colazione.

«Affatto!»Esclamò Ana sulla difensiva.

«Tu sei folle quanto Willy!»Concluse Theresa, dando le spalle all'amica: ogni cosa le ricordava lui... anche quell'odore che aveva addosso!

«Su, basta mangiare! Va' a farti una doccia veloce, che poi prendo a prepararti!»

Ana spinse la sua amica in bagno con così tanta fretta da farla sospirare: era più emozionata di lei... Cosa da non credere!

E non avendo altra scelta se non quella di obbedire, Theresa uscì dal bagno, qualche minuto dopo, con addosso un accappatoio giallo, lasciando che Ana le sistemasse i capelli in leggeri boccoli che le ricaddero morbidi sulle spalle. Il viso fu illuminato da un leggero trucco leggero che esaltava lo scintillio dell'abito; lo Chanel N°5 le profumava il collo.

«Sei perfetta!»Esclamò Ana ammaliata.

«Fin troppo direi...»Pensò Theresa nel mentre si guardava allo specchio, lì dove vi era riflessa l'immagine di una non-sposa avvolta dalla mestezza.

«Scommetto che quel fustacchione della sera scorsa spalancherà gli occhi appena ti vedrà!»Ana le diede una leggera gomitata. «A proposito: avete fatto l'amore insieme?»

«Non chiamarlo fustacchione e poi... vedi di farla finita!»Concluse Theresa, avvampando sulle guance.

Indossata una pelliccia lunga fino alla vita per ripararsi dal freddo e soprattutto per cambiare argomento, Theresa seguì Ana fuori casa, dove salirono in macchina (Ana era più grande rispetto a lei), uscirono dal parcheggio e s'inoltrarono sull'autostrada per raggiungere la fabbrica Wonka. Lì un raggio di sole dispettoso che fece notare ad Ana, per la prima volta, l'anello sul dito di Theresa.

«Quello cos'è?»Le chiese subito, quasi finendo contro un camion perché si fu distratta.

«Ehi, vuoi farmi morire?»Ringhiò Theresa.

«Certo che no! Devi prima sposarti col principe Wil... Aspetta! Quello cos'è?»Esclamò Ana; Theresa sospirò.

«Niente d'importante.»Mentì.

«Non mentirmi, Theresa Collins, e dimmi subito cos'è!»Pretese Ana: era proprio una gran rompiscatole.

«È l'anello che mi regalò Willy.»

Theresa abbassò lo sguardo: quante domande, quanti ricordi... quanta sofferenza.

«Perché lo porti ancora al dito?»

«Perché non riesco a dimenticarlo.»

Theresa tacque per tutto il resto del viaggio.

Un'ora e un quarto di strada circa, per via del traffico, finalmente le due amiche arrivarono alla fabbrica. Insieme, tenendosi per mano, s'incamminarono verso la folla di persone che occupava gran parte della strada: i cinque bambini e i loro accompagnatori erano già arrivati e attendevano l'apertura dei cancelli.

«Siamo sempre in ritardo!»Si lamentò Ana.

«Meglio così, no?»Sghignazzò istericamente Theresa, agitata fino alle unghie dei piedi, le gambe molli.

«Smettila di dire fesserie e vai!»

Ana la spinse nella fila dei cinque bambini e Theresa si ritrovò a chiudere la fila accanto al Signor Salt.

«Signorina, qui non può stare.»Le si avvicinò un poliziotto: era nuovo della zona e non conosceva ancora bene la loro storia.

«Giusto! Io ho ricevuto una chiamata dal Signor Wonka, che mi ha voluta qui oggi.»Spiegò Theresa, agitata.

«È Theresa Collins?»Domandò il poliziotto.

«Sì, purtroppo.»Theresa abbassò lo sguardo.

«Allora mi scusi.»Disse il poliziotto, tornando nella fila di sicurezza.

Sospiri. Sguardi. E...

«Oh, ciao!»Charlie la riconobbe subito.

«Ciao, Charlie! No, non ci credo!»Esclamò sorpresa Theresa. «Nonno Joe!»

Da quanto tempo non lo vedeva...

«Si ricorda ancora di me, signorina?»Le chiese nonno Joe, sorpreso e felice di rivederla dopo tanto tempo.

Era cambiata, sì, ma in cuor suo era rimasta sempre la stessa.

«E come dimenticarmi di quella persona che mi fece incontrare quel dannato pazzoide cioccolatoso!»Sorrise la ragazza.

«Charlie mi ha raccontato del vostro incontro, sapete! Come state?»Le domandò nonno Joe.

«Mi limito a tirare avanti.»Rispose Theresa, facendo ritorno alla destra del Signor Salt per non annegare nei ricordi.

Ma!

«Sei l'attrice, nonché cocca di Willy Wonka, di cui tutti parlano, vero?»Le chiese Veruca.

«Direi di sì.»A Theresa già stava antipatica: cocca di Willy Wonka? Lei era una ragazza normale come le altre...

«Non sei male.»Disse Veruca con aria di superiorità.

«Buon a sapersi.»Ironizzò Theresa, ma Veruca la ignorò.

«Papà, io voglio entrare lì dentro!»Protestò invece.

«Manca un minuto, tesoro!»Le sorrise dolcemente suo padre.

«FAI AFFRETTARE IL TEMPO!»Urlò lei, lasciando Theresa di sasso.

«Se lei è capace di affrettare il tempo, allora perché non prova a mandarlo indietro di qualche mese? Almeno fino a quel giorno...»Disse Theresa al Signor Salt.

«Quale giorno?»Le chiese quest'ultimo con scetticismo.

«Niente, lasci stare!»Tagliò a corto Theresa.

L'attesa era snervante, ricca di sguardi interminabili.

Theresa cominciò a sentirsi a disagio, tant'è che voleva citofonare al suo folle Wonka per entrare e nascondersi nelle sue braccia; però non le sembrò carino e per rispetto degli altri abbandono quella folle idea. Altresì si limitò solo a voltarsi verso la folla per guardare l'amica mimarle di stare tranquilla. Ma come poteva tranquillizzarsi se un improvviso scatto di serratura attirò la sua attenzione, facendole balzare il cuore in gola alla vista dei cancelli che si stavano aprendo?

«È il momento...»Si disse, il fiato corto.

   
 
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