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Autore: cacciatrice di sogni    16/02/2018    0 recensioni
“Folle è colui che ama solo se stesso,
che pensa di bastarsi e di essere l’unico.
Triste è il suo destino e amara la sua vita!
Chi non mostra pietà non ne riceve,
Chi non agisce in nome dell’amore
non sa a cosa va incontro.
Il vuoto del suo cuore non sarà mai colmato,
il suo destino sarà di lacrime, indegno fato…”
Se amate le storie romantiche ma non disdegnate un pizzico di comicità, entrate e leggete ;)
N.B. Questa storia non avrà un aggiornamento fisso e dipenderà dall'ispirazione dell'autrice :P
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sebbene il mare ne avesse ormai abbastanza di sentir parlare di Eldor il Folle, tale Eldor il Folle non si stufava mai del mare.
Ogni giorno, puntuale come una meridiana, il ragazzo si svegliava, si alzava dal suo giaciglio di paglia e correva subito fuori dalla sua misera capanna. Perché correva? Perché voleva vedere il mare, ovviamente.
Ogni mattina le donne delle capanne vicine uscivano per andare a rifornirsi d’acqua dolce e puntualmente si trovavano di fronte un bizzarro spettacolo: Eldor se ne stava inginocchiato sul bagnasciuga, con gli occhi fissi sull’orizzonte, in completa adorazione. Che ci fosse il sole o che diluviasse, il giovane era sempre in prima linea, per non perdersi nemmeno un secondo di quella meravigliosa immensità che gli si stagliava di fronte.
Il vento del mattino giocava coi suoi riccioli biondi e lambiva dolcemente il suo incarnato abbronzato. Eldor passava infatti la maggior parte delle sue giornate all’aria aperta e la sua pelle, una volta così chiara da sembrare quasi trasparente, si era scurita a causa delle continue insolazioni. Le donne delle capanne vicine ogni giorno si fermavano ad osservarlo, sospirando al pensiero di tanta bellezza sprecata.
Eldor il Folle non era sempre stato così. Un tempo, egli era stato un principe, soprannominato da tutti Eldor il Bello. Non c’era fanciulla in tutta l’isola che non sospirasse al suo passaggio, nessun uomo che non ne invidiasse l’incredibile prestanza fisica. Eldor era destinato a diventare il re dell’isola, ne era pienamente consapevole e si beava dell’adorazione dei suoi sudditi. Il suo futuro era scritto da tempo e lui non poteva esserne più soddisfatto di così.
Eldor il Bello, come tutti gli uomini consci della propria fortuna, custodiva gelosamente il suo più grande tesoro: la bellezza. Cavalcava scortato da cinque cavalieri incaricati di fare ombra al loro signore con un grande telo bianco posto sulle loro teste, perché la sua bella pelle non fosse intaccata dai raggi solari. Si allenava per ore tutti i giorni, per mantenere la sua favolosa muscolatura e far colpo sulle principesse dei paesi vicini. Infine, evitata con cura di ferirsi in qualsiasi modo, per non dover poi convivere tutta la vita con una qualche orribile cicatrice. Eldor il Bello era un principe egoista ed egocentrico, che non sarebbe mai stato un buon sovrano per il suo popolo.
Era venuto infine il giorno per lui di scegliere una sposa. Mentre se ne stava spaparanzato sul trono e esaminava svogliatamente le sue pretendenti (quella era troppo alta, quella troppo bassa, questa sembrava un pesce palla, quell’altra uno scorfano…) successe qualcosa che avrebbe poi sconvolto per sempre la sua vita.
Una giovane serva, appena arrivata a palazzo, si era avvicinata a lui per porgergli un bicchiere di vino. Nel farlo però, la donzella aveva urtato distrattamente un’anfora poggiata vicino al trono, che cadendo si era rotta in mille pezzi. Le schegge, volando in tutte le direzioni avevano colpito sia la serva che il principe. Inutile dire che, alla vista del sangue che bagnava il suo prezioso polpaccio, il principe aveva completamente perso la trebisonda e si era girato verso la serva in lacrime, pronto a punirla.

Era stato quello, l’istante esatto che aveva distrutto la sua vita.
Improvvisamente, all’interno del palazzo il tempo si era congelato. E per “congelato”, si intende “congelato” nel vero senso della parola. Un gelo penetrante era sceso nella sala del torno e sottili merletti di ghiaccio avevano iniziato a ricoprire ogni cosa o persona presenti nella stanza. In mezzo alla fila delle pretendenti, immobili come bambole di cera, si era fatta largo una figura ammantata di bianco. Bloccato in una smorfia irata che rendeva il suo viso ben poco attraente, Eldor aveva osservato la figura che si avvicinava. Lentamente i suoi occhi avevano iniziato a colmarsi di terrore, forse presagendo cosa stesse per accadere. Una mano incredibilmente pallida era spuntata dal mantello candido, l’indice bianco puntato verso di lui.
Nessuno mai, al di fuori di Eldor il Bello e della giovane serva, venne a conoscenza delle parole pronunciate dalla bianca sagoma quel pomeriggio di fine giugno, ma tutti ne avrebbero potuto osservare chiaramente le conseguenze.

“Folle è colui che ama solo se stesso,
che pensa di bastarsi e di essere l’unico.
Triste è il suo destino e amara la sua vita!
Chi non mostra pietà non ne riceve,
Chi non agisce in nome dell’amore
non sa a cosa va incontro.
Il vuoto del suo cuore non sarà mai colmato,
il suo destino sarà di lacrime, indegno fato…”


Quelle poche frasi erano bastate per ghiacciargli il sangue nelle vene. Il principe aveva strabuzzato gli occhi, tentando di dire qualcosa in sua discolpa, ma l’ammantato non gliene aveva dato il tempo. Con un’ultima frase, pronunciata in un sibilo glaciale, aveva segnato il suo destino.

“Come amasti finora, di un amore indegno, insensato ed egoista,
così io ti condanno ad amare per sempre, folle peregrino in terra.
Solo quando imparerai cos’è davvero l’amore,
ti verrà restituito il senno e con esso la vita.”


Tutti ricordavano ancora la gelida tormenta di neve che si era abbattuta sul palazzo in quel meraviglioso giorno estivo. E tutti, anche i bambini più piccoli, ricordavano cos’era successo quando le nevi si erano sciolte, dopo un giorno e una notte, e dal palazzo reale erano usciti tutti coloro che vi erano rimasti imprigionati.
Primo fra tutti era uscito il principe e il popolo interno aveva subito avuto il sentore che qualcosa non andasse. Eldor il Bello era uscito barcollando, reggendosi a stento sulle gambe, come fosse ubriaco.
A metà dell’imponente scalinata che congiungeva il palazzo alla grande piazza centrale, il principe si era accasciato a terra ed era rotolato rovinosamente sugli ultimi venti gradini. Nessun servitore era riuscito ad acciuffarlo in tempo e tutti erano accorsi subito, in preda alla preoccupazione di trovarsi improvvisamente senza il loro legittimo erede al trono.
Preoccupazione tuttavia infondata, perché Eldor era balzato in piedi in pochi secondi, ricoperto di tagli ed escoriazioni di ogni genere. I servitori e i suoi più fedeli consiglieri si erano fermati a qualche metro dal loro principe, leggermente storditi e senza la minima idea di cosa stesse succedendo. Il giovane Eldor li aveva osservati uno a uno, strizzando gli occhi come se faticasse a metterli a fuoco. Il suo bel viso era ricoperto di piccole ferite e bernoccoli, il labbro spaccato gli sanguinava vistosamente.
Poi, un enorme sorriso aveva squarciato il suo viso tumefatto e il principe aveva iniziato a ridere come un pazzo.
Sghignazzando, si era rivolto al suo popolo dicendo: “Che avete da guardare? Toglietevi dai piedi, ho una certa fretta! La mia sposa mia attende!”. I suoi consiglieri lo avevano squadrato con tanto d’occhi, convinti di aver ancora i condotti uditivi ghiacciati e di non aver inteso bene.
Eldor aveva cominciato a ridere ancora più istericamente e tra lacrime e singhiozzi aveva commentato: “Ma che problemi avete oggi? Sembrate degli stoccafissi appena presi all’amo!”. Finalmente, sotto gli occhi attoniti del suo popolo, la risata del principe si era placata e il giovane era riuscito quasi a ricomporsi, aggiustandosi con malagrazia le brache di seta. Poi si era avviato verso il suo cavallo e montandoci su con un solo balzo aveva salutato la folla così: “E ora miei cari, trovatevi un altro imbecille che vi governi. Io vado a sposare la donna più bella del mondo, la regina delle regine: la bellissima Marea!”.  Dopodichè, speronando con forza il povero cavallo era partito a razzo verso la baia, distribuendo saluti e sberleffi a tutti i suoi ex sudditi.
Così era iniziata la storia di Eldor il Folle.
Colui che era stato il futuro sovrano di un’isola splendente, era ora lo zimbello di ogni abitante del regno. E, a detta sua, felicemente sposato con un’enorme distesa di acqua salata.
  
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